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venerdì 29 luglio 2011

Uomini di Dio (reg. Xavier Beauvois -2010)


Zio Ernesto Gliozzi senior 1883 - 1949

 Prima dello zio Ernesto abbiamo avuto un altro zio Ernesto definito dal Canonico Protonotario Oppedisano nella sua Cronistoria della diocesi di Locri-Geraci  “colto e gentile poeta”.
Di cultura umanista e cultore delle lettere classiche fu dal 1926 al 1949, anno della sua prematura scomparsa, arciprete di Casignana, paese a monte di Bianco, quindi in piena Magna Grecia.
 Fratello minore della zia Serafina del nonno Luigi, visse in seno alla famiglia di quest’ultimo e diede i primi rudimenti scolastici a tutti i nipoti che, in quella casa, venivano al mondo, oltre che un valido sostentamento economico nei periodi di crisi che si abbattevano in quegli anni, dovendo il nonno assentarsi per gli obblighi militari.
 La sua figura sacerdotale la trasmise allo zio Ciccillo e allo zio Ernesto, questi la trasmisero a me, ma con poco successo, essendomi straviato, ma forse perché il sacerdozio di città è un’altra cosa.
Come detto, fu un letterato dedito a componimenti per la maggior parte di natura sacra, scrisse  anche delle scenette da rappresentarsi in chiesa durante il Natale o la Quaresima, come molti elogi funebri, di moda a quei tempi e vari bozzetti. Leggendo la sua prosa, sembra avvicinarsi ad Antonio Fogazzaro, molto letto in quegli anni.
 A Platì fondò un’istituzione per i fanciulli detta “Luigini”, una confraternita fatta per i piccoli di cui a suo tempo ne feci parte anch’io. In processione o alle volte negli accompagnamenti funebri,venivamo dopo la croce portata dai chierichetti e precedevamo la vera e propria confraternita del Rosario, fondata il 1° giugno del 1888. Le due istituzioni avevano sede nella chiesa del Rosario, anticamente detta di San Pasquale. Noi Luigini vestivamo un saio bianco con una fascia azzurra a tracolla e un cordone rosso per le processioni oppure una fascia nera ed un cordone anch’esso nero per i funerali  ma anche per la processione al calvario del venerdì santo.
 Amabile con tutti, letterati, amici, parrocchiani, la sua persona incuoteva rispetto: ricordo che papà quando si parlava di lui si esprimeva con termini di riverenza ma anche di elogio per una figura fuori dal “comune” e da ogni riferimento.
 In ultimo, in casa esisteva una biblioteca di testi sacri e profani risalenti al XVII secolo, ora in possesso del seminario arcivescovile di Locri, dove dovrebbe esserci un fondo Gliozzi che andrebbe visitato.
SDG





giovedì 28 luglio 2011

Per chi suona la campana (reg. Sam Wood - 1943)



Ciurrame beach

Un netto contributo al miglioramento della vita di tutti i giorni nei villaggi di Messina  - Giampilieri, Molino, Altolia, Briga Superiore e Pezzolo - colpiti dall'alluvione del 2009, è certamente la diffusione , da supporto digitale, dell'Ave Maria schubertiana,  a mezzogiorno in punto, dopo lo scampanellare, anche questo non manuale bensì meccanico, legato allo scoccare delle 12 dell'orolgio atomico e che fa partire il meccanismo delle martellate alle campane, in qualche paese anche queste digitalizzate. I campanari, disoccupati, affollano le periferie urbane in cerca di qualche altro tipo di occupazione.
Dono tutto questo, dell'amministrazione comunale in accordo con quella arcivescovile. Sensibili tutte e due  le amministrazioni alla vita terrena, civile, e celeste delle popolazioni. Quasi un'eco di quanto avviene a quell'ora nella piazza antistante il duomo della città dello stretto ed ulteriore eco di quanto accade nella città pontificia.
Si direbbe un "memento mori",  ricordare il "brevitate vitae" senechiano che è comune a tutti su questa terra, per altro ogni giorno sempre più desolata.

venerdì 22 luglio 2011

This land is your land - Woody Guthrie




                                                                           
La gestione della terra da parte dell'uomo deve essere principalmente orientata verso tre obiettivi: salute, bellezza e stabilità. Il quarto obiettivo, la produttività sarà conseguito quasi come un sottoprodotto. Aprire la terra all'occupazione, sia a tempo pieno sia part-time, di un maggior numero di persone e per orientare tutte le nostre azioni sulla terra verso quel triplice ideale.
Lungi dall'essere nobilitato e umanizzato dalle attività agricole, il più vasto abitato umano viene standardizzato fino alla desolazione o addirittura degradato fino alla bruttezza.
Ernst F. Schumacher, op. cit.

giovedì 21 luglio 2011

Il pranzo di Babette (reg. Gabriel Axel 1987)





