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Visualizzazione post con etichetta I Love Platì. Mostra tutti i post
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mercoledì 28 giugno 2023

sabato 13 maggio 2023

Dalla nube alla resistenza [di Danièle Huillet & Jean-Marie Straub - 1979]




Varcando la soglia delle 300.000 visualizzazioni queste pagine si affermano come la prima ed unica guida enciclopedica di e su Platì. Vedo i sorrisi sarcastici di molti ma sento anche la partecipazione dei più. A quest’ultimi come ai primi un Grazie sentito.

mercoledì 26 aprile 2023

sabato 22 aprile 2023

Fiori di zucca [di Stefano Pomilia - 1988]

Ma cosa siamo noi senza la nostra storia?”.

[…] A Reggio, tutto il personale scolastico sa del mio rientro e alla fine di agosto ricevo, tra mille telefonate, anche quella dell’insegnante vicario di Platì con cui decidiamo di incontrarci il primo settembre a Bianco, una località costiera della Jonica, e andare con la sua macchina a Platì, che dista appena qualche chilometro.
Il primo settembre 2013 di buon mattino, intorno alle sei, sono alla stazione centrale pronta, alla primissima esperienza da pendolare, a raggiungere la mia nuova scede di lavoro, Platì un piccolo paese della nostra provincia distante novanta chilometri da Reggio.
È una giornata particolarmente calda, prendo posto in un vagone ancora completamente deserto, i finestrini sono tutti abbassati, l’odore penetrante di treno mi riporta indietro nel tempo, ai miei lunghissimi viaggi verso Venezia, e mi perdo nei ricordi.
Al fischio del capotreno “Tutti in carrozza, si parte!” l’ambiente comincia ad animarsi, ed io mi lascio andare ad un’emozione nuova, quella di disegnare, fantasticandola, la vita dei miei compagni di viaggio, persone mai viste prima e nella mia mente si aprono come in un film pagine avventurose, appassionate, misteriose, enigmatiche, burlesche che mi accompagnano a tratti per quasi tutto il viaggio, fino a quando i miei occhi vengono improvvisamente abbagliati dal sole che salendo dai monti si tuffa con riflessi dorati nelle calme onde del mare. Un viaggio breve, fantastico, molto affascinante!
Alla stazione di Bianco, ad aspettarmi il mio professore, una persona particolarmente garbata.
Attraversiamo in macchina una lunga vallata e strade contorte e ripide che tagliano estese colline e monti sommersi da una lussureggiante vegetazione fino ad arrivare in paese, dopo circa un quarto d’ora.
Platì è un piccolo borgo, sembra isolato dal resto del mondo, ben nascosto, perfettamente mimetizzato col rigoglioso e selvaggio verde dell’Aspromonte, una località purtroppo ben nota per la presenza di famiglie tra le più potenti al mondo della ’ndrangheta.
La scuola è un piccolo, sobrio e ben pulito edificio, il cui ingresso principale dà proprio sull’unica strada che attraversa tutto il paese, mentre il cortile con l’ingresso degli alunni è situato nella zona retrostante.
Al mio arrivo, sono immediatamente accolta da un’atmosfera semplice e particolarmente familiare. I docenti, in massima parte molto giovani, mi vengono incontro con sorrisi raggianti che mi tranquillizzano e mi fanno subito capire la smisurata voglia che hanno di scendere in campo finalmente per cambiare, rinnovandola e migliorandola, l’azione didattica, in una scuola che negli ultimi periodi era rimasta solo a guardare, limitandosi all’essenziale.
Mi fermo molte volte a pranzare con loro e tutto il personale fa a gara per prepararmi piatti prelibati e gustosi. Non dimenticherò mai le frittelle di fiori di zucca della mia carissima assistente di segreteria.
Gli uffici funzionano molto bene per la presenza degli assistenti e del Direttore Amministrativo, tutti non solo molto professionali ma anche bravissime persone.
Viaggio in treno per circa due mesi, poi sono costretta a utilizzare la macchina. Il viaggio di ritorno era sempre un’incognita. Non sempre riuscivo a trovare un pesto a sedere e poi spessissimo, per guasti alla rete ferroviaria, ero costretta a soste che a volte si protraevano per lunghissime, interminabili ore.
Il viaggio in macchia. mi rende più autonoma e libera negli spostamenti, ma poi mi rilassa moltissimo. Accendo la radio ed io che amo cantare, non la smetto se non quando arrivo a scuola.
In un ambiente sereno e fortemente collaborativo anche con le famiglie, il lavoro che è stato sicuramente molto impegnativo, consente alla fine a tutti quanti noi di raccogliere con grande soddisfazione e tantissimo orgoglio risultati importanti e significativi in ogni settore dell’attività scolastica.
Indimenticabile il giorno in cui riusciamo tutti assieme, col nostro presepio vivente a riempire ogni angolo, ogni piccola parte del paese, ricostruendo, con minuziosa attenzione e curandone ogni minimo particolare, le antiche botteghe artigiane. Un intero paese si sente fortemente coinvolto, una comunità fatta di gente semplice che non si tira mai indietro e fa di tutto per non deluderti. Tra quella gente, in quei posti, ho la sensazione di vivere la vera essenza, il vero significato del Natale, non mi era mai accaduto prima di provare emozioni così profonde. […]
Emilia Occhiuto, La casa delle storie, 2021
 

