Powered By Blogger
Visualizzazione post con etichetta harvest. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta harvest. Mostra tutti i post

lunedì 19 dicembre 2022

La gentilezza del tocco [di Francesco Calogero - 1988]

Ciao Luigi,
ti mando le foto fatte a Ubaldo con il libro, che ha gradito molto e a cui ho dato il tuo numero.
Ti mando con altra mail (questioni di capienza) anche quelle fatte al banner uscito sulla Gazzetta, nel caso non l'avessi visto.
Ho incontrato Silvana e Totò, a cui ho detto del tuo libro e della citazione che lo riguarda. Mi hanno detto che avrebbero piacere di vederti. Ho dato a Silvana il tuo numero. Lei avrebbe l'intenzione di organizzare una rimpatriata con Francesco Calogero, che verrà a Messina per girare il suo prossimo film.
Sto leggendo pian piano il libro.
Affascinante e sorprendente il racconto di Saverio Mittiga (presumo tuo parente) su Platì e sull'amara storia dei due briganti.
Riguardo al tuo pezzo, non ho trovato quelle incoerenze che paventavi. Certo, per il lettore, c'è qualche difficoltà ad individuare, per es. a pag. 100, i ..."tre Sergio".
Forse il "salto" potrebbe essere a pag. 106, laddove passi repentinamente dal riferire dei cinema gestiti da Gianni Parlagreco a "Totò mi disse...". Non si capisce chi sia Totò (immagino Caratozzolo ma il lettore non lo coglie) e, comunque, il periodo non si lega all'introduzione del capitolo, troppo lontana. Per il resto, mi sembra che vada benissimo.
A presto.
Orazio

 

mercoledì 10 marzo 2021

YOUNG AMERICANS [di Danny Cannon - 1994]




Platì, giugno 1960, i giovani Tripepi di Mishawaka IN in vacanza.

 

domenica 1 novembre 2020

Un delitto italiano [di Marco Tullio Giordana -1995]

Io muoio e pure questo mi nuoce.


 Ostia, 2 novembre 1975

Quando penso al dolore della mamma di Pier Paolo Pasolini , penso al dolore di tutte le mamme di Platì che si sono trovate di fronte alla stessa sciagura.

lunedì 12 ottobre 2020

Il grande incontro [di William A. Seiter - 1953]

Nel 1992 il regista bagherese Peppuccio Tornatore tenne una serie di lezioni presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo. Nella primavera di quell’anno il tema della lezione era il rapporto tra cinema e musica e relatore fu il Maestro Ennio Morricone introdotto dallo stesso regista. Conoscendo la mia ossessione per il cinema di Sergio Leone e la musica di Ennio Morricone il regista di Baaria mi aveva già da tempo promesso di presentarmi al Maestro. Così, in compagnia di Valerio Vella, andai a Palermo per soddisfare quella promessa. Al termine della lunga ed esauriente lezione, dovendo il Maestro rientrare a Roma, il fratello del regista, Francesco, ci invitò a tenergli compagnia nella sua Fiat uno, per accompagnare il compositore all’aeroporto palermitano. Lungo il tragitto il Maestro ci svelò la sua cortesia e cordialità con uno strascico della lezione fatta questa volta a due che conoscevano bene le sue composizioni, dapprima per averle accostate ai film durante le proiezioni e di poi su supporti vinilici. All’incontro, per mia colpa, mancava Nigel Haynes (1962-2015), il più grande tra gli ammiratori del maestro e il video che state per vedere a Nigel è dedicato.

martedì 19 marzo 2019

Il silenzio degli innocenti [di Jonathan Demme, 1991]



