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giovedì 30 gennaio 2020

Il fidanzamento [di Gianni Grimaldi, 1975]

Shall I say Would it be a sin?
If I can’t help falling in love with you
Weiss, Peretti, Creatore




IL FIDANZAMENTO. Da quella volta la cassata siciliana mi è indigesta

Pina euforica per l'arrivo del futuro fidanzato correva da una parte all'altra della casa non sapendo decidere cosa indossare; la nonna Mariuzza sovrintendeva in cucina, tutto doveva essere pronto per la sera (una cena leggera) e per l'indomani il sontuoso pranzo di fidanzamento di sua figlia Pina con Giovannino antiquario di Messina nonchè già cognato di sua figlia Rosa che aveva sposato Placido il di lui fratello.Tutto era pronto ,era l'estate del 1957, noi bambini facevamo capolino continuamente per vedere se arrivavano... intanto si era fatto buio e niente.La mamma decise che per noi era arrivata l'ora di cenare e andare a letto.Era stato difficile prendere sonno si avvertiva un'aria nervosa in casa e anche il timore che tutto andasse in fumo.Io presi sonno con difficoltà ma...ad un certo punto voci ,risate, abbracci grida: erano arrivati gli ospiti e il fidanzato. Dopo la cena ,  venne servita un'enorme cassata siciliana che doveva essere repentinamente consumata, il caldo e il viaggio non le davano più margini di attesa.
Il ricordo di quella sera/notte è per me indelebile, sarà che avrò mangiato con avidità sarà che la ricotta non si era forse mantenuta freschissima sarà  ... fatto stà che il mal di pancia mi ha fatto vedere quell'alba con due occhiaie a virgola, nere.
Il fidanzamento è stato bellissimo, Pina era raggiante ma riservata come voleva l'educazione delle signorine di allora.
Dopo il grande pranzo dell'enorme tavolata, sotto lo sguardo austero di nonno Rosario e col suo permesso, Giovannino prese un' Ortensia rosa offrendola a Pina, lei fece scattare la molla di questo astuccio che si aprì sotto i nostri occhi incantati, specie i miei e quelli di Angelina, dentro un anello di  luccicanti brillanti era il simbolo di una richiesta d'amore che Pina accettava con la benedizione dei suoi genitori e la felicità dell'intera famiglia.
MARIA

Nella foto il matrimonio a Paola,
dietro gli sposi da sinistra: lo zio Pepè, lo zio Ciccillo, la zia Rachelina, Pino Fedele, lo zio Peppino, le sorelle Lucia e Maria Sciarrone, la mamma e Saro.
Tra tutte le cover del brano di Elvis Presley quella di Beck va avanti a tutti.


mercoledì 29 gennaio 2020

Un mostro e mezzo [di Steno, 1964]



SERPENTE-VITELLO A PLATÌ
Un mostro in Calabria ?
Avvistato da un contadino in contrada Castagnara: sarebbe lungo 8 metri. 

Bovalino – (g. p.). Un grosso serpente lungo circa otto metri e con la testa di vitello è stato notato, l'altro ieri mattina, da un contadino, nelle montagne di Platì, nella zona aspromontana.
È stato esattamente il contadino Francesco Cutrì, 57 anni, che si trovava, per lavoro, in contrada Castagnara, ad avvistare, ad una decina di metri di distanza, il rettile, col capo grosso come quello di un vitello adulto che lo ha letteralmente scioccato. Il contadino, infatti, si è allontanato, in tutta fretta, dalla zona e dopo aver denunciato il fatto ai carabinieri, è stato costretto a mettersi a letto con febbre alta
per lo spavento dovuto alla mostruosità dell'animale.
Il Cutrì ha sostenuto di aver visto fuoriuscire da una “tana” lo stranissimo serpente di grosse proporzioni.
I carabinieri, nonchè alcuni cacciatori armati di tutto punto, hanno effettuato in contrada Castagnara, una zona ulivetata, una battuta ma del serpente con la testa di vitello nessuna traccia.
I più anziani del paese ricordano che, nel 1933, nella stessa zona, dopo il prosciugamento di un laghetto, fu trovato un coccodrillo, che venne regalato al giardino zoologico di Napoli.
Sono in molti a ritenere, a Platì, che Francesco Cutrì non sia un “visionario” e che il serpente con la testa di vitello esista veramente, confortati, in questa loro tesi, dal precedente episodio, risalente ad oltre trentacinque anni addietro, del coccodrillo.
Il nuovo avvistamento, comunque, ha destato enorme impressione a Platì e nelle campagne circostanti.
Il sindaco di Platì, interessato della questione, pare voglia organizzare delle squadre di volenterosi, per dare la caccia al mostro, il cui presunto avvistamento ha creato enorme panico, soprattutto nelle donne che giornalmente sono abituate a recarsi in località Castagnara per raccogliere olive.
GAZZETTA DEL SUD - venerdì 19 Ottobre 1979




 Un mostro in Calabria?


