Da Platì - Infezione
municipale –
In certi comuni, dove le malattie si ficcano nelle unghie, è
disinfettante l’occhio clinico d’un Commissario energico, ed io l’ho sempre
desiderato pel mio paese, ad una condizione però: che non fosse ghiotto dei
nostri latticini, che a mangiar bisogna chiudere gli occhi e lasciar correre.
Qui il contagio si era esteso al segno che i signori stessi del Comune,
vista, la mala parata, ne invocareno dalle Autorità un provvedimento. Il
Commissario venne infatti, ma, invece di depurare lo ambiente municipale, tentò
dolcificarlo, per cui le male lingue lo chiamarono Il Dolciere; e, dopo un anno, divenuto egli stesso dolciume, fra
tanti pasticci, si dovette allontanarlo per il bene della salute pubblica.
Sicché Platì conta d'aver avuto un Commissario dal giorno che venne a
rimpiazzarlo il giovane Rag. D. Aricò', la cui fama, notoria a tutti, è il
miglior elogio di lui.
Coadiuvato dall’integro Segretario F. Portolesi, in meno d'un
trimestre, arrestò il morbo, e va acciuffando gl'infetti, che relega nel
lazzeretto, perché rendano tutta le malaria comunale aspirate a pieni polmoni;
curò e cura la pubblica igiene, portò la luce dov'era buio pesto ecc. ecc.
Ha cominciato dunque molto bene la difficile gestione: queste è il miglior
auspicio che lascerà, come altrove, opere eloquenti della sua attività, anche
in questo disgraziato Comune, che or' gli vuol bene. Ma in seguito non gliene vorranno
i morbosi, poiché essi non possono figurare nella lista degli onesti cittadini.
VITA NUOVA settimanale,
Catanzaro, 6 novembre 1915
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