Powered By Blogger

giovedì 30 marzo 2017

PER LA PATRIA (Reg. Abel Gance - 1915)



LA VOCE DELLA CAMPANA E DELLA PATRIA PER LA PACE

Appesa, sembra su trono assisa, -
Altisonante tuona ed avvisa,
Credenti e increduli chiamando a l’ara,
Che a farsi buoni tristi prepara,
Dal finestrone del campanile
Santa campana si dice umile:
Di Patria e Dio
Voce son’io

Da la cicogna monumentale
Del sontuoso tempio, dove
Sorgeva il Circo pur colossale,
A quella modica di templi altrove
La pia campana altisonante
Con voce oscilla sempre costante:
 Di Patria e Dio
Voce son’io
Non c’e nazione, città, borgata
In tutto il mondo.. dove una Chiesa,
Sia pure edicola, non sia adornata,
Siccome sposa dal ciel discesa,
Da la campana con voce santa
Che con rintocchi or piange, or canta
 Di Patria e Dio
Voce son’io
Con questa voce re e imperatori
Si coronavano su l’ara, quando
L’ombra de' despoti dava terrori,
E più l’ossequio a Dio ammirando
Era; ma sempre de la  campana
Il suono è verbo, a Dio peana:
 Di Patria e Dio
Voce son’io
Con questa voce fe' Pier Capponi
Le trombe belliche de l’invasore
D’Italia nostra tacer coi tuoni
De la minaccia con gran fervore:
= Voi suonerete le trombe vostre,
= Noi le campane loquenti nostre:
Di Patria e Dio
Voce son'io....

Perché di Dio questa è la voce,
Voce di Patria è per la forza
Ch'essa col culto trae da la Croce;
Che Dio la Patria protegge e afforza,
Di Patria e Dio
Voce son’io

Dio folle, misero, che cielo e terra
Sotto il suo giogo volea legare,
Portando strage con la sua guerra
Fin su campane,su templi ed are;
Ma il teutonico orgoglio atroce
Di Patria e Dio cadde a la voce: `
 Di Patria e Dio
Voce son’io
Ei superando di Dio il flagello,
Mentre la pace ricerca, distrugge
Città, villaggi, bimbi al macello,
Con fuoco in vampe che ancora rugge:
La voce grida: sia a cuor spietato
Il coronato mostro annientato:
 Di Patria e Dio
Voce son’io
Sui campi bellici sorgendo, al volo
De la preghiera, dai santi altari,
Quest’alma voce sul patrio suolo
Precede l'impeto dei nostri cari
Eroi coi nostri prodi alleati
Contro i nemici vinti, prostrati:
 Di Patria e Dio
Voce son’io
Ecco la gloria su l'ali d'oro
Librata sopra la Marna e il Piave,
De la vittoria depor l'alloro
Di nostra Intesa sul crine grave:
Or viva Wilson, di mare e terra
Soldati eroi, Capi e Re in guerra:
 La voce tace;
Fatta è la pace.

(Reggio Calabria) Platí, 25 Ottobre 1918.
 Dottor Vincenzo Papalia

A mio cugino Reverendo
Sacerdote Ernesto Gliozzi
In segno di stima.

Let It Be (reg. Michael Lindsay-Hogg - 1970)

A Sua Eccellenza
Monsignor D. Francesco Saverio
Mangeruva
degnissimio Vescovo di G
Gerace

Fiat ut in precibus
Geracio maritimo 11 Martii 1905
Can. Cantor don Carolus Macrì Pro Viri Gtis

Il Suddiacono Ernesto Gliozzi di Francesco prega Sua R.ma a volerlo permettere di recitare l’orazione panegirica nella festa del Patriarca S. Giuseppe che avrà luogo in Platì.
Tanto spera ed otterrà.
Con profondo rispetto e baciandole il Sacro Anello si dichiara dell’Eccellenza Sua Reverendissima.
Platì 18 Febbraio 1905.
Umilissimo e dev.mo Suddito

Sudd.(iacono) Ernesto Gliozzi

Al lupo al lupo (reg. Carlo Verdone - 1992)

Uccide un mulo
scambiandolo per lupo
Varapodio 3
Un fatto singolare è accaduto a Varapodio, dove nelle vicine campagne, un contadino - forse affetto da miopia – scambiava un mulo per un lupo e gli esplodeva due colpi di fucile. La povera bestia, gravemente ferita, doveva essere abbattuta.
E’ ovvio aggiungere che il curioso episodio ha dato la stura fu ai più salaci commenti. Lupi nelle nostre campagne non se ne videro mai; solo la fantasia del focoso contadino ne ha visto uno, ed era un pacifico mulo, che pascolava tranquillamente che è rimasto spacciato per le traveggole del suo uccisore.


GAZZETTA DEL SUD Venerdì 4 luglio 1952

mercoledì 29 marzo 2017

L'eterno arcobaleno (reg. Keisuke Kinoshita - 1958)

Aida Mittiga 
maestra di yoga 
Platì 4 febbraio 1948 - 20 ottobre 2001


Senza nessun rumore Aida aveva introdotto a Platì qualcosa di impensabile per quella comunità. Come tutti quelli che guardano avanti, sul confessionalismo cattolico dei nostri genitori aveva cercato di fondere l’ascetismo induista, mettendosi a disposizione di tutti e questo attraverso il suo esempio di attivista nel campo della pedagogia come in quello dell’ambientalismo.

lunedì 27 marzo 2017

L'Agente Confidenziale (reg. Herman Shumlin - 1945)








Due pagine del calendario della ITALIA Società di Navigazione - Genova del 1956, l'ultimo per l'Andrea Doria, Agente per Platì Dombertinu.


