E non c’è storia di platiese o di Platì che possa essere raccontata da
altro sangue.
Antonella Italiano
È il 17 giugno
del 1861. Da appena tre mesi, poggiata sul giaciglio d’Europa come una creatura
dalla longilinea forma, assetata di democrazia e giustizia, l’Italia unita
implora presente e futuro da grande nazione. È figlia di tanti padri giunti a ogni
compromesso pur di generarla: taluni
speculatori hanno comprato per rivendere, talaltri hanno corrotto e svenduto,
non senza aver rubato, intrepidi quelli che invece hanno combattuto invocando
libertà e
Costituzione; e poi, sia i taluni
che i talaltri hanno tradito in nome di un Risorgimento che ha fatto rinascere
la sorte e gli interessi di pochi.
Nel più
profondo e remoto Sud, laddove il Signore perse scarpe e camicia, volge al
termine un giorno uguale a mille altri. Sul promontorio dell’Aria del Vento,
mille metri d’altura attorniati da lecci e querce, siede un uomo; barba incolta e occhi nelle orbite scavate dalle
ultime notti insonni lo fanno più vecchio dei suoi trentacinque anni. Gli giace
accanto un cucciolo di maremmano, fedele nel rispettare il silenzio del
padrone.
Michele
Papalia, Caci il bigante, Citta del
Sole Edizioni, 2020
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