Che brutta cosa la città.
Qui basta niente per parlarmi di tutto!
Di certo appare semplicistico attendere dallo Stato e dalla «Divina provvidenza» la soluzione «magica» e «caritatevole» agli endemici problemi della società del Sud, incapace di scrollarsi di dosso sonni della regione e lassismi incomprensibili.
«La politica non sempre dalle nostre parti viene eletta a nobile sistema di spinta e di crescita civile, ma viene spesso intesa come piccolo cabotaggio per accaparrarsi posti negli enti e nei centri di potere» mi dice un anziano ex consigliere comunale.
E cosi molti giovani continuano a fuggire per liberarsi psicologicamente dall’ossequio formale ai notabili del luogo. Un fuggi-fuggi dalla totemica civiltà contadina e pastorale che per lunghi decenni aveva mantenuto intatti gli equilibri sociali. Non sempre il viaggio verso gli hinterland milanesi e torinesi approdano a lavori onesti. Ma questa e ormai storia di molti paesi.
Le croci di pietra del Sud, impastate di sudore e sangue, ma anche di tanta paura e di tanta omertà, rendono sempre più immobile e immutabile la società del paese. Mancano i nuovi orizzonti ed emerge intanto uno zoccolo duro di criminalità che ingiustamente criminalizza l'intera popolazione. Le vecchie «famiglie», basate sul rispetto dell'uomo e sull'onore, riescono ancora a mantenere in vita equilibri vecchi e nuovi, rinsaldati dai matrimoni e dai vincoli di parentela strettissimi.
Le nuove filosofie edonistiche hanno allontanato per più di un decennio molta della popolazione dalla attenzione per i problemi della scuola. Il tessuto sociale tra il finire degli anni Settanta ed Ottanta si sfalda ulteriormente. La scuola viene considerata come parcheggio. Scuola e famiglia stentano a capirsi e collaborare.
A metà degli anni Ottanta ed in modo particolare negli ultimi anni si registra una inversione di tendenza ed il rapporto diventa di affiancamento collaborativo, grazie anche ad una diversa attenzione del Provveditore agli Studi, Dott.ssa Vincenzina Greco, e della Regione Calabria in termini di aiuti economici.
Gli ultimi avvenimenti politici sono cronaca di questi ultimi mesi. Pur nella precarietà e nell'assenza di un’Amministrazione Comunale, qualcosa lentamente si sta muovendo.
«Si riparla di scuola - mi dice l'ins. Domenico Riganò responsabile dei servizi sociali e dell’Ufficio elettorale del Comune di Platì - ma anche dei problemi dei disabili mentali, di problemi di integrazione sociale degli anziani e dei soggetti portatori di handicap».
Mi fa vedere il piano del Comune che è partito in data 22.6.90, (predisposto dall'ultima Giunta guidata dal ragioniere Natale Marando). Una richiesta di interventi per complessivi 405.000.000 che attende di essere finanziato dalla legge regionale n. 5/87. Alcuni vecchi dell'ex P.C.I. mi evidenziano come lo spirito aventianiano del partito, sul finire degli anni Settanta, ha fatto sì che tanti problemi di Platì incancrenissero.
Gettare la spugna, fare un manifesto accusatorio e non impegnarsi dai banchi dell'opposizione e cosa fin troppo facile.
Qualcuno ricorda con amarezza Micu «u Togliatti» e qualche altro compagno che tennero lutto nella locale sezione comunista per un'intera giornata all'annuncio della morte di Stalin.
Certo, ritornare alla vita democratica, alla lotta politica di un tempo significa dare voce alle aspettative dei giovani, creare luoghi di ritrovo, impianti sportivi, che tolgano dalla strada tanti ragazzi spesso neanche scolarizzati.
«L'angusto cortiletto delle elementari- mi dice Domenico, alunno della scuola media - non può bastarci. Il campo sportivo non è stato ancora terminato».
Si impone una inversione di tendenza nell’approccio ai problemi secolari di questa comunità che registra un dissesto idro-geologico non indifferente, aggiunto ad un alto tasso di affetti da epatite virale che tocca punte del 30 %.
Le azioni repressive dello Stato hanno fatto sì che semplici cittadini, magari denunciati 30-40 anni fa per pascolo abusivo o indebito porto di coltello, non siano stati ancora riabilitati dagli organi competenti. E ciò è grave danno anche per l'economia del piccolo centro. L'Italia, paese delle municipalità, deve restituire anche a Platì il gusto di credere in un'amministrazione comunale propria. Le strategie dei partiti, per lungo tempo impegnati ad occupare i centri di potere dello Stato, devono restituire ai giovani il gusto di far politica.
Basta leggere tra i segni, tra i gesti, tra i messaggi, tra i silenzi che a Platì sono tanti. Domande ben precise che aspettano risposte chiarificatrici.
«Le false complicità vanno evitate - mi dice Maria, giovane insegnante platiese. Gli atteggiamenti repressivi ed autoritari non sempre creano da soli le condizioni per uno sviluppo equilibrato della società».
Mi indica l'enorme ferita, in alto, sopra la montagna che sovrasta pericolosamente il paese. Ha acquisito con il tempo sembianze umane. Agli occhi di Maria è diventata una sorta di «gigante buono» tra la terra «sfilesata»* dell'Aspromonte.
«Ogni volta che ritorno dal Centro ltalia» - mi sibila, illuminandosi in viso - «lo cerco con lo sguardo: è un appiglio per non scivolare nel baratro nel nulla. Che brutta cosa la città. Qui basta niente per parlarmi di tutto!».
Continua a fissare quella montagna, mentre controlla con la mente il suo respiro, il suo corpo vacillante in terra infidelium. Poco più in là, un gruppo di bambini guarda, scruta, quasi, l'elicottero della Polizia di Stato che, assordante, disegna strane geometrie nel cielo. Mi sfrecciano davanti girando per la piazzetta, quasi isolati dal mondo, allargando le braccia per meglio librarsi in volo. D'improvviso si rannicchiano dietro il muretto per difendersi dal terribile nemico... cui indirizzano anatemi e dichiarazioni di guerra, con lo sguardo complice dei più anziani, che sulla soglia della porta appaiono pensosi, come sospesi tra due mondi.
È l'imbrunire, quando lascio il paese salutato dalle donne che, con i loro pesi in testa, ritornano dalla campagna, strappata alla furia della fiumara, con una mano appiccicata al fianco. Sono alla ricerca continua di un equilibrio che solo loro sanno ben mantenere. Continuano a saltellare per evitare di inciampare nelle pozzanghere d'acqua, che riflettono case disegnate in stile ionico e nascondono per alcune ore i buchi della storia ...!
Gianni Carteri
Testo e foto: Calabria – Anno XX – Nuova Serie - N. 83 -
giugno 1992
Restyling editoriale del testo Rosalba Perri.
Restyling editoriale del testo Rosalba Perri.
* Secondo l'avvocato Michele Fera: L e «filese»,
le terribili frane dei nostri paesi, quando si muovono provocano effetti
stranissimi e paurosissimi.
Nota - A quasi trenta anni dalla pubblicazione del lavoro del compianto Gianni Carteri, il titolo del film scelto per la ripubblicazione su queste pagine rispecchia lo stato in cui il paese rimane ancorato. L'orizzonte è grigio, la voglia di riscatto... utopia! I sogni... covidizzati dallo smartphone.
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