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lunedì 10 ottobre 2022

Voci da Platì [di AA. VV. - 2022]

 


La pubblicazione di VOCI DA PLATÌ non sarebbe stata possibile senza il basilare contributo di Elisabetta Siotto redattrice e Irene Piras Art director.
TO BE PLAYED AT MAXIMUM VOLUME

mercoledì 2 marzo 2022

Chiaro di donna - Caterina

Rispondo all’Anonimo visitatore che ha chiesto notizie della Signora che appare intervistata nel video in queste pagine qualche giorno addietro*. Il volto caravaggesco della ragazza è un fermo immagine nella mia mente. Nell’ultimo mio viaggio in terra di Platì, cercando altro dentro il cimitero, ho incontrato due garbatissime signore cui ho chiesto notizie della raccoglitrice nel video. Una di loro mi assicurava che avrebbe fatto ricerche in paese e mi avrebbe fatto sapere con Michele, che era con me in quella mirata visita al camposanto. Per il vero tornando nella città dove risiedo e dove lavoro, per e su Platì, ho dimenticato incontro e ragazza del video, congetturavo di più sull’incontro con il dottor Floriani a Vibo e l’architetto Bartone a Soriano.
Un paio di giorni fa ho ricevuto una telefonata da una signora di Platì che ha preso il numero dalla pagina I Love Platì che ho messo come contatto per whatsapp. La signora, che si chiama Francesca …, mi ha riferito di averti incontrato a Platì (credo al cimitero) e che tu volevi sapere chi fosse una signora in una foto credo tratta dal filmato delle raccoglitrici di olive. Mi ha detto di riferirti che si tratta di Caterina Sergi figlia di "Roccu i Petru". Erano 7 fratelli e sorelle, molti emigrati in Australia compresa Caterina. A Platì c'è ancora una sorella che si chiama Anna”.
Il messaggio è di Rosalba Perri. Entrambi, io frenetico, ricorriamo al data base dello zio Ernesto - Gloria nel più alto dei Cieli, zio Ernesto, per aver perso inconsapevolmente il tuo tempo per noi.
Caterina Sergi “i Roccu i Petru” è la settima di dieci figli nati da Rocco e Francesca Calabria. Dodici, compresi i genitori, come lei accenna nel video. Il padre non era figlio i Petru, come è facile pensare, ma di Michele, sposò Francesca, tizzuni di lignaggio,  il 19 novembre del 1922. Petru è l’ultimo dei dieci figli, classe 1948.
Dunque grazie alla Signora Francesca, a Rosalba e Michele ma soprattutto a Caterina Sergi.
SDG

 

giovedì 17 febbraio 2022

Chiaro di donna [di Constantin Costa-Gavras - 1979]



Frammento tratto da:
La donna che lavora inchiesta televisiva di Ugo Zatterin e Giovanni Salvi del 1959
IVa puntata, Braccianti del sud
la voce fuori campo è di Riccardo Cucciolla
il tema musicale è di Harumi Fuuki, Hajimari no michi (L'alba di un filmaker), 2014 
L'inchiesta, sebbene registicamente sia fotografata e codotta bene, la voce fuori campo, del pur grande attore Riccardo Cucciolla, è certo che non sapesse niente di Pratì come di Platì, attraverso il commento e le sue sparate, buttate lì per far sorridere, lasciano l'amaro non tanto in bocca quanto nello stomaco.
Ugo Zatterin (1920-2000), volto noto nella televisione in bianco e nero, era ancor più noto per via di Alighiero Noschese il quale parodiva gustosamente lo Zatterin.   

martedì 18 gennaio 2022

Prima del calcio di rigore [di Wim Wenders - 1971]

 

