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mercoledì 3 agosto 2022

Dopo il matrimonio [di Bart Freundlich 2019]


Beatissimo Padre.
Trimboli Maria Teresa
Mittiga Rosario
nel loro 50° di Matrimonio
24 – 8 – 1907   24 – 8 – 1957

umilmente prostrati ai piedi di Vostra Santità implorano la Benedizione Apostolica e l’Indulgenza Plenaria in articulo mortis anche quando non potendosi confessare né ricevere la S. Comunione invocheranno pentiti con la loro bocca e col cuore il Nome Santissimo di Gesù.

Il Santo Padre concede di cuore l’implorata Apostolica Benedizione – Dal Vaticano lì 12 Settembre 1957
Vanini
 
Ci fu un tempo, ci sarà ancora, in cui nella stanza da letto dei nonni al di sopra della testiera accanto all’immagine di Gesù col Cuore in mano c’era incorniciata la pergamena della Benedizione Apostolica concessa dal Santo Padre, in occasione del 50° anno di matrimonio. Era un fregio che non tutti si potevano permettere in quanto la stessa veniva rilasciata dietro compenso, oggi si dice donazione, anche perché c’era il lavoro dell’amanuense che la doveva dipingere e scrivere in rigoroso font gotico. La riproduzione in apertura è un tributo ai nonni Luigi Gliozzi – Lisa Mittiga e Rosario Mittiga – Mariuzza Trimboli

martedì 20 aprile 2021

Wedding Party - Il tintore e la bambina


02.08.1824 = Trimboli Saverio - Trimboli Anna

Erano già avanti con l‘età quando Saverio ed Anna Trimboli si recarono davanti a Domenico Oliva per convalidare il loro vincolo matrimoniale: Saverio ne portava quaranta tre, Anna due di più, quarantacinque. Saverio Antonio Bruno, bovaro, era nato il 4 dicembre 17781 da Domenico ed Elisabetta Catanzariti; Filippa Anna – 9 giugno 1779 - proveniva da Giuseppe e Antonia Callipari. La sposa era da sola, essendo i genitori deceduti entrambi, lo sposo accanto a se aveva la madre vedova. Testimoni, accanto agli ormai celebri e celebrati Filippo Tripepi e Pasquale Perri, partecipavano Domenico De Marco, forese di anni trenta quattro e Pasquale Romeo, bracciale di anni trenta sei, anch’essi già apparsi in queste pagine. In chiesa col sacerdote erano Domenico Fera ed Antonio Zappia.

 

02.09.1824 = Taliano Antonio di Giuseppe - Sergi Teresa di Giuseppe

Antonio Taliano di Giuseppe e Francesca Marrapodi era un ventenne bovaro dell’Ariella; la diciottenne Teresa Sergi di Giuseppe e Francesca Oliva invece abitava nella Strada San Pasquale. La notifica del loro matrimonio apparve sulla porta della casa Comunale domenica 8 agosto di quello stesso anno e non vi fu  alcuna opposizione. Ancora una volta il primo dei testimoni è Filippo Tripepi con lui sono schierati il suo collega vaticale Giuseppe Catanzariti, quarantenne abitante nella Strada La Fontana; i bovari, abitanti nella Strada San Nicola, Domenico Fera di anni quaranta e Giuseppe Portolesi di anni trentasei. Avendo asserito li contraenti ed i testimonj di non saper firmare sigla il solo sindaco Domenico Oliva. Col parroco in parrocchia firmano Antonio Pangallo e Don Domenico Mitttiga.

 

25.10.1824 = Mittiga Giuseppe - Mittiga Rachele

Giuseppe Mittiga di professione faceva il tintore; ventisettenne, era figlio di Rosario e Caterina Papalia. Rachelina Mittiga di anni ne aveva sedici ed era figlia del calzolaio mastru Rocco e di Giuseppa Perri. Rachele era nata il giorno di San Biagio del 1807, Giuseppe il 4 aprile del 1797. Per una volta tanto lo schieramento dei testimoni cambia: sono tutti abitanti nella Strada San Nicola, il falegname mastro Rosario Marando di anni quaranta sei; i due bracciali, con lo stesso nome e cognome, Giuseppe Trimboli di anni quarant’otto e quaranta sei; il civile Rosario Papalia di anni quaranta sei.  A firmare col sindaco sono tutti, chi col nome e cognome, chi con la +. In chiesa con il celebrante sono Domenico Morabito e il non precisato Giuseppe Mittiga.