Come in una panoramica in technicolor e techniscope alla sua sinistra c'era attaccata la casa di zia Annina, con a piano terra l'ufficio del dazio, successivamente la casa Zappia-Galatti e oltrepassando corso Umberto il bar di papà. Di fronte ad esso, sulla via XXIV maggio,  c'era l'ufficio postale e risuperando il corso la casa della signora Fera, quindi un casalino, luogo di invenzioni ludiche; dopo la scalinata che portava al municipio c'era la casa di Raimondo con affiancata quella di don Umberto Romeo e più avanti quella di mastru Cicciu u cruciatu, al secolo Schimizzi; di fronte, oltrepassando la via XXIV maggio, la casa du bumbiu e tornado verso casa mia la falegnameria di lignuduru, più oltre una discesa con il panificio carrarmatu, il bar di Dante De Maio, quindi la Casa. Questo che vi ho circoscritto era il perimetro dei giochi che non bisognava oltrepassare e incorrere nelle sanzioni paterne. (https://iloveplati.blogspot.com/2012/02/la-casa-senza-tempo-reg-andrea-forzano.html). In quel testo avevo dimenticato la casa di Serafina Mittiga che era dirimpetto la casa di don Umberto. Era in questa scenografia, oggi, nella memoria, un fondale di cartapesta, delle mattine estive dei miei anni infantili che Tota, la figlia don Umberto, usciva di casa e salendo a bordo del maggiolino Volkswagen color acqua marina si avviava al mare di Bovalino. Nel suo silenzio, rotto dai suoni cupi del fraseggiare appreso in collegio, Tota era una delle più belle signorine di Platì e la sua educazione da collegio le è rimasta per tutta la sua vita. Quel tempo ormai è un ricordo e Tota è partita per stare accanto ai genitori. Questo è il solo piccolo omaggio che le si offre.

Nella foto Tota, nata Maria Antonia il 24 febbraio 1942, è con Paola Violi.

lunedì 13 agosto 2018

Saremo film [di Ludovica Marineo, 2006 ]

Francesco – Ciccillo – Mittiga
1908 – 1986

Non vi è capitato mai di scorgere nell’andatura, nel profilo, in un gesto ... un parente o un affezionato amico da poco morto? Essi possono ritornare anche nell’espressione di un grande attore. Gianmaria Volontè nel suo ultimo lavoro mi richiama papà: negli occhi, nelle sopracciglia, nelle labbra corrucciate. E le interpretazioni dell’attore così come la vita del mio genitore si svolgono in uno svolgimento velocissimo in loop.

A papà per il suo 110° compleanno nel giorno della morte del suo Giannuzzeiu.

Il fotogramma si riferisce a Una storia semplice di Emidio Greco del 1991.

lunedì 14 maggio 2018

Senza fine [di Krzysztof Kieslowski, 1985 ]





C’è un libro, da poco iniziato a leggere, che incipit così:
L’annuncio è stato dato il 13 marzo 2016 dalla BBC. Sulle pagine del sito Web dell`emittente radiotelevisiva britannica, in un tipico e asciutto stile inglese, è apparso il seguente presagio:
A breve, su Facebook, ci saranno più morti che vivi, Il social network per eccellenza ha già preso le sembianze di un cimitero digitale, in costante e inarrestabile crescita“.
All’istante ho dovuto far riposare Proust e la sua Recherche dei sogni e/o dei morti perché col testo di Giovanni Ziccardí, IL LIBRO DIGITALE DEI MORTI Memoria, lutto, eternità e oblio nell'era dei social network, UTET,2017, mi sento chiamato come sul banco di un imputato! E’ l’idea della morte che in queste pagine si contempla e, ignaro dello studio del prof. Ziccardi, ne viene fuori. Scorrendo quanto sin qui pubblicato, i dati di persone di Platì scomparse sono di gran lunga più numerosi di quelli sui vivi. Involontariamente come un libro tibetano dei morti ho costruito un libro platioto dei morti, un camposanto platioto digitale. Si è scartati dall’oblio e risuscitati personaggi noti e meno noti attraverso documenti inediti, libri ecclesiastici, articoli di giornali, memorie, foto soprattutto.
E qui sono cominciati i sensi di colpa, chiedendomi se è giusto il lavoro che porto avanti dal 2011 … per ora non sono che alla premessa del testo dell’esperto studioso. Ora: tutti questi morti avrebbero accettato l'evasione dall’oblio naturale per essere catapultati nel cyberspazio virtuale? Che cosa avrebbe fatto il medico Vincenzo Papalia se vivente oggi, avesse avuto le stesse note vicende giuridico-morali? Un Blog, un'account Facebook, un sito nominato lividure.eteroclite. com?

