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domenica 30 novembre 2014

Il volto (reg. Ingmar Bergman - 1958)




Col post odierno voglio rendere omaggio a Mimmo Marando, avvocato. Come molti di noi non vive più in paese. Ha il merito di essere stato il primo, in tempi anteriori all’esplosione del web, a cercare di raccogliere e conservare la memoria storica di Platì con la rivista omonima, voluta, fondata e diretta da lui, sebbene per pochi numeri.
Devo confessare che, tra gli altri ispiratori di questo blog, i germi si possono rintracciare in quella rivista, dove tra articoli originali, citazioni, documenti e foto Mimmo ha cercato di consegnare ai platioti un volto del proprio paese per anni deturpato e smarrito.


mercoledì 26 novembre 2014

Rivalità (reg.Giuliano Biagetti - 1953)


 

Echi  Calabresi
Plati, 25 1- 96
Non di rado sì constata lo strano fenomeno di vedere degli  asini atteggiarsi a cavalli, come dice la favola; ma quando cercano mandare fuori quel canto dolce che chiamasi nitrire, si conosce né più  e né meno il raglio del mansueto per quanto stupido animale. E cosi succede di un colto (!) seguace di Esculapio. Infatti costui nel N. 3. della cronaca di Calabria, corrente anno, pubblica un articolo sgrammaticato davvero (non come si compiacque di  notare il valente dottore) dicendo che dal terremoto in poi io divenni  pubblicista.
Non mi atteggiai mai a pubblicista o meno, come fa il dotto professore; ma ho creduto di far sapere al pubblico onesto la verità; mettendo in mostra la malignità e le pulcinellate(mi si  permette la frase volgare di certi esseri ambiziosi.
 Intanto il dottore, certo farebbe male se pensasse di studiare sempre più la medicina, perché così, essendo la scienza infinita potrebbe davvero divenire un eccellente medico, anziché un pubblicista, per il che pare non abbia alcuna probabilità di riuscita.
Dice l'egregio dottore che pei fatti da me esposti, sol perché ne avevo interesse al maggiore com. Chiare sul conto dello assistente Scaramozzino, dovevo allo stesso Chiarie presentarmi per sostenere le mie ragioni!
Si vede caro egregio Esculapio  che avete proprio perduto la bussola! ... E chi ha invitato me a dar conto di quanto ho scritto, ho firmato e son pronto sempre di dimostrare, come ho già detto altra volta? Dovevo forse io il ficcanaso, come forse fate voi; e presentarmi a chi non mi ha chiamato?....Santi Numi! ammirate voi  tante stoltezze...
Dite pure, Egregio Esculapio, che lo Scaramozzino non ha parlato di quella tale usurpazione che io so! Ci vuol coraggio  parlare il corda in casa dello impiccato, come sarebbero i beni del comune da me posseduti. O illustre Esculapio, dove avete appreso tanto coraggio, perché non dire altro?
E ditemi un poco: non siete voi che possedete terreni del Comune in contrada  Zacà, Serro di Platì,
e in contrada  Arsanelli, pure Serro di Platì? E come mai avete il coraggio di dire che io possegga beni comunali? (a).
Ed ora passiamo a fatti più concreti.
Il dottor in parola, tempo dietro aspirava al posto di medico condotto di questo comune, e lodavo spesso il signor Sindaco nelle colonne del Pungolo Parlamentare.
Ma quando si vide scurtato ed invece nominato lo egregio dottore Papalia, perché a lui creduto preferibile, cominciò a sfogare la sua ira contro tutta l'amministrazione comunale,  come un cane idrofobo, sebbene a tutti noi facesse pietà, poiché non era tale da meritarsi nemmeno il disprezzo dei gentiluomini .
Non per tanto, nascosto sotto lo pseudonimo di Ettore, non lasciò sfuggirsi nemmeno l'occasione di quel tale Scaramozino per isfogare la sua bile contro di me, che non gli davo il piacere neppure della mia indifferenza, poiché io son convinto che ha ragione quel vecchio adagio il quale dice che, chi di gattina nasce convien che razzoli!
Dunque, caro e dotto scienziato, se la rabbia vi consuma appiccatevi pure con una corda sopra qualche
ramo di albero di quei beni comunali che voi possedete, senza sfogare la vostra ambiziosa ira contro gentiluomini, che mai si sono accorti della presenza di un uomo come voi.
Inoltre vi dico che siete gran conoscitore di scatole e pierantoni, perché nel vostro sconclusionato articolo ne fate un pò abuso. Di fatti oltre le tante altre grettezze, ripetete nel vostro articolo  una quantità che a voi compete e da me riferitavi, cioè quella di Critico, che ritorcendo a me avete soggiunto, de miei pierantoni. (Povero galateo! ...)
Ora ascoltatemi un pò caro voi: Io vi consiglio di essere buono e più calmo, di lasciare la mania del ricorso, per cui pare avete una inclinazione speciale ed alta fama siete per acquistare. Curate di non voler toccare gli altri e pensate che la sola Laurea di Medico Chirurgo non potrà farvi nobile gentiluomo; per essere tale
bisogna essere buono; il che è Virtù suprema dell'animo, e che le azioni siano gentili e dimostrino animo nobile, ciò che in voi sembra che manchi addirittura.
Solo così facendo potrete vivere tranquillo e sano, senza punto turbare l'altrui quiete, che troppo cercate mettere a dure prove, e senza offendere così crudelmente il galateo che straziate tanto.   
E cosi per ora faccio punto,salvo a toccarvi ancora quando meglio lo crederete, giacché io sono sempre a vostra disposizione
 FRANCESCO OLIVA FU ROSARIO

 A conferma di ciò il sig Oliva c`invia il seguente certificato in carta da bollo, che volentieri pubblichiamo.
Il sottoscritto ff. Sindaco del comune di Platì, certifica che il suo concittadino signor Francesco Oliva fu Rosario, non possiede bene dei demani comunali nè limita con essi, si rilascia il presente a richiesta del  signor Oliva.
 Platì, 25 Gennaio 1896.
 Per il Sindaco mancante ,   l'Assessore anziano
Francesco  Oliva fu Arcangelo.       

Pubblicato su LA GAZZETTA DI MESSINA   ANNO XXXIV N. 30  5-2-1896

Questo articolo è quasi un corollario al libro del dottor Vincenzo Papalia, Lividure eteroclite, e l’Esculapio menzionato è lo stesso che ha acceso le ire del dottor Papalia.



lunedì 24 novembre 2014

Papà ma che cosa hai fatto in guerra? Pt. 10





                                                                           Platì 28 - 3 – 17            Al soldato
Sig.r  Gliozzi Luigi
3° Fanteria 13° Compn.
In distaccamento a
            Barcellona
(Messina) Pozzo di Gotto


Ringraziame
nti e cordiali sa
luti da me e da tut
                                                                            ti i nostri
Bettina



Al Soldato Gliozzi
Luigi
Barcellona
(Prov. di)  Messina


                                                     14 – 4 – 17 Fera Giuseppe
Cap.no Medico
Direttore del 16°
Ospedaletto
XX Corpo d’Armata
Zona di Guerra


       Caro Cugino

Come state? Che fate? Chi è adesso il vostro comandante, costì, a Barcellona? – Scrivetemi se avete tempo- Io ò parlato di voi a tanti amici ufficiali del 3° che andavano verso Messina e distaccamenti.
 Aff.mo
Peppe
P.S.  Mi à scritto Ernesto, in risposta a mia cartolina con cui chiedevo notizie di voi, assicuratemi che state costì discretamente.





domenica 23 novembre 2014

Heaven - The Psychedelic Furs





Con voluta lentezza, ritardando con molto sentimento, Messina non mi era mai parsa così bella.
Norman Douglas, Old Calabria

Le foto sono di Alba " http://o-cool-world.tumblr.com/post/103260892729/nel-regno-di-luigi " Gagliano


mercoledì 19 novembre 2014

La spada e la croce (reg. Carlo Ludovico Bragaglia - 1958)



Autore di questo poema incompiuto è G. Fuggiasco poeta di San Luca (l'antica Potamia) amico dello zio Ernesto il vecchio di cui ho già pubblicato Inaugurazione ( Allegoria futuristica in veste passatisteggiante )All’Amico Grantassa. Sicuramente siamo in pochi a conoscerlo, visto che nel suo paese si sono perse le tracce del poeta come dei suoi componimenti. La composizione dovrebbe risalire agli anni venti o trenta del secolo scorso.



