Powered By Blogger

lunedì 21 novembre 2022

ERNESTO GLIOZZI IL VECCHIO - GREATEST HITS

“Già gli apocrifi Atti di Pietro e Atti di Andrea mostrano come la mentalità cristiana fosse orientata verso l’orazione funebre quale parte integrante del funerale: ma soltanto col quarto secolo, con la vittoria della Chiesa e la conquista della sua libertà, ha inizio la classica età delle orazioni funebri cristiane, con i massimi elaboratori di tale genere che furono Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nizza in Oriente e Ambrogio in Occidente”. Ernesto De Martino, Morte e pianto rituale nel mondo antico: dal lamento al pianto di Maria, 1958 

1883 - 1948 

Quelle che seguono sono le orazioni funebri scritte e recitate da Ernesto Gliozzi il vecchio per le persone ricordate accanto al titolo. Vano è illudersi che saranno oggetto dello studio che meritano e di cui parte hanno rivisto la luce tra le pagine di I Love Platì, il libro. Le orazioni funebri come il pianto rituale ed il pianto delle prefiche erano eseguite su commissione da parte delle famiglie più agiate e per questo retribuite dai committenti. Non escludo che anche lo zio Ernesto il vecchio fosse stato compensato per i suoi interventi, che gli venivano anche da altri luoghi della locride, attraverso lo sfoggio della sua formazione umanistica, onde attirare l’attenzione del numeroso pubblico che in quelle occasioni dolorose partecipava numeroso. I tempi in cui visse lo zio sono passati come acque pluviali dentro una gronda, e le donne che si buttavano nel pianto, con o senza compensi, talvolta strappandosi i capelli, anche esse hanno fatto la loro epoca, come quelle precedenti di cui si è occupato il professor De Martino nel lavoro citato in apertura. 

1 – Storia dell’ultimo crisantemo – Giuseppina Oliva
https://iloveplati.blogspot.com/2018/05/storia-dellultimo-crisantemo-di-kenji.html

10 – Il crepuscolo degli eroi – Mittiga Domenico
https://iloveplati.blogspot.com/2014/10/il-crepuscolo-degli-eroi-reg-john.html

11 – Corpo celeste – Don Saverio Oliva
https://iloveplati.blogspot.com/2013/04/corpo-celeste-pt2.html

13 – Mater dolorosa – Maria dolente

14 – Il dolore e la pietà – A la santa memoria di mia madre
https://iloveplati.blogspot.com/2012/03/il-dolore-e-la-pieta-reg-max-ophuls.html

mercoledì 16 novembre 2022

Il cammino del vino [di Nicolás Carreras - 2010]


BACCO IN... CALABRIA
LA VITE E IL VINO
fonti di ricchezza
Il prezioso liquido rosso è il segreto carburante della vita
della nostra regione forte e generosa, sobria e fantasiosa
 
