giovedì 20 ottobre 2022
lunedì 17 ottobre 2022
DE GASPERI - L'UOMO DELLA SPERANZA [di Liliana Cavani - 2005]
U diciottu ottobri chi doluri
Quandu li frani vittimu scindiri,
si riuniru muntagni e vagliumi
paria lu giudiziu universali.
Il fango inghiottì tutto e mise in ginocchio l'economia agricolo-pastorale di Platì.
Scrisse Rizzuti sul Mattino di Napoli «Anche il sonno dei morti a Platì non è stato rispettato: il mostro delle acque ha attraversato il cimitero, lo ha sommerso». «. . .Questa è la tragica sorte di Platì, un povero paese destinato a sparire dalla faccia della terra, perché sotto di lui il terreno frana e slitta verso una corsa paurosa alla morte».
Arrivano i primi soccorsi e nel marzo del 1953, in piena campagna elettorale, il capo del Governo Alcide De Gasperi sale a Platì per inaugurare le case popolari costruite in contrada Lacchi, alle porte del paese. Il corteo presidenziale viene fermato con uno stratagemma a Natile, lungo la vecchia statale 112: il tricolore deposto sull'asfalto obbliga il Presidente a fermarsi ed il capo-popolo, cavaliere Giovanni Napoli, consegna una lettera di protesta per il mancato trasferimento dell'abitato di Natile Vecchio. Si prosegue nel frattempo, superato lo scoglio della protesta popolare dei natiloti, verso Platì. De Gasperi nel vedere le casupole costruite alla frazione Lacchi ha un moto di ribellione, di stizza e non può non esclamare: «E che vi devono abitare i porci? Vergogna!». Altri tempi!
Dal balcone di casa Oliva lo statista tiene un comizio tra l'arciprete Gliozzi, l’on. Michele Murdaca ed il sindaco Peppino Zappia. C’è qualche contestazione popolare quando si arringa la folla paventando il pericolo comunista e gridando: «Il mostro comunista mangerà anche i vostri bambini ...». Domenico Catanzariti, mischiato tra la folla, risponde gridando: «Buum!». Accorrono i carabinieri e lo portano in caserma in stato di fermo e sarà poi lo stesso Capo del Governo ad invitare il Comandante della locale stazione a lasciarlo libero. De Gasperi, prima di partire, firma un assegno di un milione che consegna al Sindaco per i bisogni del popolo. Ma è proprio l'alluvione che determina lo sconvolgimento sociale di Platì. Un inesorabile processo di emigrazione che dissangua il tessuto economico platiese e dimezza nel giro di pochi anni la popolazione che contava più di 6.000 abitanti.
…
Gianni Carteri
Calabria – Anno XX – Nuova Serie - N. 83 - giugno 1992
martedì 11 ottobre 2022
Voci da Platì - The Wish
If pa's eyes were
windows into
a world so deadly
and true
You couldn't stop
me from looking
The Wish, Bruce Springsteen
uscire dall’isolamento nevrotico per partecipare
a un sistema di fedeltà culturali e a un ordine
di comunicazioni interpersonali tradizionalmente
accreditato e socialmente condiviso.
Ernesto De Martino, La terra del rimorso, 1961
lunedì 10 ottobre 2022
Voci da Platì [di AA. VV. - 2022]
giovedì 29 settembre 2022
U tempu da 'stati "a.k.a." SUMMERTIME [di David Lean - 1955]
I cotrareji jòcanu e non si faci friddu;
to’ patri è rriccu e to’ mamma è ‘na bellezza,
acchì matina i chisti
ti risbigghi e ti trovi cu’ l’ali ….”
“Ero più che adolescente quando Dominic Violi (pratioto puro sangue, figlio di miei parenti emigrati, ma nato e vissuto in America), occasionalmente a Platì in una delle sue prime rimptriate, mi tradusse estemporaneamente in perfetto dialetto platiese (rectius: pratiòto) un brano di Porgy and Bess di Gershwin. Si trattava dell’aria “Summertime”, che stavamo ascoltando insieme da un disco di Ella Fitzgerald”. Poiché non capivo un’acca di inglese, Dominic traduceva, canticchiando e seguendo la melodia”. Michele Fera
Summertime
Summertime,
And the livin' is easy
Fish are jumpin'
And the cotton is high
Oh, Your daddy's rich
And your mamma's good lookin'
So hush little baby
Don't you cry
One of these mornings
You're going to rise up singing
Then you'll spread your wings
And you'll take to the sky
But until that morning
There's a'nothing can harm you
With your daddy and mammy standing by
Summertime,
And the livin' is easy
Fish are jumpin'
And the cotton is high
Your daddy’s rich
And your mamma's good lookin'
So hush little baby
Don't you cry
Tempo d'estate
Tempo d’estate,
e vivere è facile:
i pesci stanno saltellando
e il cotone è alto.
Oh, il tuo papà è ricco
e la tua mamma è bellissima:
quindi stai zitto, piccolino,
non piangere.
Una di queste mattine
ti alzerai dal letto cantando;
poi spiegherai le tue ali
e andrai in cielo.
Ma fino a quella mattina
non c’è niente che possa farti male
con il tuo papà e la tua mamma che ti assistono.
Tempo d’estate
e vivere è facile:
i pesci stanno saltellando
e il cotone è alto.
Oh, il tuo papà è ricco
E la tua mamma è bellissima:
quindi stai zitto, piccolino,
non piangere.
Il brano in inglese è di DuBose Heyward e Ira Gershwin, Porgy and Bess di George Gershwin è del 1935
originale e traduzione sono qui:
https://lyricstranslate.com/it/summertime-tempo-destate.html
Nella foto d’apertura zia Amalia e zia Gemma con le cugine Tripepi arrivate da Mishawaka IN nei primi anni ’60 del passato secolo.
mercoledì 28 settembre 2022
Qualcosa di personale - umiltà .... mansuetudine
https://iloveplati.blogspot.com/2013/10/corpoceleste-pt6.html
- Immagine e testo contenuti nell'album personale di Ernesto Gliozzi il vecchio.
domenica 18 settembre 2022
La casa del buon ritorno [di Beppe Cino - 1986]
Maria il paese lo aveva già conosciuto nella primavera del 1993, la ospitarono i ciceroni Barbaro Pasquale alias "U Glorijusu", barbiere e cugino di Maria, e Strangio Andrea.
Prima di salutarla, Maria mi svela quanto suo padre desiderasse rivedere il paese, rivolgendo alla Madonna di Loreto sempre la stessa preghiera, che gli apparisse in sogno la Platì di quando era ragazzo.
Giuseppe Romeo di Savo e Maria Antonia Barbaro aveva una sorella, Giuseppa classe 1915, i fratelli partiti con lui erano Bruno (1917), Rosario (1926) e Antonio Lucio (1930).
Tutte le foto, tranne l'ultima di Michele Papalia, sono di Maria
Antonia Romeo che cortesemente le ha concesse per l'odierna pubblicazione:
nella prima Giuseppe Romeo a Buenos Aires a seguire la stessa con Andrea
Strangio e Pasquale Barbaro nel 1993, infine il recente viaggio a Platì di
Maria Antonia.
domenica 11 settembre 2022
Il canto dell'usignolo - Platì incontra Pier Paolo Pasolini
Nipote di gentiluomo brigante, figlio di pastore, pastore anch’egli già a undici anni. La sua infanzia tra le gole d’Aspromonte, vide sradicare il ciocco dai suoi zii, apprese come scalare le querce e catturare i ghiri, da autodidatta imparò a leggere e scrivere e, soprattutto, non si perse le serate di chitarra e strambotti. Andò incontro al mondo quando chiamato militare partì per Pordenone, lì assicura di aver visto Pasolini passeggiare tra le vie di Casarsa. Tornato in paese cominciò a rimare.
“Guardati genti chi succeriu,
lu mundu in peggiu cambiau
e non si poti cchiù pregari a Diu,
ca u Viscuvu puru u previti cacciau.
Lu cunsigghju pasturali lu sciogghjiu,
ca li reguli soi disobbedii.
Guardati ‘nta stu paisi chi succeri
ca l’Islam ‘ndi voli ‘ncrementari,
chisti guardati sunnu cosi veri,
la religioni vonnu cancellari”
Se per divenire poeti c’entra la genetica, l’insegnante di Barbaro Giuseppe ne fu la madre da cui apprese l’arte, anch’egli figlio della tradizione contadina, vino quanto basta ma mai poco eppure sempre sobrio, poeta di garbo, altero si porta appresso il bagaglio linguistico della propria epoca, un oracolo per dispensare dialetto e saggezza.
RICORDI
Dui occhi e mi veni ravanti,
nu paisi nu pocu curiusu,
na finestra chi guarda a levanti,
na’ vineja chi vaji pa’gghjùsu.
A cummari ‘ssettata javanti,
ca cunocchjia c’u fusu e u tilaru,
eu mi giru, mi votu fra tanti,
mi ricordu quandu era cotraru.
Teni ‘u mugnu la ‘gnura Cuncetta,
sciacqua i panni cu l’acqua e sapuni,
cu ricama e cu faci a carzetta
è ssettata supa o barcuni.
Sunnu cosi du tempu passatu,
lapru l’occhji e non viju ‘cchiù nenti,
ca ora i cosi su’ tutti cangiati,
‘rresta sulu nu bruttu prisenti”
Perre Francesco “U Biscottu” 1959
Incarcerato. Tre mesi per associazione ndtranghetistica. Pena accessoria. In carcere gli venne proibito di accordare le sue rime alle corde della chitarra. Porta al petto della giacca la stella di poeta dialettale e operaio forestale. Salite a Platì, lo troverete in altura con la chitarra battente, nel presentarvi al vostro nome seguirà una rima baciata. Porta in tasca copia del decreto di liquidazione riconosciutagli per l’ingiusta detenzione subìta, lo sventola ai carabinieri ogni volta che indefessi tutori della legge lo controllano al posto di blocco, controlli di rito gli rispondono alle sue proteste, pur sempre poeta pregiudicato è.
Pari ca catti u cielu e mi ‘mpittau,
chi staju passandu u sapi sulu Diu.
Ma puru Diu ora mi ‘bbandunau
cu sti penseri sugnu ancora eu.
Sentu ‘u cori meu chi staci mali,
pacchì i sti porti si sperdiru i chjiavi,
i porti du ‘mpernu si lapriru,
jettaru i chjavi e ccà intra mi rassaru.
Quandu arbisci a matina
u cori meu si risbigghja e si ‘lluntana,
sentu puru u trenu quandu passa,
si leva i soi penseri e i mei mi rassa.
Penseri chi mi stannu cunsumandu,
pari ca finìu pammia chistu mundu.
Mundu salatu, dimmi, chi ti fici?
Notti e jornu nommu pigghju paci.
Paci trova sulu sta vita mia
quandu tornu ammata ca famigghja mia.
Nipote diretto del poeta analfabeta Michele Papalia (1933 - 2017). Un giorno di aprile si mise a spulciare all’archivio diocesano per ricostruire il suo albero genealogico e scoprì quello che aveva sempre presentito: Francesco Papalia, ossia “Cicciu i Mastru Micheli” era un suo arcavolo. Francesco e Michele, nomi che si rincorrono senza soluzione di continuità nella genealogia dei Papalia. Pertanto, da un Francesco Papalia a un altro, persistenza transgenerazionale, due secoli in versi, la poesia a tinte pastello a colorare il buco nero della nostra esistenza.
Quandu la facci bona si posa,
pari na fimmina cu ll’abitu i spusa,
‘ndavi cent’anni e puru non pari,
sa conzi giusta ija non cari.
Vaji cumpagna cu li soi sorelli,
ma non vaji sa sunnu gemelli.
Sa potìa quantu cuntava
di riscipuli e mastri a unu a unu
Sa esti chjatta o tunda o stritta
cu chjumbu e ‘lliveju ti veni ‘ddritta.
Teni puru a cchjiù randi muntagna
l’armacera chi ‘ndaju ‘a campagna.
“Stasira mi ritrovu a passijari,
‘nta chista ruga bella e profumata,
nu pocu i ventu e nu cielu stijatu
na umbra esti chi balla nta la notti.
E bonasira a vui stija lucenti,
di chistu cori nesciunu sti canti,
fustivu a causa di tanti turmenti,
chi scumpariru tutti ora ‘ccà vanti”
La poesia dialettale è un paesaggio notturno colpito
a un tratto dalla luce. Per quanto mediocre essa sia … pone sempre di fronte a
un fatto compiuto, con tutta la fisicità di una nuvola o di un geranio. Pier
Paolo Pasolini
Trimboli Rocco alias u Ciuciu e
Barbaro Giuseppe alias u Pintu sono apparsi qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2017/08/poeti-al-chiaro-di-luna-lu-sensu-e-la.html
Una selezione di poeti & poesie qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2018/01/rapsodia-in-agosto-reg-akira-kurosawa.html
Perre Francesco alias u Biscottu e apparso qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2018/09/carcere-di-george-hill-1930.html
giovedì 8 settembre 2022
Sete [di Ingmar Bergman - 1949]
UN
PAESE COMPLETAMENTE ABBANDONATOA Senoli di
Platì mancano tutti i “comforts” moderniLa
popolazione vive in uno stato di miseria – Difettano
acqua, strade, luce, servizi sanitari e igienici Natile Nuovo, 25 luglioSenoli,
frazione di Platì, consta di circa 200 abitanti, pari, ad un numero di quasi 30
famiglie, in gran parte dedite all'agricoltura ed alla pastorizia, che non
sanno se considerarsi cittadini italiani, esseri appartenenti ad una Patria
comune poiché vivono in condizioni primitive e pietose, in uno stato di vita
sacrificata e difficile resa tale dalla mancata risoluzione dei principali e
più urgenti problemi che attanagliano la loro esistenza ponendola al difuori
dei limiti del mondo e del vivere civile. A
Senoli manca tutto: acqua, strada, luce elettrica, scuole, servizio sanitario,
servizio postale, un problema più urgente dell'altro, necessità, sentite e che
sono di complemento alla vita. L’acqua,
in primo luogo, costituisce la principale esigenza. Ci è ancora presente il
triste spettacolo cui abbiamo assistito: abbiamo visto cittadini senolesi
attingere il prezioso liquido a pozzi, ruscelli e sorgenti inquinati,
ricettacolo d'ogni sorta di microbi, d'aver noi stessi, costretti dall'arsura,
bevuto acqua di calce e di gesso a spontanee sorgenti, non senza una mossa di
disgusto per l’assoluta impotabilità, di quell'acqua, dovuta soprattutto alla
mancanza di iodio in essa. L’essere stati costretti in passato e l’essere
ancora costretti a deporre le labbra arse dalla calura estiva su un liquido
assolutamente impotabile, è ben ricordato
nella mente degli abitanti di Senoli perché fra essi si sono avuti moltissimi
casi di tifo, paratifo ed altre gravissime malattie che hanno arcor più
intristito l’esistenza di questi laboriosi contadini.Perché
continuare a sottoporre quella popolazione al supplizio di Tantalo, quando a circa
200 metri dal loro abitato, scorre fresca, limpida e cristallina nelle
tubazioni dell’acquedotto consorziale Natile-Ardore il prezioso liquido che si
potrebbe facilmente deviare per Senoli?Il
Sindaco di Platì si era in merito fattivamente interessato ma la sua proposta è
crollata dinanzi al «ferreo non possumus» dei dirigenti dell’acquedotto
consorziale medesimo e non venne accolta dai Sindaci dei centri consorziati. Manca
una strada rotabile che possa rendere più agevoli le comunicazioni necessarie
con Platì, favorendo così l'allacciamento della Frazione alla SS. 112 e con
essa al mondo civile. È stata, è vero, costruita una stradetta mulattiera per
congiungere Senoli alla Statale 112, ma essa non ha affatto risolto il
problema, oltre a non essere stata completata.Non
esiste la luce elettrica, ma funzionano, ancora, in pieno secolo ventesimo, le
lucerne ad olio ed i lumi a petrolio. Manca un plesso scolastico, sia pure in misura
ridotta, che possa ospitare insegnanti ed alunni costretti gli uni svolgere,
gli altri ad accogliere la missione educativa in umide stamberghe. in ambienti
malsani ed antigienici privi d'aria o di luce. Manca
assolutamente anche il servizio sanitario e gli ammalati, con la neve o il
solleone o la pioggia dirotta che ingrossa i burroni separanti la Frazione, ed
attraverso impervi sentieri, devono essere trasportati su improvvisate barelle
nei paesi più vicini per la necessaria assistenza medica. E quando si
verificano casi gravi di malattie, allora il calvario, diviene più doloroso... Manca
il servizio postale e gli abitanti di Senoli, per l'inoltro ed il ritiro delle
loro corrispondenze e per tutte le operazioni effettuabili presso gli Uffici
Postali, devono portarsi altrove, percorrendo chilometri di strada malagevole.
E questo problema, a nostro modesto avviso, e come anche fattoci presente dai
Senolesi, si potrebbe risolvere subito disponendo che il servizio di portalettere,
recentemente istituito a Natile Nuovo, venisse esteso anche per Senoli, nel senso
cioè che il portalettere di Natile effettuasse giornalmente in quella località
la distribuzione delle corrispondenze in arrivo di pertinenza di quegli
abitanti, prelevando inoltre quelle in partenza per la raccolta delle quali si
renderebbe, di conseguenza, necessaria l’installazione a Senoli di una cassetta
d'impostazione. Questo,
purtroppo, il desolante quadro di squallore che si è offerto ai nostri occhi,
un quadro ognora presente nella mente dei cittadini di Senoli, una dolorosa
realtà viva palpitante che turba i loro sonni e la loro quotidiana esistenza,
ponendola nelle condizioni di inferiorità rispetto al più sperduto villaggio
delle più lontane plaghe dell'infinito. Eppure, ciò nonostante, Senoli è sempre
tenuto ben presente quando si è trattato o si tratti di sfruttamento elettoralistico
da parte di tutti gli Onorevoli «papaveri» che al tempo delle votazioni
promettono mari e monti che poi vagamente sfumano nell'eterno fluire del
tempo... Passa il Santo e... passa la festa...!
Inoltre Senoli paga profumatamente le tasse ed in tutti gli eventi bellici,
ha dato alla Patria in armi i suoi figli migliori. Forse
e senza forse Senoli è il più sperduto piccolo centro d'Italia, nel quale non
vi esista neppure l’ombra dei principali comforts, presenti in ogni paese
civile. Lasciamo
Senoli all’imbrunire, presi anche noi dallo sconforto aleggia su quella gente.
E non potremmo chiudere il presente servizio senza rievocare la figura di una
madre che alla nostra partenza ci avvicinò e con il volto su cui si leggeva il
pallore della miseria, mostrandoci i cinque figlioletti attaccati alla sua gonnella,
ci disse «scriva che i nostri figli hanno bisogno di mangiare, i nostri uomini
di lavorare e noi donne a non sentire il quotidiano tormento di una dolorosa
situazione alla base della quale s'intrecciano i motivi
logici ed umani della nostra vita, della nostra vita di cittadini d'Italia che
abbiamo il diritto di chiedere ed essere esauditi».FRANCO
CALLIPARIGAZZETTA
DEL SUD 26 luglio 1957
Un'istanza al
Prefetto per la situazione di Senoli
(F. C.) – Conseguentemente al nostro servizio
sulla dolorosa situazione di Senoli, la piccola frazione di Platì, da parte dei
cittadini senolesi è stata in proposito presentata una motivata istanza al Capo
della Provincia, sottoscritta da tutti i nuclei familiari residenti in
quell'assolato borgo. Ripetiamo il pressante appello d'intervenire, nella
speranza che i voti degli abitanti di Senoli vengano sollecitamente esauditi.
La mancanza idrica in quel di Senoli è denunciata ancora oggi. I senolesi continuano a pagare le tasse senza acqua alla gola.
https://iloveplati.blogspot.com/2022/07/la-valle-della-sete-di-edward-f-cline.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/03/silenziosa-minaccia-reg-christian-jaque.html
https://iloveplati.blogspot.com/2020/03/unanguilla-da-300-milioni-dal-ciancio.html
venerdì 2 settembre 2022
Il sole sorge ancora - e ancora
Caci il brigante di Michele Papalia, edito da Leonida, ripercorre la vita di Ferdinando Mittica, nato a Platì il 23 giugno 1826, primogenito maschio di una famiglia della buona borghesia locale: «Quella Platì è terra di rivalità, delazioni e faide familiari a sfondo politico, alleanze irrimediabilmente compromesse e vecchie inimicizie. La competizione politica è sentita, bisogna impadronirsi dei terreni demaniali al fine di accrescere prestigio familiare e incamerare vantaggi economici. In questo microcosmo sociale sarà lunga e cruenta la lotta combattuta all’apice del Decurionato tra la potente famiglia Oliva e la rispettabile famiglia Mittica.»
Quest’ultima, pur senza quarti di nobiltà, ha una certa consistenza patrimoniale: «al Catasto Murattiano, Ferdinando Mittica, nonno di Caci, denuncia la proprietà di una casa a quattro vani con rendita catastale pari a 13 ducati e mezzo, un vigneto e un giardino adibito ad orto.»
Iscritto dal padre al seminario diocesano, Ferdinando «non uscirà con l’abito talare, tuttavia il grado di istruzione umanistica acquisito gli sarà sufficiente per affrontare un mondo impregnato di analfabetismo.»
«Agile di mano e svelto di mente», si misura con il suo paese: «un villaggio pericolosamente affamato e angariato da squallidi privilegi baronali, uomini di apparente prestigio che annegano nel vizio, foresi analfabeti e sciancati manovrati da clero e nobiltà, bari e marioli; una capitale di cui si racconta ogni sontuosità ma maledettamente lontana, l’impotenza di uomini e mezzi a sradicare sistema e regime, a rovesciare un re smemorato fellone e continuo debitore verso la Calabria e i calabresi.»
Finito presto in galera per una rissa, Ferdinando fa amicizia con alcuni reclusi, in particolare Domenico Carbone detto cucinata e decide presto «cosa fare da grande.» Diventa così Caci il brigante, oppositore, prima, del sistema borbonico e poi difensore della monarchia napoletana contro l’unificazione italiana, fino alla sconfitta della sua banda e alla sua uccisione.
Michele Papalia segue le vicende di Caci con una minuziosa ricerca di documenti storici e una sensibile immaginazione, cercando di coglierne tutti gli aspetti della personalità e senso e limiti della sua scelta: «L’origine del brigantaggio di Caci non è ben delineata, non può essere altrimenti quando la storia la fanno e la scrivono i vincitori. Per essi (…) Mittica è un dannato, delinquente della peggior specie che combatte per ristabilire il tiranno borbonico. Invero lo status delinquenziale di Caci è da ascrivere al solco delle private inimicizie e delle lotte intestine al suo villaggio vissute sin dalla gioventù; e l’ostilità verso alcuni notabili del paese avvezzi dapprima al regime borbonico per poi assumere il ruolo di liberali e le prepotenze percepite nei rapporti tra plebe e padroni non sono che la ragione per un ulteriore, definitivo, spera il brigante, scontro. In particolare, Mittica punta l’indice contro l’etica predatoria della classe baronale, capofila la dominante famiglia Oliva padrona delle terre e del Decurionato percepito alla stregua di una grossa mammella, il latte che ne esce ha il sapore dei ducati mentre l’odore è quello della terra bagnata dalle prime piogge settembrine.»
Michele Papalia, Caci il brigante, Leonida, euro 12
Testo e foto qui: https://www.zoomsud.it/index.php/tutte-le-categorie/98165-le-recensioni-di-maria-franco-caci-il-brigante-di-michele-papalia
https://iloveplati.blogspot.com/2016/06/il-sole-sorge-ancora-reg-aldo-vergano.html
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