Ricordi di gioventù
Una partita di calcio

Il trillo del telefono rompe la routine noiosa di una certa parte della giornata lavorativa.
La voce dall’altro capo del filo ha l’inflessione a me cara, e questo basta per farmi rasserenare, poi il motivo della telefonata mi ha catapultato all’indietro di quarant’anni.
Quante emozioni mi ha procurato quel trillo, richiamandomi ricordi buoni e cattivi, volti e nomi, giochi e sofferenze, amici, tanti amici.
La scuola, i compagni, i professori, le marachelle e le conseguenti sospensioni, gli amori primi e indimenticati. Ovviamente solo platonici. Spesso note solo a me e non alle destinatarie dei miei innamoramenti, tipici di quell’età.
Infine, un amore, questa volta praticato: il calcio, letto, parlato, e praticato appunto.
Giocavamo al campo del “Vignale” dietro la villa “Galatti” che di primavera si riempiva di glicini profumatissimi (ora è disabitata e diroccata e mi fa sanguinare il cuore quando, arrivando, la cerco per trovare i miei ricordi giovanili).
Il calcio, dicevo. Quante battaglie a parole e a calci, quando giocavamo.
Quelli di “Susu” contro quelli di “Jusu” oppure scontri tra classi diverse dell’avviamento ad indirizzo agrario che ebbi la fortuna di frequentare. Da lì è partita la mia laurea in Economia. Vedete come fruiscono i pensieri; questo “brainstorming” e proprio una tempesta del cervello, un torrente in piena come il Bonamico il 18 ottobre ’51!
Memorabile e rimasto il sonoro 11 a 0 che beccammo a Natile Nuovo, una calda domenica di giugno, a ridosso della festa di San Pietro che, se ricordo bene, è il patrono di Natile.
Partimmo a piedi da Platì alle otto di mattina, arrivammo a Natile verso le 10.
Cominciammo la partita con la stanchezza nelle gambe, oramai diventati di legno e la testa che era bloccata al pensiero che, a piedi, avremmo dovuto tomare al paese!
Ebbene le prendemmo di brutto, senza alcuna scusante. Lascio a voi immaginare con quanto entusiasmo ci siamo rimessi sulla via del ritorno con il peso schiacciante dello “scorno" delle undici “papagne" incassate.
Io facevo l’ala destra e, tifando per la Juve, mi chiamavano Charles, per la mia irruenza. Lui era il “gigante buono”, io invece...
Ecco ho voluto fissare alcune sensazioni tra le moltissime che velocemente mi sono passate davanti, al solo sentire che avrei dovuto scrivere per ricordare qualcosa della mia vita al paese.
Ecco ho fissato questi fatti insieme alle emozioni sicuramente insignificanti per chi legge. Non per me che mi hanno dato modo di rivivere attimi di cui ho rimpianto, a quest’ora, in questo mio studio, sicuramente bello e comodo, ma senza la spensieratezza e la gioia dei momenti appena rievocati.
Ho scritto di getto, senza neanche rileggere, probabilmente la dattilografa penserà che sono “uscito pazzo". Non sono pazzo, ho solo “vomitato” parte dell’immenso affetto che ho per la mia terra per la quale vorrei fare tanto e ho fatto niente.
Ecco ora ricordo l’odore che emana di questi tempi la “crizza” (come si chiama in italiano?) al sole, mentre asciuga dalla brina notturna di settembre.
Certo, un messaggio vorrei che arrivasse a qualche giovane che dovesse leggere questo scritto: non pensi al solito retorico vecchio che gronda nostalgia ed autocontemplazione dei bei tempi passati. No, sbaglierebbe. Si tratta sicuramente di una persona che ha passato i cinquanta, ma che nella vita ha lottato con “fede
ed ardimento" per affermare sé stesso e i valori positivi seminati e coltivati in una terra aspra e portati in giro per l’Italia.
Valori che ancora oggi danno forza ed entusiasmo per lottare e vincere le battaglie che quotidianamente la vita riserva. Questi momenti rievocativi servono a dare una rinfrescata ai valori suddetti e servono a rilanciarmi.
Guai a non avere momenti o angoli privatissimi che conservano la giocosità della fanciullezza, non ci sarebbe entusiasmo senza queste piacevolezze, dove rifugiarsi nei momenti di crisi della propria identità.
Servono per ritrovarsi e ripartire alla grande per nuove mete positive e di valore alto.
Attilio Caruso

Il testo originale è in

PLATI’ PERIODICO DI CULTURA E INCONTRO ANNO 0 - NUMERO 0 - NOVEMBRE 1996

rivista fondata e diretta da Mimmo Marando 

lunedì 6 settembre 2021

Pellegrini d'amore [di Andrea Forzano - 1951]


Affluenza di platiesi al Santuario di Polsi

 
Platì, 2 settembre
(M. F.) — Si è verificata in questi giorni la solita grande affluenza di devoti platiesi al Santuario della Madonna di Polsi.
A differenza dalle abitudini di altri centri vicini al nostro, le comitive che si recano al santuario partono a piedi si trattengono in preghiera per almeno una settimana.
MICHELE FERA
 
 
ANTICHE TRADIZIONI DI FEDE
IL PELLEGRINAGGIO
al Santuario di Polsi
Chi non conosce il sito noi può comprendere la poesia che da queste balze trae vita, voci, canti
 
Polsi, 2 settembre
Anche quest'anno, una infinità di fedeli, si è spinta fra le forre d'Aspromonte, per rinnovare il tributo d'amore filiale alla Vergine, per deporre ai suoi piedi di Madre, le umane miserie ed averne in compenso, un particolare conforto.
Lunghe teorie di uomini, donne, fanciulli, s'inerpicano difatti, da giorni, per le balze malfide, lungo aerei viottoli che sconfinano in sottostanti burroni paurosi; fra pendii che sanno di fuoco, di balsami e dei sospiri degli umili.
Ma la fatica non conta, quando si ha da sciogliere un voto, invocare una ennesima grazia, per sé, pel congiunto lontano, per l'amico morente. In ogni angolo, qui, e per miglia e miglia all'intorno, insieme con le preghiere più calde, perché commiste di pianto, vi aleggia la leggenda, dolce, cara leggenda, che si perpetua nei secoli e che ha sentore di mistero:
«Conti Ruggeru, cacciandu iva, — cacciandu dassau gran nominata. — E mentri appuntu la caccia faciva, sintiù di lu divreru la chiamata. — Subitu curriu a vidiri ch'aviva: — vitti la santa Cruci scupirchiata, — nc'era lu toru chi la riviriva, — cu li dinocchia l'aviva schiavata».
«II conte Ruggero (dei Normanni), andava cacciando e nel cacciare, lasciò gran rinomanza, e mentre appunto batteva la caccia, avvertiva il latrare del cane. Subito accorso a veder cosa vi fosse, vedeva la santa Croce dissotterrata e il torello, che l'aveva con lo aiuto delle ginocchia, portato alla luce, in preghiera».
Questa leggenda, che sa tomistico e di misterioso insieme, corre più o meno falsata, più o meno abbellita, per le bocche dei vegliardi, di questa ferace Calabria, di questa buona gente dei monti, che veste ancora d'orbace, come qualcosa che interessi più direttamente questo popolo, la sua sentita religiosità, lo attaccamento alla miracolosa Madonna della Montagna, come meglio preferiscono chiamarla.
E' questa, la festa che registra una maggiore affluenza di pellegrini, e che più di ogni altra, presenta delle attrattive difficilmente raggiungibili. Ma più ancora è un mistico appuntamento dei pastori, dei cosiddetti massari, di tutta la gente più vicina alla Vergine.
Alla vista di tanti pastori, portanti i più una candida agnella, e dei pifferai in ciocie, modulanti agresti note all'ombra di secolari elci; delle madri, delle spose in preghiera, ci sembra di rivivere visioni d'altre epoche, ore di accentuato misticismo. La Montagna. Si, la Vergine che il popolo tutto proclama a gran voce regina e che ad Essa confida i riposti segreti del cuore. La Madonnina, sul cui altare i montanari formulano, sovente nel grigiore di una serata invernale, una promessa e dove si realizzano molto spesso i sogni più belli d'un amore talora contrastato, fra la rustica gente.
E' il crepuscolo. Nell'aria algente e fortemente ossigenata è un acuto odore di resine. Intorno, e giù da noi, all'ombra di annosi timi è tutta una tendopoli, un esercito di gente, d'ogni età e condizione e dai dialetti più vari ed impensati. Poco discoste da queste intere mandrie di pecore, guidate da una centuria di cani, ed infine i pastori, sorridenti, pacifici, quasi antichi patriarchi.
Chi non conosce questi siti, non può pienamente avvertirne il fascino che da essi si sprigiona, né comprendere sia pure «grosso modo» la poesia che da queste balze trae vita, voci, canti.
V. VERDUCI
GAZZETTA DEL SUD 3 settembre 1956

 

venerdì 14 maggio 2021

Il mio amore brucia - reup

 


Ancora un commento di Maria Perre in visione qui:



mercoledì 5 maggio 2021

Preparate i fazzoletti - reup


Persone molto x bene delicate altruiste, li conosco eravamo vicini di casa e andavo spesso a casa sua sempre accoglienti brave, avevano l'unica villa che c'era a quei tempi molto bella ancora c'è, ma è disabitata, che dolore vederla in quello stato.

Commento di Maria Perre da poco apparso qui:



mercoledì 7 aprile 2021

Rullo di tamburi - Micheli u Giamba


Micheli u Giamba, u tamburinaru
 
Nato a Platì
E lì morì.
 
Michele Trimboli all’anagrafe registrato
Micheli u Giamba d’i paisani chiamatu.
Fici u tamburinaru comu professioni
E u tamburu u sonava cu passioni.
Era taciturnu e di pochi paroli
Educatu e  di bonu cori
sonava insiemi ad attri paisani
e ji bacchetti paria ca volunu nte so mani.
Cu Gianni u tamburinaru così chiamatu
e chi nto paisi pe sonari era nominatu
mparau e pigghiau tanti insegnamenti
e fici tesuru  di chiji suggerimenti.
C’era puru Ntoni u miricriju
Cu na botta nta grancascia dava l’avviu
e cu nattra bona mazzolata
u seguia Pascali da gnur’Agata.
A secundu li festi e li novini
Non mancavunu tamburelli ed acciarini,
Cicciu u penga era sempri prisenti,
Muguniandu sonava allegramenti.
Cu tamburi e grancascia a ritmu battenti
A picciuli e randi facivunu cuntenti.
Girandu po paisi ssi tamburinari
si portavunu appressu na murra di cotrari.
E quandu i gigantissi ndvivunu a sfilari
i ggenti si ffacciavunu nta via mi vidunu passari
e cu soni di tamburi organetti e tamburella
i portanti li ballavunu a ritmu di tarantella.
Nta ji iornati di festa ed alleggria
lu penseru jia alla Vergini Maria
cu nomu di Maronna di lu Ritu è chiamata
e comu Patruna di pajisi esti nvocata.
In via 24 maggiu, nto corsu principali
nta stati si nescia pa passijiata sirali
sa Galatti o ponti si jia e si venia
stu rettiliniu di strata si facìa.
A meta era sempri u ponti ca funtana
ti dissetavi cu l’acqua frisca asprumuntana.
C’era a movida cu signurini e giuvanotti
e cu genti nte barri aperti sinu a menzanotti.
Nta ji serati ssettati nto scaluni di Rosariu u parlinu
e quandu nta cchiji i don Mbertinu
si scialavunu i studenti universitari
u sentunu a Micheli recitari.
Lu sommu poeta
Canti da Divin Commedia
li ripetia pecchì i sapia a memoria.
È veru ca prima pregatu volìa,
ma quandu partia tuttu u cantu ripetìa.
Convolau a nozzi a tarda età
e Ricaluzza fu la sua metà.
Cu Micaluzzu meu e Ricaluzza mia
quand’era tuttu in armonia.
Quandu sentu i tamburi sonari
u me penseru vaji a chiji tamburinari
ogni vota chi passavunu davanti a casa mia
nu biccheri di vinu s’offrìa a mamma mia.
Sti ricordi ormai fannu parti du tempu passatu.
Comu puru a granita cu jiacciu culuratu
cu na grattarola a preparava l’ardurisana,
nta ji iorna di festi e di caluri era nu taccasana.
Puru Micheli u Gimba merita m’essiri ricordatu.
Amuri e cori nto sonari misi
quandu cu tamburu girava po pajisi.
Si detti spassu a tutti ji cotrari
li fici scialari e puru sognari.
Silavana Trimboli nata a Platì e residente a Caraffa del Bianco