Molti anni fa a Platì, un paese calabrese, venne raccontato a delle ragazze che qualcuno sulle montagne dell’Aspromonte  aveva visto un grosso serpente dalla bocca gigante e i denti affilati, in realtà era un coccodrillo. Quel ragazzo che l’ha visto l’ha detto ai carabinieri che hanno mandato gli operatori dello zoo.
Sono andati ma non l’hanno trovato, perché lui era nel lago e gli operatori non sapendo fosse un coccodrillo non hanno controllato nel lago.
Le ragazze incuriosite da questo essere chiesero ai genitori di portale in montagna in quella via.
I genitori dissero di si.
Una mattina di Domenica prepararono tutto per il pic-nic e partirono a piedi.
Durante il viaggio si sentirono lamenti, ma niente di che. Ad un certo punto dovevano scavalcare un’”armacera” ma una delle ragazze, la più debole cadde a terra. Preoccupati si sedettero sopra una roccia e le controllarono la ferita e le misero un po’ di acqua ossigenata che avevano portato da casa. Si fermarono un po’ e poi continuarono il tragitto.
Una volta arrivati si sedettero e mangiarono quello che avevano portato da casa.
Mangiarono tranquilli, poi quando finirono le ragazze andarono per una passeggiata vicino al lago.
Una delle tre vide qualcosa di verde uscire dall’acqua, quando uscì fuori le fecero una foto con la macchina fotografica che avevano portato con loro. Una volta mostrata ai genitori la portarono ai carabinieri e capirono che era un coccodrillo.
Chiamarono di nuovo gli operatori dello zoo che stavolta controllarono anche nel lago dove lo trovarono e lo portarono in uno zoo di Napoli.
Rosa Catanzariti 5 A
Testo presentato alla seconda edizione del Premio Letterario "Ernesto Gliozzi",2018

lunedì 27 gennaio 2020

Il mio paese [di Daniele Vicari, 2006]



Dall’ ANNUARIO D'ITALIA GUIDA GENERALE DEL REGNO per l’anno 1899

PLATI'

Provincia di Reggio Calabria
Circondario di Gerace.
Mandamento di Ardore.
Collegio elettorale di Gerace.
Diocesi di Gerace.
Abitanti 2468.
Dist. km. 17 da Ardore (Capol. mandam.)
Superficie ettari 694.
Ai piedi orientali dell'Appennino, bagnato dal fiume Ciancio, a maestro di Ardore, a Libeccio di Gerace.
Prodotti Grano, granone, legname, bozzoli e pastorizia.
Uff. post. e ufficio telegr. in Ardore, dist. km. 22
Staz. ferr. Bovalino, dist. Km. 21, sulla linea Bari-Reggio.
Fiere 23 agosto (bestiame).
Sindaco Oliva cav. uff. Francesco.
Segretario Fera Rosario,
Agenti di emigrazione Zappia Filippo di Rosario -– Zappia Rosario di Ferdinando (sub-agenti).
Armaioli Rossi Peppino.
Bestiame (Negoz.) Zappia Gius.
Bozzoli (Negoz.) Marando Francesco, Mittiga Giuseppe fu Domenico – Zappia Carlantonio – Zappia Giuseppe.
Cafettieri Gliozzi Francesco – Mittiga Peppino.
Calzature (Negoz.) Aglirà Luigi – De Marco Rosario – Marando Giuseppe – Mittiga Ferdinando – Mittiga Giuseppe.
Commissionari-Rappresentanti Zappia Pasqualino (seme bachi).
Droghieri Mittiga Domenico.
Fabbri Marando Michele – Pangallo Domenico – Rossi Gius.
Molini (Eserc.) Creazzo Luigi – Marando Antonio – Marando Rosario – Miceli Antonio – Mittica Domenico.
Panettieri Marando Caterina – Marando Rosario – Miceli Antonio.
Pellami (Conc.) Femia Francesco
Pellami (Negoz.) Zappia Francesco fu Domenico
Sarte Gliozzi Assunta, Ricupero Stella,
Sarti (Negoz.) Bartone Pietro – Calabria Giuseppe – Catanzariti Domenico – Mantica Francesco – Mittiga Domenico Antonio – Virgara Rosario.
Tessuti (Negoz.) Riganò Giuseppe – Zappia Ferdinando.
Tintori Mittiga Antonio – Riganò Giuseppe.

