I lieti eventi
Tardi, aspettati, giungono e non sempre …
Presta soltanto è la sventura:
Intraveduta appena, ella ci è sopra.
Signori.
La Nobile Donna Caterina Mezzatesta,
ieri esuberante di vita, oggi freddo cadavere ci insegna come un tiranno
minaccioso passa in mezzo a noi, trascinando dietro di sé, a brandelli, i cuori
lacerati. Passa, seguito da un coro lamentoso di gemiti e di singhiozzi, di
lacrime e di sangue …
Una bambina, che dal selvaggio dolore si sente stringere il petto, che
piange amaramente su una bara, simboleggia la desolazione dinanzi a cui lo
spirito cristiano devotamente medita. E non ha bisogno questo muto e sanguinoso
dolore, non ha bisogno di parole per manifestarsi … il vero dolore non parla …
va fremendo nel cor, finché lo spezza.
Ed è per questo che non vi domando parole, non vi domando lacrime …
Raccogliamoci e pensiamo piuttosto sui destini ultimi degli uomini.
XXX
Conoscevo appena il timbro della sua voce … ma conoscevo ma conoscevo
abbastanza il ritmo della sua bell’anima. Conoscevo in altri termini, che era
buona, di quella bontà che viene dall’Evangelo e a me lo dissero i poveri. Non è questa, credetemi, un’asserzione che
scende dai regni della metafisica o della rettorica , è una verità vera e
quella vecchietta che mi rifiutava dei soldi unicamente, perché, come diceva
lei, aveva la sua Donna Caterinuzza, se fosse qui sarebbe una prova parlante …
Compresi allora,sin dal mio primo apparire in questa cura, come qualmente la
nobildonna Caterina Mezzatesta lavorasse davvero pel cielo. Ma oggi comprendo
meglio che Ella non doveva morire … che Ella non è morta anzi … vive, per lunga
pezza ancora, nella riconoscenza dei poveri Lo credo.
XXX
Vive! Oh non possiamo dire che sia tutta ,morta! Per carità, non la
dite questa acerba parola a quattro angioletti di bimbi, che si stringono come
un gruppo di naufraghi intorno al padre, indebolito dallo schianto. Non dite
che tutto è un sogno e che essi non si desteranno domani. Voi li uccidete
certamente. Lasciiateli vivere di fede, di speranza di amore … Oh come è bello
“ sui casti silenzi della tomba sospirare, sognare ed amare! “
XXX
“ Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me anche se morto
vive … credis hoc? “ Così diceva il Biondo Nazzareno a quell’anima desolata della
buona Marta. E le restituiva il fratello quatriduano. O come vorrei in questo
giorno, come vorrei sollecitare il Miracolo di Betania a favore dei figlioletti
teneri, del marito affranto, dei parenti desolati! Con la manifestazione più
bella, più chiara, più ampia della mia fede, nella divinità del Maestro! Ma se
ciò non mi è dato, lasciatemi che ho
bisogno di meditare … Il religioso silenzio piace ai morti. E’ allora che essi
rispondono alle nostre domande, molciscono i nostri cuori, asciugano le nostre
lacrime. E’ allora quella corrispondenza di amorosi sensi tra gli estinti e i
vivi, di cui parlava il Poeta.
XXX
Io non scriverò mai la storia di un cuore. Ne hanno scritto abbastanza
di queste storie. Dico semplicemente che innanzi ad una martire della
Maternità, innanzi a due esistenze che si inabissano nell’atto di afferrare di
afferrare la tavola di salvamento … è giocoforza tacere, raccogliersi e
meditare.
Se non che, i cuori sanguinanti hanno bisogno delle bende di conforto,
e queste bende pietose me li appresta la religione di cui sono indegnamente
ministro e che è nata tra i sepolcri. Essa mi schiude “ i floridi sentieri della
speranza, i campi eterni, il premio che i desiderii avanza “ mi fa vedere in
luogo di delizie dove le anime buone che amammo ci attendono per vivere di una
vita immortale, non funestata dal pianto. E’ colà che ci ha preceduto e vive
Donna Caterina Mezzatesta.
XXX
Si, e lo dico con foce ferma e robusta, Ella non è
morta! Passò dall’ombra nella perpetua luce, dalla terrav al cielo, come una
melodia che si perde nell’orizzonte, lontana. E’ andata a ricevere il premio
delle sue virtù e vigilare, ombra benefica ed invisibile, sopra la sua casa,
oggi in desolazione. Intanto … Sunt lacrime rerum
Piangono le mura di questa casa come colpite dal
fulmine, piangono in essa le cose tutte, divenute memorie sacre della sua
esistenza stroncata e dal flutto delle cose emerge l’idea della sventura. Come
un nero sudario incombe la monotonia del tempo che lento volge ed incalza alla
preghiera.
Sac. Ernesto
Gliozzi sen.
N. B. La citazione d'apertura lo zio la trasse dal Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni. Io vorrei invitarvi a leggere il testo per intero perché mi pare che sia una composizione tra le migliori uscite dalle penne paesane.
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