Polsiade

_____________////___________
Argomento
____.____

  Al tempo dello storico potamese, Don Antonio Zigàla de’ Scalamoginis, visse in Potamia l’eroe di questa leggenda, Nababbo Barbasotto.
Costui aveva fatto voto, mentr’era nelle lande d’oltremare, di recarsi a Polsi e fare delle fotografie della Madonna e del Santuario. Rimpatriato, infatti, dopo tanti anni, mantenne la parola, e si recò con un aiutante e colla camera oscura, a Polsi.
La fama del suo viaggio tosto si sparse, e il Guardiano del Convento l’attendeva ansioso. Appena egli lo vide coll’aiutante e con quell’incomprensibile arnese, lo scambiò per un miliardario che fosse ivi giunto con un tesoro chiuso in quella specie di scrigno. Ma, deluse le speranze, non volle sapere di fotografie e  mise fuori fotografo e aiutante! Questi, andando via, giurò di vendicarsi; ma al primo attacco frontale, siccome le truppe del Padre Guardiano furono guidate dal famigerato Papà Candela, egli perdette la pugna; ma non disperò, ritentando, con leve di malcontenti, l rivincita.

Canto I.
____.____
1

  Canto i monti, ed il silvano
Convento che da Polsi prende il nome:
le foreste che avvolgono l’arcano
santuario nel fitto di lor chiome:
le grasse mandrie e il Padre Guardiano, (1)
e i questuanti (2) con le opime some:
l’acqua delle viole … (3) e, pian pianino,
il chiuso in botti e fusti ottimo vino! … (4)
____.____

 O Musa, o tu che assisti ogni cantore
che a Marte, o Bacco, o a Venere s’inchini,
prendi sull’ali tue questo mio core
ed issalo con te sugli Appennini ! …
Fagli gustare il gaudio del pastore
E la fede che muove i pellegrini ...
Onde, all’ombra d’un tempio cotanto,
alto rimbombi l’umile mio canto!

1)   A quel tempo, era Padre Guardiano il Rev. Franco Galàpan, uomo austero, che non amava gli
       Scherzi. Ecco, la causa delle complicazioni avvenute
(2)  Questuanti ce n’eran molti, ma chi veramente si distinse fu Fra Rosario. Il quale visse in
       Odor dio santità, pur fra le tentazioni di Zane I e Zane II tiranni di S. Luca.
(3)  Celebre fontana dall’acqua profumata, che il citato guardiano costruì pei forestieri astemii.
(4)  Si allude alle varie specie di eccellente vino, custodito dal convento. Lo storico de’ Scalamoginis, che ne era un buon intenditore, l’à
       ripetutamente gustato e decantato! V. sue opere minori.






2

  Fu già dal tempo del buon Re Ruggero
Che questi luoghi apparvero fatati:
si genuflesse il bove (1) in sul sentiero
e accosservi i pastori costernati! … (2)
Una croce era al fondo del mistero
e i monaci si son quindi adunati!
ecco perché risale a quel momento
la fondazion del celebre convento! (3)

____.____

 Da quel dì sempre fur beati e puri
questi monti; e l’Abbate don Vitale
aiutò i Potamesi in tutti i duri
travagli con la fé che non ha eguali  …
Vi stette in saio irsuto Fra Mercuri,
e vi tornò la Vergine; cui l’ale
aveano messo per portarla via
al Santo Salvator di Potamia

(1)  Si allude alla miracolosa adorazione del bove.
(2)  I pastori, come si vede, si mostrarono da meno del bove, perché si
       costernarono. I pastori attuali non tralignano dai loro antenati.
(3)  Su tale fondazione si ‘possono leggere altri storici locali, più antichi e
       accreditati dello de’ Scalamoginis.
(4)  C’è la leggenda che la Vergine era stata portata altrove, ma
       Essa è tornata, di sorpresa e nascostamente al primo posto.



3

 D’allora in poi la fè sempre più crescente
sempre più folto popolo qui aduna:
e vengon su dalla Trinacria ardente (1)
e dalla Sila giù discendon bruna! …
Questa devota e multiforme gente,
 abbia propizia o avversa la fortuna,
altro che qui prostrarsi non agogna
salmodiando in cembali e zampogna.

____.____

Ma un dì, l’alpestre pace qui, di botto,
urlava un pellegrin di foggia strana:
da strani lidi giunto, chiotto, chiotto,
s’incamminava alla sagra montana,
nol ravvisate ormai? _ gli è Barbasotto, (2)
l’ardito e prode figlio di Lucana,(3)
che dalle Pampe ancor dell’Argentina
scioglie un voto di Polsi alla Regina! (4)

(1)  Fra i celebri pellegrini giuntivi dalla Sicilia, ci fu un tal Don Luigi. Di lui Zane I
       diceva che fu sparato a Troina e cadde a Potamia.
(2)  Eroe della leggenda qui cantata. Di lui c’è larga messe d’informazioni
       nello storico de’ Scalamoginis, suo contemporaneo  che lo fa discendere da Cesare.
(3)  Qui alcuni storici dissentono dallo Zigàla: essi presumono altro paese al posto di
       Lucana _ che suona meglio dopo figlio di …
(4)  Questo voto fu la causa di tutti i guai per Barbasotto. Come vedrassi
       nel corso della narrazione


4

  Il  Padre Guardian, quando avvisando
esservi giunto un pellegrin straniero,
smise sue preci, e in men ch’io non vi parlo,
andò incontro all’illustre forestiero!
E l’assillava tormentoso un tarlo,
e il tormentava assillante un pensiero:
“ chi sa che ricco don, s’io non mi gabbo,
asconde, in suo forestier, (1) questo Nababbo! …”
____.____

 E non cessava mai d’ir contemplando
del nababbo il magnifico forziere:
( una scatola cupa e, a un lato, un blando
vetro chiudente le tenebre vere!) (2)
Il maggiordomo (3) del nababbo, quando
si vide intorno così oneste ciere, (4)
pensò: “ qui, certamente e senza affanno,
felici passerem qualche buon anno!”

(1)  Il P. Guardiano, scambiò la macchina fotografica di Barbasotto con un forziere, e da
       questo fatale errore seguirono gli altri avvenimenti.
(2)  Circonlocuzione per indicare la camera oscura O, meglio, la camera oscura
       vista da chi la scambia con un forziere.
(3)  L’aiutante del fotografo che, visto dal P. Guardiano, appare maggiordomo.
(4)  Si allude al primo entusiasmo con cui furono accolti quando furono creduti
       miliardari.

5

 Ma, mentre il Guardiano ebbe allestito
coll’alloggio un pranzetto ricco e ghiotto,
per cementare (1) il nobile appetito
all’illustre nababbo Barbasotto,
il maggiordomo, ahi duolo inaudito! …
senza volerlo, avea l’incauto rotto,
confessando (2) non essere il gitante
che un modesto fotografo ambulante! …
____.____

 E allora addio pranzetto, e alloggio addio.
Che il Padre Guardian, da furor preso, (3)
decise far pagar bentosto il fio
all’intruso che sì si fea paleso.
E giva ripetendo : _“ Santo Iddio,
guardate che solenne malinteso ! …”
… e, masticando … mirra e cinnamomo,  (4)
scacciò via Barbasotto e il maggiordomo!

(1)  Cementare =  rinforzare Alcuni malignamente sostengono che la cementazione dell’appetito
       fosse stato un metodo culinario per far mangiar poco, in seguito, gli ospiti … lunghi.
(2)  La confessione fu involontaria. Il povero aiutante non poteva aver capito ch’erano  stati
       creduti Cresi, percò parlò sinceramente, e ciò fu la loro ruina.
(3)  Ecco provato che Padre Galàpan non amava gli scherzi! …
(4)  Maniera eufemistica per indicare i moccoli che talora accendono
       Gli ecclesiastici, in maniera, però, dolce e sommessa.


6

 Barbasotto che già tanta acquolina
s’era sentito in bocca scioglier pia
è rimasto di sasso, e la dottrina
l’abbandonò nell’evenienza ria … (1)
Il maggiordomo, in vista a tal ruina,
per poco venir men non si sentia … (2)
Fu così che i due grandi pellegrini
si cangiano in due semplici tapini!
____.____

 Allor che Barbasotto “ della Luna
all’albergo” si vede esser ridotto,
volle tentare  ancor sua fortuna,
a al Padre Guardian volse tal motto:
“ O capo del Convento, in cui s’aduna
ogni ben, (3) de permetti a Barbasotto,
prima di comandarlo all’abbandono,
ch’ei possa meritarsi il tal perdono! (4)

