Signori
In nome della famiglia, della fratellanza ed anche in nome di tutti
voi- se mi permettete – compio il mesto ufficio di dare l’estremo saluto alla
salma di Michele Fera- Italiani. Se l’affermazione di Bruto- che la virtù cioè
è un nome vano – si può considerare ancora come l’hanno considerata i nostri
maggiori quale essa è: una bestemmia … Se nel naufragio di tante cose belle e
distrutte rimane ancora a galla qualche cosa come il galantomismo, la bontà,
l’onestà … io vi prego di ascoltare, riverenti, il saluto che porgo, con voce
commossa, a quest’uomo d’altri tempi, che tenne ferma la sua bandiera,
materiata tutta di bontà.
Il non fare male ad alcuno, il beneficare gli altri all’occorrenza,
l’essere immacolato d’egoismo: tutto questo credo basterebbe oggigiorno per
rilasciare il nulla-osta sul passaporto lusinghiero di colui che si affretta
verso le porte dell’immortalità.
Perdonatemi ho detto una parola audace “l’immortalità“…
Non già che io pensi che Michele Fera dovrà vivere sempre in mezzo a
noi e nelle menti delle generazioni future … C’è troppa fretta, lo so, per
dimenticare i morti! Ma quella parola che mi è sfuggita serviva a denotare
l’ideale verso cui camminava l’estinto – l’immortalità dell’anima intendo – e
quest’ideale, questa fede erano il suo retaggio migliore, era tutto ciò che
aveva conservato gelosamente; informando ogni atto, ogni sentimento della sua
vita ai santi dettami di questa religione: Non arrossiva di credere, non si
vergognava di Dio. Oh non ci siano qui a sentirmi dei bugiardi apostoli del
nulla, a cui Dio è il ventre; se ci fossero potrei ripetere loro le parole di
Robespierre che scriveva a Chomet: “ La morte non è un sonno eterno, essa è il
principio dell’immortalità “. Basta, basta.
Ecco perché Michele Fera fu buono, onesto, benefico; ecco perché soffrì
con rassegnazione i dolori e si addormentò placidamente nel bacio del Signore.
Posso coscientemente affermare che il mio penitente, il mio
confratello, il mio amico, sul letto di morte, non ebbe un rimorso che lo
facesse piangere, non ebbe un nemico da perdonare né un centesimo da
restituire. Ebbe invece tutto l’affetto tenero di angioletti figli, l’amore
ardente della sua compagna e, questa sera, la manifestazione di stima di questo
popolo che l’accompagna. Credo che basti.
Che se poi la mano sacrilega di una falsa civiltà moderna vorrà dare
gli ultimi colpi di scure ai puntelli che sostengono l’impalcatura della civile
società; dalla rovina immane allora sorgeranno delle ombre a protestare, ed in
mezzo alloro anche tu, o Michele Fera – Italiani.
Per ora riposa in pace. Ti sia premio Iddio, cui tu credesti.
Ti accompagni il saluto dolorante della famiglia, il mesto rimpianto
dei fratelli della congregazione a cui appartenesti; e le benedizioni di tutti
quanti ti conobbero, ti stimarono e amarono.
Addio per sempre.
Ernesto Gliozzi sen.
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