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lunedì 29 dicembre 2014

Papà ma che cosa hai fatto in guerra? Pt. 11



Amato Papà

Vi ringrazio della gioia che mi avete dato inviandomi la letterina che ho ricevuto ieri sera. Mi pareva di essere un uomo fatto e guardavo con pietà Rosina e Caterina le quali sono ancora molto molto ignoranti. Io mi animo a studiare sempre di più per piacere a voi che tanto mi amate. Spero di darvi sempre consolazioni e non in circostanze come queste. Vi bacio con le sorelle ed Ernestino e tutti non desideriamo che la vostra S. B.
                                                                                              Ciccillo


Caro Papà
Ciccillo con quattro sgorbii ha messo superbia e ci disprezza, chiamandoci ignoranti. Io vado a scuola e voglio imparare presto per superarlo e mettergli la saliva al naso. Vi dico che vi voglio bene quanto lui, che sono addolorata, come lui, per la vostra assenza, e come lui, non parlo che di voi sempre. Si associa con me Caterinuzza per protestare contro la presunzione di Ciccillo, il quale, alla fine, è assai più vecchio di noi. Del resto, noi non dobbiamo essere dottoresse ma ci basta sapere fare la calza e manifestare gli affetti ai nostri cari genitori.
  Vorrei vedervi in mezzo a noi, e prego la Madonna che vi faccia ritornare presto e che vi mantenga sempre sano al nostro amore.
Rispondete anche a me che se no, il fratello maggiore, creperà di allegrezza. Vi dono mille baci per me, mille per Caterinuzza e mille per Ernestino. Quelli di Ciccillo ve li dona nel suo foglio imbrattato. Benediteci tutti quanti.
Vostra cara figlia
Rosina

domenica 28 dicembre 2014

Two Mules for Sister Sara (reg. Don Siegel - 1970)

I nostri proprietarii non hanno fattorie nei poderi, dove mettano in serbo i frutti di loro terre; ma e biade, e vini, ed olio, e quanto rende ad essi l'industria agricola e la pastorizia, viene vettureggiato in paese, in cui le stanze a terreno di loro case sono addette ad uso di granai, di canova, di coppaio e via dicendo. Di qui avviene che ogni proprietario debba avere uno o più muli, uno o più mulattieri. Il mulattiere tira all'anno cento e due lire, sei ettolitri di frumento, un paio di calandrelle, due faldelle di lana, il vitto giornaliero, ed il giornale: e dicesi giornale la facoltà, che gli accorda il padrone, di valersi del mulo un giorno in tutto l'anno a suo intero profitto. Settanta poi e due once di panmescolo o inferigno, un tocco di lardone o di cacio al mattino ed alla sera e la minestra con carne od altro al mezzogiorno sono il vitto quotidiano di lui. Queste condizioni variano un pochino secondo le consuetudini dei paesi, e l'indole più o meno liberale dei padroni, ma tali son sempre ad ogni patto che l'uomo nostro può chiamarsene contento. Dal trappeto e dal palmento, dall'ovile e dal podere, dal bosco e dalla carbonaia egli someggia il mosto, l'olio, i caci, le biade, le legna ed i carboni; e la donna e la figliuola che sanno l'ora del ritorno escono alquanto fuori mano dell'abitato, e stannosi li a badarlo; né vi ha volta che passi, che egli di furto non lasci ad esse or la caciola, ora il panierino delle frutta, ora la bracciata dei cepperelli. Aggiungi il po' d'agresto ch'ei fa ciascuna sera sulla profenda, e vedrai, che ove avessero bestie da nolo sempre e facilmente ai loro bisogni apparecchiate, i nostri proprietarii si disfarebbero di buona voglia dei muli e dei mulattieri; che ogni animale profitta non al padrone, ma a chi lo guida, e di mulattieri, che acconciatisi ai servigi di ricche famiglie vennero prestamente in denari, gli esempli son frequenti tra noi.
Vincenzo Padula, Persone di Calabria

La foto che ritrae il signor Ciampa mi è stata concessa da Francesco di Raimondo.
In Italy il film fu intitolato Gli avvoltoi hanno fame.