Desiderio nella polvere (reg. William F. Claxton - 1960)


Errori e pregiudizi in Calabria

Fin dai tempi più remoti dell' antichità furono tramandati ad oggi, con una costanza che caratterizza il popolo calabrese, degli errori e pregiudizi, che meritano essere studiati nella loro essenza.
Errori e pregiudizi che purtroppo si perpetueranno ancora con grave danno morale, e spesso materiale, delle popolazioni delle nostre contrade, se un energico movimento di educazione delle masse, non verrà a dare quell'impronta che metterà la Calabria a livello degli altri paesi civili.
Diceva un antico proverbio che la civiltà viene dai monti; ma noi siamo del parere che essa essenzialmente viene dal mare. E difatti l'enorme emigrazione ed immigrazione dalle Americhe, ha portato in quest’ultimo ventennio, oltre al gran movimento di capitali in Calabria, una grande cura di civiltà.
Le nostre popolazioni rurali sono più evolute, più coscienti, ed all'ignoranza, all’analfabetismo, poco per poco si va sostituendo un'era novella. Questo benefico movimento di civiltà, seguito sempre con viva simpatia da coloro cui stanno a cuore gl'interessi di questa forte Calabria, ha bisogno di essere indirizzato da chi sta a capo dell'educazione delle popolazioni calabresi.
Il giorno in cui in ogni paese della nostra regione, grande o piccola che sia, o sperduta tra gole e monti, sorgeranno degli apostoli della moderna civiltà, che con azione costante e cosciente, educheranno a concetti moderni queste popolazioni facendole coscienti dei loro diritti e doveri, raschiando dai loro cervelli tutti i pregiudizi e gli errori tramandati da secoli, quel giorno sarà il principio della grande era moderna, che sarà scritto a caratteri d'oro nella storia del rivolgimento Calabrese.
Tralasciando per oggi di occuparmi una infinità di errori e pregiudizi, che possono fare parte di altri scritti, mi fermo sopra un grave fatto che costantemente si svolge ad uno dei Santuari più visitati della nostra Calabria.
Sperduto tra le gole dell'ultimo altipiano dell'Appennino calabrese, l'Aspromonte, che pure ha tanti ricordi nella storia del risorgimento italiano, sorge un Santuario, in onore della Madonna dei Polsi.
L'enorme pellegrinaggio che da ogni angolo della Calabria vi accorre, può reggere quasi in paragone col pellegrinaggio della Madonna di Lourdes in Francia. La festa si celebra ogni fine di Agosto, e la fede cieca, enorme che le popolazioni delle tre Calabrie ripongono nella Madonna di Polsi, fa accorrere una folla straordinaria di fedeli che portano ricchi doni, in compenso delle grazie ottenute.
Infiniti sono i voti che si fanno, ma tra essi c'e uno che fu tramandato a noi fin dal medio-evo, e che sa di barbarismo.
Ed ecco di che si tratta:
Molti pellegrini fanno il così detto voto della lingua a strascinune, che consiste nel flettersi a terra, e con la testa china sul suolo, camminando con l'aiuto delle mani e delle ginocchia, fanno sporgere la lingua più che si può dalla bocca, e la strofinano per terra, dalla porta del Santuario fino all'Altare della Madonna.
Per chi ha cuore, è una pena ed insieme una tortura indicibile assistere a questa scena.
Vedere delle ragazze, delle giovini donne arrivare fino alla sacra effigie in uno stato da far pietà, con la lingua piena di terriccio, scorticata, sanguinante, è una scena che lascia un triste ed indelebile ricordo.
La pratica di questo voto, per quanto possa parere importante all'occhio dei fedeli, pure dev'essere combattuta con tutti i mezzi, dalle persone che comprendono a quali gravi inconvenienti e pericoli si può andare incontro. Ne esporrò le cose più salienti.
Il pavimento delle nostre chiese è coperto da una gran quantità di terriccio che viene trasportato dai piedi dei fedeli, ed in questo terriccio vi pullula una miriade di germi della più svariata natura, e di quelli che attentano alla vita dell'uomo.
Da esperimenti d'illustri igienisti, sopra un grammo di polvere raccolta si trovò il seguente numero di germi:

a Parigi (Campo di Marte) . 4.000.000
a Berlino . . . . . . . . 3.000.000
a Torino . . . . . . . . 2.200.000

Basterà ricordare che il Miquel nella polvere delle case di Parigi ne ha trovati in ogni grammo 2.100.000, che il Manfredi nelle immondizie di Napoli da 716.000.000 a vari miliardi, che nella polvere stradale di Roma se ne trovarono 175.500 per farsi un concetto della gravità del pericolo a cui si va incontro.
Tra questa quantità enorme di batteri, la maggior parte di essi è innocua, ma ve ne sono alcuni che hanno un potere patogeno grave.
Si trova sempre tra essi il bacillo del tetano e dell'edema maligno che è ancora più grave del tetano stesso, e poi altri bacilli pericolosissimi come quelli della tubercolosi, della difterite, del tifo, della suppurazione (strafilococco, streptococeo, ecc), della eresipela, della polmonite ecc. '
Ora tutti questi germi vivono nel terreno, e possono benissimo trovarsi sul pavimento del Santuario; e nel mentre il fedele strofina la lingua a sangue, apre delle porte di entrata a questi germi, che possono dare una di queste gravi malattie infettive.
Con rapido sguardo a quanto ho detto, che è la cruda realtà, ogni persona può facilmente capire a quali gravi pericoli si espone chi ancora vuole seguire la pratica del voto della lingua a strascinone.
Date queste condizioni è dovere di tutti di propagare questi concetti moderni e di gridare contro questa pratica che e tanto dannosa. Si può benissimo essere di fede cieca, si può benissimo ringraziare la Madonna con altri mezzi per le grazie ottenute, ma non si deve persistere in mezzi nocivi per se e per gli altri, poiché se un fedele per disgrazia contrae qualche malattia infettiva, la può propagare in seno alla sua famiglia e agli abitanti del suo paese.
Mi auguro quindi che l'autorità ecclesiastica con un suo energico intervento, e propagando anche con opuscoli popolari i criteri moderni, possa presto proscrivere una pratica tanto dannosa. 
                                                                                                                                                   FURCI Dott. LUIGI
Testo e foto in
POPSIS, Anno III, fascicolo 1 - 2, 1912