Nota. Gli screenshot rimandano all'ancora attivo account facebook di Gianni, sebbene ci abbia lasciati il 13 agosto 2013. L'articolo della BBC citato si trova qui:
http://www.bbc.com/future/story/20160313-the-unstoppable-rise-of-the-facebook-dead







domenica 25 marzo 2018

Missione sublime (reg. Reginald Barker - 1935)

In contemporanea con Novo Cinema Loreto di Platì


In una cornice poco dignitosa, senza alcuna gratitudine, da oscuro Medio Oriente, chiamato a Reggio in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna della Consolazione sul finire degli anni novanta del secolo passato, tra suoni assordanti di clacson e venditori di calia il Maestro è riuscito a trascendere in paradiso con questa esecuzione della Roma Sinfonietta da lui stessa diretta di The Mission. Unici attenti spettatori noi venuti direttamente da oltre Stretto con un Nigel (mai abbastanza compianto) commosso fino alle lacrime e Valerio che registrava l'evento. Interrogato anni dopo su quella serata il Maestro si dimostrava ancora turbato per non dire irritato dell'ingratitudine reg(g)ina.

 

lunedì 5 febbraio 2018

Accadde una volta (reg. Sidney Lanfield - 1935)

in contemporanea con Nuovo Cinema Loreto di Platì



Taormina 1985 - Premiazione Nastri d'argento  
Carlo Simi, Tonino Delli Colli, Ennio Morricone, Sergio Leone per C'era un volta in America. Riprese e Foto Crisafulli & Mittiga

Visto che non abuso solo del materiale altrui eccovi qualcosa di veramente personale per chi vuole vederlo. A proposito, quanto prima il nostro tubo mi bannerà, per cui copiate i video che vi interessano più che potete.

lunedì 16 ottobre 2017

La Portatrice di pane(reg. Bachi, operatore Luigi Florio - 1923)







Quella che vedete in foto è una piastra (oggi la chiamano cialdiera) che ormai non serve più. Era di proprietà dello zio Ciccillo ed a lui serviva per confezionale le ostie, pane azzimo: la grande per il rito dell’Eucaristia, le particole per il rito della Comunione dei fedeli. Come nell’antichità allo zio bastava poco: farina di grano e acqua che, nella sacrestia della chiesa del Rosario, impastava col mestolo di legno in una pentola di terracotta e successivamente per mezzo di un cucchiaio ricolmo spargeva sulla piastra che vedete. Raccolte un buon numero di ostie lo zio con le forbici separava le grandi dalle piccole. Fin qui il suo rituale, quando a fine cottura e dopo aver raccolto un buon numero per le funzioni settimanali, questo lavoro egli lo compiva di sabato pomeriggio, raccogliendo i rifili, li distribuiva a noi non ancora accostati a quel Sacramento, impazienti di assaporare quel cibo che non aveva eguali.


giovedì 28 settembre 2017

The Robe (reg. Henry Koster - 1953)

in contemporanea http://luigi-nuovocinemaloretoplati.blogspot.it/2017/09/tribute.html


Omaggio a Mimmo Addabbo

mercoledì 27 settembre 2017

Il Colosso di Rodi (reg. Sergio Leone - 1961)


Tra i personaggi della vita sociale platiota quello di Mimmo Addabbo (23 novembre 1940 – 27 settembre 2017) è sicuramente il più mitizzato, effigiando l’infanzia mia e del cinema. Egli e il fu Cinema Loreto di Platì sono la stessa cosa. Con Nicola Barbaro alla biglietteria, Mimmo Addabbo stava nella fucina di Morfeo, accanto al proiettore 16 mm. Fumeo, straripando lo schermo di immagini che i piccoli spettatori avrebbero cercato di ricreare fuori la sala per vie, casalini, fiumara compresa. Se in quegli anni infantili qualcuno mi avesse chiesto cosa avrei voluto fare da grande la risposta sarebbe stata: “ voglio essere Mimmo Addabbo”. Cosa che in parte si è realizzata e ancora oggi qualcuno mi ricorda in quel ruolo. Ora che Mimmo Addabbo non c’è più, senza ricorrere alla solita foto d'occasione lo voglio ricordare con il volto di un altro Mimmo (Palmara) eroe del film che fece nascere in me, nella sala del Cinema Loreto, l’incantesimo del cinema, mai venuto meno.

domenica 8 gennaio 2017

Stairway To Heaven - Led Zeppelin


U PAISANU LUNTANU

A Ginu Mittiga no ntantu u canusciu bonu
Sacciu ca staci in Sicilia ma é paisanu
Ntisi riri ca si piaci u nostru cantu e sonu
Nto cori ndavi a Platì puru ché luntanu.

Comu a ijiu ndavi tanti paisani ngiru
Chi dopu tant'anni o paisi tornaru
E rintra a missa in nginocchiu ciangiru
Maronna bella fammi u tornu quatraru.