venerdì 14 aprile 2023

HEIMAT [di Edgar Reitz - 1984]

Voci da Platì di Luigi Mittiga è la punta di un iceberg.
I narratori platiesi che ha voluto includere in questo piccola antologia sono le emergenze visibili, quelle che nell’arco di quasi centocinquant’anni hanno trovato spazio sulla carta stampata, con questi o con altri scritti. Ma nei livelli sottostanti, profondi, quello che li tiene in alto, che li sorregge con la sua massa gigantesca è quel racconto corale di un paese che l’autore-curatore ci ha restituito negli anni passati. La Heimat di Mittiga è Platì, direbbe Luigi, utilizzando quel corto circuito tra cinema e vita, tra cinema e memoria attorno a cui ha costruito I love Platì, la sua opera precedente. In quel libro, come nella pagina Facebook dallo stesso nome, e come ancora prima nel blog Da Platì a Ciurrame c’è una vita collettiva che pulsa e brulica, in grado di recuperare le tracce della scrittura e di restituire la dignità di personaggi a quelle persone che, per dirla con lo storico Georges Rudé, potremmo pensare che “non abbiano lasciato dietro di sé che le lapidi e i figli”. E invece! Invece hanno lasciato lettere e poesie, atti giudiziari e atti notarili, memorie, genealogie, fantasie, narrazioni che hanno consentito al loro innamorato cultore di farne le tessere di un puzzle di vita; di mostrare “quante cose si possono vedere succedere quando apparentemente non succede nulla”, per citare un altro grande storico, Giovanni Levi. […]

 Dal teaser di Ida Fazio per Voci da Platì Nove narratori e ventitré racconti dal 1878 ad oggi, Leonida Edizioni, 2022
 

giovedì 13 aprile 2023

martedì 11 aprile 2023

LA STELLA DEL SUD [di Sidney Hayers - 1968]


Nel primo capitolo di SUD ANTICO di Emanuele Lelli, L’Aspromonte greco, un anziano ricorda nel corso dell’intervista la pratica, costantemente seguita dagli abitanti del paesino di Platì, una volta giunti al Santuario della Madonna della Montagna per celebrarne la festa, di mordere un pino benedetto per stornare qualsiasi rischio di perdersi per strada una volta imboccato il ritorno. Tale discorso suscita in Lelli una spontanea e inattesa associazione, ossia il confronto con il finale dell’Inno a Delo di Callimaco, in cui viene citato un rito particolare, rigidamente osservato dai marinai che sbarcavano sull’isola: in sostanza, essi mordevano il fusto di un olivo, secondo una pratica ricondotta ai giochi di Apollo bambino. Ora, qui il punto più significativo, a parte l’assoluta specularità delle immagini, è costituito dal fatto che non esistono ulteriori riscontri antichi di questa pratica, che anzi di norma ha messo a durissima prova tutti i filologi che avessero cercato di sondarne la genesi. D’altra parte, come ricorda Lelli, in Aspromonte prevalgono in assoluto le superstizioni di origine greca piuttosto che latina, praticamente inesistenti; il che “induce a riflettere sul grado di continuità tra queste popolazioni e la cultura della Magna Grecia, nonché sullo scarso grado di penetrazione della romanizzazione”, autorizzando a parlare di “credenze greche e romane, più che greco-romane, o meglio, di credenze testimoniate per il mondo romano e per il mondo greco”.

[Platì] “Comune in provincia di Reggio Calabria, di circa 3,800 abitanti, spicca in particolare per la sua speciale collocazione geografica, trovandosi incassato in una vallata posta al centro dell’Est dell’Aspromonte. Avvolto da una natura selvaggia e conturbante, è retto sostanzialmente da un’economia di tipo agricolo-pastorale, che ingenera notevoli squilibri nella distribuzione delle ricchezze: cfr. l’opuscolo datato, ma particolarmente efficace, in quanto ‘fotografa’ il periodo in cui la maggior parte degli intervistati viveva la sua giovinezza, di Zangari (1940)”.

Arduino Maiuri
PER UN’ETNOGRAFIA DEL MEZZOGIORNO ITALIANO, Histos 12 (2018)  XXIX-XXXVII
https://histos.org/documents/2018RR06MaiurionLelli.pdf 

Il Prof. Arduino Maiuri è docente di latino e greco presso il Liceo Classico “Cornelio Tacito” di Roma, ricercatore e grande esperto di storia delle religioni, in particolare nel mondo classico, di letteratura latina e storia romana, del sacro nella cultura classica, degli ordinamenti giuridici nei mondi greco e romano, della prima cristianità. È autore, in queste materie, di numerosi articoli scientifici e di libri.

sono pienamente convinto del fatto che la passione non solo vivifichi gli alveoli della nostra esistenza, ma la renda unica.
Sarei inoltre felice di poter leggere le sue "Voci da Platì", poiché convengo con lei sul fatto che l'amore per la terra natia è un bene prezioso.
Con viva cordialità,
Arduino Maiuri
 
oggi ho ricevuto i suoi volumi: sono davvero eleganti e rifiniti, dunque preziosi anche nella loro veste estetica, oltre che naturalmente nei contenuti!
Spero di poterli leggere quanto prima, e comunque non mancherò di tenerla aggiornata.
Con i miei più cordiali saluti, sinceri complimenti ed enorme gratitudine,
Arduino Maiuri

martedì 3 gennaio 2023

Genji Monogatari [di Yoshimura Kōzaburō - 1951]



"Fra una decina di giorni sarà Natale; Luigi arriverà in tempo per assistere ancora, dopo tanto tempo, nella grande chiesa semibuia, alla poetica Messa di mezzanotte, coi limpidi, meravigliosi cori popolari che sembrano uscire dal nulla e invece sorgono dalle labbra delle ragazze inginocchiate nell’ombra. E alla fine della funzione, dopo che le ciaramelle avranno intonato la loro dolce, monotona canzone, i grandi falò improvvisati sulla piazzetta antistante alla Chiesa, illumineranno i volti della gente raccolta intorno... "
Michele Fera, Il ritorno, 1955

giovedì 22 dicembre 2022

This Is Christmas [di Chris Foggin - 2022]

"At Christmas time
We let in light and we banish shade"
Band Aid
La speranza e i suoi gesti
Il messaggio e i messaggi
di P. GIANCARLO BREGANTINI

A Platì, durante la novena che si svolge prestissimo, alle 5. 00, secondo la più fedele tradizione, in una chiesa gremitissima ogni mattina, è stato posto nel cuore della chiesa un grande albero spoglio e nudo.
Colpiva la sua nudità. Esistenziale. Altamente simbolica per attese di giustizia, gridi di pace, speranze nascoste nel cuore di tutti... Tutto vi era rappresentato. A Natale, il miracolo. L 'albero “nudo” ' è stato sostituito da un grande olivo verdeggiante. Non da un albero di abete, che non appartiene direttamente alla nostra cultura, ma da un albero di olivo, quell'albero cioè che orna le nostre colline e ricrea il cuore nel vederlo argenteo al sole, pur nella dura fatica, quest'anno, di un raccolto sotto la pioggia insistente.

A San Luca protagonisti del messaggio natalizio sono stati i ragazzi della Scuola elementare guidati dalle maestre e sostenuti entusiasticamente dal parroco. Hanno ricostruito luoghi e ambienti del tempo di Alvaro, hanno lanciato un messaggio di riscoperta delle tradizioni più genuine del popolo calabrese, pur nella consapevolezza che è “dura la vita dei pastori in Aspromonte”. L ‘intero paese si è mosso, rispondendo con favore alle sollecitazioni e agli stimoli offerti. “Un Natale con i fiocchi”, appunto, anche se di neve non c 'era l 'ombra.

Da Africo è partito invece un chiaro messaggio di impegno ed una proposta decisa. L 'hanno rilanciata i ragazzi, i docenti e soprattutto la coraggiosa preside della Scuola Media. Chiedono un edificio per la scuola. Per capirli, basta visitare un attimo l'attuale sede della scuola, alloggiata in una angusta casa popolare. Le aule, soprattutto del piano inferiore, strette e buie, con una rigida (e purtroppo necessaria!) inferriata alle finestre, danno a tutti un immediato sapore di tristezza. Lì non si coglie il sorriso della vita che dovrebbe accompagnare la voglia di studiare. Eppure, all'ingresso del paese, le fondazioni e i pilastri della scuola ci sono. Svettano verso il cielo, quasi mani imploranti ascolto, ormai stanche per la ruggine e l 'abbandono. La recita in dialetto ha dimostrato, lì come a San Luca qualche giorno prima, che nelle scuole i ragazzi nascondono spesso talenti impensati. Sono un po' tutti attori in questi paesi. A noi adulti, alla scuola soprattutto, la gioia di scoprire che, “dentro il marmo, la statua già c 'è e che va solo liberata dal marmo che la stringe”.