domenica 26 marzo 2017

Vivere e morire a Los Angeles (reg. William Friedkin - 1985)




Mr Francesco Timpani
5929 meridian st.
Los Angeles C. 90042

Riverendo Don  Annesto Agliozi
Platì Reggio Calabria
(Italia)

Los angeles I – 12 – 84

Riverendo Don Annestino
Primo di tutto mi voglio augurare che la prisenti vi trova in buona saluti insieme a tutti i vostri: mi ricordo il papa vostro e anchi vostro zio donarnesto che sono stato da piccolo luigino e o passato fratello sempre sotto la dodrina che ciansegnato volentieri e abiamo ascoltato alla sua dotrina che ancora quando vado amessaallora si che capisco cosa voldire quello sacerdotiper inglesi altrimenti io non mi senrivo messa.
Riverendo allora voglio che mi perdonati se mipermetto achiedervi un favore siccome che io olavorato tanto alitalia e per dirvi il vero sono senza pensioni dellitalia volevo se apossibile di farmi il favore di conoscere qualcuno che sipò interessare per farmila avere certamenti secivogliano ancora delle marche di metterli sempre pagando le aretrati insomma avevo il desiderio di ottenere questa pensioni e così se epossibile di conoscere qualcuno i modo che siposso scrivere se è platiese io non cocosco anessuno perche sono quasi 25 anni che manco da Platì se epossibile midicevano che Francesco Catanzariti quello che forsi milo fase ottenere oppure qualchi altro io non cocoscoanessuno mi rivolgo avoi eson sicuro che vinteressati tanto perdonate anche per legere questo rigo perche simancano virgole e punti. Termino collagurio che mirispondeti dati tanti saluti a tutti i vostri mettetimi nelle vostre preghiera quotidiana che o tanto bisogno

Vostro devoto Francesco Timpani

Mr Francesco Timpani
5929 meridian st.
Los Angeles C. 90042

Riverendo Gliozzi Ernesto
89039 Platì Reggio Calabria
(Italia)

LOA ANGELES 3 – 28 – 84

Riverendo don Annestino
Rispondo alla vostra gentilissima lettera
alegere la vostra laprima cosa aletto Carissimo mastro Ciccio immaginate il mio cuore cosa adetto di sentirmi chiamare il mio nome subito opensato la vostra bontà e il rispetto che portate ancora come a tutti i vostri, nel leggere la vostra lettera mi avete colmato di contenteza sapendovi che di saluti stati bene insieme ai vostri tutti di più siamo stati contenti io e mia moglie che tutti i vostri sono sistemati sabene non sono a Platì sempre sono vicine col pensiero e personalmente di più sono contento per vostro fratello Peppino quello che è pieno di bontà e di rispetto con tutti quello che non poteva mancare di lui e per questo voglio che milosalutate assaiassai, vi dico che noi stamo bene caminamo piano piano insieme ai miei figlie tutti per quanto siamo lontai quasi unauretta di carro ma ce il telefono per lo meno che possiamo scambiare qualche parola sempre vicine non possiamo essere.
Riverendo mi dispiace asai assai per vostro fratellodon Ciccillo il padre spirituale che acesato ndidispiace assai assai amme e a tutti i miei perche era giovani e attivo alla chiesa e per le funzioni acclesiastiche ma la morti non guarda letà e ne gioventu si vuole da solo rassegnazioni e pazienza e per questo vi porgiamo tutti noi i più vivissimi condoglianze.
Riverendo vi dico che per il favore che viavevo chiesto riguardo alla pensione dellitalia di scegliere una persona compatenti fu stato tanto contento per la scielta che aveti fatto amio riguardo tanto che io ero vicino di casa e cisapevamo da lungo tempo non con essi ma con i loro genitori i figlie eravamo giovani ma ora sono grandi e possono favorire i paisani e per questo vi ringrazio tanto tanto sia a voi come il paisano Violi Francesco che sinteressa, ora vidico che ocambiato idea siccome che o l’idea siccome o lidea di farmi una scappatina alitalia insieme mia figlia che voglio vedere ai miei fratelli e sorelle ancora una volta se o questan fortuna di vederli di più incontrarmi principalmenti con voi
Riverendo avevo tanto desiderio che io tramite vostra avevo la pinsioni e di più di salutare a Violi Francesco e milosalutate che sinteressava tanto e per questo perdonati il di sisturbo e tanto grazie per quanto mi dite che sepoteti essermi utile potete essermi utile in tutti le mie cose e grazie assai assai per lugurie che mi dati per altri cento anni di vita altrettanto a voi collaugurio che passati una buona e Santa Pasqua insieme ai vostri tutti e viaguro che Dio vida aiuto e forza per combattere con la popolazioni Platiesi e per questo vi prego di metterci nelle vostre preghiere cheabiamo tanto bisogno noi preghiamo per voi per quanto siamo peccatori ma Dio ci ascolta quando è con vero divozioni e così termino e mi salutati a tutti come mio cugino Ciccillo i barva e famiglia perdonati la mia calligrafia che mancano virgole e punti invine mi dico vostro divotissimo
Francesco Timpani à se avevo la fortuna di vedervi ancora una volta

