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venerdì 28 febbraio 2014

Tamburi lontani ( reg. Raoul Walsh - 1951 )

















Tutte le foto, mediocri, sono dell'autore di questo blog, esclusa la prima gentilmente concessa da Francesco di Raimondo e che proviene dall'archivio della Signora Giuseppina Fera; in detta foto vi compare anche il precedente citato blog-auteur e sullo sfondo, nel bagliore estivo, la sua  casa .
Il post è dedicato a Michele Trimboli  ed al suo maestro Gianni u tamburinaru, come ai suoi collaboratori.




giovedì 27 febbraio 2014

Giorno di gioia ( reg. John Ford - 1927 )




 Platì 12 – 9 – 65

Caro Peppino
Abiamo ricevuto la tua tanta gradita lettera e tutti gioimmo che ci assicura che stai bene e che godi ottima salute comi pure la presente ti assicura noi tutti in famiglia in quanto me sono migliorato in questi giorni scendo in bottega perciò no stari in pensiero anche tua mamma va molto benone con la bocca come vai? Ai parlato per la dentera pensa di no trascurarti ieri è venuta Richelina con tutti i suoi e anche tua sorella Pina con tutta la famiglia e tutti ti salutano caramente sono venute perché ieri Domenica giorno 12 è stato l’onomastico di tua mamma e si è fatta una bella festicciola e tutti pensavamo allo lontano Peppino ti raccomando per la tua salute di no trascurarti e se ai bisogni di qualche cosa scrive no più noi tutti ti salutiamo e ti abbracciamo caramente e con la S. B.
                                                                Tuo affmo
Papà
Salute ai tuoi compagni di stanza e particolarmente a chi scrive salute per la famiglia Morabito Rosario

Carissimo zio ieri siamo venuti insieme con la zia rachelina, e mi è dispiaciuto perché non sono stato presente alla tu partenza saluti e baci dal tuo affezionatissimo nipote Giovanni
Caro zio come state? Noi tutti qui stiamo bene vi ricordiamo con tanto affetto saluti e baci affezionatissimo Gino

mercoledì 26 febbraio 2014

Nostalghia (reg. Andrej Arsen'evič Tarkovskij - 1983)


Mari di nostalgia sommergono ogni senso D'Audino Claudio

lunedì 24 febbraio 2014

Cuor di poeta (reg. Eduardo Bencivegna - 1913)



Arciprete ERNESTO GLIOZZI
CASIGNANA (Reggio Cal.)

Caro Dionino,

Voi mi avete avvertito di non scrivere versi. Il Poeta siete voi, oggi scrivete l’eterno epitalamo della vita e non sopportate che altri si permetta di varcare la soglia del vostro paradiso terrestre. Fate bene!
Oggi un’ombra di tedio
E terra e ciel coprì
Il Vate è cosa inutile. Il vero immortale è l’Amor.
Non per tanto, per sbarcare il lunario, la bottega della poesia la cambio oggi in una officina di fabbro. Vedete? Su l’incudine della fantasia metto, incandescente, un metallo che ha i riflessi dell’oro. Forgio un anello. Un anello nuziale che non ammette eleganze, tranne di quelle della materia pura. A tutta prova del fuoco. Colato dal crogiolo. E’ quello che le vecchie mamme solevano chiamare la Fede. Vi incido un motto latino: Ordinavit in me charitatem.
Ha posto una legge ai miei sentimenti l’Amore.
Ed ora, col bulino, mi faccio a disegnare una croce uncinata, come quelle che somigliano all’ancora, e si gettano nelle profondità del cieli. Fatta. Una margherita … sembra una stella bianca col cuore d’oro. Benissimo. Ed infine un ramoscello d’ulivo, rubato al becco della colomba di Noé. Oh bella ! ho fatto la bandiera, dai tre colori sacri alla religione e alla patria mia. Il rosso della Croce insanguinata. Il verde della speme della pace. Il bianco della vergine sposata.
Stavo per cadere … Memento.
La Croce ti ricordi la follia dei nostri padri, che furono felici perché credenti. La margherita è l’innocenza, il candore, la modestia della tua dolce compagna che ti sorride col cuore d’oro e con la corona di petali a forma di stelle. La stella del tuo cammino è Maria. E l’ulivo? Quante cose non ti ricorda l’ulivo, sempre verde come la speranza! Che produce olio che ammorbidisce, sana, rinvigorisce ed è incorruttibile come la religione. E’ il simbolo della pace, e se non lo ricordi domandalo a quello dell’arca. Sicut novellae olivarum in circuito mensae tuae.
Sunto
L’anello è finito e sembra una enciclopedia. Vi trovi:
La Fede, la Speranza, l’Amore (che formano la Bandiera)
La Bontà, l’innocenza, il candore (che sono le doti della tua sposa)
La Religione, il dovere, l’augurio (che sono ciò che devi fare …)
O meglio … che fra pochi anni in obbedienza alle savie leggi fasciste e bevendo acqua di Matartaci … possano intorno alla tua mensa, spuntare le novellae olivarum, ed allietarti col balsamo dell’olio e della pace. Ho finito.
Non permetti ora al fabbro ferraio, figlio di mio padre, di ripetere le parole di Nerone morente: Qualis artifex pereo Quale artefice son io?
E. G.

