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martedì 18 gennaio 2022

Prima del calcio di rigore [di Wim Wenders - 1971]

 

Ricordi di gioventù
Una partita di calcio

Il trillo del telefono rompe la routine noiosa di una certa parte della giornata lavorativa.
La voce dall’altro capo del filo ha l’inflessione a me cara, e questo basta per farmi rasserenare, poi il motivo della telefonata mi ha catapultato all’indietro di quarant’anni.
Quante emozioni mi ha procurato quel trillo, richiamandomi ricordi buoni e cattivi, volti e nomi, giochi e sofferenze, amici, tanti amici.
La scuola, i compagni, i professori, le marachelle e le conseguenti sospensioni, gli amori primi e indimenticati. Ovviamente solo platonici. Spesso note solo a me e non alle destinatarie dei miei innamoramenti, tipici di quell’età.
Infine, un amore, questa volta praticato: il calcio, letto, parlato, e praticato appunto.
Giocavamo al campo del “Vignale” dietro la villa “Galatti” che di primavera si riempiva di glicini profumatissimi (ora è disabitata e diroccata e mi fa sanguinare il cuore quando, arrivando, la cerco per trovare i miei ricordi giovanili).
Il calcio, dicevo. Quante battaglie a parole e a calci, quando giocavamo.
Quelli di “Susu” contro quelli di “Jusu” oppure scontri tra classi diverse dell’avviamento ad indirizzo agrario che ebbi la fortuna di frequentare. Da lì è partita la mia laurea in Economia. Vedete come fruiscono i pensieri; questo “brainstorming” e proprio una tempesta del cervello, un torrente in piena come il Bonamico il 18 ottobre ’51!
Memorabile e rimasto il sonoro 11 a 0 che beccammo a Natile Nuovo, una calda domenica di giugno, a ridosso della festa di San Pietro che, se ricordo bene, è il patrono di Natile.
Partimmo a piedi da Platì alle otto di mattina, arrivammo a Natile verso le 10.
Cominciammo la partita con la stanchezza nelle gambe, oramai diventati di legno e la testa che era bloccata al pensiero che, a piedi, avremmo dovuto tomare al paese!
Ebbene le prendemmo di brutto, senza alcuna scusante. Lascio a voi immaginare con quanto entusiasmo ci siamo rimessi sulla via del ritorno con il peso schiacciante dello “scorno" delle undici “papagne" incassate.
Io facevo l’ala destra e, tifando per la Juve, mi chiamavano Charles, per la mia irruenza. Lui era il “gigante buono”, io invece...
Ecco ho voluto fissare alcune sensazioni tra le moltissime che velocemente mi sono passate davanti, al solo sentire che avrei dovuto scrivere per ricordare qualcosa della mia vita al paese.
Ecco ho fissato questi fatti insieme alle emozioni sicuramente insignificanti per chi legge. Non per me che mi hanno dato modo di rivivere attimi di cui ho rimpianto, a quest’ora, in questo mio studio, sicuramente bello e comodo, ma senza la spensieratezza e la gioia dei momenti appena rievocati.
Ho scritto di getto, senza neanche rileggere, probabilmente la dattilografa penserà che sono “uscito pazzo". Non sono pazzo, ho solo “vomitato” parte dell’immenso affetto che ho per la mia terra per la quale vorrei fare tanto e ho fatto niente.
Ecco ora ricordo l’odore che emana di questi tempi la “crizza” (come si chiama in italiano?) al sole, mentre asciuga dalla brina notturna di settembre.
Certo, un messaggio vorrei che arrivasse a qualche giovane che dovesse leggere questo scritto: non pensi al solito retorico vecchio che gronda nostalgia ed autocontemplazione dei bei tempi passati. No, sbaglierebbe. Si tratta sicuramente di una persona che ha passato i cinquanta, ma che nella vita ha lottato con “fede
ed ardimento" per affermare sé stesso e i valori positivi seminati e coltivati in una terra aspra e portati in giro per l’Italia.
Valori che ancora oggi danno forza ed entusiasmo per lottare e vincere le battaglie che quotidianamente la vita riserva. Questi momenti rievocativi servono a dare una rinfrescata ai valori suddetti e servono a rilanciarmi.
Guai a non avere momenti o angoli privatissimi che conservano la giocosità della fanciullezza, non ci sarebbe entusiasmo senza queste piacevolezze, dove rifugiarsi nei momenti di crisi della propria identità.
Servono per ritrovarsi e ripartire alla grande per nuove mete positive e di valore alto.
Attilio Caruso

Il testo originale è in

PLATI’ PERIODICO DI CULTURA E INCONTRO ANNO 0 - NUMERO 0 - NOVEMBRE 1996

rivista fondata e diretta da Mimmo Marando 

1 commento:

  1. Ginu i barva: sei una persona irrispettosa, invidiosa e di una cattiveria inaudita, tutto tuo zio Luigi (il pretucolo). “Evidentemente mentre Dio distribuiva la finezza tu ti stavi scaccolando.”
    Chi sono io ha poca importanza ( per adesso). Spero di incontrarti per poterti dire sul grugno tante altre cosette......

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