Testo e Voce: Silvana Trimboli
Edizione: Rosalba Perri

martedì 23 marzo 2021

Il tempo ritrovato [di Raùl Ruiz - 1999]

In libreria I Love Platì, un atto d’amore di Luigi Mittiga che ha raccolto testi e fotografie nei confronti di tutto ciò che è luogo e di tutto ciò che è cinema, tra personaggi formidabili e scovati in una terra che è tutta e nessuna e cento adorati film tra uomini a loro modo eterni e le rughe cinematografiche e sapienti di Sergio Leone e del miglior Clint Eastwood attore mitologico e regista straordinario. Mittiga canta e finisce con l’essere coi propri testi, quasi suo malgrado, autore, canta il tempo ritrovato.

Testo e voce: Alessandro Notarstefano
in onda su RTP emittente televisiva della Gazzetta del Sud
23 - 24 - 25 marzo 2021

giovedì 25 febbraio 2021

Palcoscenico [di Gregory La Cava -1937]



Fine serata di una festa lauretana degli anni novanta del secolo passato.
Riprese di S. G. Barbaro

 

domenica 14 febbraio 2021

Luv vuol dire amore [di Clive Donner -1967]

... non un'opera che fermi il tempo, invece un segno nel tempo che trascende il canone.

Disponibile qui:

http://www.editrice-leonida.com/Ultime_pubblicazioni/pubblicazioni2021/410-Mittiga.htm

mercoledì 13 gennaio 2021

Amore senza fine [di Franco Zeffirelli -1981]

Antonio Trimboli
1923 - 1959

Composizione di Silvana Trimboli in occasione del 60° anniversario della scomparsa del padre

domenica 20 dicembre 2020

Un cuore in inverno [di Claude Sautet -1992]


 Tota (nata Maria Antonia) Zappia
di Pasquale e Caterina Lentini
10 maggio 1927 - 20 dicembre 2020
Maestra delle elementari

domenica 29 novembre 2020

Monica e il desiderio [di Ingmar Bergman -1952]


 Johnny Trimboli per chi non lo conosce all'anagrafe si chiama Giuseppe e abbreviato in Pino aveva già inciso un 45 giri per la PhonoVox Australiana*. Nel 1980 di ritorno in patria ebbe la sorte di incontrare nella capitale un celebre paroliere, nonché compositore e cantante, che si chiama Toto Cutugno. Con questi pubblica un singolo con due tracce: Piccola Monica e Come Zingari. Di quel lavoro, in uno dei suoi rari ritorni a Platì, pensò che fosse giusto consegnarne una copia allo zio Ernesto perché lo benedicesse. Oggi quell'incisione la potete ascoltare grazie alla nuova masterizzazione fatta espressamente per queste pagine da Valerio.
In apertura un particolare di uno scatto dovuto a Francesco, Cicciu i Santa, Barbaro.
Ovvio che il maestro svedese a cui devo il titolo odierno non abbia niente in comune con Monica Trimboli.

mercoledì 4 novembre 2020

Okaasan - U cori d’amuri ndu parinchisti

Donna Peppina Violi
di Pasquale e Maria Ciampa
11 aprile 1925 - 8 luglio 1994
eterna sposa di Antonio Loreto Trimboli



8 maggio 2016

Comu forestera ccà rrivai,
famigghjia e lavuru affruntai,
dassai u me paisi comu “pratiota”
e janu janu diventai “carraffota”. 

