FRANCESCO PORTOLESI
1883-1951
BRICCICHE DI CRITICA
RIVALI (1)
La lotta è
tenacemente gagliarda.
E nessuno con
freddo indifferentismo assistere a questa pugna vitale, a questa battaglia
aspramente acre, che si combatte da anni e ne durerà ancora molti, prima che il
sole fulgido della vittoria, spunti sul fosco orizzonte sociale. E’ una tenzone
che ha interessato e continua ad interessare tutti, da i letterati e
pubblicisti agli uomini eminentemente politici, dai cattolici ai miscredenti,
dalla Chiesa allo Stato; è una tenzone che chiederà ancora molte vite, molto
sangue, molti martiri. I due eserciti che si contendono palmo a palmo il
terreno, dovranno sostenere, chi sa fino a quando, le fatiche penose del campo.
Invano le turbe,
anelanti alla pace serena, spingono lo sguardo scrutatore lontano nelle tenebre
fitte della notte, aspettano
se qualche raggio furti qualche raggio furtivo brilli tra le nubbi gravide di
tempesta, se qualche lembo d-azzurro accenni, speranzoso dall’alto. E si
rivolgono quasi spaventate, quasi atterrite, dal sinistro bagliore dei lampi di
sangue, dal cupo rombare del suono d’ imminente infuriare della tormenta.
Di chi sarà la
vittoria? Non è lecito dire. Ambo gli eserciti pugnano con ardore e coraggio
grande. Dall’una parte e dall’altra non mancano duci animosi, capitani esperti,
che si battono da eroi, per il trionfo del loro ideale.
Quale dunque dei
due eserciti, intonerà per primo esultante, il peana sublime della vittoria?
L'evento dei fatti ci saprà dire con certezza! A noi, non resta che combattere
con coscienza di soldati animosi, a cui tornerebbe sommante ignominioso
l’appellativo di codardi.
E la questione
sociale per l’appunto, ha dato argomento ad uno dei tanti collaboratori de «La
croce di Costantino»,
di scrivere un grosso ed interessante volume di seicento pagine circa.
(1) Eneleo della croce di Costantino – RIVALI - Tip. Giustiniani –
Caltagirone, 1903
Eneleo — i lettori questa Volta
debbono contentarsi dello pseudonimo, ché la grande modestia dell’autore non
gli ha permesso di mettere in capite libri
il suo vero nome di battesimo — tratta appunto del socialismo e della d. c. in
questo romanzo attraentissimo. Egli ha voluto darci (non per il primo) il romanzo
addirittura sociale. E dico giustamente «non per il primo» che, se non m’inganno, questa
nuova specie di romanzo, era stata tentata con esito felicissimo, da un baldo
cavaliere di giustizia figlio della forte Biella. Il cuore sanguina di angoscia
e tumultuano nell’alma, profondamente addolorata i palpiti, che ricordano le
memorie blande, al semplice e caro nome di D. Guelpa. Questa speranza nera — come spregevolmente l’avrebbe chiamato
l’autore di Anticaglie — sentiva, nel vergine animo di giovine
ventottenne, tutto l’ardore, e l’entusiasmo d’un degno ministro di Dio, e ci
aveva dato Ribelli, dove è tutta
ritratta la turba immiserita, che chiede tumultuando «pane e lavoro».
Sfogliando
«Rivali»
mi è passata, come in un gigantesco cinematografo, tutto il mondo sociale
moderno. E non rare volte anzi, mi è toccato di accalorarmi talmente nella
lettura, che provavo l’illusione d’essere di fronte agli avversari, in carne ed
ossa.
Facilmente
si riesce a capire, come deve averle viste e sentite, l'A. quelle scene, per
ritrarle al vivo sì magistrevolmente. Egli deve essere davvero un animoso paladino
per l'Idea, un entusiasta convinto della d. c., per parlarne con tanto calore.
Io, francamente, ho sentito battere, dentro l'animo commosso, quasi tutte le
corde di che il cuore umano è capace. Ed ho amato e abborrito, e ho palpitato e
pregato, ho avuto fremiti di gioia e parole di odio, con tanti personaggi che mi
passarono sotto gli occhi, ritratti con fedeltà grande, con perizia somma; messi
in una luce sfolgorante, che ce li fa tutti comprendere, in tutto il loro carattere
di ributtante cinismo o di sconfinata simpatia.
Lucio
Desmeto è una di quelle creature, che si è quasi costretti ad amare per forza;
è una di quelle coscienze moderne tutta virilità ed ardore. Egli, forte della fortezza
che viene dalla santità della causa difesa, per nulla cede dinanzi ai nemici
malignamente isleali, che vorrebbe ad ogni costo atterrarlo. La sua volontà,
dalla tempesta d’acciaio, sa resistere anche di fronte alle vigliacche
insinuazioni e alle grette utopie di cattolici che non son cattolici. Ed anche
allora che uno dei suoi più cari compagni di lotta - il Gentile - osa, non si
sa il perché, battere ritirata, Lucio non si scoraggia per questo. I vinti di
oggi saranno i vincitori di domani. No, egli non è di quei cattolici, che si rintanano
paurosi nel guscio di vecchie tradizioni, e vedono lo zampino del diavolo in
ogni opera moderna. Lucio sente nel cuore, potentemente, la religione del Cristo,
e per essa e con essa combatte, colla parola del Vangelo sul labbro e l’amore
del Nazareno nel petto. E se il suo cuore è già promesso ad una creatura -
Maria Dorsoli - non è un amore terreno il suo.
E' un
amore santo, che non gli impedisce punto di combattere sempre, con crescente ardore,
per il trionfo della sua nobile Idea.
E per
l'Idea, Lucio ha fatto e farà dei sacrifizi grandi; per l'Idea non si
risparmierà, a fatiche e dolori; per l'Idea non potrà, né vorrà lasciare il
cammino intrapreso, lasciando talvolta brandelli sanguinolenti di vita tra rovi
e cardi.
E
l'avv. Porro – l’avversario di Lucio e direttore del circolo Marx – non è egli
la sintesi del socialismo contemporaneo?
Ed anche
egli si batte per il trionfo del suo ideale. Ma il suo non è il valore del soldato
coraggioso, tutto fuoco pei nemici della sua patria; è il valore del mercenario
prezzolato, cui un acuto desiderio di bottino chiama in battaglia.
Anche
egli vorrebbe essere un idealista puro sangue, ma non riesce che un volgare impasto
d'immoralità e intrighi; è l’uomo-bruto che non sa fissare il sole, pago
soltanto di strisciare sulla palude bruna di tutte le porcherie dei bassi fondi
cittadini.
Anche
Bista Porro ama Maria, ma di quale amore, ognuno può facilmente comprendere. Né
dovranno maravigliarsi i lettori, quando egli, abbandonando circolo e compagni
prende il volo per ignoti lidi, unitamente alla moglie di un suo carissimo
amico. Per me, in breve, ne l'avv.
Porro, ho trovato ritratta tutta l'indole del socialismo odierno: indole apertamente
immorale, antireligiosa e antidemocratica.
Altro
personaggio di «Rivali» è Maria. Ella è una di quelle
giovani, frutto della società laica, senza fede, senza speranza, col riso
beffardo e sprezzante dello scetticismo più torvo. Dopo le varie sventure
toccatele, Maria, quasi intravede il sentiero delia fede cristiana. E dico
quasi, perché l'A. non la fa convertire del tutto,
e il perché non dice; Che forse sotto la snella figura di Maria, l'A. voglia adombrare
la società moderna? Ebbene oggi - cosi il padre Maltese - le conversioni sono
molto rare, e le plebi, che
attendono
dinanzi, alle piazze delle nostre Chiese, non sanno decidersi ancora ad
entrarvi, per purificarsi nei lavori salutari della fede.
Altre
figure minori del romanzo, ci passano dinanzi agli occhi, per ogni pagina,
descritte, o meglio ritratte con mestizia grande: sono anzi delle continue
fotografie, tutte nitide, tutte luminosissime. Vi sono pagine davvero belle,
bellissime proprio, che lasciano un solco grave nel cuore di chi legge e
rivelano nell'A. un psicologo profondo. A lui un evviva di cuore, e un augurio
sincerissimo.
Lo vorrei,
dare ai lettori in saggio, ma mi trovo alquanto imbarazzato nella pelle, fra
tante pagine di prosa smagliante ed incisiva. E però - conchiudo col medesimo
padre Maltese - li consiglio a prendere fra le mani il volume, per gustarne
tutte le bellezze e giudicarne con sincerità, se noi non abbiamo trovato in
esso il nostro romanzo sociale.
FRANCESCO
PORTOLESI
LA SCINTILLA
QUOTIDIANO
DELLA DOMENICA ANNO V – N. 7 Matera 14 febbraio 1904
NOTA - Dubito che questa pubblicazione la leggeranno in molti, per questo sono ricorso all'immagine d'apertura di Giuseppino Mittiga medico chirurgo. Come difficile è stato scoprire l'autore dei libri recensiti dal quasi prete successivamente segretario, Francesco Portolesi: Mario Sturzo (1861-1941) vescovo di Piazza Armerina EN, fratello del più noto Luigi.