martedì 23 dicembre 2014

Weihnachtsoratorium (Oratorio di Natale ) BWV 248 - J. S. Bach


I.   M. I-
Roma, 20 - 12 -63
Mamma, Ciccillo,
Rosina, Cata, Ernesto,
Peppe, Amalia ( a Iola ho
scritto or ora) miei

Carissimi, così come vi nomino tutti i giorni nella preghiera voglio nominarvi in questo foglio, scritto nell’approssimarsi della lieta e santa ricorrenza del natale. Tutti così uniti siete nel mio cuore anche se siamo materialmente lontani, ed anche se la metà di voi abitate sotto un tetto che non è quello che vide riuniti nell’infanzia e nella fanciullezza; anzi per voi, Rosina, Cata, Peppe e Iola mi prolungo di più nella preghiera per raccomandare con voi le vostre famiglie che amo col medesimo affetto con cui amo voi.
Vi auguro tutto il bene che si possa godere in questa e nell’altra vita: santità, salute, benessere, pace e serenità sempre.
Il nuovo anno vi apporti tante consolazioni e tante grazie come il vostro cuore desidera.
Oggi ho ricevuto la lettera di Amalia e ieri quella di Rosina, ho scritto ieri un bigliettino ad Ernesto per dire che ho ricevuto il pacco: Da Iola ho avuto gli auguri per Natale, tre giorni fa. Stasera ho telefonato da Berbicone per domandare dell’impermeabile tuo, Ciccillo, e mi hanno risposto che te l’hanno spedito il 10 di questo mese, insieme pure al basco che volevi; spero che tu rimanga soddisfatto.
Non vi meravigliate se vi ho scritto in questa letterina; stando coi piccoli si imitano anche le loro azioni; ho dato una a ciascuna bambina della mia classe per scriverla ai genitori e metterla sotto il piatto del papà il giorno di Natale. ed ha me è venuta la voglia di scrivere su questa. Il papà, mai dimenticato, non ha bisogno di lettere; egli sta nel mondo della verità e vede anche questo che sto scrivendo a voi. Vi mando gli auguri della Superiora, di M(aria)Loreta, di MTarcisia, delle suore e specialmente di suor Eulalia. Io mando auguri, baci affettuosi ed abbracci. A te mamma ti bacio un milione di volte e ti chiedo la santa benedizione. Vostra aff.ma
MGemma




lunedì 22 dicembre 2014

La sinfonia pastorale (reg. Jean Delannoy - 1946)



Il Presepe

La cornamusa mesta
Mette i ragazzi in festa.
Ecco il Presepe, i fiori,
Le greggi ed i pastori,
Il bue e l’asinello,
La grotta e il bambinello

Tutto d’argilla un mondo
Che vi sorride. In fondo
Vi guarda un mandriano
Con una secchia in mano,
Un cacciator che mira
Un pescator che tira.

Ne la grotta vicino
La Madre ed il Bambino.
Un vecchiarello accanto
Mite, soave tanto ...
In alto v’è la stella
Folgoreggiante, bella.

Quel mondo piccolino
Vi dice: - Col Bambino
E’ nato oggi l’Amore
Divino in ogni core;
Ed il Bambino: - Amate,
Vivete ed esultate.

Sac. Ernesto Gliozzzi, il vecchio






E'doveroso aggiungere che il titolo di oggi- oltre che al film - fa riferimento anche al gran romanzo di André Gide.

domenica 21 dicembre 2014

L'ultima corvè (reg. Hal Ashby - 1973)



Il Prefetto della Provincia di Palermo

     Vista la deliberazione del Consiglio di disciplina in data 12 andante con la quale a maggioranza di voti fu deliberata, la incorporazione nella 3a compagnia di disciplina della Guardia di P. S. a piedi Gliozzi Carlo per aver abbandonato il servizio ed anche per cattiva ed incorreggibile condotta.
     Visto l'attestato di medico militare con cui viene dichiarato detto agente inabile al servizio militare.
     Vista la nota del Ministero dell'Interno in data 25 corrente mese N. 9847-3/45114 con la quale riconoscendosi l'inabilità del detto agente si dispone la sua espulsione dal corpo.
     Visto l'art. 27 ed altri del regolamento del Corpo delle Guardie a piedi 21 9mbre 1865
     Decreta
Gliozzi Carlo Guardia di P. S. presso questa Compagnia è espulso dal corpo con la cessazione dello stipendio da domani 1 Aprile 1879 e con tutti gli effetti che porta seco questo provvedimento.
      Il presente decreto verrà trasmesso alla Corte dei Conti per essere registrato ed il Signor Questore locale resta incaricato della esecuzione.
         Palermo 31 Marzo 1879 
Registrato alla Corte dei Conti

domenica 14 dicembre 2014

Lo squadrone bianco (reg. Augusto Genina - 1936)