L'Avvenire di Calabria, 6 gennaio 1996


encore

lunedì 19 dicembre 2022

La gentilezza del tocco [di Francesco Calogero - 1988]

Ciao Luigi,
ti mando le foto fatte a Ubaldo con il libro, che ha gradito molto e a cui ho dato il tuo numero.
Ti mando con altra mail (questioni di capienza) anche quelle fatte al banner uscito sulla Gazzetta, nel caso non l'avessi visto.
Ho incontrato Silvana e Totò, a cui ho detto del tuo libro e della citazione che lo riguarda. Mi hanno detto che avrebbero piacere di vederti. Ho dato a Silvana il tuo numero. Lei avrebbe l'intenzione di organizzare una rimpatriata con Francesco Calogero, che verrà a Messina per girare il suo prossimo film.
Sto leggendo pian piano il libro.
Affascinante e sorprendente il racconto di Saverio Mittiga (presumo tuo parente) su Platì e sull'amara storia dei due briganti.
Riguardo al tuo pezzo, non ho trovato quelle incoerenze che paventavi. Certo, per il lettore, c'è qualche difficoltà ad individuare, per es. a pag. 100, i ..."tre Sergio".
Forse il "salto" potrebbe essere a pag. 106, laddove passi repentinamente dal riferire dei cinema gestiti da Gianni Parlagreco a "Totò mi disse...". Non si capisce chi sia Totò (immagino Caratozzolo ma il lettore non lo coglie) e, comunque, il periodo non si lega all'introduzione del capitolo, troppo lontana. Per il resto, mi sembra che vada benissimo.
A presto.
Orazio

 

martedì 13 dicembre 2022

Nitrato d'argento [di Marco Ferreri - 1996]

Un tributo a Mimmo Addabbo (1940 - 2017) proiezionista del CINEMA LORETO di Platì.
Video di Valentina Piras dello staff di Leonida Edizioni per VOCI DA PLATÌ - Nove narratori e ventitré racconti dal 1878 ad oggi.

sabato 10 dicembre 2022

martedì 22 novembre 2022

Scattering CJ [di Andrea Kalin - 2019]

Do you remember a guy that’s been
In such an early song
I’ve heard a rumour from Ground Control
Oh no, don’t say it’s true
David Bowie

Ada Perri 
1936 - 2022*
Nella pubblicazione precedente si è fatto cenno alla scomparsa del pagano pianto funebre come delle orazioni funebri ad esso succedutesi. Una variazione è venuta fuori con l’avvento del web. Ma già il cinema si è occupato con alcuni film, chissà perché ci ostiniamo a chiamarli così visto e considerato che sono file di una cartella, provenienti dall’America. In queste pagine vi sono ricordati Stories We Tell 1 di Sarah Polley del 2012 e a Obit 2 di Vanessa Gould del 2016 a cui vanno aggiunti Scattering CJ di Andrea Kalin del 2019 e il recentissimo Raymond & Ray di Rodrigo Garcia del 2022. Scattering CJ documenta su un gruppo Facebook fondato da Hallie Twomey  l'11 novembre 2013, per commemorare il figlio maggiore CJ Twomey, morto suicida nel 2010.  Attraverso quella pagina Facebook, Hallie ha chiesto se ci fosse stato qualcuno disposto a spargere una piccola quantità di CJ’s cremains in un luogo di propria scelta. Da quel momento le ceneri di CJ sono state sparse i in tutto il mondo, compresa la Grande Muraglia Cinese e il  Monte Kilimangiaro. Raymond & Ray nel più classico dei classici stili hollywoodiani racconta di due fratellastri costretti dal loro padre a dargli la sepoltura risolvendo così i conflitti freudiani, al tempo stesso la parte centrale è un’esposizione figurativa del libro di Ernesto De Martino. Si possono citare altri esempi di film come anche di pagine Facebook su persone passed away, quella che mi sta più a cuore è dedicata a Nigel Haynes https://www.facebook.com/groups/912307665457882/ 
con cui condividevamo la mortale passione per il maestro Morricone. 
FINE come diceva Tano Cimarosa. 
Negli Internet domain di lingua anglosassone morte e pianto rituale giornalmente appaiono in pubblicazioni come quelle che seguono prolungando così la memoria di chi è venuto a mancare, ma prima mi devo chiedere: non sono I LOVE PLATI’ il blog, il libro, la pagina Facebook, la morte ed il pianto rituale dell’intera Nazione Platiese?

