Domenico Giampaolo
1876 - 1911
E all’anima nostra, puramente ellenica arrivano tutti questi ingenui
incanti; all’anima nostra scende tutto il fascino di questa nostra terra sacra,
il cui amore ci tiene ad essa strettamente legati a dispetto di ogni
vicissitudine contraria di uomini e di natura.
. .. e se qualcosa di vero si volesse appurare, bisognerebbe aver tempo
ed opportunità per consultare all’uopo i polverosi documenti dell’archivio
napoletano.
Ma pur restando ignorati i veri particolari storici … niuna prova
abbiamo che il regime feudale degli antichi signori … sia stato dissimile degli
altri regimi di ferocia e di tirannide di quei tempi di tenebre e di barbarie.
Povero popolo! Cercava fra’ monti ripararsi dalle frequenti invasioni
saracine, riparandosi all’ombra del castello feudale, e fra’ monti vedeva
ergersi il baluardo della tirannide, quel baluardo da cui si aspettava
protezione ed aiuto, e che lo assoggettava invece al suo ferreo comando; di
guisa che, preso fra due fuochi, doveva, costretto dalle crudeli circostanze
dei tempi, accettare sottomesso le catene del servaggio.
Così, dunque ci volgiamo in questa nostra classica terra d’Italia, dai centri più luminosi e più
celebri, alle plaghe più umili e dimenticate, scorgiamo i medesimi vestigi
d’oppressione e di schiavitù, di padronanza e di servilismo, l’eterna storia di
tutti i tempi; che se col passare dei secoli il diritto del più forte contro il
più debole venne spogliandosi della sua rozza ferocia, continuò sempre in
sostanza a mantenersi tale, vestendo apparenze più miti e gentili, e nell’interesse
di continuare ad esistere e a dominare, trasformando la maschera della ferocia
in maschera di sorridente ipocrisia.
Si, questa profonda, complessa, vigorosa anima calabra che, sapendosi
esclusa dai mutui rapporti di civiltà e di azione agitanti febbrilmente i
popoli, cerca crearsi un nuovo modo di vivere in una sfera di mistici bagliori
e di sogni, sente di dovere e di poter tendere verso i più alti destini, e
venendole conteso spiegare il volo superbo verso i sublimi orizzonti di luce,
di civiltà e di vita, attende l’ora di resurrezione finora indarno invocata,
si, l’attende col cuore gravato da un’ambascia suprema, da un dolore
ineffabile, la chiede al suo genio mistico.
Domenico Giampaolo,Un viaggio al Santuario di Polsi in
Aspromonte, prima edizione 1913, ristampa, Grafiche Marafioti, Polistena
1976
La foto è tratta dal libro di Fortunato Nocera, San Luca in Aspromonte del 2015
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