Arrivederci


Nota
Le foto, tutte di Francesco di Raimondo che ha acconsentito la visione, ritraggono le famiglie Timpani. Nella prima, un chiaro fotomontaggio all'uso dell'epoca, Rosa Mittiga e Domenico Timpani genitori dello scrivente mastru Cicciu e di mastru Jhiuri. Rosa Mittiga era nata il 15 febbraio 1879 da Francesco e Riganò Rachele per cui era sorella del nonno Rosario i barva. Mastru Cicciu, il terzo dalla vostra sinistra. nato in Platì il 7 dicembre 1904, era sposato con Trimboli Maria di Bruno e Grillo Teresa che nacque in Plati 21 luglio 1928.

giovedì 23 marzo 2017

Silenziosa minaccia (reg. Christian-Jaque 1944)

Nuovo smottamento di terra
Platì, pericolo per altre case
Stavolta, la minaccia incombe sugli
edifici delle vie Giardinello e Roma

NATILE NUOVO – A Platì continuano ad operare le ruspe e i camion per rimuovere e portare lontano i detriti della frana che minaccia l’abitato (il Sindaco, rag. Domenico De Maio, come è noto, ha dovuto emettere circa cento ordinanze di sgombero di abitazioni in pericolo).
Ieri un altro smottamento di terra si è abbattuto sulle vie Roma e Giardinello, minacciando altre abitazioni. Il sindaco, appena avvertito, si è recato sul posto, insieme con i tecnici del Comune, i vigili urbani e il brigadiere dei carabinieri e nel contempo ha informato telefonicamente le autorità di Reggio.
Il sindaco ha rilevato la gravità del fenomeno franoso. Molto materiale è andato a finire vicino ad alcune abitazioni, ostruendo inoltre il vallone Pirare e creando seri pericoli per l’incolumità delle persone.
Per evitare altri possibili disastri, il sindaco sta predisponendo un elenco di altre abitazioni libere per eventuali requisizioni in caso di emergenza. Dopo la pausa causata dalle grosse frane abbattutesi in seguito ai recenti nubifragi, si comincia, attraverso il sopralluogo da parte dei carabinieri, dei tecnici del comune e dei vigili urbani a fare un bilancio dei danni.
La situazione generale si presenta più drammatica del previsto: centinaia di ettari di colture sono stati completamente distrutti. Si lamentano perdite di bestiame, danni alle strutture agricole e danni alle abitazioni del capoluogo e delle frazioni.
Il fenomeno franoso che ha determinato circa cento ordinanze di sgombero, continua a destare viva preoccupazione tra i cittadini, poiché la frana che minaccia l’intero rione XXIV Maggio non è nuova: ricordano i più anziani che nel lontano 1934, nella stessa località, un’altra frana aveva distrutto in un baleno le abitazioni che sorgevano ai margini della Statale 112.
Ma non sono solamente le frane di questi giorni a provocare apprensione tra la popolazione. Esiste un pericolo sempre incombente sull’intero abitato. Platì si trova in una valle alle cui spalle scorre sempre minaccioso il fiume Ciancio, lo stesso che nel 1951 entrò nel paese distruggendone circa due terzi. La pendenza notevole del letto del fiume, le frane che ad ogni alluvione minacciano di ostruire il corso costituiscono un pericolo per l’intero abitato. Inoltre i torrenti Acone e Sanello sono stati in passato causa di diciotto morti e immense distruzioni.
La popolazione del centro aspro montano già tanto provata chiede a pieno titolo tutti i possibili interventi per far fronte al dissesto idrogeologico del territorio. Una richiesta legittima che attende una risposta sera e concreta dal governo e dalla Regione. L’amministrazione comunale appena avrà un quadro completo dei danni subiti chiederà un incontro con la giunta regionale per sottoporre i problemi di Platì.
Franco Callipari
GAZZETTA DEL SUD – Sabato 26 Gennaio 1985


mercoledì 22 marzo 2017

Verso la gioia (reg. Ingmar Bergman - 1949)



Quando la zia Amalia giunse al termine del … (aggiungete voi quanto vi garba …), avevo appena finito di spararmi tutta la filmografia di Ingmar Bergman, che nella sua parte finale reca il tracollo, o se vogliamo, l’annientamento di quanto per quaranta anni il grande regista svedese aveva retto su improbabili  impalcature d’acciaio. E mentre eravamo lì: Pina, Duccio, Pina, Luigi, Marilisa, Jacopo, Giorgio e Gino, a gustarci gli ultimi istanti della sua presenza (dolce, l’abbiamo constatato tutti!) tra un mio singhiozzo e l’altro, tra me e me, andavo paragonando la vita della zia con quella di Ingrid, Bibi, Harriet, Liv, Gunnar, Max, Erland, nelle varie fasi dell’estesa opera di Ingmar. Ovvio che a separare loro dalla zia c’è la cultura greco-latina, contro quella nordica-teutonica, ma a separare loro e noi maggiormente, c’è quella dose, più o meno carica, di cattolicesimo versus protestantesimo, che ha permeato la nostra e la vita di quei personaggi. Anzi il cattolicesimo non dà adito ad alcuna introspezione, e questo l’ho potuto constatare nella mamma, nello zio Ernesto, nella zia Gemma e nella zia Amalia (su questo accetto volentieri che mi si contraddica) che sono quelli con cui ho più viaggiato dal mio ingresso nella vecchiaia, come in uno di quei film americani che ora non si fanno più.
Quello che è accaduto nelle ultime ore trascorse con la zia Amalia è stato un rituale commemorativo dal ludico dei pasti al festoso delle fotografie e mentre lo zio Ernesto celebrava “il memoriale della morte e resurrezione del Figlio di Dio”, noi celebravamo il memoriale della morte e resurrezione di una Famiglia platiese.