Al Signor
Luiggi Agliozzi
Platì
Prov. Di Reggio Calabria
                               Italia


Addis  Abeba   1  /  6  1937

  Egreggio don Luiggi
Viscrivo questa lettera per darvi notizie della mia buona salute così spero che questa presente trova a Voi insieme contutta la Vostra famiglia quinde carissimo don Luiggi vi farò sapere che miè comunicato mia moglie che voi la volete citare per coranta lire dello mezo cafiso dellolio quinde io micredo che voi avite coscienza perche ricordate vi bene quanto giornate vi ò fatte fora allessa lessi quando zappavimo li olivare quindi io vio fatto cinque giornate e quando viò fatto queste giornate la giornata si pagava a sette lire al giorno quinde viò restato a dare due giornate quindi io queste due giornate che viò restate a dare  io vi li pago puro a sette lire e quinde voi non avete che dire ppiù di me perche io sono uno giusto e licose li voglio giuste quinde io mi maravisglio come voi dite questo perche io lu so che voi site anche una persona considerevole e percio voi non mi dovevivo acchiamare per coranta lire mentre che io vi dovia fatto li giornate quinde io vi devo dare due giornate asette lire sono 14 lire e o ra gli scrivo a mia sposa che vi li porta basta egregio do Luiggi mianno comunicato puro cheavete chiamato a mia sposa perisguardo di vostro cogginodon Rosario Fera quinde di queste fatte a voi nintaressa perche sono conte tra me elui perche voi non potite sapere li conti di me e lue percio di queste fatte non interessate perche a voi non vinta ressa e voi mi dovete scusare cheio parlo cosi basta.
Non mi dilungo ppiu passo ai salute saluto tanto tanto li vostre cognate il Medico e do Micheluzzo  saluto la mia famiglia infine vi saluto a voi contutta lintera vostra famiglia e sono sempre il vostro dipendente
Carbone Francesco

Seccio lonore di scriverme questo e il mio indirizzo
Al Cap. le Magg.
Carbone Francesco
Battaglione di Fanteria
4° Compagnia
Addis Abeba  A. O. I.

Danovo vi saluto

giovedì 11 dicembre 2014

Ricorda il mio nome (reg. Alan Rudolph - 1978)

                                   
                       G l i   Alias  (i soprannomi)  di  P l a t ì
                                    ----------------------------