 O7/O1/17
 Papalia Francesco


domenica 1 gennaio 2017

Nel corso del tempo (reg. Wim Wenders - 1975)



La fine dell’anno appena andato ha visto questo web-log fissarsi su oltre le centomila visualizzazioni di pagine, in base alla statistica che fornisce il browser. Non sono molte ma neanche poche visto il tema principale. Nel corso del tempo si sono acquistati nuovi lettori e altri si sono persi per strada, non venendo meno la stima di chi vede in questo diario qualcosa di alternativo nel campo dei social. Tutto questo rimanendo fuori da qualsiasi congrega che permette di incrementare il numero dei visitatori e, meglio, rifiutando ogni logica AdSense con l’ammorbare le pubblicazioni con propaganda invasiva. E se in un primo momento i visitatori provenivano principalmente dalla penisola successivamente con l’aiuto dei più fidati lettori il bacino di utenza si è allargato agli Stati Uniti, all’Argentina e all’Australia, senza lasciare dietro, quei paesi europei dove i platioti si sono recati spinti dal bisogno.
A questo punto mi piace farvi notare che l’immagine del primo post, risale al 4 febbraio 2011, riporta ad una delle ultime pubblicazioni, ambedue hanno come soggetto lo zio Ernesto il giovane, una continuità sfociata in un premio letterario, merito dei pulinaroti, rivolto a bambini e ragazzi della scuola di Platì.

domenica 18 dicembre 2016

L'albero della vita (reg. Edward Dmytryk - 1957)



Agostino Mittica & Caterina Oliva unica famiglia Mittiga/ca presente nel catasto onciario del 1746
49 anni – 5 figli

MITTIGA MICHELE
nel catasto onciario del 1794 era un mastro calzolaio
il quale sposò Brigida … Pirri o Pini o Pizzi
egli morì nel 1833 a 66 anni

da Michele e Brigida nacque
FRANCESCO
che sposò Ietto Angela
da questi nacquero
MICHELE (registrato Mittica) il 4 marzo 1791 -  e  ROCCO il 4 febbraio 1814
Michele andò in nozze con Treccasi Elisabetta
Rocco invece impalmò Buccafurni Rosa, nativa di Molochio
Da Michele ed Elisabetta il 19-10-1845 nacque ROCCO che si unì con Fera Caterina – da Rocco e Rosa nacque il 2-12-1847 FRANCESCO che sposò Riganò Rachele
Da Rocco e Caterina nacque, il 20 luglio 1884, ELISABETTA (Lisa) – da Francesco e Rachele scaturì l’8 marzo 1881, ROSARIO
Elisabetta sposò Gliozzi Luigi – Rosario accasò Trimboli Maria (Mariuzza)
Da Bettina e Luigi venne al mondo CATERINA (Cata) nel 1913 e da Rosario e Mariuzza, FRANCESCO (Ciccillo) nel 1908
e quindi
Saro, Maria, Gianni ed il sottoscritto
Gino


Questa genealogia in parte è stata bloggata ma solo il l’attitudine alla ricerca genealogica di Francesco di Raimondo è riuscito, knockin'on Heaven's door , a svelare la parentela tra la nonna Lisa ed il nonno Rosario.  

venerdì 18 maggio 2012

Harvest, in fine


Sergio Leone a Taormina (foto Mittiga)


