mercoledì 8 dicembre 2021
Desiderio di re [di Josef von Sternberg - 1936]
In apertura un negativo colliquato che ritrae Caterina Fera, madre dell'autore della foto, il medico Giuseppino Mittiga: guardate ben il volto e le mani, la mamma sembra quasi biasimare il figlio.
mercoledì 27 ottobre 2021
Conflitto di classe [di Michael Apted -1991]
Al solito Dottor
Filippo Zappia
Oh, l’abbietta
creatura che è il Dott. Zappia Filippo! Come inverte le parti, alllor che parla
di provocazioni, di cretinismo, di faccia tosta! Figuratevi! Lui, tutt’ una
provocazione alla compassione ed allo scherno; lui, l’apoteosi del cretinismo; lui,
che à la pelle più dura di quella dell’ippopotamo, lui ... parla di tali cose! E’
da ridere. Ma davvero costui ne capisce di clinica altrettanto, quant’io d’arabo!
Lui parla
di correttezza e di scrupolosità, maggiore e rigorosa!
Lui
l’ignobile prepotenza, e la volgare sopraffazione! E dire che le sue sono tutte
cattive azioni! La sua spudoratezza non à limiti! Ha il coraggio di parlare di
buona creanza! Ma dunque à dimenticato tutto, costui! La sua ignominiosa
esistenza bestiale, la sua insulsagine, la sua ridicolagine, la sua strampalagine
..., mentecatto, tutto egli à obliato? Imbecille, ancor tutto bagnato
dell’orina dei muli, che tradizionalmente coi suoi ha menati al pascolo, o su e
giù da Bovalino pel traffico del commercio, villano insolente ed importuno, rettile
schifoso, rampollo di ibrida genia, tracotante e sicofante insieme, non vede che
per la sua infamia, ognuno ne rifugge, tante sono le azioni malvagie e prave di
che s’incornicia il riverito suo nome?! Incosciente! C’è sale a rammentarmi che
mi si è aperto sotto i piedi un baratro, quando è stato aperto dalle truffe e
dall’espoliazione di certe genti che a lui son troppo note!
Se avessi
rubato anch’io fin treppiedi e scarpe, se fosse io Carmine faccia lorda; e
qualcuno avessi fatto miseramente perire; set oltre alla mia donna ne andasse
in traccia di altre; se mi intricassi dei fatti altrui, e degli atti tutti di
altri volessi far la spia; se di tutti dicessi male i tradendo la verità; se caluniassi
i buoni; se diffidasse dei gentiluomini; oh allora si, non solo la casa, di
correzione, ma anche il carcere meriterei. E così la società sarebbe liberata
di chi introducendosi in una casa, giunge al punto di rovistare, sullo scrittoio
degli altri per essere al corrente dei fatti che interessano le diverse famiglie,
e propalarle, gioiendo del male; rattristandosi del bene che possa capitare ai
proprii simili!
Cosi,
non avverrebbe che io possa vantarmi d’avere pagati con 10 mila i baci di quella
fanciulla che il Dott. sapendo di mentire per la gola, dice che io ho vilmente
abbandonata! Cosi non accadrebbe che io posso gridare di avere tempo per sistemare
di pagare a caro prezzo gli amplessi di una donna, fosse costei pure una tale più
nota all’illustre dottore!
Così, infine,
non potrei rinnovellare al mondo il fatto che anche sulle prostitute da me possedute,
qualcuno non abbia per anco esatta la camorra!
E
nemmeno si farebbe verificato che io avessi dato della roba non mia, a tutti quei
che desiderosi di, spogliarmi, ànno abusato della mia buona fede per farsi
pagare dei debiti imaginarii con proprietà della mia eredità, sia pure se all’asta
fossero stati venduti dei cespiti, che poi furono ingranditi nell'estenzione a bene
placido degli acquirenti, e per i quali l’ultima parola ancora non è stata detta!