 (1)  In un primo tempo egli ammutolì, né lo soccorse la vasta dottrina. Così gli storici antichi
        Lo Zagàla, però, afferma che Barbasotto non era dotto, e spiega questo passo così:  “ in quel frangente
        Egli si dimenticò della dottrina cristiana i cui argomenti l’avrebbero aiutato “ Ciò calza col seguito.
(2)  Perché involontaria causa del proprio male.
(3)  Secondo lo Zagàla ogni ben si riferisce al P. Guardiano. Secondo gli antichi, invece, al convento.
(4)  Ecco che la Dottrina Cristiana ripiglia possesso di Barbasotto.


7

 “ Util vedrai che al santuario anch’io,
col mio amico, rendermi tosto: (1)
divulgherò pel mondo il luogo pio,
e doppio pioverà qui l’olio e il mosto! .
Una lastra ch’io elabori nel mio
gabinetto, è ben giunta in ogni posto
Infatti, mercé l’arte, da “ tramwista “, (2)
mi fer capo d’azienda, a prima vista!
____.____

 “  E tel può dire l’” Officiale Herréro “ (3)
quanto ben visto io fossi agli alti lochi:
quand’ei mi ripuliva il pozzo nero,
e, a viver da signori, eravam pochi …
colle posate tutte argento vero …
col “ mate “ tutto il dì su cento fochi … (4)
Oh Padre Guardian, se m’eri allato
vagliavi allor la forza del mio stato! …

(1)  Qui gli antichi sostengono la interpretazione allegorica: “ egli prometteva rendersi utile subito …”
       Invece lo Zigàla propende per l’interpretazione realistica : “ egli , coll’aiutante, volevano “ mpistonarsi “!
(2)  Si allude ai trionfi, dell’altro mondo, di quello cioè argentino.
(3)  E’ il nome di battaglia di un celebre avversario di Barbasotto, detto “ Licinio di ostéra “
       Costui, prima, usufruì della protezione di B. e, poi, gli si mise contro. Secondo
       altra versione pare che B. usufruì prima, della protezione di Licinio e, poi, lo combatté.
(4)   Riscontrare le narrazioni dello Zigàla riguardo “ Le posate d’argento “  ovvero “ Sbucciando patate ..”        
        ecc. …


8

 “ Per or ti dico sol che, in tanti modi
gaia ci sapevan rendere la vita:
era quello un paese di “ Bengodi “
e passavamo il dì fra “ zita “ e “zita “! (1)
Io, una volta, così come tu m’odi,
conquistai la più nobil “ senorita “
del luogo, che fu quella donde il motto
mi venne di Nababbo Barbasotto! (2)
____.____

 “ Insomma io non ti espongo altro argomento
per provarti il mio senno e l’arte mia:
dargli un lustro saprò che mai s’oblìa …
Or  tu perché d’inedia mi vuoi spento? …
che mi neghi fin gl’infimi fagioli? … (3)
E, se non piangi, di che pianger suoli? …”(4)

(1)  Metodo argentino di far lucrar poco argento in cambio di molto svago.
(2)  L’aneddoto è alquanto piccante. Rimandiamo il lettore allo storico Zigàla, o agli altri
       antichi, che lo riferirono in modo concorde.
(3)  Nella gerarchia delle vicende del convento, i fagioli pare occupino l’ultimo
       posto. Dal giorno che li à maledetti S. Luciano, il protettore dei funghi velenosi.
(4)  Il B. per muovere gli affetti, non  isdegna le avvedutezze retorico - letterarie
       come qui può vedersi. E ne avrebbe auto frutto se avesse trovato un osso
       meno duro di P. Galapàn.


9

 Dice, e il Guardian per nulla intenerito (1)
“ Che farci non sappiam dell’arte vostra”
Risponde; e, verso le “ Tre Arie “ (2) il dito
steso, la via del paésel gli mostra!
Il Nababbo avvilito, annichilito
s’avvede che perduta è ormai la giostra …
Onde, gli ordini dati al maggiordomo,
con essolui si squaglia tomo, tomo ! …
____.____

 Squagliossi, è vero, allor; ma dentro il
cor  di trar terribile vendetta ..
E, assente il Guardian, a cielo sereno,
un bel dì vi piombò come saetta …    
Ei di lanzichenecchi tenea a fren
un’orda (3), ma il Cugino di Zuppetta, (4)
che, allor, del Guardian sedeva al posto,
decise fronteggiarlo ad ogni costo!