L’amore per Sergio Leone si intensificò irrimediabilmente dopo la visione di Giù la testa al Garden.
Prima di questo film, il regista cercò in vari modi di realizzare C’era una volta in America con viaggi inconcludenti negli States - posso dire di aver seguito passo dopo passo la gestazione di questo capolavoro del tempo perduto -le sceneggiature si susseguivano con gli sceneggiatori: la prima versione che doveva essere prodotta da Alberto Grimaldi portava il nome di Norman Mailer ed era completamente diversa e prevedeva tutt’altri attori.
Agli inizi degli anni ottanta il progetto si concretizzò, gli sceneggiatori erano quelli giusti, il nuovo produttore era ansioso di lavorare con Leone e l’attore era l’ideale per quel copione. Riuscite a immaginare quell’opera senza l’attore di Taxi Driver e Il cacciatore ?. Robert De Niro si può annoverare con tutti i diritti tra gli sceneggiatori del film senza aver preso parte alla sua stesura.
Il film arrivò nelle sale italiane in autunno. Lo vidi per tre volte all’Aurora di Gianni Parlagreco, lui conosceva la mia idolatria per Leone, e dopo lo rividi ancora per tre volte in altre sale. Misurando la sua durata posso dire di aver speso una giornata di ventiquatt’ore per la sua visione.
Il cinema era morto e sepolto e C’era una volta in America il suo necrologio.
Nel luglio del 1985, a Taormina il sogno diverrà realtà: una sera al Tout va, su segnalazione di Carlo Fichera, proprietario con i fratelli del locale, dove mi recavo con Adolfo per delle video proiezioni, potei incontrare Sergio Leone. Emozionato, come davanti al Messia, al momento di lasciare il locale, vi era giunto con la famiglia; avvicinandomi, gli sussurrai “Maestro!” e lui con un leggero schiaffo sulla guancia destra mi impresse il sacramento della cresima che ancora non avevo avuto, con buona pace dello zio Ernesto, dicendomi: “ come va caro ?”.
La sera successiva, al Teatro Greco, l’emozione si rinnovò: sempre per Carlo Fichera, riuscii ad avere il pass di fotografo e stando sotto il palco potei avvicinare, la prima di una serie di volte, maestro Morricone, dove assieme a Leone, Tonino Delli Colli e Carlo Simi, doveva ritirare il Nastro d’Argento per quel capolavoro.
Ci saranno ancora molti film da vedere, non più nella prima fila, al centro della sala.
Accanto alla persona amata ero un’altro, che stava per diventare un altro ancora, diverso dal bambino che entrava al cinema Loreto come per andare in chiesa, pieno di aspettative  su quanto avrebbe visto sullo schermo e uscendone, correva per le vie del paese per giocare al film visto.
Il cinema era l’immaterialità, era l’anima, l’amore e chi lo innescava mi hanno catapultato nella materialità della terra. Amore è la terra. Quella vaghezza delle immagini mosse che creava spiriti non esisteva più, oggi è ora, dove non esistono anime e non ne esisteranno. Domani saremo niente e niente rimarrà di noi, peggio, perché chiusi in una cassa di zinco non potremo scomporci, anche per l’immane ingestione di sostanze conservanti contenute nei cibi preconfezionati, e ritornare nuovi, come il film che arrivato alla fine, viene riportato, dal proiezionista, all’inizio di una nuova proiezione.
E’ stato bello sognare di sognare il sogno di Noodles.
Non ho smesso di andare  a letto presto.

“Di notte gli anni tornano e si mettono
appollaiati attorno al mio letto
Walker Percy L’uomo che andava al cinena




Fine

venerdì 27 aprile 2012

Harvest



Come ho ricordato prima ho prestato mano d’opera con Taormina Arte, e in quella sede con i circoli messinesi si organizzarono retrospettive su Roger Corman, Brian De Palma, Peter Weir e il cinema australiano.
Già negli anni del mio apprendistato al Cineforum Don Orione per mezzo di Ubaldo avevo timidamente collaborato alla “Settimana del Filmnuovo” una sezione della Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina affidata al professor Sandro Anastasi, critico cinematografico della Gazzetta del Sud, creata negli anni della contestazione per tacitare i turbolenti giovani – un pallido scopiazzamento tutto buddace di quanto era accaduto a Cannes e a Venezia dove a scendere nella strada era gente come Godard, Truffaut, Malle, Pasolini, Bertolucci provocando turbolenze davanti al Palais e al Lido – che si opponevano a quanto gestiva dispoticamente Gian Luigi Rondi.
Le proiezioni della “Settimana”, si svolgevano nella varie sale messinesi affittate di anno in anno; il Trinacria e il suo Giardino, l’Odeon, il Garden e il Giardino Corallo. Più avanti dopo l’abbandono da parte mia del Cineforum continuai, chiedendo, assieme a Franco Cingari, al gentilissimo professor Anastasi di poter dare una mano, soprattutto per la retribuzione che ci veniva accordata, poca cosa di fronte a quanto percepivano impiegati e dirigenti dell’E.P.T di allora. Questa partecipazione mi diede comunque l’occasione, talvolta, di mettere piede a Taormina, con la macchina e l’autista, Silvio, della Rassegna, e recarmi al San Domenico dove c’era la vera e propria organizzazione e intravedere nell’andirivieni di quelle stanze qualche personaggio famoso.
Nel frattempo giunse il 1984, non quello di Orwell ma quello di Leone con l’arrivo nelle sale di C’era una volta in America, per dirla con Walker Percy  “sono un uomo giovane, ventinovenne, ma sono pieno di sogni, quanti  potrebbe averne un vecchio”,  il mio ideale di bellezza ha finalmente un volto e un corpo e per giunta il suo cognome è come quello di  nonna Mariuzza.