Tutte
le turpitudini di questa carogna puzzolente ancora del letame di che s’è infiorata
la sua vita, fra striglie, cavezze, e basti; dimostrano anche una volta di più
come il nostro animale altro che sifilide à nel sangue; egli ha la corruzione
nell’anima, e nel cuore. Sicché il fango putrido e lurido che egli con accorgimento
tenta di buttare sul viso degli onesti a tutta prova, riconosciuti da tutto il
mondo per mali, rimbalza e ricade sul viso di lui!
A
certi individui, però, è duro il constatarlo, non basta la vergogna di sostenere
delle lotte con mezzi dei quali non si può contestare la provenienza! Non basta
a certa canaglia, no, di esercitare la più largai bugia! Costoro, venuti su dai
bassi fondi, e in essi vissuti e pasciuti, costoro, dico, vogliono che nella storia
della canaglieria di tutto il mondo, resti, a caratteri cubitali, impressa la
loro, piena di vituperii e di disonore!
E così
sia!!!
Filippo Oliva dei Conti Ricciardi
Il Circo di NERONE Anno I – N. 15 PLATI’-GERACE 11 DICEMBRE 1904
<><><><>
Poco si sa e poco
è rimasto de IL Circo di NERONE,
Giornale semi-umoristico con sede in Platì-Gerace. Dei 15 numeri che videro la
luce nell’anno 1915 è rimasta solo questa copia appartenuta a Ernesto Gliozzi il vecchio.
"Considerate la vostra semenza: - fatti non foste a viver come bruti -
ma per seguir virtute e canoscenza", la citazione dal Canto 26° del
Sommo Poeta posta a ridosso della testata è un monito quasi scagliato
all’intera popolazione platiese di quel tempo. Direttore responsabile,
proprietario ed amministratore il dottor Vincenzo Papalia, Il Conte Filippo
Oliva-Ricciardi redattore capo e l’avvocato Alberto Mercurio redattore.
Redazione ed amministrazione in Corso San Nicola numero civico 1. Un numero
aveva il costo di 10 centesimi delle lire di allora. Il dottor Filippo Zappia in
quel tempo era il bersaglio del triumvirato sopra citato: il medico Papalia
nella sua Istorosofia(1) del 1896, il
conte Oliva-Ricciardi e l’avvocato Mercurio(2) con vari
procedimenti penali circa i raggiri per impossessarsi dei beni del casato Oliva
di cui il dottor Zappia era accusato. Purtroppo non si hanno pubblicazioni di
eventuali difese da quest’ultimo sostenute, a meno che non si ventili l’ipotesi
che dietro Marco da Scazia (3) non si celasse che lui.
(2)https://iloveplati.blogspot.com/2021/09/la-vita-risorge-natile-gli-oliva-plati.html
(3)https://iloveplati.blogspot.com/2017/05/il-romanzo-di-un-medico-regjurgen-von.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/05/il-romanzo-di-un-medico-medici-di.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/05/il-romanzo-di-un-medico-pitazzu-di.html
lunedì 27 settembre 2021
La vita risorge - Natile, gli Oliva & Platì
La Storia di Natile Nuovo scritta dal Prof. Pino Pipicella, da oggi storico ufficiale di Natile tra Vecchio e Nuovo, è un testo venuto fuori dal cuore di quei luoghi. I fatti descritti sono stati vissuti in prima persona poiché Pino Pipicella è stato primo cittadino del Comune di Careri tra il 1993 ed il 2001, per due mandati consecutivi. Dal testo vengono fuori le intime e datate connessioni con Platì.