Fermentazione. Questa parola gorgoglia, consuma, odora, in un remoto bisogno di mutare, di trasfigurare, di travolgere e ci induce a pensare a fatti omerici e meravigliosi.
La fermentazione avviene, meglio e più intensamente che altrove, nell'uva, nella quale per una specie di miracolo lo zucchero diventa alcol, il dolce diventa inebriante. Per poter capire qualcosa di questa complicata faccenda — che ha una gran parte nella storia, nell'amore e nell'odio degli uomini — bisogna visitare qualcuno dei più importanti centri di produzione del vino.
Il vino, di quello rosso intendo parlare, ha il colore e la temperatura del sangue, ha una latente drammaticità e mi fa quasi paura. Non saprei incominciare questo discorso, se da Noè che bevve per primo l'essenza spremuta dai grappoli e cadde poi in un profondo sonno, oppure da coloro che lo cantarono, e sono tanti. Redi cantava Bacco in Toscana, Io preferisco decantare Bacco in Calabria, poiché le sorgenti più generose più impetuose del vino, in una Italia che si chiama anche Enotria, sono notevoli e rinomate anche in questa regione, che ha subito tante vicende, e che cordialmente ci beve sopra.
In molte zone della Calabria si parla di geli, di dolci e di bibite squisite, ma a Castrovillari, Frascineto, Civita, Cassano, Donnici, Ciro San Biase, per il vino del quale non si parla e a cui si mostra di non pensare, si vive.
Infatti a Castromllari, qualcuno ricorda ancora girare, con una piccola otre a tracolla un vecchio che per un centesimo offriva un bicchierotto roseo, leggerissimo, detto «acquato».
A Cassano Ionio si ha ancora memoria di un celebre banchetto, che si consumò sopra uno degli spaziosi e monumentali tini del più ricco possessore di vigneti del luogo.
I vecchi ricordano ancora che nei luoghi dov'era penuria d'acqua, mentre il vino scorreva a torrenti, si dava, incredibile a dirsi, un litro di vino in cambio di un litro di acqua.
II vino è, dunque il segreto carburante della vita di questa regione forte e generosa, sobria e fantasiosa: ed è bene che sia così, perché le cantine molto più degli oleodotti sono, alla fine dei conti, necessarie a alla felicità.
Dionisio e Cerere sono, in Calabria, due amici fidatissimi, due fedelissimi sposi: ma, mentre Cerere è dappertutto onorata, m pochi luoghi come nelle campagne di Castrovillari, Ciro, San Biase, Dionisio mostra i segni della sua gloriosa personalità. Secondo il vino che gustano e che producono — si possono spiegare i drammi, le conquiste, le stranezze, le poesie delle diverse popolazioni.
Tra il vino e la poesia sta, anzi, un rapporto arcano, fondato sullo stesso grado di alcolicità e di colore.
Ebbene, eccettuate alcune zone della Sicilia, delle Puglie e della Toscana, nessun altro luogo d'Italia fa pensare al potere del vino come la Calabria, dove se ne produce del bianco, nero, rosso e di color rubino.
Se sono utili una educazione enologica ed una educazione viticola, entrambe, in Calabria, tono progreditissime.
Non vi parlerò di cifre, di cantine, di doghe, di botti, di tini e di vetro, di vinacciuoli e di bucche, di raspi, di distillazioni, di torchi, di botole, attraverso le quali si scende in un favoloso paesaggio, dove brulica una popolazione dalle mani paonazze. Ma vi dirò che in Calabria si cura il vino teneramente, come si può curare una amorosa o un neonato. E la bontà del vino, come si sa, dipende dalle cure che riceve.
Delicatissimo, quasi nervoso esso può alterarsi per un nonnulla. E i produttori calabresi hanno una sensibilità quasi lirica, quasi musicale del vino, interpretandone squisitamente l'età la resistenza, le forze le debolezze.
Ho visitato stabilimenti grandiosi in quel di Ciro — la città del vino per antonomasia in Calabria — ho visitato Frascineto, Cassano Ionio, San Biase, Donnici dove sono rivoli, fiumi, cateratte di vino.
È impressionante vederlo precipitare sotto terra, nelle capaci botti di vetro, quando sulla terra tutto appare ridente e tranquillo. È un torrente quasi minerario, un torrente di oro e di porpora. Sembra una emorragia di giganti!
Queste fontane occulte e scarlatte sono più spettacolose delle fontane di Trevi e dell'Esedra.
È la tempesta. La tempesta del vino è più spaventosa di quella dell'acqua, perché è illuminante, perché ha un odore selvaggio che atterra, perché ha impeti, marosi, muggiti che insieme esaltano e folgorano.
Il lavoro è intenso, quasi febbrile, in alcune ore dentro i vigneti, e in altre ore dentro i depositi, durante la vendemmia.
Poi, viene una assoluta pace, un'estasi e tutto dilegua tra sfumature giallognole, in un profumo lontano.
Il vino invecchia e nessuno sa quali tradimenti, quali emozioni serbano i fiotti, che dai barili passeranno nelle bottiglie e scoppieranno, poi, come cannonate sulle mense dei gaudenti, delle donne dannate o sul modesto desco dell'operaio, che suda e lavora.
Sui deschi dei patriarchi e dei monaci o nelle alcove dei peccatori giungeranno con nomi fatui e mondani, e saranno le bottiglie del perdono, della sanità, dell'oblio.
Riempiranno gli scaffali, popoleranno le biblioteche di coloro che preferiscono bere invece di leggere, che preferiscono il moscato alla filosofia e l'aleatico alla storia mentre le vaste sfere dell'immaginazione, attraverso la gola, sono per la maggior parte alimentate dagli opimi raccolti di quel frutto dorato dei vigneti della Calabria che hanno vinto tremende battaglie contro la filossera e la peronospera, l'oidio e la tignola.
E, per concludere, mi viene una bella idea. Gli alienisti dovrebbero censire gli alcolizzati; e, durante la vendemmia, dovrebbero essere incolonnati verso la Calabria per lavorare presso gli enopoli.
Quando il vino diventa una procella, quando non è più liquido ma è aria e asfissia, esso dà, ve lo assicuro, un indimenticabile terrore. Quel terrore guarirà sotto terra, gli ubriaconi una volta per sempre.
Questa è l'idea che ho a favore di coloro che si sono ammalati per ti vino e che nel vino stesso troveranno la salvezza.
In quanto alle persone sane, alle persone che, sopra la terra, sanno apprezzare e misurare questo dono di Dio, con deliziosa sapienza, io mi avvicino ad esse e torno a sussurrare: «Castrovillari, Frascineto, Civita, Cassano, Donnici, Ciro, San Biase».
Non è la cantilena di un ferroviere. È una tentazione, è un perfido consiglio.
FRANCESCO GESUALDI
GAZZETTA DEL SUD, 23 agosto 1957

 

lunedì 7 novembre 2022

GIACOMO TASSONI OLIVA - GREATEST HITS

1 - Anime allo specchio - Canonico Francesco Panetta di Gerace

https://iloveplati.blogspot.com/2020/07/anime-allo-specchio-di-richard-wallace.html

2 - Frate sole – Barlaamo il greco

https://iloveplati.blogspot.com/2017/09/frate-sole-reup.html

3 - A mare - In fiamma di rubino

https://iloveplati.blogspot.com/2017/04/a-mare-reg-martina-amati-2010.html

4 - The Lady – Polsi, incoronazione della Madonna, 1931

https://iloveplati.blogspot.com/2017/03/sandy-denny-lady.html

5 - Voci lontane … sempre presenti - Al neo sacerdote don Ernesto Gliozzi (il giovane)

https://iloveplati.blogspot.com/2016/11/voci-lontane-sempre-presenti-reg.html

6 – Scissors- Lingue e forbici

https://iloveplati.blogspot.com/2016/06/scissors-reg-frank-de-felitta-1991.html

7 – La fontana della vergine - Pensata sovrana

https://iloveplati.blogspot.com/2016/04/la-fontana-della-vergine-reg-ingmar.html

8 – Morti e sepolti – I commissariati prima di VOCI DA PLATI’

https://iloveplati.blogspot.com/2016/03/morti-e-sepolti-reg-gary-sherman-1981.html

9 – I cacciatori – Per un circolo sportivo

https://iloveplati.blogspot.com/2016/01/i-cacciatori-reg-theo-angelopoulos-1976.html

10 – Il cervello da un miliardo di dollari - … e trepido rispose il Podestà

https://iloveplati.blogspot.com/2015/09/il-cervello-da-un-miliardo-di-dollari.html

 

mercoledì 2 novembre 2022

PASQUALINO PERRI GRESTEST HITS

Perri Pasquale
Educatore
N. 1 - 4 - 1934   M. 19 - 9 - 2000
Amò tanto il suo paese
che volle tornarci per sempre

1 – Cari Platioti

https://iloveplati.blogspot.com/2016/04/lettera-aperta-ad-un-giornale-della.html

2 – Scuola e mezzogiorno

https://iloveplati.blogspot.com/2017/02/vittorie-perdute-reg-ted-post-1978.html

https://iloveplati.blogspot.com/2017/02/i-piccoli-maestri-reg-daniele-luchetti.html

https://iloveplati.blogspot.com/2016/09/mezzogiorno-di-fifa-reg-norman-taurog.html

3 - Donna Bice

https://iloveplati.blogspot.com/2017/07/donna-pagana-reg-cecil-b-demille-1929.html

4 - Gli amici

https://iloveplati.blogspot.com/2019/04/tutti-in-piedi-di-franck-dubosc-2018.html

https://iloveplati.blogspot.com/2019/04/la-corsa-della-lepre-attraverso-i-campi.html

https://iloveplati.blogspot.com/2019/03/those-who-make-tomorrow-di-kajiro.html




8 - In vetta


10 - Nonna Peppina

lunedì 31 ottobre 2022

Obit [di Vanessa Gould - 2016]