venerdì 13 aprile 2012

Harvest

Io arrivai all’E. inizialmente perché dopo la scuola per racimolare qualche lira e non gravare sempre su papà, ereditai un lavoretto, da mia sorella Maria, che consisteva nell’incassare per conto di una nota, a quei tempi, libreria. Una simpatica signora lavorava li dentro e vi ritornavo ben felice perché mi piacevano le sue gambe – quando divenimmo colleghi lo rivelai all’interessata, per nulla turbata, anche perché era divenuta come una sorella per me.
Dopo non ricordo se vi rimisi piede per Fabio Mollica o con Fabio, figlio del noto attore messinese Massimo, divenimmo amici lì dentro. Sta di fatto che lui aveva organizzato, ora si dice progettato, un corso per “Operatore Culturale”, a cui mi iscrissi. Ma forse, ora che ci penso, lo conobbi per via di un ciclo di film promosso da una cooperativa di cui lui faceva parte, proiettati al cinema Royal, e per il quale chiesero la mia consulenza e collaborazione.
 Il docente di “Comunicazioni di Massa” per quel corso era Sebastiano Di Marco che veniva Reggio dove insegnava inglese in un liceo, ma era più conosciuto perché era la mente del circolo “Charlie Chaplin” in via Aschenez.
Il Natale di quell’anno, con Fabio e Filippo, un altro collega ed amico, lo passammo presso il suo circolo perché aveva allestito una retrospettiva su Sergej M. Ejzenstejn, cosa rarissima in quei tempi per i circoli calabro-siculi, e ogni sera con la 126 rossa della mamma di Fabio traghettavamo, via Villa San Giovanni, per andare al circolo reggino.
A Sebastiano Di Marco devo una riconoscenza che non ho mai potuto ricambiare a causa della sua prematura scomparsa: se sono diventato un lavoratore dell’E. lo devo al suo inaspettato e disinteressato sollecitamento presso il direttore. Lui capì subito quanto rappresentava il cinema per me e la preparazione acquisita  frequentando i cinema e i circoli, per questo ogni tanto, durante le lezioni, mi chiamava a fare qualche intervento a supporto delle sue lezioni.
Al di fuori di questa mia attività lavorativa che mi impegnava abbastanza durante la settimana ,
sepolto il “Barbaro” non smisi di partecipare all’organizzazione di cicli cinematografici con altri circoli e in quegli anni si intensificò pure la collaborazione con la Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina e con la succeduta Taormina Arte.
Continuai a proiettare film presso un circolo ARCI, “Il Punto Rosso” – vi proiettai per qualche settimana Io sono un atutarchico di Nanni Moretti, allora al suo debutto -, partecipai e proiettai con la cooperativa Entr’Acte fondata dagli scissionisti barbari cui si era aggiunto Maurizio, Godard, Wenders, il Cinema Francese, proiettai pure presso il circolo socialista Officina e nelle feste dell’Unità.





martedì 3 aprile 2012

Harvest



Se finora non l’avete capito, ho il culto di C’era una volta il west. L’ho prenotai dalle paoline e tra le altre proiezioni, perché i film circuitavano, con me e il Fumeo, nelle varie sedi dell’E., desideroso di vederlo da solo invitai Adolfo ed Angela, un’allieva di quell’anno. Nella prima agghiacciante apparizione di Henry Fonda, lei scioccata gridò: “no, Henry Fonda fa queste cose?” Non sapendolo mi rese immensamente felice. Era proprio questo lo scopo di Sergio Leone quando scritturò l’attore di John Ford: il buono in senso assoluto, il mite Tom Joad di Furore, in quel film doveva essere più cattivo di Lee Van Cleef nel precedente. Ancora dopo circa quindici anni faceva quello strano effetto sul pubblico.
Persi l’amica ma io ero ancora per il cinema, specie quello leoniano, e non sbaglio se vi dico che a Messina ero il suo profeta. In molti erano quelli che mi prendevano in giro a causa della mia  passione per Clint Eastwood e la musica di maestro Morricone, molti erano quelli a cui non piacevano sia i primissimi piani sia la lentezza delle scene.