PROFESSIONI
Avvocati Oliva Francesco di Luigi.
Farmacisti – Pistoni Domenico,
Medici-Chirurghi Papalia cav. Vincenzo – Zappia Filippo

Nella foto: la Venere platiese del già ricordato scultore fruttivendulu Scarfò Francesco Enrico, Platì 1908 - 1989.

domenica 26 gennaio 2020

Storie di carta [di Joseph Pevney, 1949]


La storia la fanno anche questi:













giovedì 23 gennaio 2020

Il demone della montagna - Incontro con la morte



 DISGRAZIA O OMICIDIO COLPOSO?
Indagini sulla morte
dell'operaio di Platì
Il comandante della Tenenza CC. di Locri
ha proceduto a numerosi interrogatori

                                                                                                                   Platì, 28 luglio

In seguito al tragico episodio in cui ha trovato la morte l’operaio Antonio Trimboli, da Platì - colpito e ucciso da una pietra - è stata aperta un'inchiesta al fine di chiarire le circostanze in cui si è verificato l’incidente, in quanto si ha motivo di ritenere che possa trattarsi di omicidio colposo.
Sul posto si è recato il comandante la tenenza di Locri il quale ha proceduto all'interrogatorio di molte persone.
Il Trimboli aveva 35 anni ed ha lasciato la moglie e 5 bambini. «Fatalità››, dice la gente, riconnettendo i brani del racconto che fa chi ha avuto modo di essergli vicino nelle sue ultime giornate di vita.
Il Trimboli aveva una bottega di vino, ma si industriava anche in altri modi; circa un mese fa aveva chiesto di essere assunto per lavorare in montagna. I molteplici rifiuti non lo avevano stancato; aveva continuato ad insistere finché non era stato assunto. Il suo lavoro non era difficile né molto pesante: doveva bagnare e tenere pronto il cemento che sarebbe servito ai suoi compagni per i lavori di costruzione. Era contento di averlo ottenuto, dopo tante insistenze, e cercava di non commettere nulla che potesse essergli rimproverato. Ieri alcuni lo hanno visto affrettarsi verso il posto di lavoro; pare che avesse qualche minuto di ritardo. Certamente voleva trovarsi in orario al lavoro; invece si è affrettato all'incontro con la morte.
Mentre ai trovava, con i compagni su uno spiazzo lungo la gola della montagna dove deve sorgere la briglia, una grossa pietra è piombata dall'ulto colpendolo mortalmente alla testa. La contrada Cromati è stata negli anni scorsi una tra le più colpite dalle frane, e ancora oggi sono molti i punti pericolosi.
GAZZETTA DEL SUD, 29 LUGLIO 1959



mercoledì 22 gennaio 2020

Il demone della montagna [di David Howard, 1935]



SCIAGURA SUL LAVORO PRESSO PLATI'
Ucciso da una grossa pietra
mentre lavorava in una cava
Il masso è rotolato dalla montagna ed ha colpito l'operaio alla testa uccidendolo all’istante

                                                        Platì, 27 luglio
Una disgrazia sul lavoro si è verificata in località (C)Romadì.
Alcuni operai stavano lavorando in una gola scavata nel fianco della montagna, quando all'improvviso una pietra rotolando lungo le pareti della gola ha colpito violentemente alla testa uno degli operai uccidendolo. La pietra è arrivata improvvisa e fulminea, senza dare il tempo al malcapitato di spostarsi. L'operaio colpito è Antonio Trimboli che da qualche giorno lavorava in quella zona
I carabinieri hanno effettuato un sopralluogo ed hanno disposto presso il cadavere un servizio di piantonamento fino all'arrivo del Pretore.
GAZZETTA DEL SUD, 28 luglio 1959

martedì 21 gennaio 2020

Lo zampillo, il sindaco, lo scultore [di Enzo Di Gianni, 1969]

 NOTE DA PLATI’
Platì, 5 aprile
(A. F.)*  In Prossimità della piazza Gramsci, lungo la via 24 Maggio sta sorgendo per iniziativa del sindaco del comune, Giuseppe Zappia, una fontana con zampillo. Non possiamo che lodare l’iniziativa che contribuirà non poco all’estetica della piazza.

* * *
Apprendiamo che saranno istituiti a giorni, due cantieri-scuola di lavoro; uno per continuare la sistemazione delle strade interne del paese, sistemazione già iniziata l’anno scorso; l’altro per riaprire provvisoriamente il traffico sulla statale 112, nel tratto che va da Platì allo Zillastro. Il nuovo tracciato della statale è stato progettato in una variante a quello vecchio, che attraverserà per due volte il torrente Sanello. Non abbiamo ancora, comunque, notizia dell’approvazione di tale progetto.

* * *
Il consiglio comunale si è riunito in seduta straordinaria per l’approvazione del bilancio. Questa è avvenuta senza incidenti salvo il vivace intervento dello scultore Scarfò, consigliere di maggioranza, su alcune questioni relative alla applicazione della sovraimposta sui dazi.
Sono stati approvati inoltre: la concessione di un’area edificabile per la costruzione di un ufficio di collocamento e la concessione novennale dei locali da adibirsi a sede della Consulta Assistenza Maternità e Infanzia.
GAZZETTA DEL SUD 6 Aprile 1956

* Da intendersi M. F. Michele Fera.
A quasi settanta anni da quelle corrispondenze, l'avvocato Michele Fera ci ha trasmesso una cronaca quanto mai puntigliosa e minimalista di quanto avveniva nella vita quotidiana di una comunità che cercava di superare un' arcaismo legato alle tradizioni ed ai cicli della natura. I piccoli di allora sono stati i primi a beneficiare di quello zampillo misterioso che nutriva piccoli pesci rossi allevati in acque non proprio antistanti. Il consigliere scultore, per altro, ha avuto il suo omaggio tra queste pagine!

