Oggi giovedì santo, un giorno sacrale in Platì, quando i preti
nascevano e crescevano in paese. L’ultimo è stato Ernesto Gliozzi il giovane
(12 aprile 1915 - 2 febbraio 2008). Lo zio Ernesto è colui che più di tutti i platiesi conosceva il segreto di Pratì e questo segreto è
sepolto con lui nella cappella dove riposa. Egli riteneva Platì essere stato
fondato nel 1492, l’anno stesso dell’inizio del saccheggio del continente compreso
tra l’Alaska e la Terra del Fuoco. Questi due eventi hanno un tratto comune: il
mandante. La Corte di Spagna. Il paese di Platì, come tutti i paesi, prima e dopo,
non è fondato dall’oggi al domani, è creato nel tempo. Arriva una famiglia si
installa e a sua volta attira parenti e amici. Attira nemici. A questo servono
i film western. Stiamo parlando di un borgo, una Motta, perché luoghi sparsi, insediamenti
casuali vi erano già da prima di Gesù e San Pietro a Pietra Cappa. Molti i cenobi. Il
territorio di Platì era compreso tra la Foresta di Pandore, i Piani di Zervò e
dello Zomaro. Nel 1492 padrone delle foreste era la famiglia Marullo di Messina.
A questa subentrò una famiglia patrizia napoletana-pugliese, quella degli
Spinelli. Quelli che interessano noi sono gli Spinelli Savelli, i Principi o Conti di Cariati. Un Carlo fu forse il primo. Alla sua
morte nel 1518 seguiranno i vari Scipione e ancora Carlo. Il primo Signore certo,
di Platì, fu Carlo Filippo Antonio (1641-1725), egli alla morte del padre
Scipione, nel 1659, antepose al proprio nome
quello del fratello primogenito andato a farsi monaco, divenne principe di Cariati, duca
di Seminara, conte di Santa Cristina e signore di Oppido. A Platì aveva
una Corte Principale in cui erano gestiti tutti gli affari pubblici e privati.
Quello che vedete in apertura è proprio lui, Carlo Filippo Antonio raffigurato
da Domenico Antonio Vaccaro (1678-1745). Di seguito un ritaglio dal Catasto Onciario del 1754.