Natile è stato annesso al
Comune di Platì per Decreto di Ferdinando II il 13 marzo 1831(1) e tale rimase fino al 1836
quando fu trasferito al Comune di Careri. Aldilà dell’appartenenza ai Comuni, tra
Natile e Platì sono sempre esistiti legami di sangue con arricchimento di DNA
per i due territori. Legami ed arricchimenti (natilotu era anche un alias) che ancora oggi continuano ad
esistere. Per verità storica bisogna aggiungere l’assoggettamento dei territori
di Natile alla potente famiglia platiese degli Oliva. Questa servitù è
antecedente al Decreto Ferdinandeo e risale ad un periodo tra la fine del XVII
secolo e l’inizio del XIX quando Domenico Oliva suddivise i beni tra i figli avuti
da Saveria Rechichi: Michele, Stefano e Arcangelo. Ad Arcangelo andarono i
terreni intorno al Molino Nuovo mentre a Michele spettarono quelli intorno all’abitato
di Natile Vecchio. Erede di questi ultimi divenne Michele Vincenzo, avvocato,
che nel 1885 sposò Elisabetta Furore. Dal matrimonio nacquero quattro figlie,
fra cui Maria Girolama, nota come a
cavalera(2) e Maria Carmela Francesca che
ereditò i terreni di Natile Vecchio. Amministratore dei terreni divenne il suo
sposo dottor Giuseppe Galatti fino agli anni 50 del secolo scorso.
I terreni Galatti-Oliva non
subirono i forti dolori che toccarono ai beni di Filippo ed Arcangelo sul
finire del 1800 quando alla morte di Francesco erede di Arcangelo divenne unico
possessore il giovane Filippo di Filippo e della contessina Luisa Ricciardi,
vissuto sempre a Napoli, poco avvezzo agli affari. Arrivato a Platì il conte
Filippo fu da subito vittima di raggiri, e per citare l’avvocato Alberto
Mercurio: “adescato dalle lusinghe di certi avidi
vampiri, che in breve tempo riuscirono a dilapidare quello che doveva essere
inesauribile patrimonio”. Di tali
raggiri il Mercurio accusò la famiglia Zappia in vari procedimenti giudiziari.(3)
Parte di tale patrimonio nel
territorio del comune di Careri che interessava il circondario di Natile fu
acquisito dal dottor Filippo Zappia e di conseguenza dai suoi eredi che si
suddivisero il Molino Nuovo e l’Angelica. Di tutto l’Impero Oliva oggi
rimangono solo documenti e ruderi che ne descrivono la capillare decadenza ed
estinzione.
(1) https://iloveplati.blogspot.com/2019/02/la-piu-bella-del-reame-di-cesare.html
(2) https://ilpaesediplati.blogspot.com/2020/05/girolama-oliva-cavalera.html
(3) https://iloveplati.blogspot.com/2021/01/rocambole-di-giuseppe-zaccaria-1919.html
sabato 24 luglio 2021
L'ultimo atto [di Georg Wilhelm Pabst - 1955 ]
ita filii excussorum.
Sant’Ilario del Ionio 26 luglio
1872
Registro degli atti di morte
N. 41
Oliva Signor
Stefano
Documenti
inclusi n. 2
CIRCONDARIO
DI GERACI
MUNICIPIO
DI
SANT’ILARIO DEL IONIO
oggetto: estratto
atto di morte
Al
Signor
Ufficiale
dello
Stato
Civile del
Comune
di
Platì
Per
adempimento del prescritto dell’art. 397 Codice Civile, si onora il
sottoscritto trasmettere al suo Collega del Comune di Platì copia autentica
dell’atto di morte del Signor Oliva Stefano figlio del fu Michele che aveva
costì la residenza onde se ne faccia la debita trascrizione a norma dell’art.
106 N. 4 del R. Decreto sull’Ordinamento dello Stato Civile del 15 novembre
1865.