1 https://iloveplati.blogspot.com/2021/03/stories-we-tell-di-sarah-plley-2012.html

2 https://iloveplati.blogspot.com/2022/10/obit-di-vanessa-gould-2016.html

*IELASI, Ada (nee Perri) Born in Plati, Pr Reggio Calabria, Italy on June 1, 1936.

 

Passed away peacefully with loving family by her side on April 27, 2022. Aged 85 years. Beloved wife of Giuseppe Rosario (deceased).

Treasured mother and mother-in-law of Caterina and Ross Catanzariti, Carlo and Adele, Pino and Enza.

Cherished Nonna of Bianca and Danny, Patrick and Renee, Melissa and Michael, Carla and Matthew, Joseph and Casey, Claudia, and Luca.

Adored Bis-Nonna of Mia, Ava, Anthony, Louis, Isaac.

Much loved daughter of Giuseppe Antonio and Rosina (both deceased).

Loving sister and sister-in-law of Caterina and Raffaele, Giuseppina, Pasqualino and Anna (all deceased), Francesco and Grace, Domenico and Pilar, Nino and Bruna, Sr. Carmen Perri (Lisa),

Rosanna and Giancarlo.

Lovingly remembered by all her nieces, nephews, relatives and friends in Australia and Italy.

 

Mum, things will never be the same without you here. We miss you but know your now at peace with dad. We will never forget what you did for us. Love you forever your daughter Rina and son-in-law Ross.

 

Beautiful Mum, Your love and kindness was always there for us with every breath you took. Not a day went past without you making sure we were all ok. We will miss you dearly and take comfort in knowing that you are by Dads side. Love you so much Charlie and Adele.

 

Mamma, we will miss you tremendously and are eternally grateful for your unconditional love. A day won’t go by that we don’t think of you. We are comforted that you are now with dad and in God's loving care. Pino and Enza.

 

We are blessed to be able to call you Nonna and Big Nonna We are going to miss you so much. You are now with Nonno and we know you will both watching over us.

Love forever, Bianca, Danny, Patrick Renee, Melissa, Michael and your great-grandchildren.

 

Cara Nonna, no words will ever be enough to express how much you mean to us. We will miss you more than you could ever know. Although you are gone, you will live forever in our hearts. Ti Amo Nonna. Your grandchildren Carla, Matthew, Joseph and Casey.

 

Nonna, we will always cherish the memories that we shared together and will keep them with us forever. You are now with Nonno and we feel comfort knowing that you will both be looking down on us. We love and miss you so much. You’ll forever be in our hearts. Rest In Peace. Claudia and Luca

Riposa in Pace



Domenico Addabbo
Place of birth Plati', Calabria, Italy
Place of death Fairfield, New South Wales, Australia
Dates November 23, 1940 — September 27, 2017
Rosary: Date October 3, 2017 Time05:00 p.m.
AddressOur Lady of Mount Church, Humphries Road, Mount Pritchard, Mount Pritchard, New South Wales, Australia
Funeral DateOctober 4, 2017 Time10:30 a.m.
Address Our Lady of Mount Carmel Church, Humphries Road, Mount Pritchard, Mount Pritchard, New South Wales, Australia
Burial
AddressPinegrove Memorial Park Kington Street, Minchinbury, Minchinbury, New South Wales, Australia
 
Già residente a Fairfield.
Lascia nel più vivo e profondo dolore la moglie Teresa, i figli Nick, Rosa con il marito Ross Minici, Anna con il marito Pat Portolesi, Frances con il marito Chris Naumovski, i nipoti Vince, Domenic, Joseph, Joseph, Domenic, Isabella, Johnny, le sorelle, i cognati e le cognate, nipoti, parenti ed amici tutti vicini e lontani.
Il rosario verrà recitato martedì 3 ottobre 2017 alle ore 17.00 nella chiesa di Our Lady of Mount Carmel, Humphries Road, Mount Pritchard.
I funerali avranno luogo mercoledì 4 ottobre 2017 alle ore 10.30 nella stessa chiesa, e dopo il rito religioso il corteo funebre proseguirà per il cimitero di Pinegrove Memorial Park, Kington Street, Minchinbury.
I familiari ringraziano anticipatamente tutti coloro che parteciperanno al loro dolore ed ai funerali del caro estinto.
RIPOSI IN PACE
L’originale è qui:
https://ilglobo.com/en/obituaries/domenico-addabbo-36256/