Nella foto in apertura Rosario Mittiga, mio nonno, 1881 - 1967, mastru tra i mastri calzolai.

giovedì 4 marzo 2021

Wedding Party - pecorai e bracciali

01.04.1824 = Cutrì Giuseppe di Domenico - Barbaro Elisabetta di Carmelo

Quando Giuseppe Cutrì, pecoraio, si presentò davanti all’altare aveva diciannove anni e per quei tempi era ancora un minorenne. Figlio di Domenico, anche lui pecoraio, e Francesca Alleva abitava al vico Vallone. Giuseppe era nato il 20 febbraio del 1805. Elisabetta Barbaro di un anno più grande di Giuseppe era invece una maggiorenne ed era nata il 13 giugno del 1804 da Carmine, pecoraro, e Rosa Campiti, abitanti “ia Cresiola”. Mentre Giuseppe per il matrimonio il consenso di entrambi i genitori Rosa aveva solo quello della madre essendo premorto il padre. La notifica del matrimonio era stata affissa sulla porta del Casa Comunale nei primi giorni di febbraio dello stesso anno. Davanti al sindaco Domenico Oliva erano presenti anche: Rosario Papalia di anni quarantotto, proprietario; Michele Oliva di anni ventidue, civile; Pasquale Romeo di anni trenta tre, bracciale e … il ben noto a queste pagine Filippo Tripepi. In chiesa con il lauretano parroco apposero la firma Michele Paplia e Domenico Morabito.

 

14.07.1824 = La Zoppa Pietro - Marcellino Elisabetta

Pietro La Zoppa era di Messignadi e Elisabetta Marcellino di Careri. Figlio del bracciale Francesco ed Elisabetta Staleri il primo; di Giuseppe e Anna Callipari la seconda. Pietro ventunenne domiciliato nel paese d’origine, Elisabetta diciassettenne orfana di padre era domiciliata con la sola madre nel corso San Nicola. Le notifiche de matrimonio apparvero agli ingressi delle Case Comunali di Platì e Careri nel maggio precedente. In chiesa erano accanto agli sposi Antonio Zappia e Giuseppe Catanzariti; in Comune: Rocco Mittica bottigaio di anni cinquanta; i falegnami Antonio Calabria di anni quarantacinque e Giuseppe Antonio Caruso di trentacinque anni; il bracciale Pasquale Romeo trentaseienne. A parte il sindaco erano tutti senza alfabeto. 

26.07.1824 = Taliano Francesco di Bruno - Treccasi Elisabetta di Domenico

Francesco Taliano di Bruno ed Elisabetta Carbone era nato il 2 ottobre del 1803 e faceva il pecorajo. Elisabetta Treccasi di Domenico e Francesca Mavrelli era nata il 3 gennaio del 1802. Al momento del matrimonio la sposa mancava di entrambi i genitori e lo sposo del padre. La notifica del matrimonio apparve sulla porta della Casa Comunale appena venti giorni prima. In Comune con loro c’erano gli immancabili Filippo Tripepi e Pasquale Perri affiancati dal forese di anni trentaquattro Domenico Di Marco e da bracciale Pasquale Romeo di anni trentasei. In chiesa le firme le apposero il Sig. Giuseppe Mittiga e Don Francesco Zappia.

Viene il sentore che  Filippo Tripepi e Pasquale Perri stazionassero volentieri nella Casa Comunale ricavando per le loro testimonianze se non qualche ducato almeno un bicchiere di vino.