                                  Libro dei Battezzati- vol.XVII°
-Carbone Saverio(16.9.1934/1-100)di Giuseppe ranco e Portolesi Anna lucìu.
-Portolesi Antonio(23.9.1934/1-101)di Francesco miricriju e Agresta Maria.
-Calabria Elisabetta Ant.(23.9.1934/1-102)di Saverio jhumentaru e Demarco Teresa di Domenico jancu.
-Catanzariti Domenica(29.9.1934/2-104)di Domenico celestino e Catanzariti Domenica di Giuseppe barrosaru.
-Agresta Mariantonia(4.10.1934/2-105)di Domenico ferraro e Barbaro Francesca di Francesco babbeu.
-Romeo Pasquale(21.10.1934/4-110)di Gius.Ant. barisi e Giordano Maria di Giuseppe.
 -Mittiga Caterina(4.11.1934/5-112)di Rosario cinnarella e Stancati Serafina di Gaetano.
-Perre Elisabetta(11.11.1934/5-113) di Rocco ràsula e Perre Anna di Pasq.
-Schimizzi Giuseppa(11.11.1934/5-114)di Antonio tusina e Carbone Domenica di Antonio.
-Sergi Antonia(12.11.1934/6-115)di Antonio perciasipàli e Barbaro Caterina di Francesco zumpanu.
-Sergi Marianna(17.11.1934/6-116)di Giuseppe tinturi e Mittiga Elisabetta di Giosofatto.
-Furore Giuseppa(4.6.1934/7-118)di Francesco janaru e Agresta Giuseppa di Giuseppe.
-Pangallo Domenico(18.11.1934/7-119)di Francesco facciuja e Romeo Giuseppa di Pasquale 'mburcanu.
-Pangallo Caterina(17.11.1934/7-120)di Domenico facciuja e Gliozzi Romeo Assunta di Giuseppe.
-Barbaro Marianna(19.11.1934/8-121)di Giuseppe pillari e Sergi Elisabetta di Domenico perciasipali.
-Barbaro Antonio(22.11.1934/8-122)di Giuseppe mangiafica e Catanzariti M.Loreta di Rocco.
-Grillo Elisabetta(22.11.1934/8.123)di Domenico ingrisi e Sergi Maria di Antonio perciasipali.
-Musolino Maria(25.11.1934/9-125)di Antonio perciasipali e Barbaro Anna di Giuseppe zumpanu.
-Trimboli Giuseppe(1.12.1934/9-126)di Saverio 'i paula e Romeo caterina di Saverio.
-Catanzariti Giuseppa(8.12.1934/11-130)di Domenico celestrinu e Perre Maria di Giuseppe.
-Trimboli Rocco(10.12.1934/11-132)di Francesco piseja e Carbone Caterina di Rocco.
-Barbaro Domenico(11.12.1934/11-133)di Pasquale zumpanu e Musolino Caterina di Domenico.
-Demarco Maria Pia(22.12.1934/12-134)di Francesco jancu e Sergi Caterina di Domenico.
-Trimboli Caterina(23.12.1934/12-135)di Antonio settelampi e Calabria Giuseppa di Domenico.                                                                                                                                                        continua        

Questo è ancora un lavoro di trascrizione su pc (con Windows 95 se non ricordo male) dello zio Ernesto il giovane (nella foto con la zia Amalia, quando reggeva la parrocchia e i parrocchiani di Samo). Queste trascrizioni lo impegnarono non poco, alla veneranda età di ottanta anni; col tempo pubblicherò tutto il file.
Mi pare che il, grazie Don Ernesto, se lo merita!
                                           

mercoledì 10 dicembre 2014

Mio zio (reg. Jacques Tati - 1958)


Platì  7 Maggio 1906

Mio carissimo Ernesto
Come rileverai dall’acclusa lettera con dispiacere ti annunzio la morte del nostro affettuoso zio Michele avvenuta il 19 dello scorso mese.
Per tutto ciò pregoti non disturbarti poiché ci dobbiamo uniformarci ai divini voleri.
All’acclusa lettera risponderai con una lettera di ringraziamento al Musolino e compaesani delle cure fatte in vita e degli onori dati in morte a quel compianto zio.
Farai di tutto s’è possibile ottenere il permesso per venire pel 19 corrente per celebrare i suoi funerali.
L’ubbidiente zio cessò di vivere in casa del suo cugino Portolese Francesco il quale prestò le più energiche cure, nella lettera ringrazia pure questi. Insieme alla moglie e fratello.
Da tante altre lettere venute dall’America parlano degli onori che hanno dato in morte dello zio il quale hanno speso pei funerali ed accompagnamento all’ultima dimora £. 392:00
La lettera del Musolino la farai quanto prima e nel modo che tu sai, porgerai quindi i saluti e ringraziamenti per tutti e da parte da noi tutti.
Non più per ora che dirti ti donano la S. B. papà e mammà io con Serafina un abbraccio dal
Tuo Affmo fratello
Luigi

martedì 9 dicembre 2014

Salt of the Earth (reg Herbert J. Biberman - 1953)