(1)  Ormai è una verità solare: P. Galapàn non amava gli scherzi! Figurarsi che egli non ammetteva la teoria 
       dei funghi, quando discutevano con S. Luciano intorno alla vita eterna!
(2)  Giogaia di monti a mezzodì del Santuario, nella direzione di S. Luca. Da questa cacciata ebbe origine
       il canto dei pellegrini: “ Torna al tuo paesello – ch’è tanto bello! “
(3)  Squadre di filibustieri al comando di Barbasotto.
(4)  Prelato trappista, chiamato a sostituire temporaneamente P. Galapàn. Mercé la sua avvedutezza
       e tenacia, gli sforzi militari di Barbasotto quella volta fecero fiasco.                


10

 Era già l’alba e, alle turrite mura
di Polsi, s’appressava Barbasotto,
per cingerla d’assedio e di paura,
e guastar del nemico il pianto rotto …
Ma di Zuppetta il consanguineo (1) cura
ben mise alla difesa del ridotto,
chiamando a capo di sua truppa anela
chi in pace e in guerra val, Papà Candela! … (2)

 Papà Candela, ch’à già superato
_____ le astuzie e Cacusenno,
guardò di Polsi il campo trincerato
e, coll’abitual scettro, (3) ai suoi fé cenno:
“ Sieno aperti i valichi, e sia dato
libero ingresso a quei ch’entrar qui denno! …
Fu il lor capo d’alloggio un dì qui scemo?
Or non son io se succo a lui non spremo! … (4)

(1)  Il Prelato Trappista cugino del celebre giureconsulto: Il quale scrive pure intorno agli avvenimenti
       di cui ci occupiamo. Vedere il suo trattato: “ Questi le fatte “.
(2)  Parente del precedente. Egli, come Cincinnato, era prode in pace e prode in guerra; per cui non
       rifiutava nulla, “ fussero frutti di agricoltura, o d’industria, o di guerra “.
(3) Bacchetta magica che Papà Candela portava sempre seco: Lo Ziggàla riferisce che i montanari
      del posto la credevano fatata. Sembra siagli stata regalata dall’amico Gattamelata.
(4)  Papà Candela, fra le altre vittorie, registra anche quella così detta del limone di Carnéra.
       Per maggior schiarimenti rivolgersi ai cronisti del tempo. Si vedrà chiaramente
       essere stato Papà Candela uomo d’azione, tanto ch’ei  dispregiava i libri e coloro
       che li acquistavano. Sostenne in proposito brillanti dispute col Padre Trappista.

11

 Intanto Barbasotto in luccicanti
bardature, e fra eroi dal piglio fiero,
ingresso fé, tra cembali sonanti,
nel turrito convento di Ruggero.
Papà Candela e i suoi, con gai sembianti,
fraternizzaron tosto col Guerriero …
lo quale, in sommo giubil, per più giorni
poggiava le razzìe fatte in quei torni …

____________
Manca il seguito
12

E pur che faccia, per la congrua lotta,
leve dei malcontenti più vicini:
ha già con sé il Prelato “ Mezzabotta “,
che ancora aspetta i Polisan suini,
insieme con lui che va, a quest’otta,
a la spiaggia di Motta Bovalini …
… poi ci à d’ingengneri una dozzina
dal Citarista al Santacatterina …


________________
Manca il seguito

Interruzione del manoscritto






lunedì 17 novembre 2014

Calore in provincia (reg. Roberto Bianchi Montero - 1975)



Casignagna
E’ distinta dall’altra Casignana, antica città vescovile presso Morgeto, oggi S. Giorgio, patria di S. Eusebio Sommo pontefice, martirizzato il 310.