In apertura un ritaglio dello sposalizio Maria e Giuseppe del Giotto. Agli sposi è dedicata questa canzone di un gruppo molto seguito sul finire del secolo passato.


mercoledì 10 febbraio 2021

Wedding Party - Gente comune

05.03.1824 = Flòccari Saverio - Violi Elisabetta di Giuseppe

Saverio nacque l’11 marzo 1797, il 5 marzo del 1824 – giusto 197 anni addietro, cosa potevano pensare i novelli sposi in quel dì felice che non sarebbero stati dimenticati – era un giovane bovaro di ventisette anni, figlio di Rocco che invece era un grado più alto, massaro di bovi, e di Caterina Taliano, la quale non poté conoscere quella felicità essendo venuta a mancare prima. L’abitazione di Saverio e Rocco si trovava nel Vico Vallone. Elisabetta era figlia di Giuseppe, vaticale, e di Teresa Molluso e di casa stavano in Vico San Nicola. Elisabetta, o meglio Bettina era una ragazzina di appena quattordici anni – era nata il 30 luglio del 1810. Al momento della sua venuta in questo universo il paese, più giusto l’Università di Mottaplatì, era sotto lo scettro napoleonico. Al Comune era stata registrata come Agata Carmela mentre al fonte battesimale fu chiamata Maria Elisabetta. Nel 1810 sindaco era Domenico Zappia mentre il giorno del matrimonio era Domenico Oliva e la notifica fu affissa sulla porta della casa comunale il primo di quel mese che, come usanza, era domenica, non ricevendo opposizioni di sorta. A firmare col sindaco furono i due già citati Filippo Tripepi e Pasquale Perri, con loro Francesco e Paolo Iermanò rispettivamente di anni cinquanta il primo e trenta il secondo. In chiesa il matrimonio fu celebrato alla presenza di Domenico Morabito e Don Vincenzo Oliva.

A questo punto, curioso come i gatti, ho dovuto sapere di più su Filippo Tripepi vista la persistenza a volerlo come testimone di nozze.

Filippo nacque l’1 ottobre del 1792 da Francesco e Giulia Pugliese. Come detto di professione era vaticale ed abitava nella Strada San Pasquale con i genitori ed un fratello minore, Giuseppe (15.10.1798). In quel tempo il clan Tripepi era uno sparuto gruppo - e tale restò – proveniente probabilmente da Cirella come attesta una nota di Ernesto Gliozzi il giovane. Il 13 maggio dell’anno 1825 egli sposò Francesca Trimboli, anch’essa una ragazzina di quindici anni, era nata il 31 gennaio del 1807, figlia di Nicola ed Anna Sergi. La famiglia Trimboli era domiciliata nella Strada Pietra d’Angela. Ad unirli in matrimonio fu il dotto Arciprete Francesco Oliva con accanto Francesco Caruso e Antonio Zappia. In Comune con loro c’erano Tommaso Morabito cinquantenne pecoraio, Francesco Zappia bracciale di trentadue anni, Domenico Dimarco di anni tretatre e … come in un canone di Johann Pachelbel, Pasquale Perri.

Il celebre Canone contenuto nella pellicola di riferimento è dedicato a tutto il cast completo di oggi e agli sposi in foto, coniugi Ciampa, che aprono la pubblicazione, soprattutto alla Signora Anna Cusenza, che mi ha sempre accolto in casa come un figlio, da poco venuta meno.

lunedì 18 gennaio 2021

Wedding Party - Leggi Civili e Sacro Concilio di Trento

15.01.1824 = Pascale Giuseppe (da Benestare) - Morabito mf Teresa

Il giorno del matrimonio Giuseppe Pascale, di anni ventiquattro, si presentava davanti al sindaco Domenico Oliva col solo consenso della madre Elisabetta Blefari essendo Antonio, il padre, defunto. Da parte sua Teresa Murabito, diciannovenne, aveva solo il consenso del padre Domenico perché la madre, Francesca Perri era deceduta. La famiglia Murabito aveva casa nella strada S. Nicola. Le promesse di matrimonio erano state affisse nelle case comunali di Platì, domenica nove novembre 1823, e Benestare il sette novembre dello stesso anno. Davanti all’Uffiziale dello Stato Civile erano presenti i Signori o Don: Fortunato Furore di anni quaranta, Giuseppe Oliva di anni trenta, Francesco Mittiga di anni trenta; e il sacerdote Giosofatto Furore di anni cinquanta. I signori Furore abitavano nella Strada Vallone mentre l’Oliva nella strada S. Nicola e il Mittiga in Vico la Chiesa. Davanti all’altare erano testimoni Filippo Caruso e Francesco Trimboli.