Dassai ricordi chini d’affettu,
u cchjiù bellu u misi nta lu pettu,
lu tinni strittu no mi nesci via:
è chiju di la cara “mamma” mia.

Mamma:

Ognunu i nui seguimmu a nostra sorti,
rrestasti sula ma tu sempri cchjiù forti …
Fummu da tia, “figghjioli amati”
E nui di tia “mamma nnamurati”.

U cori d’amuri ndu parinchisti
E di cosi belli ndi nutristi,
nui li portamu tutti sigillati
no’ mi sunnu du tempu cancellati.

Ti portasti affanni e patimenti
Non ci fu tempu pe godimenti …
Chjiudisti l’occhji, cchjiù no nsentivi.
Chjiamavumu: mamma, ma tu no’ rispundivi.

Fusti mamma unica ed esemplari,
oji 8 MAGGIO, ti vorzi ricordari,
nta sti verzi attia dedicati
ci sunnu l’intenzioni di me soru e di me frati.

Comu forestera, nto pajisi chi nescia
Tornu mu dicu na preghiera attia:
Mamma mia.


I tuoi figli amati
Silvana Trimboli
Caraffa del Bianco


lunedì 12 ottobre 2020

Il grande incontro [di William A. Seiter - 1953]

Nel 1992 il regista bagherese Peppuccio Tornatore tenne una serie di lezioni presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo. Nella primavera di quell’anno il tema della lezione era il rapporto tra cinema e musica e relatore fu il Maestro Ennio Morricone introdotto dallo stesso regista. Conoscendo la mia ossessione per il cinema di Sergio Leone e la musica di Ennio Morricone il regista di Baaria mi aveva già da tempo promesso di presentarmi al Maestro. Così, in compagnia di Valerio Vella, andai a Palermo per soddisfare quella promessa. Al termine della lunga ed esauriente lezione, dovendo il Maestro rientrare a Roma, il fratello del regista, Francesco, ci invitò a tenergli compagnia nella sua Fiat uno, per accompagnare il compositore all’aeroporto palermitano. Lungo il tragitto il Maestro ci svelò la sua cortesia e cordialità con uno strascico della lezione fatta questa volta a due che conoscevano bene le sue composizioni, dapprima per averle accostate ai film durante le proiezioni e di poi su supporti vinilici. All’incontro, per mia colpa, mancava Nigel Haynes (1962-2015), il più grande tra gli ammiratori del maestro e il video che state per vedere a Nigel è dedicato.

giovedì 6 agosto 2020

SULL'ONORE NOSTRO

IL PRIMO ROMANZO DI MICHELE PAPALIA


Progetto grafico a cura di Maurizio de Marco, Città del Sole edizioni

domenica 19 luglio 2020

Così freddo così dolce [di Roberto Bianchi Montero 1972]



U Gelataiu
Don Danti Demaiu u gelataiu,
nu mezzu i trasportu s’inventau.

Na bricicchetta cu tri roti fici
e nu puzzettu po gelatu misi.

Mu teni duru e non mu prestu si squagghjia
cumbogghjiatu stava di ghjacciu e pagghjia.

Era friscu e duci ju gelatu
si sanava u cori du malatu.

Quandu si fermava accossì gridava:
“Ciangiti figghjioli ca i mammi vu ccattunu
deci liri ammia mi bastanu”.

Girava nto paisi tanti voti
u si rifrisca a vucca di pratioti.

Testo e voce: SILVANA TRIMBOLI


Music: Apollo 100, JoyJesus bleibet meine Freude BWV 147, J. S. Bach, arr. Tom Parker