Pasqualino Sergi
1917 - 1939
Da
quell’Anno Domini 1568 il cui cappellano del Fondaco di Pratì era Don
Francesco Silvestro, il paese di Platì ha sempre dotato la Chiesa degli uomini
di cui aveva bisogno. A volte erano le famiglie patrizie a fornire i ministri
del culto, a volte i semplici capi famiglia che volevano elevarsi socialmente.
Molti erano quelli mandati da fuori per ordine dei vari Vescovi che avevano
sede in Gerace. Uno di questi fu Don Crescenzio Carulli che arrivò a Platì
intorno agli anni venti, per poi trovare la morte ad opera di ignoti nella
notte del 5 dicembre del 1930: «Avrebbe mai potuto pensare il povero sacerdote,
che chiamato a Platì a prestare la sua modesta missione di bene, avrebbe dovuto così
miseramente finire i suoi giorni?», così il canonico Oppedisano nella sua
Cronistoria. Una promessa fu Pasqualino Sergi del quale si sono dimenticati
anche i reporters nati col web. Pasqualino nacque a Platì da Antonio e Concetta
Pangallo* all’alba del 1° ottobre del 1917, era dunque coetaneo della zia Gemma
e dello zio Peppino «u mutu i barva», due anni dopo lo zio Ernesto il giovane.
Come quest’ultimo ebbe la vocazione al sacerdozio e, come il nonno Luigi, il
padre si sacrificò per esaudire il suo desiderio. Studiò dapprima nel seminario
di Gerace per poi completare il percorso a Napoli nella Pontificia Facultas Theologica Sancti Aloisii ad Pausilypum. Anima aperta e generosa, in quel Sacro Istituto, si preparava a terminnare i suoi studi. Come per Don Cresenzio Carulli
il destino di Pasqualino era segnato: nella mattinata del 7 febbraio 1939, un
martedì, rese l' anima, tra il dolore dei genitori per la perdita dell’unico figlio e lo
sgomento dei superiori, professori e compagni di studio, a soli ventidue anni. Nella ricorrenza dei defunti di questi giorni è doveroso ricordare Don Crescenzio Carulli e Pasqualino Sergi.
*Antonio era figlio di Pasquale e Trimboli Francesca, Concetta era figlia
di Domenico e Mittiga Angela i due contrassero matrimonio il 13 settembre del
1913.
Il documentario citato in apertura ha molto in comune con queste pagine e i redattori del New York Times durante la visione, a volte, sembrano parteciparvi.
A tutti gli odierni citati è dedicata la magistrale sequenza tratta da Lo Specchio di Andrej Tarkovskij che include il Quando corpus morietur dallo Sabat Mater di Giovan Battista Pergolesi
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