 15.01.1824 = Sergi Bruno - Taliano Elisabetta di Giuseppe

Bruno Sergi era un bovaro, orfano dei genitori; di anni quarantatre abitava nella strada S. Pasquale. Elisabetta Taliano di Giuseppe e Francesca Marrapodi di anni ne aveva ventidue – era nata il 15 maggio del 1802. Anche il padre della sposa era di professione bovaro. A firmare in chiesa furono Giuseppe e Pasquale Catanzariti, mentre al Comune furono i civili Don Giuseppe Gliozzi e Don Francesco Zappia, ambedue quarantenni; il cinquantenne massaro Francesco Catanzariti e il trentenne vaticale Filippo Tripepi.

 21.02.1824 = Carbone Agostino di Francesco - Violi Giuseppa di Giovanni

Agostino faceva il porcaro, aveva venticinque anni ed abitava con i genitori – Francesco, pecoraio, e Francesca Cutrì – in vico S. Pasquale. Giuseppa Violi, di anni diciannove, era figlia di Giovanni, setaiolo, e Pasqualina Cua. I Violi abitavano nella strada Vallone. Con Michele Oliva come Uffiziale dello Stato Civile firmarono anche: Pasquale Perri porcaro di anni trenta, il citato vaticale Filippo Tripepi, il bovaro Giovanni Irato, anch’egli trentenne, e Don Filippo Antico, usciere di anni quaranta, di Ardore.

Le firme in chiesa sono quelle di Antonio Zappia e Domenico Morabito

 01.03.1824 = Alliva Giuseppe di Domenico - Cutrì Anna di Nunzio

Giuseppe Alliva, classe 1798, quel giorno davanti al Sindaco e Uffiziale dello Stato Civile Domenico Oliva di anni ne aveva ventisei ed era figlio di Domenico e di Domenica Italiano. Gli Alliva erano pecorari di professione ed abitavano in Vico Pietra di Angela. Anna Cutri era orfana di Nunzio e Francesca Carbone, di anni ventidue abitava nella Strada Chesiola. In chiesa i testimoni erano Don Francesco Gliozzi e Pasquale Zappia. Al comune, dopo la lettura dei dritti ed obblighi degli sposi secondo le leggi Civili e la promessa di celebrare il Matrimonio innanzi alla Chiesa secondo le prescritte forme del sacro Concilio di Trento, erano il solito Filippo Tripepi, i massari di bovi di anni cinquanta Paolo e Francesco Iermanò, Pasquale Perri di anni trenta pecoraro, anche lui già incontrato.

 

lunedì 14 dicembre 2020

Wedding Party [di Brian De Plama -1969]

28.06.1823  Calabria Domenico di Francesco - Carbone Anna di Giuseppe

Domenico, bracciale, il giorno dello sposalizio di anni ne aveva vent’uno e sua madre era Maria Garreffa; Anna era diciannovenne e sua madre era Caterina Cutrì. Mentre Anna si sposava col consenso dei due genitori, Mimmo aveva solo quello della madre essendo il padre defunto. In municipio i due sposi ebbero testimoni di tutto rispetto: Michele Oliva di Domenico, proprietario di anni quaranta; Don Stefano Oliva, sacerdote di quaranta tre anni; Giuseppe Gliozzi, civile di anni trenta tre e Michele Oliva anch’esso civile di anni vent’otto. In chiesa i testimoni furono due: Pasquale Zappia e Rosario Laria.

27.07.1823  Pipicella d. Giuseppe di Domenico -  Furore d. Francesca di Fortunato

Don Peppino Pipicella, natilotu del fu don Domenico e di donna Angela Ietto era di anni vent’otto; donna Francesca, di Fortunato e di donna Paola Portolesi, era diciottenne. I loro testimoni nella Casa Comunale furono: il sacerdote don Domenico Trimboli di anni cinquanta sei, lo spezziale don Domenico Zappia di anni quaranta sei, i civilì don Domenico Mittiga di anni trenta sei e don Antonio Oliva di anni trenta. Due i testimoni in chiesa: don Domenico Zappia e don Rosario Zappia.