lunedì 20 gennaio 2020

La stanzetta sul retro [di Emeric Pressburger Michael Powell - 1947]


Donazione. Regnando Vittorio Emanuele Terzo per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia. – Nel giorno venticinque Ottobre mille novecentotre, 1903, in Platì nel palazzo del Signor Francesco Gliozzi, sito nella piazza San Nicola. Innanzi a Noi Notar Carmelo Febbo fu Andrea qui all’ogetto dell’atto presente iscritto presso il Consiglio Notarile Distrettuale di Gerace, ed il presenza dei testimoni da Noi ben conosciuti e forniti dei requisiti richiesti dalla Legge. Signor Giuseppe Morabito fu Domenico, proprietario, Signor Francesco Gliozzi fu Domenico, proprietario, ambo nati e domiciliati in Platì si sono personalmente costituiti. Anna Trecase fu Antonio casalinga, maritata Francesco Fotia fu Rocco bracciante, che si costituisce al solo scopo di autorizzare detta sua moglie Trecase a poter donare quanto appresso, dall’una parte. E dall’altra la proprio di loro comune figlia Maria Fotia del costituito Francesco, e marito di costei Francesco Calabria di Domenico, bracciante, che si costituisce al solo scopo di autorizzare detta sua moglie ad accettare la donazione che le farà sua madre Anna Trecase. Tutti così costituiti sono nati e domiciliati in Platì, ben noti a Noi Notaio e testimoni. La sopra costituita Anna Trecase autorizzata dal marito dichiara che mossa da particolare affetto verso l’altra costituita sua figlia Maria Fotia si risolse fare alla stessa, come in forza dell’atto presente le fa donazione irrevocabile fra vivi, quindi le dona una piccola stanzetta, sita in questo abitato di Platì, sul rione o contrada Rocca, soprapposta ad un piccolo basso di esclusiva proprietà del marito e padre rispettivo di essa donataria figlia, quale stanzetta limita  con un’altra piccola stanzetta che resta ad essa donante  madre Anna Trecase, con Elisabetta Romeo e strada; e dona detta stanzetta col dritto d’ingresso dove in atto vi esiste, o proprio col basso sottostante. Quale donata stanzetta non è riportata in catasto fabbricati di Platì, perché di nuova costruzione e non divenuta ancora abbitabile. Essa donataria figlia Maria Fotia si terrà sin da oggi ed in piena proprietà ed usufrutto la sopra donatale stanzetta per quota leggittimaria materna, e laddove ve ne sarà supero ogni dippiù dovrà ritornarlo eziandio, edoneo fin da oggi sul disponibile essa donante madre ed a titolo di prelegato ed anteparte od esente di ogni collezione. Sopradetta donataria figlia Maria Fotia autorizzata dal marito Francesco Calabria accetta la presente donazione, e ne ringrazia la donante Madre Trecase Anna la quale dichiara che il valore della … stanzetta può ascendere a lire centoquaranta e ciò a scopo di regolarsi la tassa di registro.  L’atto presente non viene sottoscritto dalle parti per essere analfabeta.  In seguito di ciò Noi Notaio abbiamo letto a voce chiara ed intelligibile il presente atto ad esse parti in presenza dei testimoni ed interrogate le parti stesse se in questo atto si contiene la loro volontà ci risposero affermativamente e perciò l’approvano e l’accettano. Fatto pubblicato e ricevuto in Platì, Circondario di Gerace, Provincia di Reggio Calabria, oggi sudetto giorno, presente le parti e testimoni che con questi ultimi e Noi Notaio sottoscrivono il presente atto che viene vergato su di un foglio di carta di legale incisione in tre facciate meno righe di nostro carattere e da Noi medesimo compilato. Firmato Giuseppe Morabito teste -  Gliozzi Francesco testimone - Notar Carmelo Febbo residente in Ciminà ho stipulato – Registrato in Gerace a 9 Novembre 1903.

domenica 19 gennaio 2020

La strada del sud [di Bernard Vorhaus, 1939]