domenica 23 febbraio 2014

Fanfare / Dear Friends - Jonathan Wilson




Grande è la terra. E con la terra tutte le cose sono grandi, i grattacieli e i fili d'erba. William Saroyan



Fanfare - Jonathan Wilson, il più bel disco del 2013.

giovedì 20 febbraio 2014

Papà, ma che cosa hai fatto in guerra Pt. 1

Caro Luigi
Non ho ricevuto stasera tue notizie e siamo tutti impensieriti. Scrivo unicamente per dirti che ti preghiamo di scrivere sempre anche quando sei stanco, anche quando stai mangiando.
Se sapessi che scompiglio c’è in famiglia quando non arrivano tue lettere! Ti baciano i bambini e ti chiedono la S. B. Noi tutti ti abbracciamo e la V. del Rosario ti protegga
Vogliami bene


mercoledì 19 febbraio 2014

Papà, ma che cosa hai fatto in guerra? (reg. Blake Edwards - 1966)

Prologo

nonno Luigi

nonno Rosario (sul carretto il primo da destra)

zio Ciccillo
  Noi non abbiamo idea di che cosa sia una guerra, come non abbiamo idea della guerra nella guerra. Chi partecipò, dei nostri genitori, agli ultimi conflitti mondiali, a seguito dei quali la nostra nazione fu causa o parte, non è più tra noi a ricordare gli orrori, anche se, per onorare il vero, molti di loro non capirono cosa stava accadendo, mossi dall’entusiasmo scatenato dalla menzognera propaganda. Malgrado gli studi e gli scambi di idee chi vive oggi o nascerà domani ricadrà negli stressi errori, alla faccia delle bandiere con l’arcobaleno e delle marce dietro stendardo e cartello.
La Grande Guerra, quella del ’15 – ’18, ricostruita con lo stesso titolo per la regia di Mario Monicelli, e vi ricordo anche i film di Lewis Milestone, Stanley Kubrick e Francesco Rosi, mandò cartoline di precetto dapprima alle classi più giovani e dopo fagocitò quelle a seguire.
Nel 1917 indossarono la divisa i nonni Luigi e Rosario. A Platì lasciarono le mogli sovraccaricate a crescere una prole abbastanza consistente: nonno Luigi era già padre di zio Ciccillo, zia Rosina, la mamma e zio Ernesto; la zia Serafina Gemma era quasi pronta a vedere la luce; nonno Rosario aveva papà, zia Rachelina e zia Rosina, lo zio Peppino, pure lui era pronto a presentarsi.
Non so come successe, forse anche allora si poteva contare sulle amicizie, forse furono le preghiere di nonna Lisa e nonna Mariuzza a San Francesco di Paola, tant’è che i nonni come quest’ultimo passarono lo Stretto di Messina, non sul mantello alla maniera del taumaturgo, ma sul ferribot, mettendo piede in Sicilia prima di papà, che venne per restarvi.
La guerra nella guerra la combatterono le nonne, rimaste in paese a badare, crescere o mettere al mondo i figli. Di questo se n’è parlato meno, le lettere che vado a pubblicare sono un valido documento che in modo particolare fermano l’immagine su quanto accadeva, con l’occhio e lo sguardo dei nostri genitori o zii allora infanti.
 Se avrete la pazienza di leggere questi scritti potrete compiere un flashback all’indietro sulla vita molto prima che arrivassimo noi e così farvi un’idea di che cosa sia un marito o genitore in armi come della guerra nella guerra.



lunedì 17 febbraio 2014

Dio è con noi (reg. Giuliano Montaldo - 1969)


Roma 12 – 4 – 48
I. M. I.