24.11.1823  Trimboli Giuseppe di Nunziato -  Staltari Domenica di Domenico

Peppineiu Trimboli del fu Nunziato aveva diciassette anni, bovaro di professione, sua madre era Caterina Mavrelli abitanti in vico Chiesiola; Mimma di Mimmo e di Rosa Primerano di anni ne aveva sedici e con i suoi abitava nto vajuni. I loro testimoni furono il calzolaio di anni venti sei Giosofatto Zappia, massaru Filippo Caruso di anni quaranta, il vaticale Pasquale Giuseppe trimboli di quaranta anni e massaru Peppinu Sergi di anni trenta sei. In chiesa firmarono Michele Spagnolo e Rocco Agresta.

La data riportata è quella riportata nei registri della chiesa. In Comune ad officiare fu don Michele Oliva, in chiesa don Stefano … Oliva.

In quell’anno si sposarono anche:
il dieci febbraio Cusenza Rosario e Maria Vittoria Treccasi;
il quindici aprile Trimboli Giuseppe e Cufari Domenica;
il ventiquattro aprile Agresta Giuseppe e Audino Vincenza di Bovalino.
SDG

di seguito l'intro che usavamo con Valerio quando ci divertivamo a fare del cinema a spese dei futuri sposi:

sabato 13 giugno 2020

Big Wedding [di Justin Zackham, 2013]




A Condojanni (Reggio Cal.) sono state celebrate nei giorni scorsi le nozze della gentile signorina Chiarina Principato di Gaetano, coll’egregio giovane Giuseppe Zappia da Platì, fratello del collega ed amico Carlo Zappia collaboratore da Parigi del nostro “Via Veneto” e della “Gazzetta del Popolo”.
VIA VENETO HEBDOPONTINS-IMPERTINENZE- WEEKLEY GOSSIP- CHISTES & C.

Questa pubblicazione è frutto di Francesco di Raimondo


giovedì 30 gennaio 2020

Il fidanzamento [di Gianni Grimaldi, 1975]

Shall I say Would it be a sin?
If I can’t help falling in love with you
Weiss, Peretti, Creatore




IL FIDANZAMENTO. Da quella volta la cassata siciliana mi è indigesta

Pina euforica per l'arrivo del futuro fidanzato correva da una parte all'altra della casa non sapendo decidere cosa indossare; la nonna Mariuzza sovrintendeva in cucina, tutto doveva essere pronto per la sera (una cena leggera) e per l'indomani il sontuoso pranzo di fidanzamento di sua figlia Pina con Giovannino antiquario di Messina nonchè già cognato di sua figlia Rosa che aveva sposato Placido il di lui fratello.Tutto era pronto ,era l'estate del 1957, noi bambini facevamo capolino continuamente per vedere se arrivavano... intanto si era fatto buio e niente.La mamma decise che per noi era arrivata l'ora di cenare e andare a letto.Era stato difficile prendere sonno si avvertiva un'aria nervosa in casa e anche il timore che tutto andasse in fumo.Io presi sonno con difficoltà ma...ad un certo punto voci ,risate, abbracci grida: erano arrivati gli ospiti e il fidanzato. Dopo la cena ,  venne servita un'enorme cassata siciliana che doveva essere repentinamente consumata, il caldo e il viaggio non le davano più margini di attesa.
Il ricordo di quella sera/notte è per me indelebile, sarà che avrò mangiato con avidità sarà che la ricotta non si era forse mantenuta freschissima sarà  ... fatto stà che il mal di pancia mi ha fatto vedere quell'alba con due occhiaie a virgola, nere.
Il fidanzamento è stato bellissimo, Pina era raggiante ma riservata come voleva l'educazione delle signorine di allora.
Dopo il grande pranzo dell'enorme tavolata, sotto lo sguardo austero di nonno Rosario e col suo permesso, Giovannino prese un' Ortensia rosa offrendola a Pina, lei fece scattare la molla di questo astuccio che si aprì sotto i nostri occhi incantati, specie i miei e quelli di Angelina, dentro un anello di  luccicanti brillanti era il simbolo di una richiesta d'amore che Pina accettava con la benedizione dei suoi genitori e la felicità dell'intera famiglia.
MARIA