Per traversare la montagna e andare da San Luca a Gioia Tauro, cioè dallo Ionio al Tirreno, bisogna scendere sulla costa, percorrere verso nord un tratto della Statale 106, la strada più pericolosa d'Italia che corre da Reggio a Taranto, lungo quattrocentonovanta chilometri da costa a costa, con molti tratti infernali a corsia unica, raggiungere Locri, da lì rimontare sull'Aspromonte verso Gerace. Si potrebbe anche deviare prima di Bovalino e salire da Platì, per poi prendere la strada ancora più bella e impervia, spesso franata, che scende fino a Bagnara. Anziché spendere soldi per la manutenzione di una vecchia strada tortuosa, i calabresi, che amano la velocità, hanno deciso di costruirne una nuova, lunga quaranta chilometri, per collegare direttamente Bovalino a Bagnara.
È un'opera avveniristica, che cambierà l'economia della regione, spezzando l`isolamento di tanti paesini pedemontani, secondo alcuni, e quindi rendendo più difficile il controllo del territorio da parte dei locali malavitosi, ma devasterà lo splendore paesistico, secondo altri “senza avere un volume di traffico tale da giustificarla”, avverte per esempio Mimmo Gangemi l’ingegnere di Santa Cristina che si è messo a scrivere romanzi sulla ‘ndrangheta, ma ha subito smesso “per non alimentare l’immagine distorta di una terra dove si vive col giubbotto antiproiettile addosso, in un regime di libertà vigilata”. Il progetto nato quarant’anni fa, prevede lo sventramento dello Zillastro per unire Platì e Santa Cristina con un traforo di 6 chilometri a doppia canna; un ponte strallato in calcestruzzo, pilastri giganteschi su 25 viadotti, 11 gallerie artificiali e naturali. Diviso in 5 lotti, secondo i piani originali avrebbe dovuto essere ultimato nel 2015, per un costo di 835 milioni di euro. Il concorso è stato bandito nel 2003 ma i lavori si sono subito fermati per contenziosi vari tra le ditte e l’amministrazione locale. I cantieri abbandonati per due anni e mezzo. Il sito non più aggiornato dal 2007. Poi i lavori sono ripresi, ma col contagocce e non senza incendi e attentati ai danni delle due ditte siciliane appaltatrici; e adesso, anche se mancano i soldi, il governatore Scopelliti vuole fame una priorità del Piano di sviluppo integrato regionale.
Così, nell`attesa della nuova superstrada, per traversare la montagna, a meno di non risalire sino a Gioiosa e passare sotto la Limina, si può prendere la vecchia Statale 111 che da Gerace porta a Cittanova.
Chiunque vi sconsiglierà di avventurarvi su per la montagna dopo il tramonto. Non si sa mai. Di più non vi diranno, ma dietro l’avvertimento si intuisce il peso della memoria e l`inerzia delle abitudini. Dunque partite all’alba, o di prima mattina, Man mano che salite la montagna, vi prende la paura. Una paura antica, irrazionale. In apparenza, nulla sembra annunciarla, eppure tutto sta lì a giustificarla. Lo strano rarefarsi dell'ascesa, la strada che sale su sempre più ripida e deserta, la nebbia che vi viene incontro e cresce insieme all'ansia di raggiungere la cima. Poi …
Marina Valenzise, Il sole sorge a Sud, Marsilio 2012


giovedì 16 gennaio 2020

Quando volano le cicogne [di Michail Kalatozov, 1957]


LA NASCITA 24 giugno 1956

Nel tempo rimangono nella mente ricordi o lampi che sono lì e non li puoi datare perché fanno parte della tua coscienza.
Ricordo la ruvidezza di un costume da bagno di lana di colore verde bottiglia che mi pizzicava da asciutto e mi pesava come un macigno da bagnato; ricordo a Platì, seduta tra l’armadio e la cascia, la mamma che mi infila un pagliaccetto rosa di una stoffa così fresca che non ne ho più trovate uguali (avrò avuto 2 anni??!!)
E ricordo ancora l’odore di nafta della corriera al ritorno dal mare da Bovalino e quando questa si fermava davanti al panificio e la mamma scendeva e ci comperava i panini al burro e noi li mangiavamo piano perché non finissero mai... e altre cose che affiorano d’estate col caldo, non so perché.
Ed era l'estate dei miei quattroanniemezzo ed era caldo quel pomeriggio e la mamma, con una pancia enorme per me che la guardavo dal basso, forse si lamentava: tu volevi uscire.
Eravamo a Platì sulle scale di casa: ricordo la penombra e le correnti d’aria poi la mamma che scompare e la nonna Mariuzza che invita zia Pina a preparare me e Saro, ci vestono e nel sole cocente del pomeriggio veniamo portati a casa dello zio Giuseppino (il medico) perché a casa nostra doveva arrivare la cicogna.
Papà diceva ”sbrigatevi” ma nel tragitto Saro ed io scrutavamo il cielo per veder arrivare questa cicogna.
Papà ci lascia in quella enorme casa; i cugini erano già più grandi e noi ci sentivamo spaesati, ma la raccomandazione era che dovevamo fare i bravi: siamo stati seduti e zitti nell’atrio fresco e ventilato nell’attesa che ci riportassero a casa.
Anche se ci avevano detto che non era quella la rotta del volatile verso casa noi scrutavamo il cielo dalle tende svolazzanti leccando senza voglia un gelato.
Ogni tanto Saro mi guardava e io chiedevo "quando torniamo a casa?".
Era quasi l’imbrunire e l’aria si era fatta più fresca quando papà è venuto a riprenderci, felice ci raccontava che era arrivato un maschietto.
Forse correvamo per l’impazienza.
Ora le immagini mi diventano più nitide: facciamo di corsa le scale, mamma è a letto, tra lenzuola bianche pulite, sorride, Saro ed io saliamo sul letto e lei ci bacia, in quella entra la nonna: in braccio un fagottino avvolto in una copertina celeste, si avvicina a noi seduti al bordo del letto e ci porge il bambino.
”Guardate, ecco Gianni”.
Abbiamo gli occhi e il cuore pieni di gioia, guardo la pancia della mamma, ma non mi faccio domande, ti faccio una piccola carezza, ti ho subito voluto bene. Gianni.
Maria

mercoledì 15 gennaio 2020

The Mule [di Clint Eastwood, 2019]