Miei cari,
avrei dovuto rispondere la scorsa settimana, quando ricevetti il pacco con le uova, la “ guta “ e la lettera, per ringraziarvi di tutto, ma essendo prossime le vacanze per le votazioni del 18 c. m.  ho aspettato per scrivere ora con più agio. Il cugino Tagliaferro molto cortese mi ha portato le notizie molto particolareggiate: mi ha detto pure che Ciccillo gli ha detto del cristarello che egli mi aveva chiesto l’anno scorso. Gliel’ho dato quel giorno ch’è venuto un “ cristarello “ piccolo, quello grande come lo vuole lui glielo devo far comprare.
Ora basta col cugino.
Oggi son cominciate le vacanze che dureranno fino al 23, e questo mi pare che sia per tutte le scuole d’Italia quindi è una notizia che già sapevate, ma che vi è nuova invece è questa: sapete dove dovrò andare a votare questa volta? Uh, quant’è lontano! … e poi non ci sono neanche i mezzi di trasporto per recarsi in quel seggio. Dovrò andare in via S. Quintino n. 4, al reparto scuole dell’istituto delle Figlie di N. S. del Monte Calvario. Non so neppure dove rimanda questo luogo so soltanto ch’ è molto lontano ed io quel giorno comincerò ad incamminarmi dodici ore dopo mezzanotte così almeno per mezzogiorno mi troverò lì.
Preghiamo e ci auguriamo che tutto vada bene, e che le ansie dei buoni siano coronati con il trionfo della religione cattolica e che i cattivi siano confusi nei loro cattivi desideri, mentre per le loro anime invochiamo luce e ravvedimento. Non vi preoccupate se dovesse pure avvenire qualche piccola rappresaglia, quel giorno che si saprà il risultato delle votazioni. Saranno gli spasimi di un corpo che muore, il demonio che vedendosi frustato e cacciato degrigna i denti … ma non morderà. Dio è con noi, e non avremo di che temere, quand’anche si scatenasse contro di noi tutto l’inferno. Io sono al sicuro; se pure la radio darà qualche notizia allarmante non vi preoccupate. Non dovrò neanche uscire di casa per votare! … Volevo parlarvi dei momenti suggestivi passati in Piazza S. Pietro il giorno di Pasqua, ma con le mie povere parole sciuperei il ricordo della solennità di quell’ora.
Forse tutta quella interminabile folla, che l’occhio non riusciva a accogliere, e quelli che dall’aeroplano hanno riempito quel lombo di cielo di milioni di manifestini, che il venticello si divertiva a cullare prima di lasciarli cadere, la saprebbe descrivere meglio di me quell’ora di cielo, ma pochi più di me l’ànno sentita e gustata intimamente.
Ho preso la Benedizione per tutti voi, dal S. Padre.
Vi abbraccio con affetto a tutti e chiedo la S. B. a papà e mamma. MGemma



domenica 16 febbraio 2014

A million miles away - Rory Gallagher




In un momento può essere passato un secolo, e io faccio il possibile per conservare questo momento, mantenerlo solido e vivo.
William Saroyan  (Fresno, 31 agosto 1908 – Fresno, 18 maggio 1981) 




dedicato a ............

giovedì 13 febbraio 2014

Furore (reg. John Ford . 1940)


Alcune fotografie che Francesco di Raimondo mi ha posato ai piedi dell’albero quest’ultimo Natale, appartengono all’archivio personale dell’onorevole Franesco Catanzariti, mi hanno migrato la mente ad un periodo storico e agli avvenimenti che ne sono scaturiti; gli stessi hanno fatto presa anche tra i braccianti agricoli ed i disoccupati di Platì.
Parlo delle rivolte contadine e dell’occupazione delle terre che sconvolsero il meridione italico nell’immediato dopoguerra con le conseguenti stragi. La più ricordata è quella di Portella delle Ginestre; più vicino a Platì, quella di Melissa, nel crotonese, dove rimasero nella polvere una donna e due uomini: la mano che colpiva la conoscete.
E’ vero che gli episodi di Platì furono del tutto marginali ed accaddero qualche tempo dopo. Ci si limitò soltanto a far sfilare i braccianti, alle volte accompagnati dal bestiame allevato.
Nella città dello Stretto in anni recenti ebbi modo di conoscere e stringere amicizia con il professor Emanuele Conti che negli anni sopra citati ebbe modo di percorrere le strade del reggino, in qualità di organizzatore politico, arrivando a Platì dove conobbe e collaborò con l’onorevole Catanzariti, ancora oggi l’unico parlamentare con i natali platioti.
Quanto accadde a Platì e nei paesi a lui vicini non portò a nulla. I braccianti ed i disoccupati rimasero tali ed alla fine i più vecchi brigarono per il riconoscimento della pensione d’invalidità mentre i giovani presero il treno a Bovalino Marina per Corsico-Buccinasco.
A ricordo di quel poco che accadde nacquero le feste dell’Unità come le gite e la banda che intonava Bandiera rossa il Primo Maggio per le vie paesane.

Chi rimase e continuò a lavorare sotto padrone divenne, giustamente,proprietario,  a causa di un nuovo tipo di strage che non risparmiò, questa volta, chi possedeva le terre: l’università e la conseguente carriera professionale. Ma questo è un altro film.