IL PIATTO DELLA MEMORIA



Il 26 dicembre Peppe faceva il compleanno, la madre si alzava presto perché, cascasse il mondo anche se l’intera famiglia stremata da cenone e pranzo boccheggiava, quello era il giorno del timballo di riso,il piatto di Peppe.
 La preparazione era laboriosa, il risultato maestoso, il finale edilizio nel senso che il detto timballo ti si piazzava a mò di pietra tombale sullo stomaco come a chiudere a ogni altro elemento estraneo che avesse voluto avere accesso allo stomaco.
Per Ginevra,la madre, tutti i compleanni erano un piatto particolare preferito dal festeggiato e siccome la famiglia era numerosa  e le ricorrenze personali si intrecciavano sempre armoniosamente con le festività e le ricorrenze generali si può dire che nella casa quasi ogni giorno c’era un impegno gastronomico da osservare.
E così i giorni e i mesi e gli anni si susseguivano tra ragù con l’agnello, parmigiana, pasta al burro, patate bollite,nocatili e pignolata, guti, e fagioli con le cicorie(minestra fumante a pranzo e passati in padella col pane a pezzi la sera).
 Per non dimenticare gli apporti esterni alla cucina di Ginevra che di solito erano falsi magri  imbottiti col sugo, funghi trifolati.
Tutto era rituale ,il brodo( che si mangiava anche d’estate) era arricchito con polpettine di pollo.
Anche i funerali diventavano un rito culinario sia che il trapassato appartenesse alla famiglia( e in quel caso il pranzo completo veniva portato per più giorni da amici e parenti e si approfittava per criticare, scambiarsi ricette  e avere anche problemi di stomaco oltre al dolore della perdita) sia che ne fosse estraneo in quel caso spettava a Ginevra e&c preparare portare apparecchiare.
Fidanzamenti ,matrimoni,nascite, battesimi,giornate di purghe, febbri, mestruazioni, dolori di cuore, promozioni o bocciature , partenze e arrivi, giornate di mare, serate di bufera, Pasqua, Natale, Ferragosto, I morti ognuno aveva il suo piatto di Casa non scritto ma tramandato come una storia cucinata che la matriarca alimentava, le altre donne : figlie e nuore assimilavano nella certezza che tutto sarebbe sempre rimasto uguale a se stesso che i giorni si sarebbero susseguiti e con essi i piatti in una storia ciclica nuova e vecchia sempre.
Non si era considerata una cosa: la morte, che piano piano, avrebbe portato via le donne della casa e con esse i piatti la lingua e la storia.

Foto e testo di mia sorella Maria. Una scrittura che la Agnello Hornby manco si sogna.

mercoledì 20 luglio 2011

L'uomo del west (reg. William Wyler - 1940)

Cormac McCarthy (20/07/1933) con i fratelli Coen

La scoperta del più grande scrittore dei nostri tempi è avvenuta proprio a Platì, leggendo una recensione su Famiglia Cristiana di Cavalli Selvaggi alla sua prima pubblicazione italiana.
Lo ricordo con queste parole di Alessandro Baricco tatto da una sua raccolta citata spesso da Marilisa su questo blog.
«E adesso ci starebbe bene un bel paragrafo per spiegare cosa secondo me bisognerebbe portare in salvo nella mutazione. Ma il fatto è che non ho le idee molto chiare, al proposito. So che c’è sicuramente qualcosa, ma cosa, è difficile dirlo, adesso, con esattezza. Difficile. L’unica cosa che mi viene in mente è una pagina di Cormac McCarthy. E’ proprio al fondo di quel libro che già vi ho citato nelle epigrafi, ve lo ricordate? La storia dello sceriffo e del killer. “Cosa si dice a uno che per sua stessa ammissione non ha l’anima?” Ve lo ricordate? Bene. Quello è un libro davvero senza speranza, sembra la resa incondizionata a una mutazione rovinosa, nessuna speranza, nessuna via d’uscita. Però ad un certo punto lo sceriffo passa vicino a una strana cosa, una specie di abbeveratoio scavato nella dura pietra a colpi di scalpello. E’ proprio nell’ultima pagina. Vede l’abbeveratoio e si ferma. E lo guarda. Una cosa lunga quasi due metri, e larga mezzo, e profonda altrettanto. Nella pietra si vedono ancora i segni dello scalpello. Sarà stato lì da cento, duecento anni, dice lo sceriffo. Così, dice, mi è venuto da pensare all’uomo che l’aveva fabbricato. Si era messo lì con una mazza e uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio che sarebbe potuto durare diecimila anni. Ma perché? In che cosa credeva quel tizio? Dovete pensare che a quel punto lo sceriffo è davvero stanco, non crede più in niente, e sta per chiudere la sua stella in un cassetto per sempre. Dovete immaginarvelo così. Mentre si chiede perché diavolo uno si dovrebbe mettere a scavare un abbeveratoio di pietra con l’idea di fare qualcosa che dura diecimila anni. In cosa bisogna credere, per avere idee del genere?
In cosa crediamo per avere ancora questo istinto cieco a mettere al sicuro qualcosa?
McCarthy, lui l’ha scritta così: “penso a quel tizio seduto lì, con la mazza e lo scalpello, magari un paio d’ore dopo cena, non so. E devo dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una sorta di promessa dentro al cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa. E’ la cosa che mi piacerebbe più di tutte.