Pasqualino Sergi

1917 - 1939

Da quell’Anno Domini 1568 il cui cappellano del Fondaco di Pratì era Don Francesco Silvestro, il paese di Platì ha sempre dotato la Chiesa degli uomini di cui aveva bisogno. A volte erano le famiglie patrizie a fornire i ministri del culto, a volte i semplici capi famiglia che volevano elevarsi socialmente. Molti erano quelli mandati da fuori per ordine dei vari Vescovi che avevano sede in Gerace. Uno di questi fu Don Crescenzio Carulli che arrivò a Platì intorno agli anni venti, per poi trovare la morte ad opera di ignoti nella notte del 5 dicembre del 1930: «Avrebbe mai potuto pensare il povero sacerdote, che chiamato a Platì a prestare la sua modesta missione di bene, avrebbe dovuto così miseramente finire i suoi giorni?», così il canonico Oppedisano nella sua Cronistoria. Una promessa fu Pasqualino Sergi del quale si sono dimenticati anche i reporters nati col web. Pasqualino nacque a Platì da Antonio e Concetta Pangallo* all’alba del 1° ottobre del 1917, era dunque coetaneo della zia Gemma e dello zio Peppino «u mutu i barva», due anni dopo lo zio Ernesto il giovane. Come quest’ultimo ebbe la vocazione al sacerdozio e, come il nonno Luigi, il padre si sacrificò per esaudire il suo desiderio. Studiò dapprima nel seminario di Gerace per poi completare il percorso a Napoli nella Pontificia Facultas Theologica Sancti Aloisii ad Pausilypum. Anima aperta e generosa, in quel Sacro Istituto, si  preparava a terminnare i suoi studi. Come per Don Cresenzio Carulli il destino di Pasqualino era segnato: nella mattinata del 7 febbraio 1939, un martedì, rese l' anima, tra il dolore dei genitori per la perdita dell’unico figlio e lo sgomento dei superiori, professori e compagni di studio, a soli ventidue anni. Nella ricorrenza dei defunti di questi giorni è doveroso ricordare Don Crescenzio Carulli e Pasqualino Sergi.

*Antonio era figlio di Pasquale e Trimboli Francesca, Concetta era figlia di Domenico e Mittiga Angela i due contrassero matrimonio il 13 settembre del 1913.


Il documentario citato in apertura ha molto in comune con queste pagine e i redattori del New York Times durante la visione, a volte,  sembrano parteciparvi.

A tutti gli odierni citati è dedicata la magistrale sequenza tratta da Lo Specchio  di Andrej Tarkovskij che include il Quando corpus morietur  dallo Sabat Mater di Giovan Battista Pergolesi

giovedì 27 ottobre 2022

NOPE [di Jordan Peele - 2022]

 I will cast abominable filth upon you, make you vile, and make you a spectacle.” Nahum, 3.6

Carlo vive 




ed anche il Maestro

lunedì 17 ottobre 2022

DE GASPERI - L'UOMO DELLA SPERANZA [di Liliana Cavani - 2005]


 

QUELLA VOLTA
CHE VENNE DE GASPERI

U diciottu ottobri chi doluri
Quandu li frani vittimu scindiri,
si riuniru muntagni e vagliumi
paria lu giudiziu universali.

Il fango inghiottì tutto e mise in ginocchio l'economia agricolo-pastorale di Platì.
Scrisse Rizzuti sul Mattino di Napoli «Anche il sonno dei morti a Platì non è stato rispettato: il mostro delle acque ha attraversato il cimitero, lo ha sommerso». «. . .Questa è la tragica sorte di Platì, un povero paese destinato a sparire dalla faccia della terra, perché sotto di lui il terreno frana e slitta verso una corsa paurosa alla morte».
Arrivano i primi soccorsi e nel marzo del 1953, in piena campagna elettorale, il capo del Governo Alcide De Gasperi sale a Platì per inaugurare le case popolari costruite in contrada Lacchi, alle porte del paese. Il corteo presidenziale viene fermato con uno stratagemma a Natile, lungo la vecchia statale 112: il tricolore deposto sull'asfalto obbliga il Presidente a fermarsi ed il capo-popolo, cavaliere Giovanni Napoli, consegna una lettera di protesta per il mancato trasferimento dell'abitato di Natile Vecchio. Si prosegue nel frattempo, superato lo scoglio della protesta popolare dei natiloti, verso Platì. De Gasperi nel vedere le casupole costruite alla frazione Lacchi ha un moto di ribellione, di stizza e non può non esclamare: «E che vi devono abitare i porci? Vergogna!». Altri tempi!
Dal balcone di casa Oliva lo statista tiene un comizio tra l'arciprete Gliozzi, l’on. Michele Murdaca ed il sindaco Peppino Zappia. C’è qualche contestazione popolare quando si arringa la folla paventando il pericolo comunista e gridando: «Il mostro comunista mangerà anche i vostri bambini ...». Domenico Catanzariti, mischiato tra la folla, risponde gridando: «Buum!». Accorrono i carabinieri e lo portano in caserma in stato di fermo e sarà poi lo stesso Capo del Governo ad invitare il Comandante della locale stazione a lasciarlo libero. De Gasperi, prima di partire, firma un assegno di un milione che consegna al Sindaco per i bisogni del popolo. Ma è proprio l'alluvione che determina lo sconvolgimento sociale di Platì. Un inesorabile processo di emigrazione che dissangua il tessuto economico platiese e dimezza nel giro di pochi anni la popolazione che contava più di 6.000 abitanti.

Gianni Carteri
Calabria – Anno XX – Nuova Serie - N. 83 - giugno 1992
Foto: Archivio Gliozzi