Nella foto il matrimonio a Paola,
dietro gli sposi da sinistra: lo zio Pepè, lo zio Ciccillo, la zia Rachelina, Pino Fedele, lo zio Peppino, le sorelle Lucia e Maria Sciarrone, la mamma e Saro.
Tra tutte le cover del brano di Elvis Presley quella di Beck va avanti a tutti.


mercoledì 2 luglio 2014

Marcia nuziale (reg. Marco Ferreri - 1965)




I. M. I.

Nelle bene auspicate nozze di Luigi Ambrosi – Ermenegilda Nicita

Signori,
Una notte primaverile: mite, argentea, profumata, incantevole. Sull’Olimpo.
Son qui, a profferire il giudizio sui vecchi Dii, le venerande figure di Pietro di Galilea e Paolo di Tarso. _ - ----  - Passarono e sprofondarono nella buia voragine L’Adunanubi, Nettuno e Marte; il corteo sfrontato di Bacco, agitante tirsi e bicchieri: In dolce atto modesto, sta il Dio della poesia a piè degli Apostoli e le nuove muse, in torno, intuonano canti soavi. – Viene ora la volta di lei, la bellissima, l’adorata. Si appressa, incantevole, alla sua desolazione. Le batte il cuore sotto il seno di neve come ad un uccellino e le labbra le tremano come ad un fanciullo cui incombe minaccioso il castigo.  Lo so – dice ella tendendo le braccia agli apostoli – lo so, son peccatrice … è vero … ma voi, o grandissimi uomini, non mi condannate! Io … son la felicità del genere umano! …  I gemiti e i singhiozzi le ruppero la parola: Pietro stese la scarna mano sul biondo capo di lei, Paolo colso un giglio del prato, la toccò con esso e disse: “ Sii, da oggi, come questo fiore, ma vivi, o felicità del genere umano “. E l’amore si levò purificato a quel tocco, Venere l’incantevole, s’appressò a Maria; la terra si destò gioconda e radiosa, poiché non le erano morte la canzone e la felicità: - Viva, dunque, o novelli sposi, nei vostri petti l’amore. Ma che cosa è l’amore? Io lo domando a voi, o giovani, cui scorre tumultuosamente il sangue nelle vene, lo domando a voi, padri e madri di famiglia, che vi sentite palpitare le viscere a l’appressarsi d’un figlio, lo domando a voi, vecchi ottuagenari, a tutti a ricchi e poveri a tristi e lieti – se lo sapete . che cos’è l’amore?
E’ palpito, m rispondete, d’un cuore gentile, è balsamo che molcisce l’anima, essenza che inebria, incendia che divora. E’ tutto l’amore. Niente senza l’amore si opera: “ la primavera, senza l’amor non germina, né s’innalza al Signore inno o preghiera.” Infatti, aprite per poco il libro dei libri e voi trovate in esso una splendida epoca di amore. Nel cantico dei cantici di Salomone, le frasi più tenere e vezzose servono a descrivere l’idillio di quella sposa divina, quale tipo superiore, come quella che simboleggia la Chiesa, e voi trovate il mistico imeneo intessuto di tenerezze caste, di soavi accenti ispirati.
Avanti ancora: non vedete l’industriosa Rebecca? La vecchia Sara fedele ?. E di Rachele per cui tanto fé – come dice Dante – Israel, il forte nell’amore? E le nozze del giovinetto Tobia quale profumo non spirano d’una delicata, intima unione, voluta da Dio? Oh, si, mi rispondete, lo so, l’amore di queste creature è grande, è vero, è santo, ma è lontano lontano: si perde nella notte dei tempi, mentre noi si vuole qualche cosa ci parli più da vicino al cuore, come sarebbe: la parola augusta del Maestro Divino, oppure l’esempio autorevole delle nostre mamme.
Ebbene, signori,
Vedetelo. “ Ora che del Giordano ai freschi rivi
                      trae le turbe una gentil virtù,
                        e ascende alle città, fresche d’ulivi
                        giovin Messia del popolo, Gesù.”
Vedetelo – dico- e seguitelo per la cittadina linda e pulita di Cana Galilea, dalle strade festanti per un lieto avvenimento, e più festanti ancora per il passaggio di Lui, del Biondo Maestro, dalla capigliatura spiovente sopra gli omeri, invitato oggi, da un carissimo giovine, suo amico, a presiedere, con i discepoli e la Madre, al suo banchetto di nozze. Ed Egli, il Nazzareno bellissimo, dal volto d’aquila e dalla voce soave, assistere per benedire con la sua presenza il legame di due giovani vite, e comandare che quell’amore purificato, debba rimanere indissolubile, duraturo, eterno. Vuole che due anime si uniscano, si fondino, si trasformino e siano de in una; (ma non due corpi soltanto). Intendete? A conferma del sacramento che la istituisce opera il primo miracolo: la conversione dell’acqua in vino. E non è questo miracolo il significato di ciò che stanno per diventare le nozze? Lei, la sposa, limpida e chiara come acqua cristallina di fonte, che disseta e rinfresca; l’acqua che ora, al suo comando divino, si muta in vino generoso, non è la donna, quest’essere delicato e gentile, uscita dal costato dell’uomo, perché nell’uomo s’immedesimasse? Ed il vino generoso, inebriante, che rinforza e riscalda, che anima e dona l’allegrezza , non è lo sposo, l’uomo, che deve  sorreggere, assorbire, sollevare la donna e camminare insieme sul sentiero della vita? Quando io penso che questo miracolo Gesù ha operato, per santificare le nozze, per nobilitare la donna … quando io penso che a tanto L’ha determinato l’intercessione della sua dolcissima Madre … oh allora mi accorgo a quale altezza fu sollevata la donna dal cristianesimo, perché Lei sola la Madre di Gesù, comprendeva qual’era la missione di quest’essere Madre, Sorella, Sposa, ed ha voluto nobilitarla in maniera da farla diventare l’angelo tutelare nelle famiglie cristiane.
Non così era prima però, quando si riteneva la donna oggetto di lusso, si barattava con qualche animale più o meno immondo …  e si discuteva dai filosofi di Grecia e di Roma, se quest’essere inferiore, così la chiamavano, fosse dotato di anima! … Non è così tuttora presso i popoli barbari o paganeggianti in cui una civiltà corrotta da basso impero, fa della donna un cencio, una tazza di voluttà inebriante, un manichino della moda più o meno scollacciata! Ma basta per carità, capitemi: “ Vi ha un angelo dunque nella famiglia , che rende con una misteriosa influenza di grazia, di dolcezza e di amore il compito dei doveri meno arido, i dolori meno amari. L’angelo della famiglia è la donna.” A quest’angelo l’infelice poeta di Recanati si rivolgeva dicendo: “ Donne da voi non poco la patria aspetta”.
Si, o novelli sposi, grande è la vostra missione! Voi tenete nelle vostre mani l’avvenire di una generazione ventura, da cui la patria aspetta, la religione domanda, la famiglia vuole il suo contributo. Voi, nel santuario della famiglia, educherete, con mano assidua, le giovani piante – i figli – di cui i fiori saranno la speranza del frutto per il vostro più tardo avvenire. La fiaccola che porrete nelle loro mani, sarà il sole che vi riscalderà nell’inverno degli anni.  Ma badate di mettere davvero nelle anni dei vostri figli la fiaccola e la fiaccola di cui vi parlo è la Fede. Sentite: a somiglianza di certi animali domestici, che hanno fretta di procreare, vi ha delle famiglie ultramoderne che regalano al mondo dei figlioletti orbi. Non hanno il tempo queste donnine, della moda parigina, di lavare gli occhi cisposi dei loro figlioli con le acque delle verità sacrosante della fede.
-  Che siano in difetto anche loro? – Chi sa! – Invece, oh le nostre mamme buone! Che ci addormentavano sulle ginocchia alla nenia di un canto religioso … che ci facevano balbettare mattina e sera le parole sante della preghiera e ci conducevano – festanti – all’altare per fare la prima comunione! E le nostre mamme benedette, si che rispecchiavano le virtù delle sante donne dell’Evangelo! Erano cioè fedeli e caste, amabili e prudenti, vereconde e gravi, erano erudite nelle celesti dottrine, feconde nel lavoro, disciplinate in casa; in una parola: venerabili! E la generazione uscita da queste sante donne vanta cinquecento mila madri di eroi; portò l’Italia a Vittorio Veneto e la croce sul Campidoglio:
ho detto. – Intanto,
Oggi due cuori si unirono; oggi in qualità di Sacerdote ho comandato che questi cuori si amassero ed essi coi palpiti più accelerati son qui a dirmi che sono pronti a mantenere la promessa.
Salvete, o sposi!
Da parte mia tre regali vi porgo. Un saluto col cuore, un plauso con l’anima, ed un consiglio con la mente serena.
Il saluto è che nella vita vi sorrida sempre l’amore, come in questo giorno stupendo: e sia dolce, come il miele d’Ibla, sereno, come una melodia, costante, come il sole.
Il plauso è che questo amore trionfale percorra le vie della vita più lunga, sotto una pioggia di rose, che cadano lentamente sopra le vostre teste sempre giovani.
Il consiglio è di educare le future pianticelle secondo il codice di Cristo.
Ed ora: Amatevi! Il vostro amore è benedetto. Affrettatevi a colmarvi di amore: le gioie della famiglia son tante … Avanti sempre, per il sentiero della vita.
“ il mondo è bello e santo l’avvenire! “
       Salvete!
                 Sac: Ernesto Gliozzi
                          Arciprete