martedì 19 luglio 2011

Ricordare - Gerard Depardieu


Donna Bettina Gliozzi nata Mittiga from gino on Vimeo.

Buon compleanno nonna.

Per Te nonna,se in Italia ci fosse stata la discendenza femminile il mio cognome sarebbe stato sempre Mittiga, e per me questa é una certezza su
chi sono io.


lunedì 18 luglio 2011

Verso la vita (reg. Jean Renoir - 1936)





Buon Compleanno professoressa Gliozzi


venerdì 15 luglio 2011

Sole giallo, sole nero - Formula tre





 Per chi vive in città sembra una contraddizione, ma è così. Ora che l’estate è entrata nella fase più calda , la terra nella sua orbita attorno al sole al punto più vicino ad esso, si cerca, dove possibile, il rinfresco per i corpi.
 Per chi fa vita di campagna, diversamente, è tempo di pensare a cosa accadrà nei prossimi mesi, a partire da quelli autunnali.
 In questi giorni nell’orto le piantagioni si avviano alla piena maturazione, quelle sopravvissute,  che non hanno subito gli assalti di insetti di tutti i colori o di agenti atmosferici, con la conseguente raccolta e conservazione secondo i propri gusti.
 E’ questo anche e il  tempo di programmare il prossimo calendario di seminagioni e colture invernali, ed i conseguenti lavori in vista di una fase che sembrerebbe comportare un calo di attività sia per le giornate più corte, sia perché il lavoro di irrigazione, il principale nelle giornate estive, dove possibile, anche perché il tipo di colture lo richiede, è quasi demandato alle piogge che si spera copiose ma non distruttive come da qualche anno a questa parte.
 E’ un tempo in cui,  chi coltiva senza l’apporto di sostanze assemblate in laboratorio si procura il letame da distribuire sotto gli alberi, là dove c’è carenza di humus,e quello da far riposare per l’uso che se ne farà la prossima primavera.
 E’ anche il tempo dell’approvvigionamento della legna da ardere nei camini per il riscaldamento o per cuocere i cibi chi ne ha la possibilità.
 E’, in ultimo, dalle nostre parti, tempo di previsioni sia per la raccolta degli agrumi che per quello delle olive, e chi conduce un vigneto si assicura giorno per giorno della maturazione dell’uva, uniche attività queste che restano in piedi - ancora per poco? -  retaggio di un’epoca ormai remota, durante la quale questi luoghi fornivano le materie prime per il nutrimento delle città affamate.

lunedì 11 luglio 2011

Bisticcio al cineforum "Peppuccio Tornatore"
per saperne di più

Mother Nature's Son - The Beatles




Le attività agricole prevedono qualcosa di più della produzione di un reddito o della diminuizione dei costi, è l'intera relazione fra uomo e natura a essere coinvolta, l'intero stile di vita di una società, la salute, la felicità e l'armonia dell'uomo, nonché la bellezza del suo habitat.
Ernst F. Schumacher, op cit.

Find me in my field of grass, Mother Nature's son
Swaying daises sing a lazy song beneath the sun
Trova nel mio campo d'erba, il figlio di Madre Natura
Margherite ondeggianti cantano una canzone pigra sotto il sole

venerdì 8 luglio 2011

OGGI SONO AL NUOVO CINEMA LORETO

NON MANCATE

giovedì 7 luglio 2011

Finalmente domenica (reg. François Truffaut - 1983)