La Chiesa si vuole sia stata edificata verso la fine del secolo VIV ed era di forma orientale-greca. In essa vi era il soccorso ed un beneficio annesso detto di S. Maria dell’Itria ( oggi contrada Iuditria ) con beni proprii e quello di S. Giuseppe.
Vi  era in essa l’altare del  AS. S. Rosario di pertinenza della Congrega omonima e da essa mantenuto. I sodali dopo morte avevano diritto a n. 20 messe. Vi era inoltre l’altare di S: Michele Arcangelo eretto dal Sac. Tomaso Borgia con l’onere di una messa settimanale per l’anima sua. Nel 744 essendo crollato il campanile venne riedificato dai fedeli. Nelle catacombe della chiesa vi era pure l’altare dell’Immacolata e di S. Giuseppe di pertinenza del Sac. Stefano Piteri, esaminatore sinodale, rettore del Seminario e poi !° Arcip. Di Casignana. Vi era in essa l’onere di una messa  settimanale. Nel 1751 in occasione della S. Visita il Vescovo Rossi ha dovuto interdire la Chiesa per lo stato indecente in cui l’avevano lasciata le piogge.
Vi era inoltre la Chiesa della S. S. Annunziata con rendite proprie amministrata da un procuratore e la Chiesa di S. Rocco nella quale dopo il terremoto del 183 per essere entrato in capriccio l’Arciprete pro tempore  vi proibì la celebrazione delle Messa nonostante la necessità impellente per il popolo, specie pei vecchi, i quali essendo la chiesa parrocchiale all’estremità del paese non potevano andare per l’improbabilità delle vie.
Nel 1852 dopo la visita dell’Intendente della provincia con volontaria sottoscrizione si son raccolti 618 ducati e con questi si ingrandì e riedificò la chiesa di S. Rocco che era posta in luogo centrale del paese esistente ancora ed in buone condizioni. In essa vi era la confraternita di S. Rocco, fondata nel 1873, il cui statuto fu approvato dal Vescovo Mangeruva nel 1894. Essa venne sciolta in seguito alle giornate rosse del 1922 ed ancora non si è riorganizzata.
In territorio di Casignana sono situati i fondi che appartengono all’Abbazia di S. Nicola di Butrano annessi poi all’Abbazia di Pugliano e che appartennero alla Cappella del Presepe di Roma. Vi sono pure i latifondi che appartennero all’Abbazia di Polsi, un tempo appartenente ai basiliani. La chiesa esisteva fino al 1750 e vi si celebrava la festa di S. Nicola. Vi era un’altra chiesa detta del S. S. Salvatore che un tempo apparteneva ai basiliani pure. Vi era inoltre una chiesetta rurale detta di S. Maria di Calamona, la cui festa si celebrava il martedì dopo  Pasqua di resurrezione. Era stata eretta nel 1622 a devozione di D. Martino De Napoli come si rileva da uno scritto; non aveva rendite, ma solo un giardinetto e di celebrava per devozione una volta la settimana. Il Sac. Giuseppe Medici aveva restaurato i muri che erano caduti, ma è crollata in seguito al terremoto del 1783.
L’Arcipr:  di Casignana per antica consuetudine gode il privilegio di stabilire il prezzo delle vendite del grano che pubblica in chiesa il giorno della festa di S. Rocco sempre il 16 Agosto.
Sac. Ernesto Gliozzi il vecchio

domenica 16 novembre 2014

Lacrime d'amore, un commento

Di solito i lettori fissi dei blog difficilmente vanno a rivedere i post pubblicati precedentemente, quindi scoprire se vi sono nuovi commenti. Quando io scopro questi commenti mi glorio (u gloriusu era un soprannome molto popolare a Platì, come molto popolare era il suo proprietario) di farli diventare post del giorno. Questo vale da incitamento all'anonimo di svelarci il suo nome, senza timore; a gloria di quanti in Platì videro la luce.

Ho trovato questo blog per caso e devo farle i miei complimenti perché è davvero interessante.. Questo articolo mi ha incuriosito poiché essendo di Platì mi sono sempre chiesta chi ci fosse in quella tomba così grande e diversa dalle altre..e da quel che ho letto in quella grande tomba c e una grande donna !

la tomba  cui si riferisce l'anonimo è questa (per dovere ripeto qui  che la foto è di Francesco di Raimondo)


ed il link del post col commento è questo:

venerdì 14 novembre 2014

Ettore lo fusto (reg. Enzo G. Castellari - 1971)