BOZZETTO CALABRESE 
I racconti del mulattiere

Platì, 22 febbraio 
Eravamo seduti accanto al vecchio focolare, poiché fuori c'era un metro di neve che impediva persino di mettere il naso fuori dall'uscio. Il più vecchio della compagnia, l’ex mulattiere Mico X, tra una boccata e l'altra,tirata dalla sua, assurda pipa di terracotta si mise a narrare. Era una vecchia abitudine di Mico X, quella di narrare le sue avventure ogni volta che se ne presentava l’occasione; e spesso si trattava di avventure sconclusionate, che deludevano l’uditorio: entravano, come si suol dire, da noi, «con la tocca», e uscivano «con la campana».
Comunque, ci accomodammo bene sugli sgabelli, per prestare ai suoi discorsi la massima attenzione possibile. Il vecchio si mise a rievocare. 
Ai tempi d'oro della mia giovinezza, quando la gente non pagava i contributi unificati, ero alle dipendenze del conte Don Vincenzo di carbonìa; ma un giorno venni a diverbio con lo stesso, e me andai via. Ora dovevo vivere con i miei mezzi, esclusivamente, perciò, la prima cosa che mi toccò di fare, fu quella di scendere in paese e procurarmi un magnifico coltello a serramanico. Me lo ricordo ancora: aveva una lama di circa venti centimetri e uno scatto magnifico.  «Questo coltello» - pensai - «sarà la mia fortuna».  Il giorno dopo me ne andai nella vigna di un tale e mi misi, a staccare grappoli e a mangiare; stacca e mangia, stacca e mangia, a un certo punto comparve il padrone. «Hei, là!» -- esclamò - «Qua il mondo è liberato?»
Io lo guardai bieco e risposi: «E' liberato, e tu che vuoi?»
In così dire estrassi il coltello.
Quando vide il coltello, invece di scappare, come mi aspettavo, divenne una bestia, Che lo avessero ammazzato dieci anni prima!!
Era uno solo, e fece quanto avrebbe potuto fare un battaglione di soldati, mi si lanciò addosso con un bastone, mi fece volare via il coltello dalle mani, e cominciò a picchiare come Briareo quando volle suonarle a padre Giove.
Alla digressione mitologica, Mico X sorrise sotto i baffi soddisfatto.
Io cercavo di vincolarmi, ma quel maiale mi tempestava di geffole e di calci che avrebbero stordito un cervello elettronico. (Anche stavolta Mico sorrise di soddisfazione).
A questo punto il racconto ebbe una pausa. Mico si caricò la pipa nel focolare. Vedendo che continuava a tacere, lo stimolammo a seguitare la narrazione. Ci guardò meravigliato e ci disse: «ma è finita da un pezzo». Ci guardammo stupiti. Ma dovevamo essercelo aspettato. Non era la prima volta che i racconti
di Mico X serbavano di queste sorprese. Non avemmo tempo di rammaricarcene, che
Ciccio Domarom con un urlo di gioia scopri che le patate sotto la cenere del focolaio erano cotte, sebbene noi, al principio del racconto non ce le avessimo messe.
Intanto la vecchia moglie di Mico aveva tratto da uno stipo una bottiglia di vino vecchio, e presi alcuni bicchieri, brindammo allegramente. Ognuno disse la sua. Infine, nel silenzio generale si alzò il vecchio ex mulattiere e declamò: «Eu mi lu jettu arretu a chista lamera - brindisi fazzu a chista cumpagnèra».
Quando si trattava della rima, Mico X non transigeva, doveva arrivare in fondo a tutti i costi. Il brindisi, tuttavia, non era finito. Con la voce malferma, Mico continuò: «E ora guardu stu calici vacanti - e dicu bona notti a tutti quanti».
Poscia si mosse soddisfatto, per andare a coricarsi. 
MICHELE FERA GAZZETTA DEL SUD 23 febbraio 1956


Per chi è interessato alle cose eastwoodiane ricordo che anche il rapporto Clint Eastwood-mulattieri trasi ca tocca e nesci ca campana: risale al Francis mulo parlante 1955, passa per il pugno di dollari 1964 , gli affamati avvoltoi 1968 e arriva a The Mule 2019.
E ora guardu stu calici vacanti e dicu bona notti a tutti quanti

lunedì 13 gennaio 2020

Il miracolo delle campane [di Irving Pichel, 1948]