giovedì 4 ottobre 2012

Francesco ( Reg. Liliana Cavani - 1988)


Benvenuta, Francesco e Raimondo
Oggi è il suo onomastico e contemporaneamente  gli festeggiamo  in anticipo il suo matrimonio con Elena, rimane fermo il proposito della stiratina d'orecchi quando saremo a quattr'occhi

Il regalo è questa  poesia dello zio Ernesto jr, molto hardcore nella impareggiabile traduzione di Novella

Quod flores – amice – temporis
Hominum quod dona furor insanus abstulerit
Hoc nullam equidem tibi affert curam
Fausto nuptiarum die cum formosae puelae
Ingenious decorem fur amoremque tu rapias.
Mihi gaudeo tibi maxime granulo.
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Plateae in Calabris, V kal. Jan. MCMXLV
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Sac. Ernestus Gliozzi
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Poiché sei nel fiore degli anni, amico, non preoccuparti se la passione amorosa sottrarrà i regali.. nel giorno fausto delle nozze, allorché tu, ingegnoso ladro, ruberai alla giovane sposa la purezza e l'amore.
Mi felicito con te.

Platì - Calabria 5 gennaio 1945

Sac. Ernesto Gliozzi



mercoledì 11 gennaio 2012

Mamma (reg. Guido Brignone - 1940)

La Mamma, Platì 01/03/1913 - Messina 11/01/191



Caro Ciccillo
Prima di tutto ti dono l’incarico formale di rappresentarmi nella cerimonia dell’imminente festa di famiglia. Tu esprimi con quanto dolore io debba stare lontano e gli auguri che nel mio cuore formulo per i novelli sposi. A Cata ho parlato lunedì, ma a Ciccillo non ancora. Ebbene, digli che l’accolgo con grande gioia nel numero dei miei più cari e che il fiore che gli affidiamo desidero che sia sempre all’altezza dei suoi pensieri. Che spero di vederli presto qui ad abbracciarli.
Ho ricevuto le medicine.
Vi mando lo scatolo dimenticato
Abbracci e carezze per tutti.
                                               Tuo aff  zio
                                                  Ernesto

Li  13 - 2 - 1947




lunedì 24 ottobre 2011

Quattro matrimoni e un funerale (reg. Mike Newell - 1994)













Il funerale è quello dello zio Ernesto senior nel 1948, nelle foto  davanti la chiesa vedo il nonno Luigi, papà, lo zio Pepé, lo zio Mimì.

mercoledì 29 giugno 2011

Giorno di Nozze (reg. Raffaello Matarazzo - 1942)







Monastero Paola (CS) -  28/06/1958
 il matrimonio di zia Pina
 una volta tanto, tutti riuniti, tutti dimenticati.