 

martedì 11 ottobre 2022

Voci da Platì - The Wish

If pa's eyes were windows into
a world so deadly and true
You couldn't stop me from looking
The Wish, Bruce Springsteen



Un ethos, cioè una mediata volontà di storia,
un progetto di «vita insieme», un impegno a
uscire dall’isolamento nevrotico per partecipare
a un sistema di fedeltà culturali e a un ordine
di comunicazioni interpersonali tradizionalmente
accreditato e socialmente condiviso.
Ernesto De Martino, La terra del rimorso, 1961

 

lunedì 10 ottobre 2022

Voci da Platì [di AA. VV. - 2022]

 


La pubblicazione di VOCI DA PLATÌ non sarebbe stata possibile senza il basilare contributo di Elisabetta Siotto redattrice e Irene Piras Art director.
TO BE PLAYED AT MAXIMUM VOLUME

domenica 3 luglio 2022

Fuori dalla nebbia [di Anatole Litvak, 1941]

«Se sei nato a Platí, – spiegano con rabbia e rammarico i due poliziotti che da anni indagano nella Ionica, – sei nato sfortunato». «È un po’ come se non potessi prescindere da un destino che t’è toccato e per forza di cose ti nutrissi di una certa mentalità e la facessi tua, perché questa ti hanno inculcato».

"Uomini capaci di essere attori della modernità, ma portatori perenni di premodernità".


Avendo di già usufruito del meglio dell’estate – caldo, freddo, pioggia, umido, insetti (e mosche cavallone), melanzane, pomodori e peperoni andati a male, fagiolini che dormono, zzipanguli bruciati dal sole, incendi … mi sono trasferito in quel di Buccinasco, la Platì del terzo millennio … dicono!  
Chi si vorrà avventurare a scrivere un’obiettiva storia di Platì è bene che tenga conto di Buccinasco La ‘ndrangheta al nord di Nando Dalla Chiesa e Martina Panzarasa edito per Einaudi nel 212. Il suo valore sta nell’indagine sociologica e socio-politica portata avanti con sobrietà e documentazione dagli autori; se ad incominciarlo si rimane infastiditi alla fine è la resurrezione quella che subentra. Da oggi in poi il testo e la relativa indagine sono da superare e rivedere per non rimanere aggrovigliati nelle maglie della soffocazione: “una ragione … più necessitata che volontaria … destinata a rivelare nel tempo i suoi benefici effetti”. Il libro di Dalla Chiesa e Panzarasa è da considerarsi come una sorta di zibaldone vista la mole di testi e documenti citati. Di fatto sta che è anche un valido aiuto per capire la Storia di Platì, anche per non sottacere il lato noir di avvenimenti scaturiti nel passato vuoi o non vuoi da malesseri di vario genere che vanno dalla lotta per la vita o per la dignità della persona.
La parte centrale, quella legata ad episodi di natura delittuosa non aggiunge nulla di nuovo. Per chi si è nutrito di cinema nero americano tali episodi sono visibili, seppur frammentati in opere che vanno da Piccolo Cesare del 1931 (il film citato in apertura è un altro valido esempio) a Traffic del 2000, in quest’ultimo Steven Soderberg ha detto quello che bisognava dire sul tema della droga - anzi voglio ricordare addirittura un film italiano, Alina di Giorgio Pàstina del 1949, siamo in pieno dopoguerra: i trafficanti di droga sono degli inermi valligiani piemontesi che smerciano per sopravvivere la polverina in Francia;  senza dimenticare William Faulkner e Cormac Mc Carty sul versante della grande letteratura. 
Dalla pubblicazione del citato libro però qualcosa di nuovo c’è: A Chiara di Jonas Carpignano del 2021 e Michele Papalia, che stende sale sulle piaghe.

La foto è uno sguardo sulla via fratelli Sergi, quando la CASA era ancora piena di odori, suoni, voci, i gerani e le fucsie in fiore, il gelsomino profumato.


mercoledì 20 aprile 2022

La colomba non deve volare - Nnuzza alla Pietra d' Angela

Del resto l’ambiente nel quale viveva la ragazza era saturo di connessioni simboliche asserite con grande serietà e senza il minimo dubbio”. Ernesto De Martino, La terra del rimorso, 1961