Dedicato a don Giuseppe attuale parroco di Platì.

Per non offendere nessuno le foto sono negativizzate; di certo tutti hanno modo di vederle nel positivo originale.

lunedì 20 marzo 2017

Cercasi l'uomo giusto (reg. Susan Seidelman - 1983)

Da Platì -  Infezione municipale
In certi comuni, dove le malattie si ficcano nelle unghie, è disinfettante l’occhio clinico d’un Commissario energico, ed io l’ho sempre desiderato pel mio paese, ad una condizione però: che non fosse ghiotto dei nostri latticini, che a mangiar bisogna chiudere gli occhi e lasciar correre.
Qui il contagio si era esteso al segno che i signori stessi del Comune, vista, la mala parata, ne invocareno dalle Autorità un provvedimento. Il Commissario venne infatti, ma, invece di depurare lo ambiente municipale, tentò dolcificarlo, per cui le male lingue lo chiamarono Il Dolciere; e, dopo un anno, divenuto egli stesso dolciume, fra tanti pasticci, si dovette allontanarlo per il bene della salute pubblica.
Sicché Platì conta d'aver avuto un Commissario dal giorno che venne a rimpiazzarlo il giovane Rag. D. Aricò', la cui fama, notoria a tutti, è il miglior elogio di lui.
Coadiuvato dall’integro Segretario F. Portolesi, in meno d'un trimestre, arrestò il morbo, e va acciuffando gl'infetti, che relega nel lazzeretto, perché rendano tutta le malaria comunale aspirate a pieni polmoni; curò e cura la pubblica igiene, portò la luce dov'era buio pesto ecc. ecc.
Ha cominciato dunque molto bene la difficile gestione: queste è il miglior auspicio che lascerà, come altrove, opere eloquenti della sua attività, anche in questo disgraziato Comune, che or' gli vuol bene. Ma in seguito non gliene vorranno i morbosi, poiché essi non possono figurare nella lista degli onesti cittadini.

VITA NUOVA settimanale, Catanzaro, 6 novembre 1915

Ricorda il mio nome

Agresta Antonio (15.9.1831) cilli
Agresta Giuseppe (9.9.1825) prisattu
Agresta Giuseppe (2.9.1828) pizzateja
Agresta Giuseppe (8.9.1834) cajoro
Agresta Rocco vir di Virgara Maria(1.4.1835) panazzu
Agresta Rosario di Gius.(2.3.1830) pizzateja
Barbaro Francesco di Domenico(21.10.1848) pintureju
Barbaro Pasquale (1.1.1833) pintureju
Barbaro Saverio (15.1.1826) miroci
Carbone Antonio (14.6.1824) petrulìju
Carbone Antonio (23.8.1831) fattidari
Carbone Antonio (21.8.1834) ntonareju
Carbone Domenico (25.8.1834) camìju
Carbone Pasquale (10.7.1829) fattidari
Carbone Rocco (26.2.1831) imbalao
Carbone Saverio di (9.2.1826) camillo
Catanzariti Antonio (5.9.1830) carrà
Catanzariti Antonio (28.1.1824)  razza
Catanzariti Caterina (31.10.1830) schiuma
Catanzariti Caterina(28.8.1834) gottàrina
Catanzariti Domenico (25.11.1827) mafia ?
Catanzariti Domenico (31.3.1831) darceli
Catanzariti Domenico (22.9.1833) curciu
Catanzariti Elisabetta (29.7.1833) barillara
Catanzariti Pasquale di Ros.(30.9.1834) curciu
Cua Antonio (11.12.1830) pana
Cusenza Rosario (25.1.1834) filìci
Cutrì Antonio (8.1.1829) saccujaru
Cutrì Antonio (20.8.1834) frasciniti
Cutrì Caterina (14.2.1833) perzicu
Cutrì Domenico (24.2.1834) scardisi
Cutrì Francesca (22.1.1834) panareju
Cutrì  Francesca (18.10.1834)  surda
Cutrì Giuseppe (24.4.1827) saccujaru
Cutrì Giuseppe (2.6.1830) saccujaru- (fu ucciso)
Cutrì Saverio (1.2.1829) perzicu
Fotea Pasquale fu Franc.(11.9.1834) tignuseju                                                                           
Garreffa Francesca (22.4.1833) 'nzertasti
Garreffa  Domenica  (8.12.1834)  passalina
Ielasi Giuseppe (22.11.1828) dormi
Iermanò Antonio (1.7.1834) 'ncasatu
Iermanò Domenica (8.1.1844) aricchia
Iermanò Francesco (12.4.1829) 'ncasatu
Lentini Domenico (9.11.1829) carfa
Mantegna Giuseppe (11.6.1829) bruttu                                                           
Marando Rocco (2.1.1849) pajuni
Mavrelli Francesco (14.1.1833) santoro
Miceli Francesco di Pasq.(30.4.1838) posterìnu
Murabito Rosario di Dom.(2.4.1833) baruni
Oliva Anna di Franc.(15.9.1835) sepiu
Oliva Antonio di Franc.(3.11.1827) sepiu
Oliva Pasquale di Franc.(1.1.1835) sepiu
Perri Antonio (10.1.1834) merlaru
Perri Elisabetta fu Ant. (3.11.1834)  merlaru
Perri Francesco (28.1.1833) cinanca
Perri Giuseppe (17.2.1834) tirimindeja
Pochì Elisabetta di Gius.(23.9.1834) scardisello
Portolisi Antonio (27.6.1832) mangiafica
Portolisi Giuseppa di Dom..((3.10.1834) miricriju
Romeo Carmina (1.12.1829) volante
Romeo Domenico (15.4.1831) coccaluni
Romeo Francesco (7.1.1831) omurandi
Romeo Francesco (27.5.1829) ignazio
Romeo Rosa-vedova di Zappia Domenico cipri
Romeo Saverio (18.12.1831) richeo
Schimizzi Michele (26.12.1825) patara
Sergi Domenico (8.2.1833) careja
Sergi Giuseppe (14.11.1829) gaju
Sergi Giuseppe (22.2.1834) marito di Cuzzica Caterina Filomena-filomenaru
Sergi Maria di Gius. (16.8.1826) 'mbilli



Vi ricordo che gli Alias sono tratti dal libri parrocchiali dei morti, qui siamo al 2° volume.

domenica 19 marzo 2017

Sandy Denny - The Lady



We heard that song while watching the skies


 Qui è la stella luminosa
che da otto secoli addita
la via del cielo; qui il
peregrin vi discende al saluto
della Regina del mondo;
qui è l'erma valle vetusta
nei tempi e nella gloria;
qui inchiniamoci,
umili adorando!

1931
Prof. Domenico Gelonesi
da Platì


Quando le bufere della vita
si abbattono sullo spirito
nostro come a schiantarlo
e il nembo del dolore
stenderà sinistro sul nostro
fragile capo stanco, tu,
Castellana dell'orgoglioso
Aspromonte, tutta recinta
di solitudine austera e di
geli perenni, rivolgi il tuo
sguardo di Madre e di
Sovrana verso la nostra
umile creta tremebonda,
onde da quel tuo sguardo
sprizzi il sole che arrida
ed allieti e più luminosa ci
renda la via da seguire tutta
rovi, tutta pruni, tutta tenebre

Incoronazione 1931 

Giacomo Tassoni Oliva

Nella foto (di Carannante) la casa dei ganzirroti e, affiancata, quella dei messinesi, a Polsi.

Salita al cielo



L'agendina nella quale il nonno Luigi annotò la nascita della zia Amalia
il 7 agosto 1925 alle ore 7, per via della registrazione al Comune fu sempre festeggiata
l'otto


Domenico e Francesco Ielasi ci hanno aiutati nell'addio finale

giovedì 16 marzo 2017

Walkabout (reg. Nicolas Roeg - 1971)





Carissimo Don Ernestino
Per mezzo di mia suocera Marianna Zirilli sto scrivendo per come usuale ogni anno vuol mandare della moneta per il Paraggirico (panegirico) della Madonna di Loreto e per St. Rocco. Allora in questa lettera trovate un vaglio di 188.200 lire italiane su questo riguardo.
Auguriamo che la presente lettera trova a voi e tutti i vostri familiari di buona salute. Mia suocera e la mia famiglia stiamo tutti bene.
All’inizio dell’anno pensavo che cera l’opportunità s fare un’altra visita ma dopo non è stato possibile.
Pure qui in Australia cè tanto da fare al presente in più del mio lavoro sono tanto su tanti attività nella Comunità, in particolare attività parrocchiale, Comitato finanziario e amministrativo, Movimento dei focolarini come volontario e parrocchiale. Presidente Raccolta Fondi per il Villaggio Scalabrini di Griffith, Casa di riposo per gli anziani italiani condotta dalle suore figlie di St. Anna, vice presidente del Board Villaggio Scalabrini e altre attività nella Comunità. In tutto si cerca vivere e costruire l’Ideale dell’unità dove Gesù può essere presente in mezzo a noi.
Da per tutto ce tanto da zappare e fare nella vigna (del Padre) Dio, ma in tutto questo ce tanta gioia e pace, e quello che si fa, si fa spontaniamente e con tanta gioia. Sempre si cerca di vivere la volontà di Dio accettando sempre Gesù abbandonato nelle difficoltà della vita, superandoli ed entrando sempre nella gioia della Resurrezione. Fare la volontà di Dio è come vivere Maria che continuamente da Gesù al mondo.
Vivendo la volontà di Dio è come vivere il dono dello Spirito Santo, che ci dà occhi da vedere, orecchi da ascoltare, mente da capire e un cuore per amare. Vivere la volontà di Dio è dare Gloria a Dio Padre.
Io prego la Madonna che ama tanto i suoi figli, di una maniera particolare rivela Gesù al Popolo di Platì che là dichiarata Patronessa del paese, che Platì presto diventerà una comunità viva di fedeli Credenti basata sul vangelo e vivere l’Ideale dell’unità solo di amare Dio e il prossimo.
Vivere il regno di Dio.
Tutto è possibile a Dio. Questa non è solo una preghiera per Platì, ma per il mondo intero.
Per voi preghiamo che il signore vi da salute e pace a compiere la vostra missione nella sua santa volontà.
Auguriamo un giorno vederci di nuovo.

Mia suocera Marianna dice di dare tanti affettuosi saluti a voi e tutti i vostri familiari. Saluti da parte mia, mia moglie Caterina e famiglia. Saluti a tutti, Domenico Spagnuolo e la sua famiglia, pure ad Antonio Calabria il postino, e se vedete a mia cugina Gina Scarfò, un cordiale saluto a tutta la comunità dei fedeli. Con abbraccio Fraterno in Cristo. JOE CATANZARITI


Note
Catanzariti Giuseppe (JOE) figlio di Domenico e Callipari Concetta
È nato a Platì il 22 febbraio 1936
è sposato con
Caterina Zirilli di Domenico e Iermanò Marianna
nata a Platì il 10 luglio 1945

Cath Zirilli Catanzariti in 2008. Photograph Peter Kabaila

Il video è venuto fuori dalla sola parte audio a disposizione. Si tratta di un’intervista dovuta ai nipoti di Joe Catanzariti, Tom e Harry, rispettivamente di 13 e 10 anni nel 2013 quando fu mandata in onda dall’Australian Broadcasting Corporation (ABC), Producer Sonya Gee. "Nonno told us the story of what brought him to Australia," Tom said. "We'd never heard some of the stories before and we've never had the chance to record them."

Gli originali sono qui:



mercoledì 15 marzo 2017

Un giorno in pretura (reg. Steno - 1953)


A PALAZZO DI GIUSTIZIA

Due sacerdoti e un sacrestano confermano l’alibi di uno dei quattro indicati come i rapitori di Roberto Valota
Secondo queste deposizioni, l’imputato era a Platì per un battesimo - Udienza nettamente favorevole alla difesa

Udienza favorevolissima alla difesa, che si é largamente aggiudicata questo tredicesimo round del processo per il rapimento di Roberto Valota. Due sacerdoti e un sacrestano sono venuti dal Reggino e hanno testimoniato assicurando che uno dei quattro indicati come gli esecutori materiali del sequestro – G. P., di Rosarno - si trovava la mattina seguente, fra le 9 e le 10, a Platì (millecinquecento chilometri di distanza dalla residenza di Valota). Il giovane era al battesimo della piccola S. V. , impegnato anzi a fare da padrino.
Che il colpo sia stato da kappaò non si può dire, ma intanto il pubblico ministero Gianfranco Mafferri ha dovuto fulmineamente trasformarsi in terzino riuscendo per un soffio a deviare in corner e ottenendo la citazione immediata del brigadiere della stazione dei carabinieri di Platì, con cui spera di riaprire la questione. L’astuto magistrato ha inoltre ritenuto opportuno rispolverare l’antica grinta contrastando personalmente gli interventi proprio di P., al quale ad un certo punto, per fare notare l’incoerenza, ha rinfacciato “Lei gioca a scopa!”
 Obiettivamente però va ricordato che a favore di P. e dei suoi amici, contro i quali vi è in pratica la ricostruzione di un altro imputato, che però al processo l’ha smentita, non esistono solo le circostanze di ieri ma anche il mancato riconoscimento da parte della moglie dell’industriale rapito. La donna escluse che gli indiziati siano i banditi entrati in azione.
La faccenda del battesimo sta in questi termini.
P. dice che fu il 13 gennaio 1982 (cioè il giorno dopo il sequestro) e in un primo tempo ciò non sembrava vero perché ai carabinieri il parroco celebrante, don Antonio Sculli, aveva parlato del 14, come risultava dai suoi appunti. Ma ieri il sacerdote, che sta a Natile di Careri e che aveva sostituito il collega di Platì malato, ha insistito, con accenti di credibilità, nel dare ragione all’imputato: “ Stia tranquillo, signor Presidente, che questa è la verità; al brigadiere dissi del 14 perché questa data era stata fissata all’inizio e così era rimasta sul mio taccuino. Invece qualche giorno prima ci fu un cambiamento. Ricordo che il 13 era mercoledì e che la stessa mattina celebrai anche una Messa d’anniversario, annotata esattamente sulla mia agenda”. Don Sculli ha poi riconosciuto nella gabbia degli imputati P. come il padrino presente alla cerimonia e successivamente don Ernesto Gliozzi, il parroco all’epoca ammalato di Platì, ha portato in aula il registro dal quale risulta che S. V. fu battezzata mercoledì 13 gennaio 1982. Anche don Gliozzi ha potuto tornare utile agli imputati perché ha ricordato che, per devozione alla Madonna, lui di mercoledì non mangia mai carne e dolci e il giorno del battesimo  non poté gustare le pastarelle inviategli a casa dopo la cerimonia. Segno evidente che era proprio un mercoledì.
Convinto della data del 13 si detto anche il sacrestano Domenico Spanolo, collaboratore liturgico e organista “alla buona”, come ha detto don Sculli, sia di Natile che di Platì e lo stesso hanno detto i genitori della bimba battezzata, i quali hanno ricordato che P. giunse la mattinata al volante di un’alfetta con i parenti proveniente da Rosarno. Da Rosarno a Platì la strada è assai tortuosa e ci vuole almeno un’ora e mezzo: se anche P. viaggiando tutta la notte, fosse riuscito ad andare da Trescore a Platì, questa ulteriore deviazione avrebbe reso il tutto praticamente impossibile.
Inoltre bisogna affermare addirittura che si trovava in Calabria sin dal 12 gennaio, quando andò dal parroco di Rosarno per ricevere il certificato di battesimo, effettivamente poi esibito al momento di fare il padrino. Sarà sentito anche questo sacerdote.
C. Mal.

L’ECO DI BERGAMO


Lo zio Ernesto quando ricordava questa trasferta in Bergamo, aggiungeva che durante il viaggio di andata e ritorno in treno compiuto con Micuzzu u sacristaianu e don Sculli, quest’ultimo per non far entrare nello scompartimento nessuno, onde stare ben comodi, esibiva una grande rosario ciondolante sul petto.

lunedì 13 marzo 2017

Salita al cielo (reg. Luis Buñuel - 1951)

... perché siamo anche ciò che abbiamo perso. Alejandro González Iñárritu

Amalia Gliozzi
08 agosto 1925 - 10 marzo 2017


Samo 1 . 12 . 1946

Carissimi,
se sino ad oggi non m è crepato il cuore adesso non mi crepa più perché oggi andando a Messa mi sono acquistata tante amiche e tutte mi hanno promesso di venire a farmi visita.
Quando viene qualcuno mandatemi un pò di crema, perché ho le mani e le labbra rovinate.
Papà m’ha promesso di comprarmi la veste per quando sposa Cata, raccomando a Peppe per la scelta di un colore che mi ravviva un poco, ed a Cata che scelga un bel modello adatto per quel giorno.
Raccomandate Ciccillo che mi fa allestire le scarpe da suo fratello.
Vi prego quando vi chiedo qualche cosa di non fare orecchie da mercante.
Saluti per tutte le amiche, i vicini, gli zii, la zia; baci per Nelluccia, Lisa, Rorò dello zio e della zia, per Mimì e Lino.
Quando mi scrivete ditemi come sta la zia Iolanda. Bacio Rosina e la nipotina.
Bacio a voi tutti
aff.ma Amalia
Se trovo le cartoline scrivo a tutte le amiche e parenti.
Saluti per Ciccillo Mittiga e per Mimì

Ripeto tutto quello che dice Amalia, meno (s’intende) la crema e l’orecchio di mercante.
Però mandategliela e non fate l’orecchio di mercante. Ernesto
                                                                                                          Mamma
dovresti vedermi quando è venuto Pelle proprio nel mezzogiorno e proprio qul giorno non avevo cucinato niente perché c’era l’elettricista che metteva le luci nella cucina.
Se mi vedevi sola, affaccendata in una fornace fare il brodo, in un’altra l’acqua per la pasta e nel braciere fare le patate, andavo a fare fuoco ad una parte e si spegneva l’altra ed io che non sapevo cosa fare, ma infine è iruscito un bel pranzetto e quando mangiavano la pasta domandavano se il brodo è fatto alla napoletana. Si vede che per brodo di pomidoro come lo facciamo noi la gente poco se ne intende.
Viene qualche giorno a farci una visita e vedi che bella palazzina abbiamo.
Ti chiedo la S. B. aff.ma Amalia




giovedì 9 marzo 2017

Cronaca familiare (reg. Valerio Zurlini - 1962)


Platì 16 – 7 – 74
Carissimi Ernesto, Amalia, e Iola
E tutti gli altri uno ad uno.
Ho fatto scrivere a M. Gemma la prima pagina di questa prima lettera. Lei vi ha già detto tutte le cose che riguardano noi. Solo che ha esagerato riguardo alla tintarella. Io penso che a ciò sia refrattaria come lo era Maria all’ultima sua venuta, se ben ricordo. Passo ora a dirvi qualcosa d’altro. Come voi sapete io non son venuto in America per dare un po’ d’aiuto all’arciprete in non buone condizioni. Ora però è successo che il povero Monsignore si è aggravato di colpo. Ciò è successo sabato 13 c. m. alle ora 15,30 circa, quando una coppia di fidanzati è andata da lui per l’esame dei (?) e l’ha trovato fermo alla finestra con le carte in mano, ma senza parola. Son venuti a chiamarmi e, andatovi, l’ho trovato seduto al tavolino, ma non parlava e non muoveva il braccio destro. Ora è ricoverato all’ospedale di Locri, reparto medicina, in stato comatoso. Ieri sono stato a trovarlo ed ho visto che non è per nulla migliorato. Ho avvisato il Vescovo e mi disse di assumere io per ora l’incarico della parrocchia con tutte le facoltà inerenti. Vedremo cosa farà in seguito. Non ho scritto ieri perché nella mattinata sono stato a Locri con M. Gemma ed in serata sono stato impegnato con un accompagnamento e Messa per la morte del figlio di Antonio “u piseja” quello che aveva sposato la figlia di Bruno Romeo del “messinisi”, fratello della “gnura Caterina a cristanota”.
Godo nel sapervi in buona salute.
Noi tutti bene al momento. Cercate di divertirvi e immagazzinate materiale da raccontarmi, nel prossimo inverno, seduti al caminetto. Qui ci stanno coprendo di tasse per fronteggiare il fallimento della povera Italia. Ad esempio hanno applicato tasse per ogni stanza in più che uno ha oltre il numero dei componenti la famiglia, sopratassa per le automobili a seconda la cilindrata, ecc. Queste tasse le chiamano “una tantum”. Poi sono aumentati lo zucchero di 100 lire al kg, l’energia elettrica, e tante altre cose. Di buono c’è solo da comunicarvi che stanno asfaltando le varianti della strada. Il tratto Mulino Nuovo – Natile è già completato. Stanno asfaltando il tratto che noi chiamavamo della frana e per sabato prossimo tutto sarà finito.
Sono andato un po’ a lungo, contro ogni mia abitudine. Vi abbracciamo tutti caramente e vi bacio con affetto uno a uno.
Aff.mo Ciccillo
Ciccillo Gliozzi
Platì 06 - 03 - 1908/  27 - 03 - 1975


Nota
Leggendo questa lettera potete rinvenire numerose notizie della vita platiota di quarant'anni addietro toccando, all'insaputa dello zio Ciccillo, quelli che sono i leitmotiv di queste pagine, costruite col senno odierno.