Ben eloquente più di mille sermoni
E’ la sua tomba
( Byron )
Signori,
Vi ha nel mondo un titano minaccioso che passa e con le sue freddi ali, vi spazza fin le rovine!
E’ il tempo.
Passa e impetuoso torrente, sempre, travolge, trasporta seco ogni cosa; passa e ne la marcia vorticosa l’accompagna uno spettro, un lugubre basso rilievo ambulante: E’ il genio den la morte, o signori! Al suo passaggio le tiare e le corone cadono, gli scettri ed i pastorali s’infrangono ed è giocoforza ubbidire a la sua voce di comando che grida “ Seguitemi “ Voi vi sentite mancare di sotto il terreno, sentite al vostro corpo aderire le viscide bocche de la piovra che vi avvince fra i suoi tentacoli, e presentate le armi, vi date vilmente prigioni, scomparite nel corteo funebre di quel titano che passa, mentre

Il freddo oblio ricopre  I nomi i casi e l'opre   Dei piccoli viventi   
  
Ieri grandeggiava fra noi la maestosa figura di colui che più ho venerato fra i vivi!
Oggi vediamo scomparire e confondersi nel turbine degli anni questa figura di grande; vediamo Giovanni Andrea Oliva dipartirsi da noi e per sempre; mentre un vuoto enorme si fa d’intorno; una caligine densa, come d’una fiaccola che viene spenta d’un soffio, e tutto ci fa pensare con un sentimento di sconforto, in un momento di commozione profonda:  Chi colmerà questo vuoto?! …
Io lo domando a voi, suoi coetanei, lo domando a tutti quelli che lo conobbero; lo domando a me stesso e con mente deliberata e cuor fermo dico: Questo posto rimarrà vuoto per sempre!
Né vogliate giudicare la mia asserzione un po’ ardita (come quella che parte dal cuore, ed il cuore non ha misure quando ama) ma piuttosto avvicinatevi al gran morto, che da noi si commemora, e ve ne sentirete convinti.
La purità e correzione dei suoi lineamenti persuaderebbe di rassomigliarlo, sotto alcuni rispetti, a quei grandi personaggi de la Galilea, che liberarono i popoli dalla servitù secolare, agli Apostoli, se in lui l’amore pacifico de la famiglia non venisse a temprare quell’amore di condottiero di popoli; non venisse, dico, a confinarlo qui, in questa terra che lo vide nascere, a consacrare il contributo delle sue virili energie, per te, o popolo, che l’adorasti.
E noi lo ricorderemo per più anni, imbalsameremo anzi con la fantasia la sua sacra memoria, e ci parrà vederlo, ancora curvo, avviarsi in Chiesa per compiere i divini misteri, in Municipio a disbrigare gli affari inerenti il suo ufficio, in casa, oracolo infallibile, della gente che aveva bisogno di conforto, d’aiuto e di consiglio.
Oh non venite a dirmi che, senza di lui, ce la saremmo cavata lo stesso; che egli era un prete, e nulla più! Voi bestemmiereste, di certo!
Ci furono e, grazie a Dio , passarono i tempi difficili anche per noi; i tempi in cui era provvidenziale la presenza di un prete al potere comunale, perché ricordasse a coloro che ci comandavano, come non si possano conculcare le masse impunemente.
Questo prete, o popolo, l’hai visto: non fu altri se non il Reverendo vediamo Giovanni Andrea Oliva, che accompagnate alla tomba mestamente stamattina
Ma io non voglio e non intendo parlarvi di politica, dinanzi il muto e venerando cadavere d’un prete.
Sapete che il sacerdote è il sale de la terra, il sole del mondo, la speranza dei popoli?
Ebbene vediamo Giovanni Andrea Oliva non venne meno, neppure per un istante, alla sua grande missione sacerdotale. Il sacerdote dev’essere copia di G C. per lo spirito che lo anima. E come il suo Divin Maestro, dal più alto dei troni, la Croce, spirava per un ideale grandissimo, la Redenzione degli uomini, il sacerdote , quando a pieno comprende il suo dovere, deve sacrificarsi al bene dei popoli, mostrando a le generazioni che sono e che saranno, come egli sia e sappia essere, davvero, il sale della sapienza, il sole della verità, la spada de la giustizia.
Fu tale il Sac: Giovanni Andrea Oliva?
Lo credo.
Oh avvicinatevi a questo sacro cadavere ché io bramo sapere dunque da voi se posso sicuramente rispecchiarmi in lui, avvicinatevi perché io sappia se il mio morto amico meritava tutta quanta la stima che gli tributammo, per sapere, in una parola se bastano tutti i fiori che mi produce la primavera per abbellire è per sempre il suo sepolcro?
Oh no, lo ripeto, io non posso per nulla dubitare!
La vostra imponente manifestazione d’affetto chiaramente ed eloquentemente parla al cuore, io mi sento profondamente commosso dalle viscere e benedico, più che mai, in questo momento la sacra memoria dell’estinto, che passò in mezzo a noi celermente, trascinando dietro di se a brandelli i cuori lacerati.
Deh, riposa, riposa perciò in pace, amico dolcissimo ed indimenticabile! E ti sorrida in questo momento il Conseguito Ideale e ti giunga, come un’armonia celeste, la prece sommessa, calda, vera, sentita, sgorgante da l’anima di questo popolo devoto che ti ripete il saluto supremo e t’abbandona. Ti giunga anche la nota calda d’affetto, che io ti mando in nome dei miei superiori e colleghi, in nome di tua nipote che abbandonasti in un’agonia di dolore, in nome di questo popolo riconoscente  e buono.
Anima grande di cittadino e sacerdote, Addio, Addio, per sempre, Addio.
                Platì 26 Marzo 1906
                                               E Gliozzi (sen) Sacerdote

Eppure Platì paese della Calabria Ultra ha avuto un sindaco sacerdote, pochi lo sapevano.
Giovanni Andrea Oliva,1884 – 1906, era figlio di Raffaele e Pasqualina Brancatisano, fu sindaco dal gennaio 1902 all'ottobre dello stesso anno. Questo scritto dello zio Ernesto, recitato in occasione dei suoi estremi onori, lo celebra e ce lo riconsegna degnamente.

giovedì 4 dicembre 2014

Farewell, My Lovely (reg. Dick Richards - 1975)

Da Ciurrame a Bovalino





 E per di più questa Calabria è una terra di molteplici ricordi e interessi. Una terra di grandi uomini.
 Nel 1737 l'erudito Aceti riuscì a citare più di duemila celebrità calabresi: atleti, generali, musicisti, centenari, inventori, martiri, dieci pontefici, dieci re, nonché una sessantina di donne in vista. Una terra di pensatori. Il vecchio Zavarroni, nato nel 1705, ci dà un elenco di settecento scrittori calabresi; e io, per conto mio, non aggiornerei volentieri il catalogo. La sola Biblioteca Calabra, acquistata di recente a Napoli, contiene Dio sa quante voci, quasi tutte moderne.
E chi racconterà dettagliatamente le sue naturali attrattive? Dice un altro antico scrittore:
«Quivi trovansi ogni genere di Frumento, di Vini vari, e grande abbondanza di tutti i tipi di Frutti, Olio,Miele, Cera, Zafferano, Cotone, Anice e Semi di Coriandolo. Cresce la Gomma, la Pece, la Trementina, il liquido di Storace. In tempi antichi non v'erano molti Metalli, ma oggi se ne trovano in abbondanza, essendovi quasi dappertutto diverse specie di Miniere, come Oro, Argento, Ferro, Marmo, Alabastro, Cristalli, Marcassite, tre generi di Creta bianca, Vermiglio, Allume, Zolfo, e il Quarzo che, essendo di quinto grado, non scalfisce il Ferro ed è di colore nero. Qui crescono la Canapa, e il Lino di due tipi, quello chiamato maschio e quello chiamato femmina; qui cade la Manna dal Cielo, cosa assai rara in verità; e sebbene non vi si raccolga Seta in abbondanza, oserei tuttavia dire che mai non ve n'ebbe il simigliante in tutto il resto d'Italia. Vi sono anche bagni, caldi, tepidi e freddi, per curare molte malattie. Vicino al mare, come sul Mediterraneo, vi sono bei giardini di Aranci, Limoni e Cedri di diversi tipi. Il paese è bagnato da molti fiumi. Vi sono sui colli dell'Appennino, folte foreste di alti Abeti, Lecci, Platani, Querce, dove cresce il bianco fungo odoroso che splende nella notte. Qui cresce la pietra Frígia, che ogni mese dà una resina delicata e salubre e la pietra Aetites, che da noi si chiama pietra Aquilína. In questa provincia si può fare ottima caccia di creature svariate, come i Cinghiali, i Cervi, le Capre, le Lepri, le Volpi, i Porcospini, le Marmotte. Vi sono anche bestie feroci quali i Lupi, gli Orsi, le Lonze, che hanno l'0cchio pronto e le parti posteriori maculate di colori diversi. Questo tipo di animale fu portato dalla Francia a Roma per il passatempo di Pompeo il grande e i Cacciatori affermano che quest’animale ha una memoria così debole che, pur mangiando con voracità, se gli capita di guardarsi indietro non si ricorda più del proprio cibo e se ne parte alla ricerca di altro.››
 Norman Douglas, Old Calabria


mercoledì 3 dicembre 2014

Amarti è il mio peccato (reg. Sergio Grieco - 1953)





Alla celeste mensa


Alla celeste mensa
venite o care figlie
e svaghe più che gigli
col sangue vi farò.
===

Di mio divino agnello
Il corpo il sangue è questo
e sugli altari impresso,
in cibo vi darò.
===

Spargendo il sangue in croce
vi rese amici a Dio
or vo col sangue mio
divinizzarvi ancor.
===

Venite a dissetarvi
il sangue e la lavanda
sparso per vostro amor
===

In Sacramento ascoso
in terra mi lasciai
tanto desiderai
unirmi al vostro cuor.
===

Il mio convito è aperto
su liete vi apprestate
le brame de appagate
del vostro Redento.
===

Non vi ritragga il mondo
da me coi falsi beni
venite e vi farò pieni d’avere
i miei tesori.
===

O Dio che più non reggo
sul tuo si dolce invito
mi sento già ferita
del tuo divino amor
===

Vieni de presto veni
amato mio signore
donarti a questo cuore
che più non può aspettar
===

Vieni colmami tutta
del tuo prezioso sangue
vedilo come langue
vieni non più tardar.
===

O carne, o sangue o cibo
di Paradiso Dio
vivo ma non più io
sol Cristo vive in me.
===

Or si che son contenta
or si che son felice
altro il mio cuor non dicembre
 che di venir con te.

Fines
 G Gliozzi

Lo zio Pepè non era certamente S. Giovanni della Croce, di questi  forse non conosceva In una  notte oscura e così non fu un altro prete in famiglia!



 1. In una notte oscura, 
 con ansie, dal mio amor tutta infiammata, 
 oh, sorte fortunata!, 
 uscii, né fui notata, 
 stando la mia casa al sonno abbandonata. 

 2. Al buio e più sicura, 
 per la segreta scala, travestita, 
 oh, sorte fortunata!, 
 al buio e ben celata, 
 stando la mia casa al sonno abbandonata. 

 3. Nella gioiosa notte, 
 in segreto, senza esser veduta, 
 senza veder cosa, 
 né altra luce o guida avea 
 fuor quella che in cuor mi ardea. 

 4. E questa mi guidava, 
 più sicura del sole a mezzogiorno, 
 là dove mi aspettava 2 
 chi ben io conoscea, 
 in un luogo ove nessuno si vedea. 

 5. Notte che mi guidasti, 
 oh, notte più dell’alba compiacente! 
 Oh, notte che riunisti 
 l’Amato con l’amata, 
 amata nell’Amato trasformata! 

 6. Sul mio petto fiorito, 
 che intatto sol per lui tenea serbato, 
 là si posò addormentato 
 ed io lo accarezzavo, 
 e la chioma dei cedri ei ventilava. 

 7. La brezza d’alte cime, 
 allor che i suoi capelli discioglievo, 
 con la sua mano leggera 
 il collo mio feriva 
 e tutti i sensi mie in estasi rapiva. 

 8. Là giacqui, mi dimenticai, 
 il volto sull’Amato reclinai, 
 tutto finì e posai, 
 lasciando ogni pensier 
 tra i gigli perdersi obliato. 


Per chi volesse saperne di più qui sotto il link dove c'è il commento di una vera santa e bella donna: Cristina Campo 


http://www.cristinacampo.it/public/san%20giovanni%20della%20croce,%20la%20notte%20oscura%20,%20testo%20integrale..pdf