L’Ufficiale
dello Stato Civile
Provincia
di Reggio Calabria
Comune
di Sant’Ilario dell’Ionio
ESTRATTO
Del
doppio registro di Sato Civile per gli atti di
Morte, tenuto in questo Comune,
ufficio unico, anno 1872, N. 36 d’ordine = Oliva Stefano =
L’anno
milleottocentosettantadue il giorno venticinque del mese di Luglio alle ore
quattro pomeridiane nella Casa Comunale di Sant’Ilario dell’Ionio, Circondario
di Geraci, Provincia di Reggio Calabria=Dinanzi a me Murdaca Bruno Assessore
Delegato alle funzioni di Sindaco ed Ufficiale dello Stato Civile del Comune
sudetto, per impedimento del titolare, sono comparsi i Signori Guida Fortunato
di Vincenzo, di anni trenta cinque,di professione maestro di scuola e Speziali
Domenico di Antonio di anni ventotto, falegname, ambi domiciliati in questo
Comune, i quali mi ànno dichiarato che alle ore dieci antimeridiane di oggi stesso
è morto in questo Comune, nella casa di abitazione del Signor Speziali Tommaso,
sita largo Cattolica al numero civico nove, il Signor Stefano Oliva marito
della Signora Speziali Elisabetta, di anni quarantotto, di professione
proprietario civile, nato e domiciliato in Platì, figlio del fu Michele proprietario
e della fu Speziali Francesca gentildonna, domiciliata in detto Comune di
Platì= Di che è formato il presente atto, inscritto nei doppi registri, che,
previa lettura a norma di legge, viene con me sottoscritto dai sudetti
dichiaranti= Guida Fortunato= Speziali Tommaso=l’ Ufficiale dello Stato Civile=
Bruno Murdaca
ATTO
DI NASCITA
Num. A ordine 18
L’anno
milleottocento e ventitre il di diecisette
di Marzo alle ore venti avanti di Noi Domenico Oliva Sindaco ed Ufficiale dello Stato Civile del comune
di Platì Distretto di Geraci Provincia della Prima Calabria
Ulteriore è comparso D. Michele Oliva di
Domenico di anni quaranta di
professione proprietario domiciliato in questo Comune Strada Chesiola il quale ci ha presentato un maschio secondo che abbiamo ocularmente
riconosciuto, ed à dichiarato che lo
stesso è nato dalla Signora D. Francesca Speziali sua moglie legittima d’anni
trenta domiciliata con esso e da lui dichiarante, di professione come sopra,
nel giorno dodici del mese di Marzo corrente anno, nella casa di propria
abitazione situata come sopra (1).
Lo stesso à
inoltre dichiarato di dare al maschio il nome di Stefano.
La presentazione
e dichiarazione a me detta si è fatta alla presenza di Giuseppe Portolesi di anni trenta
sei di professione Bovaro
regnicolo, domiciliato in questo Comune Strada
sudetta e di Giovanni Fera di
anni trenta due di professione vaticale regnicolo, domiciliato ivi
testimoni intervenuti al presente atto, e da esso signor D. Michele Oliva prodotti.
Il presente atto,
che abbiamo formato all’uopo, è stato iscritto sopra i due registri, letto al
dichiarante, ed a’ testimoni, ed indi nel giorno, mese, ed anno come sopra
firmato da noi, e dal dichiarante avendo
detto li testimoni di non saper scrivere.
A quasi 150 dalla morte conviene ricordare un figlio dell'illustre casata Oliva.
- In apertura un particolare del Casino Oliva sito in contrada Margherita*.