Ritengo il racconto di Saro Zappia, qui apparso,* come il più importante sin ora pubblicati. Se non altro per il suo carattere etnoantropologico, socio-culturale, psichiatrico e psicologico. Chi ha dimestichezza con i testi di Ernesto De Martino o quelli di Sigmund Freud vi trova un’enorme quantità di informazioni che spiegano il carattere, il comportamento e il subconscio di Nnuzza, la protagonista. Tutto questo è confermato da una conversazione con Filippo Zappia, fratello di Saro. Nnuzza di cognome andava Catanzariti ed in casa del Surrosariu era tata e collaboratrice domestica. La casa dove abitava alla Pietra d’Angela l’aveva acquistata da Domenico «u giarruni» Catanzariti, e là trascorse il resto della propria esistenza. Quella dove era nata sul finire del XIX° secolo, all’Ariella, catoiu nel testo citato, era un mono locale di quattro metri per quattro circa, con alle spalle l’aperta campagna. L’episodio, drammatizzato da Saro Zappia, come molti possono ricordare, è realmente accaduto. Se Rosario Zappia si fosse dedicato alla vita letteraria più che a quella forense, forse avrebbe eguagliato Pasqualino Perri se non superato, e noi avremmo avuto un altro generoso letterato a cui far riferimento.

*https://iloveplati.blogspot.com/2022/04/la-colomba-non-deve-volare-di-sergio.html

Questa volta anonimo è il fotografo. 


lunedì 11 aprile 2022

La colomba non deve volare [di Sergio Garrone - 1970]

