La nascita di
Natile Nuovo
Una storia
del Prof. Pino Pipicella (*)
''E' una civiltà che scompare, e su di
essa non c'è da
piangere ma bisogna trarre da chi ci è
nato
il maggior numero di memorie '' C. Alvaro
L' alluvione del 18 ottobre 1951 provocò
nella vallata della fiumara Careri, tra Natile e Platì, circa 30 morti. L'eco
della tragedia richiamò l'attenzione del governo Nazionale, guidato da Alcide
De Gasperi.
Quando si diffuse la notizia che il
Presidente del Consiglio dei Ministri si sarebbe recato a Platì, nella
minuscola comunità natilese, sconvolta dal lutto generale provocato da 10
morti, si formò un comitato spontaneo con l'obiettivo di far conoscere al
governo anche la situazione in cui si trovava l'abitato di Natile, sovrastato
da una frana.
Il giorno programmato per la visita di
De Gasperi a Platì, di buon mattino, un drappello di persone, formato
prevalentemente da donne e bambini delle scuole elementari, guidato dal cav.
Giovanni Napoli ed accompagnato dal segretario della sezione degli ex
combattenti, raggiunse la SS 112 proveniente da Careri.
In attesa del transito del corteo
presidenziale, i convenuti si disposero ai bordi della strada con in testa i
bambini, (di cui facevo parte anch' io); lo spazio occupato era quello compreso
tra la casa cantoniera e la fontana Angelica.
Il corteo era preceduto da motociclisti
che si attivarono ad avvertirci di non ostacolare il transito, ma appena
arrivata l'autovettura del Presidente, il portabandiera, agitando il tricolore,
si accostò alla vettura che si fermò per far scendere l'illustre Statista
Una mamma, ''Brandina'', prese la parola:”
L’alluvione ci portò via tutto. I dieci morti hanno provocato un lutto profondo
in tutti noi. La frana che sovrasta l'abitato ci schiaccerà come sorci nella
tana, dimenticati da Dio e dagli uomini.”
Questi concetti espressi con lessico
approssimativo, ma con fervore appassionato e con le guance solcate dalle
lacrime, colpirono profondamente il Presidente. Questi, con gesto confortevole,
si rivolse prima alla donna che era intervenuta e poi a tutti i presenti con
queste parole: “Da oggi non sarete più soli. Mi ricorderò di voi e il governo
si farà carico dei vostri problemi.”
Le forze dell'ordine trassero un sospiro
di sollievo e il corteo proseguì per Platì.
Il Presidente effettivamente non si
dimenticò di Natile e dei suoi problemi.
In tempi brevi giunsero funzionari
ministeriali che, assieme a quelli provinciali, effettuarono i sopralluoghi che
si conclusero con il giudizio di totale trasferimento dell'abitato.
Superata questa fase, con l'emissione
del relativo decreto ministeriale, ancora vigente, bisognava indicare l'area
dove far sorgere il nuovo abitato.
A tal proposito c'era chi proponeva una
zona vicinissima al vecchio abitato e chi preferiva una zona più ampia al di là
della fiumara. Tale divisione perdurò per molti anni, tanto che quelli che si
trasferivano nel nuovo centro abitato venivano definiti ''Cantuneroti'' da chi avrebbe
preferito restare a Natile Vecchio.
La prima proposta era sostenuta dai
cosiddetti 'Gnuri', la seconda era caldeggiata dal Cav. Napoli. Passò la
seconda, anche per l'astuzia del Cav. Napoli, che presentò come Parroco di
Natile il sacerdote don Antonio Sculli, allora docente presso il Seminario di
Gerace, favorevole al trasferimento del paese e non don Filippo Ietto, che
apparteneva alla famiglia 'Gnuri' invece contrario.
Quindi l'area indicata fu contrada
Angelica nel comune di Careri lungo la SS122, esattamente dove c' era stato
l'incontro con il Presidente. Proprietaria dell'aria da urbanizzare era la
famiglia Zappia-Principato di Platì che possedeva una chiesetta patronale a cui
era molto legata donna Chiara Principato, prodigale benefattrice. Forse non a
caso la titolare della parrocchia di Natile Nuovo è S. Chiara Vergine.
I lavori per la preparazione del piano
regolatore richiesero l'utilizzo della manodopera locale, pastori e i contadini
diventarono manovali e muratori
La seconda fase si sviluppò con la
realizzazione della chiesa, della sede municipale e degli alloggi di pronto
soccorso.
Ma per procedere all' assegnazione degli
stessi si presentò in tutta evidenza il problema della burocrazia e della
legalità.
Anche in questo caso essenziale fu il
contributo del Cav. Napoli, il quale, essendo impiegato comunale e conoscendo
la situazione di ogni cittadino di Natile, riuscì a far coincidere situazioni
di fatto e di diritto.
Ultimati gli alloggi popolari si passò
all' assegnazione, per sorteggio, del terreno sui cui costruire l'abitazione
distrutta a Natile Vecchio con i fondi dello Stato.
Un discreto numero di cittadini ottenne
l'assegnazione ma non ricevette mai il contributo statale per la ricostruzione:
probabilmente a causa della generosità del reperimento degli aventi diritto.
Per qualche anno ancora le ditte che si
erano aggiudicati gli appalti garantirono il lavoro per alcuni cittadini,
mentre gli altri presero la via dell'emigrazione prima per Milano e Torino e
successivamente per la Francia e la Germania.
Intanto a Natile Vecchio continuarono a
vivere non solo le famiglie che non avevano ottenuto il contributo, ma anche
coloro che cedettero l'abitazione realizzata a Natile Nuovo ai propri figli
appena sposati. I terreni agricoli che appartenevano all' 80 % al latifondista
Galatti, fin da quando Natile e Platì costituivano un unico Comune, furono
frazionati e acquistati dai natilesi che cercarono ulteriori spazi estendendosi
oltre il comune di Careri, Benestare ed Ardore.
Alla luce di questa situazione
l'Amministrazione Comunale di Careri ''1997-2001'' , approssimandosi il
cinquantesimo anniversario del tragico evento alluvionale, decise di ricordare
il sacrificio dei dieci morti dedicando un monumento ai caduti dell' alluvione
.
Nello stesso tempo conferiva al prof Antonino
Ietto, ordinario di geologia presso l'Università della Calabria, l'incarico di
''studio geologico e tematiche affini per quanto occorrente ad una redazione di
PRG, con particolare interesse alla verifica di una conferma o meno al
trasferimento del nucleo urbano di Natile Vecchio'' .
Tale studio geologico è stato consegnato
al comune di Careri in data 10/11/2002.
Da questa data si sono susseguite tre
Amministrazioni comunali e due Commissariamenti a seguito dello scioglimento
per mafia.
Ma nessuno ha dato seguito alle sagge
indicazioni dell'illustre geologo in merito alle emergenze relative ai tre
centri abitati del Comune.
Tanto meno è stato tenuto in
considerazione il parere favorevole ad un decreto di consolidamento del prof.
Ietto in sostituzione del decreto del 1951 che aveva determinato il totale
trasferimento per l'abitato di Natile Vecchio.
Edizione a cura di Rosalba Perri