Vita religiosa a Platì
(M. F.) - Sono stati ultimati e collaudati, nella Chiesa del Rosario di questo centro i nuovi moderni impianti di amplificazione. Il potente megafono ha diffuso nel cielo di Platì il suono armonioso o delle campane della Basilica di San Pietro e di Santa, Maria Maggiore, riproducendolo da alcuni dischi.  
L’audizione è stata perfetta, anche nelle campagne.
Al Reverendo Don Gliozzi autore della bellissima. iniziativa, esprimiamo i sensi della nostra ammirazione.
(Michele Fera) GAZZETTA DEL SUD, 18 aprile 1956

Inizia oggi una nuova etichetta creata per ricordare l'intensa attività giornalistica di Michele Fera. Essa ebbe inizio con l'apparire dell'edizione reggina della Gazzetta del Sud nel 1955 e protrattasi per alcuni anni. Ben prima di Antonio Delfino, con le sue corrispondenze da Platì egli si occupò di cronaca, storia del costume, tradizioni, racconti originali, che periodicamente apparivano sulla testata messinese. Con questo si tenta ancora una volta ricordare i figli più dotti della Platì che a partire dagli anni settanta del secolo della bomba atomica andavano ad essere più rari se non a scomparire del tutto. Mi è sembrato opportuno varare la nuova etichetta con qualcosa di personale, quindi la chiesa del Rosario e lo zio Ciccillo sono i protagonisti più adatti e per ricordarli meglio non potevano essere che Rossini e la sua Gazza ladra qui riproposta con il fruscio del 78 giri e Toscanini a condurla. Assieme alla mozartiana Marcia alla turca richiamava i fedeli alla messa domenicale, affollatissima per via della velocità rossiniana e toscaniniana con cui lo zio Ciccillo la portava a termine.
Nella foto  mastru Domenico Ielasi (1932- 2014) e suo nipote Mimmo sul tetto della chiesa negli anni novanta del secolo citato.


domenica 12 gennaio 2020

Racconti dalla tomba - pt. 2


Torno oggi su una pubblicazione sotto il titolo Racconti dalla tomba. E precisamente sulla figura che in quella pubblicazione Vincenzo istorosofo Papalia vi celebrava, il dottor Domenico Zappia. Quello che segue è l’atto di morte registrato presso il Comune di Platì del dott. Domenico Zappia

L’anno mille ottocento novanta quattro, addì sei di Marzo
a ore pomeridiane due e minuti trenta, nella Casa Comunale,
Avanti di me Oliva Cav. Francesco fu Don Arcangelo
Sindaco ed
Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Platì sono comparsi
Antonio Agresta, di anni cinquanta, bracciale domiciliato
in Platì, e Pasquale Bartone di anni quaranta
sarto, i quali mi hanno dichiarato che a ore
ante meridiane cinque e minuti trenta di jeri nella casa posta in
Corso San Nicola, è morto il Sig. D. Domenico Zappia di anni ottantasei, medico, residente in Platì,
nato in Varapodio da fu Rosario, medico, domiciliato in Platì vivendo, e da fu Donna Rosa Lenzi, gentildonna domiciliata in Platì vivendo, vedovo di Fasano Giovanna.
A questo atto sono stati presenti quali testimoni Antonio Barbaro di anni trenta, bracciale e Giuseppe Mittiga di anni trentuno calzolajo, ambi residenti in questo Comune. Letto il presente atto a tutti gli intervenuti, viene da me sottoscritto, avendo eglino asserito di non saper firmare.
L’ufficiale dello Satato Civile
Francesco Oliva fu Arcangelo

Il dottor Domenico Zappia nacque in Varapodio da Rosario anch’esso medico e dalla signora Rosa Lenzi, originaria di quel comune aspromontano.  Al momento del decesso aveva ottantasei anni. Stando ad altri atti di nascita, il dottor Rosario, figlio di Pasquale e Michia Francesca, al momento del parto di Domenico aveva trent’anni essendo nato il 18 agosto 1778, mentre la sua signora ne aveva diciannove di anni. Domenico sposò in un primo tempo la signora Rachele Brancatisano con la quale ebbe, tra il 1835 e il 1849, sette figli. Rimasto vedovo a cinquantadue anni si unì a Giovanna Fasano, nata in Oppido il 30 marzo 1839 e morta a Platì il 5 agosto 1873 a trentaquattro anni. I due si erano sposati in Oppido il 9 novembre 1859, lei ventenne, e da essi nacquero Francesco, Filippo, Carmelo e Pompeo.

Nelle immagini l'atto di matrimonio tra Domenico Zappia, medico e Donna Giovanna Fasano nello Stato civile della restaurazione di Oppido.

giovedì 9 gennaio 2020

God Bless America [di Bobcat Goldthwait, 2018]


Il 7 gennaio è venuto a mancare in Ross Twp PA all'onorevole età di  92 anni Giuseppe Antonio (Joseph Anthony) Gliozzi. Era nato a Platì il 16 gennaio del 1924 da Giuseppe e Teresa Mittiga. A Platì il 10 settembre del 1949 sposò Michelina Perre nata il 30 settembre del 1926 da Domenico e da Maria Antonia Scarfò. I due coniugi emigrarono in America nel 1951 e precisamente a New Castle PA dove vissero fino al 1962 quando si trasferirono a Ross, dove Michelina visse fino al 29 marzo 2005. Come molti platiesi emigrati anche Giuseppe Antonio con il fratello Ferdinando svolse l'attività di sarto. Joe e Michelina erano i genitori di Frank, Doninic, Joseph jr, Maria e Mario nonché amorevoli nonni e bisnonni.
Nella foto Giuseppe Antonio e Michelina.

Il tutto con il contributo di Francesco di Raimondo.


mercoledì 8 gennaio 2020

Racconto calabrese [di Renato Pagliuso 2016]


Schegge (direbbe Enrico Ghezzi) rubate a Mimmo Gangemi e alla sua Signora di Ellis Island


"Pochi i meridionali: qualche campano, un paio di abruzzesi, un siciliano, uno del Vibonese una bestia di fatica e di forza che tirava dal cottimo quasi quanto due di loro. E Mico, con cui erano bordanti assieme. Era di Platì, un paese vicino al suo, sulla fascia ionica però. Tra le due comunità si erano sempre intrecciati matrimoni, comparati, amicizie, anche guerre, non di rado con il morto. Li collegava una pista, poco più d'una mulattiera, che s'inerpicava fino allo Zillastro - là dove s'incrociavano i venti che salivano dai due mari - e discendeva ripida, cangiandosi con un taglio netto dal verde lussureggiante del lato tirrenico a una terra secca e riarsa, appena ravvivata da radi arbusti che la facevano più desolata, e con massi franati sulla pista o in equilibrio precario sui costoni. Tranne che con Mico, con cui stimavano l'amicizia nata fuori da lì e la fratellanza del vivere assieme, Giuseppe confidenza non ne prese, né gli altri tra di loro".

"Giuseppe a sera gli raccontava dell'Italia. Degli ulivi maestosi, dei boschi di faggio che in autunno si tingevano d'irreale, in pieno splendore nelle foglie con i vividi colori della morte, delle fiumare gonfiate a dismisura dalle piogge, dei bagni che i ragazzi prendevano nella pozza grande, della pesca alle trote e alle anguille - sezionando la poca acqua estiva e stordendole con la calce buttata dentro - delle verdi cime dell'Aspromonte, della curva lungo la pista per Platì da cui si abbracciavano con un unico colpo d'occhio i due mari, della ripida costiera ricoperta di fichi d'India i cui frutti nessuno raccoglieva per il veto del padrone, non disposto a digerire che altri godessero di ciò che per lui, vecchio, era, impossibile".

NOTA. L'interesse per il film citato sta nella presenza di Robert Woods, saltato da protagonista di Spaghetti Western a  vecchio incompreso tornato nel suo paese d'origine, in Calabria.

lunedì 6 gennaio 2020

The Celebration ... The Lizard



II° PREMIO GIORNALISTICO-LETTERARIO ANTONIO DELFINO
Platì 28 dicembre 2019

Motivazione Sezione Saggistica

Lettere meridiane. Cento libri per conoscere la Calabria” è l’opera di raccordo più notevole degli ultimi anni.
La sensibilità di Francesco Bevilacqua ha saputo cogliere l’essenza del nostro essere senza stereotipare la “regione più a sud del sud”, anzi, focalizzando l’attenzione sulle bugie storiche che hanno vestito la Calabria di pregiudizi ai quali a nessuno è facile sottrarsi. La fatica dell’astrazione ed imparzialità è
valsa questo capolavoro che definire di taglio socio-antropologico sarebbe riduttivo. L’itinerario tracciato da Bevilacqua per raggiungere la conoscenza/coscienza dei nostri luoghi, fisici e metafisici, attraversa anche le opere più incisive di importanti scrittori non solo locali che l’autore ha saputo magistralmente rileggere nel suo meta-racconto. Finalmente la ricerca dell’identità attraverso la memoria non è più pretesto di immobilità ma volano di apertura e crescita.


Motivazione Sezione Narrativa



"Un acre odore di aglio": 
è l'Odissea del popolo aspromontano, vinto ma non domo, epopea familiare come pretesto per una impalcatura di nobile letteratura: romanzo di intreccio, azione e non groviglio di narrazione fine a se stessa, lirismo calibrato che non necessita di eccessivi formalismi, accompagnato da un'analisi psicologica che muove fino all'ultima pagina, da cornice un mondo femminile pulsante come il paesaggio descritto, quindi la terra protagonista e antagonista, l'archè a cui l'uomo ritorna, tramestio di vita e di morte: perché ogni uomo, ogni scrittore, è la cifra del luogo in cui nasce e vive.