UN MIRACOLO DEGLI ANNI CINQUANTA

ROSARIO ZAPPIA
Nnuzza era molto orgogliosa della sua nuova casa alla Pietra d’Angela, nella quale si era trasferita da poco lasciando il vecchio “catoio” dell’Ariella che probabilmente l'aveva vista nascere.
Ora aveva finalmente, come raccontava a tutti con malcelato orgoglio, ”l’acqua nta casa”, il cesso, un comodo “salaru” dove poter riporre in bell’ordine la legna raccolta in estate nei boschi di “Romena” o del “Mercato”, una spaziosa camera con un balconcino da cui si dominava l’ intera “ruga”; finalmente, per la processione del Corpus Domini poteva esporre anche lei sul balcone una bella “schiavina” a fiori acquistata appositamente e conservata con cura nella “cascia” assieme alle scarpe ed alla veste “pa morti”; o accogliere adeguatamente una pronipote che da lì a qualche mese sarebbe arrivata dall’ Australia.
L’unico suo rammarico al momento di lasciare l’Ariella per la nuova “ruga”, la sconosciuta “Pietra d’ Angela”, era stato quello di doversi allontanare dai vicini di casa: dal massaro P. e dalla sua numerosa famiglia, sempre generosa e solidale con lei; da Mariuzza, assidua e disponibile; da Catuzzeia, un’adolescente cui Anna era particolarmente affezionata e che, fra i numerosi altri, aveva il merito di scriverle le lettere per una sorella emigrata in Australia, leggendole poi quelle in arrivo, anche queste scritte per interposta persona, probabilmente da una omologa Catherine australiana.
Per la verità anche nella nuova “ruga” aveva trovato degli ottimi vicini: in primo luogo Cata, compagna di tante “novene” e “vesperi”, ma anche di faticose giornate trascorse a far legna nei boschi del Mercato o a raccogliere spighe nei serri mietuti di Arghia e di Santa Varvara; poi Mastro Ciccio, persona gentile e ammodo, che - raccontava Nnuzza con un misto di invidia e di ammirazione - sapeva leggere e scrivere e poteva riscuotere la pensione senza testimoni, con la sola firma; don L. e sua moglie, che la salutavano sempre con un sorriso e che, in occasione di un’indisposizione, le avevano dato un farmaco rivelatosi decisivo, mostrando con ciò di saperne più di un medico.
Ovviamente tutte le amiche di Nnuzza erano state invitate a vedere la nuova casa. Ma il massimo della soddisfazione Nnuzza lo ebbe quando donna S., donna M. e, nientemeno donna C., di ritorno da un “lutto” si fermarono per visitare la casa ed approvarono, congratulandosi, la felice scelta. Donna M. anzi, regalò subito a Nnuzza un quadro raffigurante Cristo risorto, portato in cielo dagli angeli ed attorniato da un nugolo di bianche colombe.
Con l'aiuto di mastro Ciccio, il quadro venne collocato sulla parete meglio esposta alla luce ed intorno ad esso, tutte le sere, Nnuzza e Cata si riunivano con altre vicine per la recita del Rosario.
Era Cata, più esperta, che intonava il recitativo dei misteri, dolorosi o gloriosi, enunciando con trasporto: “si contempla come Nostro Signore Gesù Cristo fu crocifisso e fu morto in croce” o come “partorì Maria Santissima il Nostro Redentore nella citta di Betlemme fra due animali nel Presepio” o che “Santa Elisabetta era gravida”; seguivano le giaculatorie finali con il rituale “ora pro nobis” delle compartecipi, sedute a semicerchio davanti al quadro e non sempre attente, nonostante i richiami di Cata.
Una sera di ottobre, verso l'imbrunire, la recita del Rosario venne interrotta da un improvviso sbattere di ali ed una colomba bianca, del tutto identica a quelle raffigurate nel quadro, attraverso velocemente la stanza, svanendo poi nel nulla, come inghiottita dal quadro stesso.
Nnuzza e Cata rimasero senza parole mentre le altre due donne che quella sera erano con loro, pur non attribuendo importanza alla cosa, dovettero convenire che la colomba non poteva, come avevano subito pensato, essere uscita, dal momento che porte e finestre erano chiuse.
Il fenomeno si ripeté nei giorni successivi alla stessa ora, richiamando curiosi, sfaccendati, agnostici e credenti, oltreché i massimi rappresentanti delle “zelatrici”, che dopo le iniziali perplessità decisero di intervenire.
Donna M. non manco di ricordare, e ciò accrebbe la verosimiglianza di quanto raccontato da Nnuzza e Cata, che una sua antenata, una santa donna, le aveva raccontato che da quello stesso quadro, collocato all’epoca nella dimora gentilizia della famiglia, un garzone aveva visto uscire una colomba che, fatto il giro del palazzo, era poi rientrata misteriosamente nel quadro.
Il poveretto non fu creduto, anzi fu schernito per il resto dei suoi giorni; ma questo nuovo episodio, sosteneva donna M., doveva essere valutato con molta attenzione.
Mastro Ciccio, con l'abituale serietà, pur dando atto dell’innegabile buona fede di Nnuzza e Cata, pensò potesse trattarsi di un insetto ingigantito dalla luce e propose, ricevendone un netto quanto scandalizzato rifiuto, di dare una spruzzata di DDT.
Intanto tutte le sere una folla sempre più numerosa riempiva la casa di Nnuzza per la recita del Rosario, diretta ora, per ovvie ragioni gerarchiche, non più da Cata ma da donna Rosina in persona, capo indiscusso delle “zelatrici” del paese. Nonostante tanta autorevolezza, o forse proprio per tale motivo, la colomba non si fece più vedere.
Una sera pero M.M., un simpatico sfaccendato, che appunto perché tale l’arguto Ciccillo Marando aveva soprannominato “Michelaccio”, si procuro chissà dove, ma verosimilmente presso il mulino di mastro Micantoni, una colomba vera, proprio in carne, piume ed ossa, liberandola di nascosto tra la folla in preghiera.
Ne seguirono scene indescrivibili. Don L., che fino a quel momento aveva espresso qualche cauta riserva, cadde in ginocchia, battendosi il petto; le donne gridavano al miracolo; Nnuzza e Cata piangevano a dirotto; il professore Carrino finse uno svenimento e venne adagiato sul letto di Nnuzza dallo stesso Michelaccio e da Ciccio B., riprendendosi soltanto dopo la somministrazione di due o tre bicchierini di “ferrochina”, l’unica bevanda di cui poteva disporre la povera Nnuzza.
A tarda sera la colomba fu ritrovata, ferita ed ormai morente, in un vicino sottoscala; venne raccolta da Mastro Ciccio e portata via, ma nessuno ebbe il coraggio di dirlo a Nnuzza e Cata che, seppure a ranghi ridotti, continuarono a recitare il Rosario tutte le sere confidando in una nuova, improbabile apparizione.
La pronipote di Nnuzza, giunta qualche tempo dopo dall’ Australia, non prestò eccessivo credito ai racconti della Zia, ancora sconvolta dal “miracolo” e vieppiù dalla microscopica minigonna indossata dalla ragazza; tanto corta che, osservava Nnuzza con sgomento, lasciava intravedere i “carzunetti”.
Il fatto, riportato in cronaca da qualche giornale locale, non ebbe tuttavia la risonanza che oggi i media riservano ad episodi analoghi, si tratti di Madonne che piangono o di apparizioni più o meno miracolose.
All’epoca la televisione non c’era ed i giornali non avevano la diffusione attuale.
Peccato: perché probabilmente, anzi certamente, sarebbe emersa una comunità paesana assai diversa da quella che, molti anni dopo, cronisti disinformati avrebbero dato in pasto allo “sdegno”, di una certa Italia benpensante, rivelatasi poi peggiore di quanto si potesse ragionevolmente immaginare.
Vicenza, luglio 1996. 

testo contenuto in PLATI', novembre 1996 


Rosario "Saro" Zappia è venuto meno or non è molto e qui è stato ricordato: