Da
quell’Anno Domini 1568 il cui cappellano del Fondaco di Pratì era Don
Francesco Silvestro, il paese di Platì ha sempre dotato la Chiesa degli uomini
di cui aveva bisogno. A volte erano le famiglie patrizie a fornire i ministri
del culto, a volte i semplici capi famiglia che volevano elevarsi socialmente.
Molti erano quelli mandati da fuori per ordine dei vari Vescovi che avevano
sede in Gerace. Uno di questi fu Don Crescenzio Carulli che arrivò a Platì
intorno agli anni venti, per poi trovare la morte ad opera di ignoti nella
notte del 5 dicembre del 1930: «Avrebbe mai potuto pensare il povero sacerdote,
che chiamato a Platì a prestare la sua modesta missione di bene, avrebbe dovuto così
miseramente finire i suoi giorni?», così il canonico Oppedisano nella sua
Cronistoria. Una promessa fu Pasqualino Sergi del quale si sono dimenticati
anche i reporters nati col web. Pasqualino nacque a Platì da Antonio e Concetta
Pangallo* all’alba del 1° ottobre del 1917, era dunque coetaneo della zia Gemma
e dello zio Peppino «u mutu i barva», due anni dopo lo zio Ernesto il giovane.
Come quest’ultimo ebbe la vocazione al sacerdozio e, come il nonno Luigi, il
padre si sacrificò per esaudire il suo desiderio. Studiò dapprima nel seminario
di Gerace per poi completare il percorso a Napoli nella Pontificia Facultas Theologica Sancti Aloisii ad Pausilypum. Anima aperta e generosa, in quel Sacro Istituto, si preparava a terminnare i suoi studi. Come per Don Cresenzio Carulli
il destino di Pasqualino era segnato: nella mattinata del 7 febbraio 1939, un
martedì, rese l' anima, tra il dolore dei genitori per la perdita dell’unico figlio e lo
sgomento dei superiori, professori e compagni di studio, a soli ventidue anni. Nella ricorrenza dei defunti di questi giorni è doveroso ricordare Don Crescenzio Carulli e Pasqualino Sergi.
*Antonio era figlio di Pasquale e Trimboli Francesca, Concetta era figlia
di Domenico e Mittiga Angela i due contrassero matrimonio il 13 settembre del
1913.
Il documentario citato in apertura ha molto in comune con queste pagine e i redattori del New York Times durante la visione, a volte, sembrano parteciparvi.
A tutti gli odierni citati è dedicata la magistrale sequenza tratta da Lo Specchio di Andrej Tarkovskij che include il Quando corpus morietur dallo Sabat Mater di Giovan Battista Pergolesi
… U
diciottu ottobri chi doluri Quandu
li frani vittimu scindiri, si
riuniru muntagni e vagliumi paria
lu giudiziu universali.
Il
fango inghiottì tutto e mise in ginocchio l'economia agricolo-pastorale di
Platì. Scrisse
Rizzuti sul Mattino di Napoli «Anche il sonno dei morti a Platì non è stato rispettato:
il mostro delle acque ha attraversato il cimitero, lo ha sommerso». «. . .Questa
è la tragica sorte di Platì, un povero paese destinato a sparire dalla faccia
della terra, perché sotto di lui il terreno frana e slitta verso una corsa
paurosa alla morte». Arrivano
i primi soccorsi e nel marzo del 1953, in piena campagna elettorale, il capo
del Governo Alcide De Gasperi sale a Platì per inaugurare le case popolari
costruite in contrada Lacchi, alle porte del paese. Il corteo presidenziale
viene fermato con uno stratagemma a Natile, lungo la vecchia statale 112: il
tricolore deposto sull'asfalto obbliga il Presidente a fermarsi ed il capo-popolo,
cavaliere Giovanni Napoli, consegna una lettera di protesta per il mancato
trasferimento dell'abitato di Natile Vecchio. Si prosegue nel frattempo,
superato lo scoglio della protesta popolare dei natiloti, verso Platì. De
Gasperi nel vedere le casupole costruite alla frazione Lacchi ha un moto di
ribellione, di stizza e non può non esclamare: «E che vi devono abitare i porci?
Vergogna!». Altri tempi! Dal balcone
di casa Oliva lo statista tiene un comizio tra l'arciprete Gliozzi, l’on.
Michele Murdaca ed il sindaco Peppino Zappia. C’è qualche contestazione
popolare quando si arringa la folla paventando il pericolo comunista e gridando:
«Il mostro comunista mangerà anche i vostri bambini ...». Domenico Catanzariti,
mischiato tra la folla, risponde gridando: «Buum!». Accorrono i carabinieri e
lo portano in caserma in stato di fermo e sarà poi lo stesso Capo del Governo
ad invitare il Comandante della locale stazione a lasciarlo libero. De Gasperi,
prima di partire, firma un assegno di un milione che consegna al Sindaco per i
bisogni del popolo. Ma è proprio l'alluvione che determina lo sconvolgimento
sociale di Platì. Un inesorabile processo di emigrazione che dissangua il
tessuto economico platiese e dimezza nel giro di pochi anni la popolazione che
contava più di 6.000 abitanti. … Gianni Carteri Calabria
– Anno XX –
Nuova Serie - N. 83 - giugno 1992
If pa's eyes were
windows into a world so deadly
and true You couldn't stop
me from looking The Wish, Bruce Springsteen
Un
ethos, cioè una mediata volontà di
storia, un
progetto di «vita insieme», un impegno a uscire
dall’isolamento nevrotico per partecipare a
un sistema di fedeltà culturali e a un ordine di
comunicazioni interpersonali tradizionalmente accreditato
e socialmente condiviso. Ernesto De Martino, La
terra del rimorso, 1961
“U tempu da
‘stati esti ‘nu bellu tempu: I cotrareji
jòcanu e non si faci friddu; to’ patri è
rriccu e to’ mamma è ‘na bellezza, acchì matina i
chisti ti risbigghi e ti
trovi cu’ l’ali ….” “Ero più che
adolescente quando Dominic Violi (pratioto puro sangue, figlio di miei parenti
emigrati, ma nato e vissuto in America), occasionalmente a Platì in una delle
sue prime rimptriate, mi tradusse estemporaneamente in perfetto dialetto
platiese (rectius: pratiòto) un brano di Porgy and Bess di Gershwin. Si
trattava dell’aria “Summertime”, che stavamo ascoltando insieme da un disco di
Ella Fitzgerald”. Poiché non capivo un’acca di inglese, Dominic traduceva,
canticchiando e seguendo la melodia”. Michele Fera Summertime Summertime, And the livin' is
easy Fish are jumpin' And the cotton
is high Oh, Your daddy's
rich And your mamma's
good lookin' So hush little
baby Don't you cry One of these
mornings You're going to
rise up singing Then you'll
spread your wings And you'll take
to the sky But until that
morning There's
a'nothing can harm you With your daddy
and mammy standing by Summertime, And the livin'
is easy Fish are jumpin' And the cotton
is high Your daddy’s
rich And your mamma's
good lookin' So hush little
baby Don't you cry
Tempo d'estate Tempo d’estate, e vivere è facile: i pesci stanno saltellando e il cotone è alto. Oh, il tuo papà è ricco e la tua mamma è bellissima: quindi stai zitto, piccolino, non piangere. Una di queste mattine ti alzerai dal letto cantando; poi spiegherai le tue ali e andrai in cielo. Ma fino a quella mattina non c’è niente che possa farti male con il tuo papà e la tua mamma che ti
assistono. Tempo d’estate e vivere è facile: i pesci stanno saltellando e il cotone è alto. Oh, il tuo papà è ricco E la tua mamma è bellissima: quindi stai zitto, piccolino, non piangere. Il brano in
inglese è diDuBose Heyward e
Ira Gershwin, Porgy and Bess di George Gershwin è del
1935 originale e
traduzione sono qui: https://lyricstranslate.com/it/summertime-tempo-destate.html
Il testo di
Michele Fera è contenuto nella rivista di Mimmo Marando PLATI’, novembre 1996.
Nella foto
d’apertura zia Amalia e zia Gemma con le cugine Tripepi arrivate da Mishawaka IN nei primi anni ’60 del passato secolo.
Ecco ora a voi la divina Ella,
a seguire la versione, sempre verde, di Janis Joplin: