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lunedì 7 novembre 2022

GIACOMO TASSONI OLIVA - GREATEST HITS

1 - Anime allo specchio - Canonico Francesco Panetta di Gerace

https://iloveplati.blogspot.com/2020/07/anime-allo-specchio-di-richard-wallace.html

2 - Frate sole – Barlaamo il greco

https://iloveplati.blogspot.com/2017/09/frate-sole-reup.html

3 - A mare - In fiamma di rubino

https://iloveplati.blogspot.com/2017/04/a-mare-reg-martina-amati-2010.html

4 - The Lady – Polsi, incoronazione della Madonna, 1931

https://iloveplati.blogspot.com/2017/03/sandy-denny-lady.html

5 - Voci lontane … sempre presenti - Al neo sacerdote don Ernesto Gliozzi (il giovane)

https://iloveplati.blogspot.com/2016/11/voci-lontane-sempre-presenti-reg.html

6 – Scissors- Lingue e forbici

https://iloveplati.blogspot.com/2016/06/scissors-reg-frank-de-felitta-1991.html

7 – La fontana della vergine - Pensata sovrana

https://iloveplati.blogspot.com/2016/04/la-fontana-della-vergine-reg-ingmar.html

8 – Morti e sepolti – I commissariati prima di VOCI DA PLATI’

https://iloveplati.blogspot.com/2016/03/morti-e-sepolti-reg-gary-sherman-1981.html

9 – I cacciatori – Per un circolo sportivo

https://iloveplati.blogspot.com/2016/01/i-cacciatori-reg-theo-angelopoulos-1976.html

10 – Il cervello da un miliardo di dollari - … e trepido rispose il Podestà

https://iloveplati.blogspot.com/2015/09/il-cervello-da-un-miliardo-di-dollari.html

 

lunedì 7 febbraio 2022

Qualcosa di personale [di Jon Avnet - 1996]




La musica è un’altra vita nella vita, ma la vita è il vino
Platì 3 – 4 – 1921
L’astemio
Rosario ... Oliva



Essere il sacerdote un oscurantista blasfemo
a quattro venti i biechi ministri di Satana
Meschini! Ciò affermano poiché la luce
della Cristiana Religione, non è dato loro di
vedere –
Nella settimana di Passione del 1919
G. Tassoni Oliva



Nei primi anni del suo ministero il sacerdote Ernesto Gliozzi il vecchio (1883 - 1948) tenne un album con dediche autografe di amici, uomini di passaggio da Platì e sacerdoti più anziani. L'album è sicuramente unico per il paese non essendoci notizie di altri appartenuti ad autorevoli personaggi platiesi. 

lunedì 26 ottobre 2020

A Man to Remember - Mission to Gerace

Maria di Polsi Tassoni Oliva in Fimognari
1913 - 1996

dott. Filippo Fimognari
1898 - 1976

Giuseppina Maria Tassoni Oliva ved. Zizanovic
1916 - 1986

sen. Giuseppe Beniamino Fimognari
Gerace, 1º novembre 1932 – Locri, 5 gennaio 2024

Fimognari - R. Perri - M. Papalia

Dovendo portare a termine la biografia di don Giacomino Tassoni Oliva si è reso necessario un sopralluogo a Gerace città dove egli si sposò ed ebbe la cittadinanza la sua famiglia. Migliore guida non poteva essere altri che il senatore Giuseppe Beniamino Fimognari figlio di Maria di Polsi. Con Rosalba e Michele dopo una prima tappa nel cimitero geracese, dove riposano le spoglie della famiglia Tassoni Oliva, ci si è trasferiti in quella che fu la più importante cittadina della locride. A spasso con il senatore ci si è potuti rendere conto della benevolenza e riconoscenza con cui ancora oggi accolgono quello che fu il primo cittadino per oltre vent’anni, valorizzandone il suo territorio e uno dei promotori dell’istituzione dell’Università di Reggio Calabria, oggi “Università Mediterranea”. Meta obbligata casa Fimognari, dove visse la famiglia, medici e scienziati, fin dai primi dell'ottocento, prima di trasferirsi a Locri. Oggi quella residenza, adiacente a quella che fu la prigione dei cinque martiri del governo borbonico, è diventato un luogo che il tempo non ha scalfito dove vi traspare l’amore verso di essa per come è conservata e per come si conserva tutto quello che una famiglia può produrre attorno ad essa.

 Le foto di Mari di Polsi e Filippo Fimognari  sono sulle pareti di casa Fimognari dove sull'ingresso è ritratto il senatore. Quella di Giuseppina Maria è sulla lapide presso il cimitero.









 

mercoledì 21 ottobre 2020

A Man to Remember [di Gaston Kanin - 1938]


“Carletto! ma vui vu ricordati a don Giacomino Tassoni?”
“Si!”
“Ma sapiti a undi moriu?”
“A Platì! Ju iornu ndi vestiru i balilla e ndi levaru nta cresia.”

Quella mattina del 3 febbraio 2020, san Biagio, era stata spesa nella ricerca di un documento che attestasse la morte e una possibile sepoltura di don Giacomo Tassoni, tra un curiale canonico che, come la tonaca, il canone l’ha messo da parte, una addetta all’anagrafe sidernese poco socievole e la scoperta che se andate al Comune di Locri sono tutti a vostra disposizione, anche ad ascoltarvi, dall’addetto alla manutenzione floreale come al dirigente dell’Anagrafe.
Una prima succinta biografia sul poeta platiese più nominato, in queste pagine era già apparsa. Col tempo e per altre esigenze, essa appariva lacunosa. I ricordi di Carletto hanno indirizzato le ricerche a partire dall' Anagrafe del Comune di Platì.
Ora quella stessa, redatta allora con Francesco Violi (1), è riveduta e a voi consegnata.
Don Giacomino Tassoni nacque a Siderno l’1 gennaio del 1887 a ore pomeridiane dieci e minuti quindici da don Giuseppe di Domenico farmacista, vedovo,  e Oliva Giuseppina casalinga. Don Giuseppe proveniva da Fabrizia, donna Giuseppina era pratiota e a Platì i due celebrarono il matrimonio il 22 agosto del 1874, un mese esatto da che furono affisse e registrate le pubblicazioni presso la casa comunale e quella spirituale di Platì. Alla nascita di don Giacomino, il farmacista di Fabrizia di anni ne aveva quarantanove, donna Giuseppina trentotto. La loro primogenita era Maria Angelina Giuseppina nata a Siderno il 3 ottobre 1882.
Don Giacomo trascorse la sua esistenza per buona parte a Platì dove venne adottato dagli zii don Saverio Oliva (2), arciprete, e dalla di lui sorella, per cui al cognome del padre aggiunse quello di Oliva. Alla morte degli zii divenne erede dei beni degli stessi, che non erano pochi, motivo questo della sua assidua permanenza in paese. Studioso colto e preparato allacciò amicizia con gli intellettuali dell’epoca, da Vincenzo Papalia a Ernesto Gliozzi sen.
Don Giacomino sposò l’8 luglio 1908 Carolina Migliaccio nata il 24 dicembre 1885 da Domenico e Rosina Scaglione, geracesi. Da quella unione nacquero due figliole: Maria di Polsi e Giuseppina. In Platì fu legato alla famiglia Furore per via della signora Mattia Migliaccio (3) moglie di Giosafattino, sorella di Carolina e del canonico Ettore Migliaccio, morta prematuramente di parto.
Poeta fecondissimo ed autore di una tragicommedia, non riuscì a raccogliere i manoscritti in una pubblicazione nemmeno a proprie spese come era consuetudine a quei tempi. Delle sue composizioni si occupò Michele Fera e venne ricordato da Pasqualino Perri (4), Antonio Delfino (5)  e Gianni Carteri.
Don Giacomino Tassoni Oliva, a Platì dal 30 ottobre 1934, abitò dapprima in via Fratelli Sergi e successivamente al numero 14 di via Cesare Battisti, dove la morte lo colse il 19 ottobre del 1941, anno XX° dell’era fascista, podestà don Ferdinando Zappia. Nei ricordi di Carletto don Giacomino fu tumulato a Platì e qualche anno dopo la salma fu trasportata dai familiari nel cimitero di Gerace dove a tutt’oggi riposa accanto alla moglie.
Delle due figlie, la prima, Maria, nacque a Gerace il 15 giugno del 1913. Sposò il dottor Filippo Fimognari e da loro nacque Giuseppe Beniamino che è stato amato e ancora celebrato sindaco di Gerace e senatore della Repubblica. Di Maria, a pochi giorni dalla nascita, si ricorda un curioso episodio legato all’olio della giara della cucina del Santuario di Polsi che si riempì per intercessione della Madonna, in epoca di carestia: “Nel 1913 si svegliò istantaneamente a Gerace una bambina per più giorni, dalla nascita, in coma, dopo essere stata toccata con l'olio benedetto: si chiamò Maria di Polsi (Tassone in Fimognari) e l’avvenimento fu tanto strepitoso che nel 1919 il Card. Giustini, da Polsi, spedì un telegramma alla miracolata e, venendo a Gerace, la volle conoscere; il contenuto del telegramma: «A Maria di Polsi - Gerace. Polsi 3 settembre. Ti assista sempre la protezione della Vergine e la mia benedizione. Filippo Cardinale Giustini (6)La piccola, ancora, è citata dal can. Oppedisano a pag. 29 della sua Cronistoria per aver deposto una pergamena sottoscritta dal Vescovo Chiappe e dal clero nelle mani del Cuore di Gesù, era l’Anno di Grazia 1926. Si spense il 2 aprile del 1996. 
Giuseppina Maria nacque a Gerace l’8 settembre del 1916 ed in prime nozze sposò Antonio (Ante) Zizanovic di origini croate, il loro matrimonio fu celebrato a Pompei. Il 27 agosto del 1939 a Platì nacque Pasquale il loro unico genito. Antonio ritornato in patria fu assassinato dai nazisti nel 1943 all’età di 29 anni. In seguito Giuseppina Maria contrasse nuove nozze. Si spense l’1 agosto 1986.
Fuori dal matrimonio, don Giacomino ebbe un’altra figlia (era destino che non avesse eredi maschi), Giulia, nata a Platì il 28 aprile 1928. Riconosciuta all’anagrafe dalla madre e dal di lei sposo, alla morte di don Giacomino fu mantenuta agli studi dai coniugi Fimognari già citati.
 



Debitore di quanto sopra riportato sono a Carletto Zappia (classe 1928), al senatore Giuseppe Beniamino Fimognari e a Pasquale Zizanovic, nonchè agli addetti all'anagrafe del comune di Platì.
Il testo è stato riveduto con Rosalba.

    https://iloveplati.blogspot.com/2013/09/corpo-celeste-pt-4_19.html

(3)  https://iloveplati.blogspot.com/2012/12/lacrime-damore-reg-pino-mercanti-1954.html

(4) https://iloveplati.blogspot.com/2016/04/lettera-aperta-ad-un-giornale-della.html

(5) https://iloveplati.blogspot.com/2016/10/another-time-another-place-reg-michael.html

(6)  Salvatore Gemelli, Storia tradizioni e leggende a Polsi d'Aspromonte, Gangemi ed. 1992

sabato 25 luglio 2020

Anime allo specchio [di Richard Wallace -1941]

Dignum laude, virum Musa vetat mori. (Orazio)
[All'uomo degno la Musa evita la morte (e l'innalza al cielo).]

Canonico Giuseppe Panetta
 1867 - 1917

VOLI D’ANIME

 A Te l' anime nostre, quando la notte incombe,
stanche dalle diuturne battaglie combattute
vengon peregrinanti per le innumeri tombe
tra cui svolazza l’ùpupa in rapide volute,
e al Tuo sepolcro sòstano - mestissima coorte -
pare che lento mormori la nenia sua morte
lieve stormendo a l'aura di maggio il mesto salcio.
Lì ne la terra umida, li nella terra nera
nei la zolla il Tuo cuore sempre più si dissolve
ma intorno a Te fioriscono - eterna primavera
i fior della memoria nel tempo che si evolve
Maestro, che Ti narrano nel silenzio profondo
le anime vaganti ne la notte di maggio?
del bel maggio odoroso del bel maggio giocondo
Maestrso, che Ti narrano nel mistico linguaggio?
Forse a Te, come un giorno- o ricordanze care
di tempi che già furono! ¬ di Bellezza assetato
a Te pur ora aocorron come ruscelli al mare
e ne' muti colloquii ne godono beate …

O che forse Ti chiedono quell'Éstasi, o Maestro,
in cui rapito furono su l'ale del Tuo ingegno
in alto in alto, in alto, laddove Tu, o Maestro,
tra Verità e Bellezza Tu inchiudesti il Tuo Regno?
No... non questo Ti chiedono le animo errabonde
che su la tomba gelida versan l'angoscia estrema,
mentre meste sussurrano del salcio tra le fronde
di ricordi e di amore un eterno poema!
Ma chiedono la vita che le tombe ridesta
e il desio che vivifica parla un inno immenso
che di azzurro dipinge e circonda di festa 
l'avello glorioso profumato di incenso.
Chiedono a l’aura sacra ispirazione e canto
norma e coraggio, tempra ne l’ ansie della vita
e se vacilla il core o cede il piede affranto
il freddo marmo parla ed il sentier ci addita..... 
TASSONI GIACOMO OLIVA
 nel maggio del 917.

In MEMORIAM  numero unico pubblicato in occasione della morte del Can. Francesco Panetta di Gerace


lunedì 16 marzo 2020

Altri tempi [di Alessandro Blasetti, 1951]


FESTA DU RITU

Tambura, ciaramejì e tamburini,
pipiti cu frischiotta ed azzarini,
guciati allegri e longhi scampanati
scifalora, giranduli e stijiati.

Putighj chini e chini gucciari
nta chiazza mustazzola e gularì,
mani lesti chi giranu puzzetti
e caccianu gelati a fetti a fetti,

cotrari chi ti fujanu nte pedi
si si fermu, si camini e si ti sedi,
n'orbu chi tira e molla n’organettu
e ti canta la storia du fojettu.

Banda chi sona e passa pe li strati, 
fimmani ali finestri mpiparati, 
cavajucciu, casteju e bumba scura, 
e mbriachi chi vannu mura, mura.

Giacomo Tassoni Oliva

Questa poesia di don Giacomino la devo alla cortesia del senatore Giuseppe Beniamino Fimognari, figlio di Maria di Polsi Tassoni Oliva (1913 - 1976)  e del dottor Filippo Fimognari.

In apertura un'immagine d'epoca della migrata venerazione platiese della Madonna du Ritu in Mishawaka IN per merito della Maria SS Di Loreto Society. 





domenica 15 marzo 2020

In vendita [di Laetitia Masson, 1998]



Con la presente scrittura privata vendo il paracoccio del fondo Calcarella e Filesi ai Signori Gliozzi Luigi e Ante Zizanovic per lire 800 ottocento che mi ricevo e lascio ai suddetti finale quietanza, impegnandomi che fino a giovedì tutte le olive ancora non raccolte dovranno essere abbacchiate, nel caso contrario le olive non ancora abbacchiate vanno comprese nella presente vendita.
      Platì, 12 . 2 . 1940  XVIII.
Giacomo Tassoni Oliva


Nota:
Ante Zizanovic era il genero di don Giacomo Tassoni Oliva avendone sposato in prime nozze la secondogenita Giuseppina. Ante (Antonio), un nazionalista, croato trovò asilo a Platì per opera di Benito Mussolini. Con lui arrivò anche Giuseppina Tassoni Oliva e i due abitarono nella casa paterna. A Platì nacque nel 1939 il loro unico figlio Pasquale Andrea. Ritornato in patria Ante rimase vittima della repressione degli Ustascia.



domenica 15 ottobre 2017

To the bone (reg. Marti Noxon - 2017)



All'Avvocato Mercurio
A voi che sapete - di vecchie e di nuove -
 e disponete - di ampissime prove

 IL Cane e l’Osso.

Sopra un’ osso un can molosso
ringhia e addenta a più non posso
e tien lungi gli altri cani
che pur fanno sforzi inani
per raggiunger quell’osso
 già scarnato dal molosso
 Ma la bestia pettoruta
tiene a bada quella muta
di mastini e di cagnastri
 i cui abbai van fine agli astri
e roscchia più feroce
l’osso nudo e si satolla
non sentendo alcuna voce
della ria, canina folla.
Mangia e ingrassa in barba a tutto
finché l’ossa avrà distrutto …
Vuoi veder che l’indovino?
quel molosso è un tal ...
Vuoi saper chi l’osso sia ? 
un campione di idiozia …
Vuoi saper la folla bruta?
che compone quella muta ?
Questo mò nol poss dire
ma se vuoi lo puoi intuire …


Esopuccio



mercoledì 20 settembre 2017

Frate Sole -reup



A Ernesto Gliozzi

Frate Barlaamo

Con ne l’anima il cuore di Basilio
E su li omeri il sajo, fra Barlaamo
Risalpa dal suo dolce e lungo esilio
Delle bellezze italiche al richiamo.

Reca al soave idioma di Virgilio
Dall’Ellade superba un verde ramo
Tolto a’ sacri laureti presso Samo
Si ai Frandi d’ornar la fronte e l’ilio

Di Fiammetta e di Laura agli amanti
Reca il tesor d’Euripide e d’Omero
E della dolce Saffo i freschi canti.

Poi lasciando Avignone, il Frate austero
L’Infula di Suera – al greco colle
Cinge, e per Locri il nome suo s’estolle.



Giacomo Tassoni Oliva  21 Agosto 1929  (VII)

Questa poesia in un precedente post,del 2012, l'avevo attribuita allo stesso dedicatario, mentre ora tra le carte è uscito fuori che l'autore era don Giacomino. Nello stesso tempo vi ricordo che Barlaamo, greco, fu maestro del Petrarca e vescovo di Gerace, mentre il frate Ciccillo della foto lo distinguereste fra milioni.

domenica 11 giugno 2017

In nome della patria (reg. Vsevolod Pudovkin, Dimitri Vasilev - 1943)


Da GERACE Superiore

Ad iniziativa del delegato della Croce Rossa, Giacomo Tassoni Oliva, fu tenuta in questa nostra città, in una sala del palazzo Episcopale, una serata a beneficio della Croce Rossa. Il Tassoni fu coadiuvato dai sigg. Gaetano Muscolo e Saverio Marullo. Alla bella festa intervenne la più eletta ed intellettuale cittadinanza, alla quale si unirono varie famiglie accorse dal vicino capoluogo.
Vario e scelto il programma musicale diretto ed eseguito con geniale interpretazione dal maestro Angelo Cangemi.
Una delicata e squisita scena drammatica “Sotto la tenda” del nostro amico Giacomo Tassoni Oliva fu eseguita con sentimento e viva interpretazione dai giovani Alfarone, Libri, Frascà. Il breve bozzetto dipinse al vivo un sublime episodio di amore fraterno.
L’eletto pubblico applaudì vivamente l’emozionante lavoro drammatico del giovane Tassoni. La serata fu chiusa da una splendida conferenza di Mons. Ettore Migliaccio “La donna nella storia e nell’ora che volge”. Il conferenziere preludiò con una nota patriottica rileggendo i tratti principali del comunicato Diaz annunziando la nostra vittoria sul Piave contro il secolare nemico. Alle parole di Mons. Migliaccio seguì un subisso di applausi. Belle e buone parole di chiusura disse il nostro vescovo Mons. Del Rio e la festa finì con gl’inni patriottici nazionali.


L’ALBA PERIODICO SETTIMANALE POLITICO AMMINISTRATIVO Reggio Calabria 6 luglio 1918, Anno VI - Num. 27

giovedì 27 aprile 2017

A mare (reg. Martina Amati - 2010)


Mare di Pizzo

Una vela passò gonfia di vento
Per il placido mare di turchino …
Con nel core le spine del tormento
La guardò, da’ graticci, Re Gioacchino

Pensò il re che se il vecchio suo ardimento
Riavesse l’ale, che tarpò il destino
In quella vela, in mare, il sogno spento
Rilucerebbe in fiamma di rubino.

Ma com’ala di sogno quella vela
rapida dileguò lieve su l’onda
e nell’anima il re di gloria anela

sentì la sua tristezza più profonda.
Il dì appresso la vela, al suo tornare,
vide il re spento e l’onda rosseggiare.

Giacomo  Tassoni  Oliva

scritta in treno  il 16 – 3 – 1928 

domenica 19 marzo 2017

Sandy Denny - The Lady



We heard that song while watching the skies


 Qui è la stella luminosa
che da otto secoli addita
la via del cielo; qui il
peregrin vi discende al saluto
della Regina del mondo;
qui è l'erma valle vetusta
nei tempi e nella gloria;
qui inchiniamoci,
umili adorando!

1931
Prof. Domenico Gelonesi
da Platì


Quando le bufere della vita
si abbattono sullo spirito
nostro come a schiantarlo
e il nembo del dolore
stenderà sinistro sul nostro
fragile capo stanco, tu,
Castellana dell'orgoglioso
Aspromonte, tutta recinta
di solitudine austera e di
geli perenni, rivolgi il tuo
sguardo di Madre e di
Sovrana verso la nostra
umile creta tremebonda,
onde da quel tuo sguardo
sprizzi il sole che arrida
ed allieti e più luminosa ci
renda la via da seguire tutta
rovi, tutta pruni, tutta tenebre

Incoronazione 1931 

Giacomo Tassoni Oliva

Nella foto (di Carannante) la casa dei ganzirroti e, affiancata, quella dei messinesi, a Polsi.

lunedì 6 marzo 2017

La grande abbuffata (reg. Marco Ferreri - 1973)



MACCHERRONCINICA ……………
JOSEPHO ARCHIPRESBITERO MINNITI in die sui adventus, hoc carmen dicatus est

Cave, amice, Gassum cave
Qui ab albore usque ad ave
Cum riso ac suave
Verbo, abscendit suae pravae

Omnia mala animae

Si scondinzolat, suo more,
juxta tecum, in livore
facit hoc; inde ab ore
contumelia vomitat.

Ad mensam longe tuam
Sit semper famam suam,
Tuae navis ab illo pruam
Alieno lito, dirigat.

Salus Cleppa Miceque orbus
Sciunt illum et morbus
Cuius patet … Tamquam cervus,
Dicunt … aedendo, gracidat.

Fuit ille in Sancutuarium
Et votavit caseiarium
Quare hoc anno, Seminarium
In Jeracio manet.

Giorgi, Cutis et Asprea
Cum vidissent sua nomea
Superata factis, … diarrea
Invocaverunt illo.

Et Episcopo in Jeracis
Non tulerunt roteas cacis
Aeremitae contumacis
Fuit mula claudicans.

Quare, igitur, tantus homo
Rimpatriatus fuit in domo
Ubi Ecclesia MAJORDOMO
Voluisset facere …

 Ab Oppidum cacii, decimaquinta die mensis Augusti.

(NASONIS AUCTOR)

MACCHERRONCINICA.........
Questa poesia è dedicata all'ARCIPRETE GIUSEPPE MINNITI nel giorno del suo arrivo

Bada, amico, bada a Gasso
Che dall'alba fino all'Ave
Con riso e soave
Parola, trascende/si allontana (?) 

Tutti i mali della sua
Anima malvagia

Si scodinzola,secondo la sua abitudine,
Davanti a te, nel livore
Fa questo; quindi dalla bocca
vomita offese.

Dalla tua mensa sia sempre
Lontana la sua fama,
La tua nave diriga la sua prua
Verso altro lido.

Solo Cleppa e Mico orbo
Lo conoscono e il morbo
di cui è palese.... Come un cervo,
dicono ....... mangiando gracida.

Lui fu nel Santuario
E vuotò il caseario (caseificio)
Per cui quest'anno il Seminario
Rimane a Gerace.

Giorgi, Cutis e  Asprea
Avendo visto la sua nomea
Superata dai fatti, .... con la diarrea
Lo invocarono.

E col Vescovo in Gerace
Non portarono le ruote dei caci
Dell’Eremita contumace
Fu la mula fu zoppa.

Per cui, dunque, un così grande uomo
Fu rimpatriato in casa
Dove la Chiesa MAGGIORDOMO
 volle farne.........

 Città di Caci, il 15 Agosto
(AUTORE DI NASONE)


Il 16/nov/2016 09:47, "Giuseppe Frappa"  ha scritto:
Ciao Maria!
Mi dispiace di doverti dire che non sono proprio in grado di fornirti una traduzione comprensibile del testo che mi hai spedito. Non riesco a comprendere il significato di moltissime parole né la struttura del testo "latino". 
Bisogna ammettere che, chiunque sia l'autore, il Latino non lo conosceva perfettamente!!! Le desinenze sembrano appiccicate a caso; molte parole non sono né latine né italiane. Le allusioni a fatti e situazioni locali mi risultano incomprensibili.
Ti mando comunque il risultato del mio tentativo

Nota
Avevo chiesto aiuto per la traduzione a Maria, mia sorella. Lei stessa l'ha inoltrata a Giuseppe Frappa, cultore delle lettere classiche di chiara fama,http://www.poesialatina.it/. Alla traduzione, un misto di latino e dialetto platiotu, ho apportato qualche modifica per rendere comprensibile il testo di don Giacomino Tassoni Oliva, oggi a distanza di anni e con il venir meno dei protagonisti di quelle vicende, difficile a decifrarsi. Devo dire che la figura dell'arcipreviti Minniti è abbozzata con la sua solita garbata ironia. Ironia che si rinnova firmandosi Nasone e definendo Platì Città di Caci.


lunedì 12 dicembre 2016

Il campanile d'oro (reg. Giorgio Simonelli - 1956)

Sui fatti del campanile
(Per lettera da Platì)
Caro direttore,
L’on. Ferdinando Martini, governatore dell’Eritrea nonché deputato di Pescia – come sai – si allontanava, in questi giorni, dagli “ Amici dei monumenti “ per il buco che si voleva praticare nelle mura di Lucca. Non so se avrai avuto la letterina, frizzante di ironia, che questi dirigeva ad Ugo Ojetti: in ogni modo ti dico che lodò l’emerito scrittore, l’approvo e l’ammiro.
Se potessi fare lo stesso, mi allontanerei volentieri anch’io dagli “ Amici dei campanili “ – visto e considerato che il mio (campanile) è minacciato da serio pericolo di demolizione. La cronaca paesana è tutta rivolta a quella storica punta che si perde nell’aria, che ha la sua pagina classica e resisté, da forte, a tante convulsioni telluriche ! …
Oggi è vecchia, fessa, malconcia! … che importa?!
Tanto meglio, dico io, il forestiero resterà pochi minuti di più e con la bocca spalancata per meditare su quelle rovine … a distanza
Ma non così la pensa il Sottoprefetto di Gerace.
Egli, cui sta a cuore più la salute temporale che spirituale dei suoi amministrati, vuole tagliare, ad ogni costo, la testa al … campanile.
Dal canto suo, il Signor Genio Civile, fa delle perizie che fanno accapponare la pelle e l’ordinanza – ragion vuole – dev’essere firmata ed eseguita addirittura.
Che c’entra il popolo, perbacco?!  …
E quel cieco che funge da Sacrista in prima. Con la carica di campanaro e suonatore di organo per giunta; quel cieco-nato devi essere un coso formidabile, e, se lo volete, invulnerabile! Si son temute quel giorno, il giorno della rivolta, quando suonava le campane a stormo, le sue botte da orbo … si è levato verbale contro lo stesso; ma pare che, tutto sommato, egli abbia ora molto da guadagnare. Si atteggia a martire della rivoluzione platiese, o meglio; è uno dei danneggiati politici nella politica del campanile ed il popolo deve soccorrerlo con elargizioni spontanee di grano, granturco, lana, formaggio e tutto il resto: una vera cuccagna.
Ora tu mi domandi come stanno le cose – Siamo in momenti di tregua, di pace; ma questa pace è apparente, perché il popolo tiene gli occhi al campanile e le mani alla scure.
Mi auguro che questa pace armata non venga ad essere turbata, per ora, e che la crisi campanilesca sia risoluta alla meglio.
Dovresti sentire il popolo come il ragiona! “ Il campanile non cade, è duro, fermo, d’acciaio … e poi, se il Signore avesse voluto, quella notte … con un’occhiata! …
Mi convince ti giuro; ma più convincente è la postuma dichiarazione d’un certo Genio: “ Quella punta, vedete, è messa lassù come una coppa: non pende per qua, non per là “.
Evviva l’equilibrio!
Se così è veramente e dobbiamo credere ad ogni Pietro l’Eremita che ci piove quassù, resti pure la punta, la coppa e la cappa, che dir si voglia; con buona pace del Salvatore, nonché di questo popolo devoto sino al fanatismo.
Ritornerò sull’argomento in settimana, se occorre; per ora ti abbraccio e ti bacio.
Platì 31 maggio 1909.
Dev.mo

