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domenica 24 maggio 2020

Roba da ricchi [di Sergio Corbucci,1987]



La Illustrissima Casa Cariati ed i contratti con Massari di Platì, 
Careri e Natile, ex feudi.

La casa Cariati, ossia la famiglia dei principi Spinelli, possedeva i Feudi di Platì, Careri e Natile con i relativi pascoli e foreste. Dopo l’abolizione del sistema feudale in epoca napoleonica, la proprietà rimase comunque agli ex baroni che possedevano le terre e il bestiame. Dei contratti furono stipulati con i Massari per la cura degli allevamenti o con “industrianti” per la gestione dei mulini. I contratti venivano stipulati per mezzo dei notai della zona: da Ardore a Santa Cristina.  Questi contratti sono interessanti in quanto testimoniano la ricchezza e l’economia di Platì e dell’area intorno.
Ve ne propongo uno, altri seguiranno, che riguarda una Masseria di Vacche in uso già da tempo: - Anche se in genere il padrone degli animali preferiva godere interamente del loro “frutto”, in alcuni casi, invece, sappiamo che poteva affidarli in rapporto di Soccida, dandoli “in guadagno” ad un altro, che s’impegnava a custodirli “a mita”, ovvero “in medietatem lucri”. – (*)
Atto nr 37, Anno 1822, Notaio Saverio Gliozzi fu Carlantonio di Ardore
Regno delle due Sicilie
Oggi che si contano li due del mese di Agosto dell’anno mille ottocento ventidue in questo Comune di Platì.
Regnando Ferdinando primo, per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di Gerusalemme, Infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza, Castro “Gran Principe Ereditario della Toscana”.
Avanti a Noi Saverio Gliozzi, figlio del fù Carlantonio Notaio pubblico domiciliato in quel Comune di Ardore col nostro Studio Strada Pittellari, Provincia della Prima Calabria Ulteriore oggi di passaggio in questo sudetto Comune di Platì, e dei sottoscritti letterati testimoni richiesti ed aventi tutte le qualità ordinate dalla Legge; si è personalmente costituito il Signor Don Muzio Lacava, Dottor Fisico, figlio del fù Don Pasquale domiciliato in questo sudetto Comune di Platì Strada La Chiesa Madre, Agente ed Amministratore dei beni dell’Illustre Casa Cariati in questi ex feudi di Platì, (ill), Careri, da noi Notaio e testimonj ben conosciuto, da una parte.
E dall’altra, il massaro Domenico Pangallo fu Diego ed il massaro Francesco Catanzariti fu Antonino, domiciliati in questo sudetto Comune di Platì da noi notaio, e da testimonj ben conosciuti.

Dunque, siamo nel 1822 e questo contratto ne rinnova uno precedente stipulato presso il Notaio Brancatisano di Santa Cristina. I Massari Pangallo e Catanzariti (ri)prendono in carico una masseria di vacche. Viene eseguita una perizia sul valore affidata a Domenico Portolese, di Vittorio, e a Rocco Lacava entrambi di Platì e quindi si fanno i calcoli con il valore dell’anno precedente. La masseria ha acquisito ben duecentotredici ducati di valore da dividere fra la Casa Cariati ed i Conduttori. In effetti finirà tutto alla Casa Cariati poiché i Massari sono debitori dell’affitto del Carruso, pascolo sempre di proprietà della Casa Cariati. Interessante è l’inventario delle bestie e del loro valore:
Vacche figliate a maschi numero venti per lo valore di ducati trecento novanta tre
Vacche figliate a femmine numero diciannove per lo valore di ducati quattrocento undeci
Vacche stirpe numero trentacinque per lo valore di ducati cinquecento novanta
Genche di tre anni numero due per lo valore di ducati trentaquattro;
Ienturi di due anni in tre numero quattro per lo valore di ducati sessanta,
Giovenche di due in tre anni numero sedici per lo valore di ducati duecento sessantatre.
Annicchie di un’anno in due numero quattordeci per lo valore di ducati centosessanta.
Annichi di un’anno in due numero quattordeci per lo valore di ducati centosedici
e finalmente due tori per lo valore di ducati cinquanta
che in una formano numero centoventisei per lo valore di ducati duemila settantasette.

Una breve digressione sul valore della Masseria di Vacche:  benché sia difficile ottenere una corrispondenza precisa fra il valore del ducato in quel periodo e l’euro, essendo molte le variabili che concorrono a determinarlo (non comparabili ad esempio il costo della mano d’opera o quello del mercato immobiliare), ci possiamo basare su due dati di fatto: il valore che venne dato al ducato all’Unità d’Italia ed il valore dell’oro materiale di cui era fatto il ducato. Se consideriamo il primo, 1 ducato napoletano = 4,25 lire (nel 1861). 1 lira del 1861 = 13 euro quindi un ducato circa 50 euro. Più o meno lo stesso risultato si ottiene considerando il suo peso in oro: 3,53 gr. Quindi 2077 ducati corrisponderebbero a circa 103.000 euro.
Oltre al bestiame, vengono consegnati ai Massari anche degli attrezzi:
Da vantaggio li sudetti Pangallo, e Catanzariti dichiarano di aversino ricevuto li seguenti utensili di masseria. Primo: tavole d’abeto numero sette usate. Secondo un caccavo (**) grande di rame da circa libre cinquanta. Terzo simile di libre trentadue i quarto, simile di libre ventisette; quinto una caldaja di rame del peso di libre venticinque, sesto un’altra di peso di libre nove; settimo, campane numero sette; ottavo, cani numero quattro cioè Turco, Palombella, Rosa e Berettone, essendo morte Schiavella e Marchesa. Oggetti che si riceverono nell’anno scorso dal Signor Passarelli, che si riconsegnano e si ricevono di nuovo per restituirli ai trentuno di Luglio dell’anno venturo milleottocentoventitre, unitamente alla masseria.
In cosa consistono i guadagni delle parti?
Si è convenuto che li sudetti massari Domenico Pangallo e Francesco Catanzariti fussero obbligati a custodire la sudetta Masseria delle Vacche da diligente Padre di Famiglia e tenerla a mettà guadagno tanto per gli animali che il frutto dei Latticini.
Alla riconsegna,
… conosciuto il valore degl’animali allora esistenti, si dovessero togliere i ducati duemilasettantasette, importo della masseria che si ricevono, quindi il rimanente tolta la spesa dei pascoli, sale, ed altro, dovesse dividersi per mettà tra ambe le parti contraenti.
Ma, restando ad arbitrio del Patrimonio di pagare in danaro contante cioché gli spetterà di avanzi sopra i sudetti animali.
Eventuali perdite sul capitale, non imputabili all’incuria dei Massari, saranno anche prese in carico dalle parti.
La Casa Cariati pur concedendo che la Masseria potesse pascolare nelle montagne di Alati e Fricuri appartenenti a detto Patrimonio senza chiedere nulla, li pascoli della Foresta nomata Carruso esistente nel territorio di Careri, dovessero restare per servizio della Masseria per l’estaglio(***) di ducati duecentosettanta, siccome si è praticato per lo passato.
A carico dei Massari vi è anche un compenso per l’Agente di Casa Cariati: i sudetti Massari siano obbligati di corrispondere al sudetto Signor Agente ed al suo fattore quei latticini freschi che secondo il costume si è pratticato per lo passato. Come si può leggere non è quantificato e si va per consuetudine.

I nostri massari non sapevano leggere e scrivere, ma letterati sono i testimoni che firmano insieme all’Agente ed al notaio. L’atto (o instrumento) viene redatto e letto in presenza dei sottoscritti testimonj  il Signor Don Giosafatto Furori del fù Francesco domiciliato in questo Comune di Platì e del Signor Don Pasquale Lentini del fù Antonio domiciliato in questo medesimo Comune, amendue possidenti, testimonj richiesti ed aventi le qualità prescritte dalla Legge, alla presenza dei quali, e di me notaio stipolatore li sudetti massari Domenico Pangallo e Francesco Catanzariti hanno dichiarato di non saper scrivere per non aver mai imparato.

Negli anni seguenti ci saranno altri contratti di rinnovo e l’Agente sarà Don Francescantonio Stillisano sposato ad una Oliva. Il terzo luogo del Feudo, illeggibile nel contratto del 1822, sarà in questo nuovo contratto nominato come Natile.

(*) Note per una storia dei bovini del ceppo Calabrese della razza Podolica (sec. XVI-XVII) di Pino RENDE Arsac Centro Divulgazione Agricola n°11
(**) CACCAVO, CACCAVELLA
Parliamo di grandi o più piccoli recipienti di rame e/o di coccio. il cui nome deriva dal latino caccabus, contenitore, a sua volta dal greco χαχχαβίς caccabios,  con la solita mutazione della b in v

(***) ESTAGLIO dal lat. mediev. extalĭu(m), comp. di ex-“fuori, da” e di un der. di taliāre “tagliare”. tipo di contratto a cottimo in uso nell’Italia meridionale


Ricerche svolte presso l' Archivio di Stato di Locri, Atti notarili, Notaio Saverio Gliozzi, atto n. 37 del 1822.
ROSALBA PERRI

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