Platì, 22 Novembre 1895.
Nel N. 328 del giornale “Il Pungolo Parlamentare” ho letto una corrispondenza da Platì, non firmata e
sotto lo pseudonimo di Ettore.
In essa si dice,fra I' altro, che da certuni si è cercato denigrare I' assistente Scaramuzzini , dipingendolo quasi un Nerone. Non varrebbe proprio la pena di riandare al tempi antichi per pescare un personaggio tanto terribile! E che ci entra Nerone incendiatore di Roma, caro e più terribile Ettore... non Fieramosca?  Vorreste dire forse Silla o Giulio Cesare, non è vero?  Oh! che perla di storico, letterato e critico!
D' altronde chi ha cercato denigrare il vostro Scaramuzzino, e chi vi ha dato occasione di ficcare l! naso e fare l' avvocato delle cause perdute dove non vi appartiene?
Se si è  fatta qualche denunzia sulla imparzialità dello assistente in parola, essa è stata firmata e si sono
raccontati fatti veri, indiscutibili, e che si è sempre pronti a provare, non dinanzi ad un Ettore in erba, storico, letterato e critico... nascosto sotto l' ombra di un pseudonimo, ma dinanzi a persone rispettabili e competenti, quale si è il Maggiore Comm. Chiarle, il quale non andrebbe certamente a confidare le lagnanze ricevute da onesti cittadini ad un Ettore qualsiasi, più o meno terribile.
 Infatti lo Scaramuzzino ebbe lo incarico dl fare restaurare le case dei poveri , danneggiati dal terremoto, con equanimità e imparzialità senza guardare ne amici , né conoscenti , nè compari di sorta.  Se ciò fece o pur no, potranno giudicare le Autorità competenti.
Intanto invito formalmente il corrispondente Ettore a farci sapere chi dopo sia , e poi sarà padrone di sfogare la sua bile , senza ragione, contro questi o quel gentiluomo , di lodarlo oggi e di biasimarlo domani, senza curarsi né di carattere, nè di figure grottesche che si possono fare in tali occasioni.
Lo invito ancora, quando scrive corrispondenze, di fare i nomi di coloro  i quali intende parlare, senza parlare, senza servirsi di frasi strampalate  e di luoghi comuni, quali sarebbero: “ il primo venuto e coloro i quali ” ecc. Soltanto così gli si può rispondere, a viso aperto, senza maschera e senza pseudonimi.
Se poi non persuadessero queste ragioni, ci sono altre ancora più persuasive, e che si è sempre pronti di dare al terribile Ettore, in ogni tempo e in ogni luogo.
Metta costui la sua firma, e mandi il giornale alle persone che crede di offendere che per altro sono
sempre i superiori a qualsiasi insinuazione.
Diavolo , ci vuol tanto ad essere leali gentiluomini?
FRANCESCO OLIVA fu ROSARIO


Pubblicato sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie

giovedì 13 novembre 2014

lunedì 3 novembre 2014

Fiorina la vacca (reg. Vittorio De Sisti - 1972)


Alla prisenza do oi qui sottoscritti il massaro Salvatore Napoli fu Giovanni a dichiarato di aver vinduto alli nostro Arciprete D. Filippo Gliozzi fu D. Giuseppe la sua vacca che dede associata all massaro Michele Starteri fu Giuseppe nel giorno 18 del mese di ottobre 1886, e propriamente quella che cambiò col suo Giovenco, e la dede associo come sopra per ducati trentadue, ed ora per lo stesso prezzo e condizioni la vinduto all suddetto Sigr. Gliozzi, dico con quella condizione che l’avea dato allo stesso Starteri prisenti i Fratelli D. Francesco e Ferdinando Callipari di antonio, non che Antonio Murdica fu Rocco, per cui si dichiara ben contento e soddisfatto, e ora e per sempre cedi i soi diritti al ripetuto Gliozzi, e per conseguenza il detto Starteri dovrà riconosserlo per padrone della vacca suddetta.
  Natile al 9 Maggio 1887, dice 9 Maggio 1887
Paolo Callipari testimone
X segno di croci di antonio Pangallo testimone

Giuseppe Brizzi testimone

domenica 2 novembre 2014

I soliti ignoti (reg. Mario Monicelli - 1958)


A Plati la stessa notte del 25 al 26, ignoti ladri mediante scoperchiatura del tetto entrarono nel  mulino dl Miceli Antonio e gli rubarono N.6 galline del valore di L. 18.

Pubblicato sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie il 31 – 3 - 1897