In quel posto di lavoro, la chiamano formazione professionale, si svolgono corsi, in particolar modo per ragazzi poco vogliosi di continuare gli studi, ma anche per diplomati e laureati che non sanno la strada da imboccare. La vera attività è quella di tenere, oggi più che mai, lontano, dalla strada, come dalla droga e dalle armi, migliaia di possibili sovvertitori di leggi malfatte,  ad uso e consumo di chi sta al potere e di chi non la pensa come loro, ed anche di chi vuol graduare tranquillamente la televisione. Ma questo non lo si è voluto capire, neanche da chi presta la sua opera come formatore. Molti pensano, specie i professionisti, chi deve essere più preoccupato di tutti, che mangiamo i soldi che loro versano all’Agenzia dell’Entrate. Noi passiamo i mesi senza il dovuto, e senza il sostegno dei sindacati che si sono lavate le mani come è loro costume, ora immaginatevi dieci squadroni di questi ragazzi, esasperati dalla mancanza di prospettive nella vita, per le vie di una città come Messina… altro che I guerrieri della notte di Walter Hill… forse arriverebbero a nutrirsi di carne umana come ne La strada di Cormac McCarthy – ma non preoccupatevi, dormite tranquilli, è solo la mia fantasia, o catastrofismo, questi ragazzi sono annorbati  dalla televisione, dal sesso precoce, e dai cibi pieni di sostanze conservanti che li mantengono quieti e inadatti a qualsiasi ribellione.

venerdì 23 marzo 2012

Harvest




Continuai a svolgere compiti logistico-amministrativi e… ebbi una sala cinematografica tutta per me: io programmavo, io proiettavo, il pubblico era quasi tutto di giovani. La sala non aveva un nome, era all’interno dell’E.. Il direttore in questo, e fu l’unica volta, mi diede libertà assoluta, un po’ ascoltavo il povero Antonio Marzotti, docente di materie umanistiche.
I cataloghi erano quelli del cinema Loreto di Platì: l’Angelicus di Messina e la San Paolo Film di Catania, non poteva essere altrimenti. Il proiettore era un sedici mm. Fumeo, acquistato presso il negozio di foto-cine di Angelino Panzera. Lo schermo della sala, a parete, era stato predisposto involontariamente dai proprietari dell’appartamento sede dei corsi, ed incredibilmente in una cornice in gesso, in CinemaScope. Già al momento del sopralluogo per prendere in locazione l’appartamento, come entrai in quel salone e vedendo quella cornice pensai subito a quell’utilizzo finale.
E finalmente, come in una metamorfosi di Ovidio divenni Mimmo Addabbo.
Poco distante dalla sede di lavoro c’era la casa dell’avvocato Mongiardo, agente dell’Angelicum in Sicilia, in via Citarella, a monte del viale San Martino, poco più sopra l’edicola di Santino Privitera.
Mettendo piede nello stanzone dove erano depositati e catalogati sia le pellicole che i manifesti ebbi un attimo di esitazione, perché accanto alla porta c’era un lettino dove dormiva la mamma del padrone di casa. Vedendola mi spaventai, lei mi tranquillizzò e mi spiegò che pur essendo la casa grande, suo figlio aveva ritenuto opportuno adagiarla nel suo luogo di lavoro. Qualche tempo dopo la signora mi rivelò che suo figlio l’aveva posta lì per tacitare la moglie brontolona.
A parte ciò appena cominciai a guardarmi attorno ebbi una specie di seconda visione, velocissima, di tutti i film che avevo visto al cinema Loreto, un gran numero erano appesi alle pareti di quello stanzone. Chiesi all’avvocato Mongiardo se aveva noleggiato in passato i film per quel cinema, lui mi rispose: “ Si, certo, conoscevo benissimo l’arciprete Minniti e Mimmo Addabbo, di cui sono stato spesso ospite a pranzo e lui è stato qui da me.”
Ai miei spettatori potevo far vedere qualsiasi cosa, ancora dovevano fare la comparsa videoregistratori e videocassette, loro gradivano tutto pur di non fare lezione. In pratica molti venivano perché avevano al scusa di uscire da casa, in modo particolare le ragazze provenienti dalla periferia.