Ferdinando Caci

Il Giornale di Reggio l’eco settimanale della provincia  R. C. 9 giugno 1909 Anno I – N. 5, Direttore: D.r A. Scabelloni, Redattore-capo: Farm. G. Sculli

Nota
Soltanto un genio si poteva firmare Ferdinando Caci ed apparteneva sicuramente a don Giacomino Tassoni Oliva se confrontate la presente pubblicazione con il post precedente.

domenica 11 dicembre 2016

La ronda di Mezzanotte (reg. Lloyd French - 1933)


La ronda, il Podestà, il campanile


PRIMO TEMPO

E’ notte fonda – Passa la ronda
per ogni strada della città.
Borghesi, militi, Autorità
van vigilando l’… oscurità

Con passo lento – con occhio attento
guardano, scrutano di qua e di là,
guai se un barlume trasparirà
pur dalla casa del Podestà.

Ma ognuno dorme – le nude forme
su lane soffici distese à già
dorme il bambocciolo con la mammà
dorme il marito con la metà.

Ma ad un momento – un movimento
è tra la ronda; ognun ristà.
E tutti chiedensi: cosa sarà?
La ronda sbandasi di qua e di là.

SECONDO TEMPO

Dal campanile – un mostro vile
Vi si è cacciato – Ei spia sarà.
Armi alla mano (se alcun ce l’ha)
E aprite il fuoco senza pietà.

Sarà abbaglio? Sotto il battaglio
del sacro bronzo sicura sta
l’ombra malefica – Che osserverà?
Chiamate subito il Podestà.

Già per le scale – T.T. S.P.Z.I.L.E.
Vi si precipita d’autorità
E l’accaduto, tosto che sa,
sta per scoppiare di … ilarità.

8° 
Ma vuol guardare – vuole spiare
per la sua gran responsabilità
deve guardare, di qua, di là
È sempre l’occhio del … Podestà.

Per l’occasione – tosto il gallone
a don Luigi lieto ridà
e il vecchio vigile che tutto sa
qual Nume indigite della città.

10°
Non si impressiona e lesto tuona:
andate subito, recate qua
il sacrestano – Ei spiegherà,
lo strano enigma che ei solo sa

11°
E lo scaccino - si spinge insino
al fier cospetto del Podestà,
mentre in se cogita: cosa vorrà
questa suprema mia Autorità?

12°
Apri le porte, se no la morte,
e dimmi franco la verità:
chi nascondesti sopra di là
a compromettere la mia città?

13°
In un baleno, il tempio è pieno
di folla enorme, d’Autorità
mentre la ronda sui tetti è già
per far giustizia senza pietà.

TERZO TEMPO

14°
Quattro monelli scalzi e in brandelli
vide la ronda che ha rotto già
tutte le tegole e urlando va:
o delatore, scendi di là.

15°
Quattro monelli che pei capelli
or tiran sotto con voluttà
di far vendetta, si spinser là
a fugar nidi … Ah! Ah! Ah! Ah!

16°
In una matta risata scatta
la folla mentre la ronda va
e il Nume indigete col Podestà
restan perplessi come due f.. ss ..

Giacomo Tassoni Oliva