- La strada Chesiola oggi è via XXIV maggio. A firmare l'atto di nascita insieme al padre di Stefano è il nonno Domenico, capostipite della potente famiglia Oliva già apparso qui:
* ANTONIO VIVALDI, Nisi Dominus, RV 608
martedì 22 giugno 2021
L'albergo degli assenti [di Raffaello Matarazzo - 1938 ]
(…) Francesco
Oliva istituì eredi, nell' usufrutto dei suoi beni il nipote ex frate Oliva
Filippo e, nella proprietà, i figlii nascituri di lui, Filippo Oliva, prima di
passare a matrimonio, con istrumento del 26 novembre 1903, assumendo la qualità
di legale rappresentante dell'eredità, cede per L. 6233.85 a Mercurio Alberto,
in pagamento di due debiti ereditari, il fondo denominato Sfalasi o Boschetto,
compreso nell'eredità, ed il Mercurio con atto pubblico del 29 giugno 1919,
vende lo stesso tondo per L. 15000 a Gliozzi Luigi, il
quale, come le parti concordemente ammettono, dichiarò, mediante due scritture
private in data di quel
medesimo giorno di rimanere debitore di parte del prezzo, cioè di L. 2500, e di
accettare il patto di
riscatto, da esercitarsi nel termine di quattro anni.
«Con
atto del 13 settembre 1919, il Mercurio dichiarò al Gliozzi che avendogli
invano fatto premura, per mezzo del Notaio Ruffo, di addivenire alla stipula del
riscatto, lo invitava a comparire nell'Albergo, Vergara Rosario, in Platì,
dinanzi al Notaio che sarebbe stato all' uopo richiesto, per procedere al
riscatto, previa ricezione delle L. 12500 e, pel caso di rifiuto, lo citava a
comparire innanzi al Tribunale di Gerace, per sentirsi
condannare all' immediato rilascio del fondo, al pagamento dei danni ed alle
spese. Il Gliozzi non si presentò
all'Albergo anzi detto nell' ora stabilita ed il Mercurio fece ciò constatare
con atto notarile, dopo di che
però non diè corso alla citazione dinanzi al Tribunale, trascurando di far
iscrivere la causa a ruolo.
Successivamente
Lentini Maria, vedova di Filippo Oliva, (il quale l'aveva sposata dopo la
vendita del fondo Sfalasi e ne aveva avuto quattro figli, di cui tre viventi ed
un altro a nome Pasquale Maria Raffaele morto il 21
luglio 1906) con atto del 16 ottobre 1919, tanto in proprio nome che in qualità
di rappresentante i tre figli
viventi, conveniva dinanzi lo stesso Tribunale di Gerace il Mercurio e il
Gliozzi, e chiedeva che, in loro confronto,
si dichiarassero nulle ed improduttive di effetti giuridici le due vendite anzi
cennate del fondo Sfalasi
pel motivo che, in quella da Oliva a Mercurio, mancava la necessaria
autorizzazione del Tribunale, e nell'altra
da Mercurio a Gliozzi mancava nel venditore la qualità di proprietario; sicché
Gliozzi doveva essere condannato a rilasciare il fondo, in un termine perentorio
da stabilirsi, a pagare i frutti percepiti, dal giorno della dimanda fino al rilascio
ed a rimborsare le spese del giudizio.
«Gliozzi,
con atto del 7 marzo 1920, chiamava in garenzia il Mercurio, chiedendo ch'egli
fosse condannato a rilevarlo dal peso della lite, e, in ogni caso, a restiluirgli
il prezzo di lire 15 mila ricevuto, e ciò sempre che l”istanza della Lentini,
che anch'egli intendeva contrastare, venisse accolta.
(…)
- Estratto
dalla relazione del Consigliere Comm.
ZAPPAROLI nella causa Gliozzi contro Broussard discussa il 17 novembre 1924
presso la Corte di Cassazione del Regno –2a Sezione.
- Ricordo ancora una volta che l'umiliante causa tra il nonno Luigi e l'avvocato Mercurio si trascino per oltre un trentennio.
- Da oggi ho inserito nel blog una nuova etichetta chiamata Storia dell Famiglia Oliva che a breve aggiornerò con quanto fin qui pubblicato.
- La foto in apertura ritrae la facciata della calzoleria del nonno Rosario trasformata nella metà degli anni 50 in bar. Attività che papà svolse fino alla metà degli anni 60 con annessa ricevitoria del Totocalcio.