 E’ notte, con lo zio Peppino che mi tiene per mano sto tornando a casa. Stiamo percorrendo la strada che dalla Chiesa della Madonna di Loreto porta in via XXIV maggio dove è casa. Il buio è solo attenuato da qualche sporadica lampadina messa in alto , agli incroci lungo il percorso. Siamo usciti dal cinema. Quello che ricordo sono solo nebulose immagini in bianco e nero, polvere, cavalli in corsa, volti sudati… Quando ho conosciuto l’opera di John Ford ho spesso pensato che quella sera avevo visto un suo film, magari Il Massacro di Fort Apache.
 E’ sera, prima di cena. La testa la tengo appoggiata sul grembo della mamma che amorevolmente mi sta passando il pettinino contro i pidocchi. La sua voce carezzevole che mi parla è missata con i suoni che provengono dal campanile della stessa chiesa nominata più sopra. Sono canzoni di Rita Pavone, Gianni Morandi, Louiselle, Jimmy Fontana, ma una in particolare mi colpisce, un motivo fischiato: sono i titoli di Per un pugno di dollari.
 E’ domenica. Abbiamo appena pranzato. Sono sotto, in bottega con il mio fratello più piccolo, in attesa che i suoni appena citati ci chiamino al cinema. Papà è seduto alla sua scrivania col capo appoggiato sulle mani chiuse a pugno, si è appena appisolato. Gattonando silenziosamente stiamo cercando di rubare dal cassetto del bancone dove ci sono le monete, le cinquanta lire necessarie per pagare l’intero biglietto di entrata al cinema. Ogni volta papà ci dava solo cinquanta lire  e ci diceva di andare a dire a Mimmo Addabbo che noi dovevamo pagare il biglietto ridotto.
 E’ un’altra domenica, molto luminosa. Assieme agli altri bambini stiamo correndo, sparpagliati,
lungo i vicoli, verso la fiumara o i casalini dove ci ambientavamo il film appena assistito. Questa volta era Il colosso di Rodi.Io ho da subito voluto la parte che in quella pellicola fu di Mimmo Palmara (Ares). Di Dario ( Rory Calhoun ) non ne volevo sapere, era troppo dandy e non lo potevo vedere perché di lui si innamorava Diala ( Lea Massari ). Mimmo Palmara, invece, era tutto muscoli dalla testa ai piedi.
 Fino a quando, anni dopo, non ho visto Per un pugno di dollari questo è stato il mio film culto. Già cominciava a germogliare in me l’idea del cinema, che sarebbe maturata dopo, vedendo l’intera opera di Sergio Leone, sempre nelle sale. Completata da C’era una volta in America, che ha segnato la morte del cinema, il mio cinema, allorché si era affacciato ben altro, che mi avrebbe consegnato a ciò che sono.



 indovinate di chi sono le chitarre, il fischio e l'orchestrazione
SDG

mercoledì 6 luglio 2011

lunedì 4 luglio 2011

Tre salti in avanti (reg. John Ford - 1923)


Dobbiamo imparare a pensare in termini di una struttura articolata che sappia rapportarsi con molteplicità di unità a piccola scala. Se il pensiero economico non riesce a comprendere questo è inutile .Se non riesce ad andare al di là delle sue grandi astrazioni – il reddito nazionale, il tasso di crescita, la mobilità del lavoro, l’accumulazione del capitale, - se non riesce ad andare al di là di tutti ciò e a prendere contatto con la realtà crescente della povertà, della frustrazione,della criminalità, della fuga, dello stress, della congestione,della bruttezza e della morte dello spirito, allora gettiamo via la scienza economica e ricominciamo da capo.

Ernst F. Schumacher, op. cit.

venerdì 1 luglio 2011

Journey Through The Past - Neil Young



    Diplomatica
Credo sia impossibile, per chi non ha mai vissuto qui, capire il sentimento che lega chi vive lontano, per propria scelta o per necessità imposte da circostanze inevitabili o altro, a questo meraviglioso e denigrato paese.
Anch’io, come tanti, ma diversamente da chi lo aveva fatto per bisogno, prima di me, sono stata “allontanata” da qui per poter accedere a possibili migliori occasioni di vita… Non ho creduto, prima, in queste possibilità e, sicuramente, in seguito, non le ho mai cercate. Sicuramente me ne sono venute incontro in quantità ma, irriconoscente come si è a vent’anni, ho preso tutti i treni, scendendone dopo averne apprezzate le tappe che ritenevo migliori, senza mai porre fine al viaggio. Le circostanze della mia vita, a volte serena e senza intoppi, altre volte burrascosa, mi hanno portato lontano, fin nei luoghi dei sogni, che, una volta raggiunti, lasciavano in bocca l’amaro di una felicità perduta. Sono tornata. Non per mia scelta, lo riconosco. Rifuggivo quella decisione, ma la vita aveva già deciso per me la strada. Ora so che non avevo mai smesso di cercare e sicuramente sono ancora in viaggio verso il cuore di questa terra che è stata, come tante, terra di male, di dolore e di vendetta, ma che non è stato solo quello e, soprattutto, non lo è oggi, se non negli occhi e nella mente di chi vuole vederla così.

ancora da Marilisa

When the winter rains
come pourin' down
On that new home of mine,
Will I still be in your eyes
and on your mind?
Will I still be in your eyes
and on your mind?
Quando le pioggie invernali
cadono giù
In quella nuova casa dei miei,
Sarò ancora nei tuoi occhi
e sulla vostra mente?
Sarò ancora nei tuoi occhi
e sulla vostra mente?