E Platì si ricompone dopo quasi mezzo secolo di fughe
nell'emigrazione e ritorna alle radici di una profonda religiosità popolare per
celebrare Maria SS. di Loreto, protettrice del paese. E stata la festa del
ritorno, esaltazione di antichi valori sommersi, ricomposizione di una comunità
che si porta dietro un fardello di false etichette. Criminalizzata ed umiliata.
Discorsi celebrativi e partecipazione corale di un popolo sono
serviti a scacciare questa «diversità» che ogni Platiese ha come stigmi, un
tempo impressi a fuoco a schiavi malfattori.
La festa della Santa Patrona è stato un momento di
riconciliazione e di profonda riflessione. Una giornata esalante. Prima in
Municipio dove il sindaco, Franco Mittiga, e il consiglio comunale convocato in
seduta straordinaria, ha dato la cittadinanza onoraria a Gerardo Sacco. E
l’orafo di Crotone, dalle umili origini, si è commosso davanti a tanta
spontaneità di sentimenti e di calore umano. Una presenza significativa e
qualificante quella di Gerardo Sacco che ha voluto portare alla comunità di
Platì non solo un attestato di grande valenza artistica ma soprattutto umano. E
le due corone, uscite dalla fucina di Crotone intrecciate con serti di grano e
foglie di ulivo, rappresentano l’operosità di un popolo.
Il sindaco è stato parco di parole. Un ringraziamento a
Gerardo Sacco e poi la descrizione reale di un paese rappresentato come
ricettacolo tutti i mali del mondo. Da quasi mezzo secolo si aspettavano interventi.
Eppure Alcide De Gasperi, dopo l’alluvione del 1951, dal palazzo sgarruggiato
dei conti Oliva disse che “deve finire l'Italia di Platì”.
E Plati è lì fermo che si gonfia e si apre ad ogni pioggia
come pane azzimo. Una situazione da terzo mondo con la più alta percentuale di
epatite virale in Europa. Ma nessuno si muove in questo paese d'acque.
Una festa di pietà popolare diventa anche riflessione dei
mali che affliggono una comunità mons. Crusco, vescovo di Oppido Mamertina. Un
discorso vibrante, pieno di significati. Un invito alla pace, nella religiosità
del lavoro.
Don Ernesto Gliozzi, arciprete di Platì, ha scelto
attraverso un recupero interessante, i canti religiosi di antica tradizione
popolare. E dall'Ariella, sono scese a frotte le donne per tessere le lodi alla
Madonna nella loro dolce parlata. A Gerardo Sacco, la gente di Plati ha fatto
dono degli attrezzi di vita agro-pastorale. Un piccolo aratro e la
caratteristica «standa» un piccolo albero privo di foglie che viene messo vicino
all'o-
vile per appendere indumenti. Ed ancora cucchiai in legno,
fiscelle intrecciate con steli di giunco, ciotole ed una stecca di legno dove i
pastori con segni convenzionali segnano la produzione giornaliera.
L'orafo di Crotone ha gradito questi doni come espressione
di un'antica civiltà contadina e si ripromette di riprodurli in argento.
Gerardo Sacco è alla continua ricerca di oggetti che fanno parte integrante
della Calabria per tramandare nel tempo gli aspetti più significativi d'intere
comunità.
Scriveva monsignor Antonino Denisi: «La festa non è mai un
episodio. Diventa un momento essenziale dell'esistenza umana, un atteggiamento
radicale dello spirito, un gesto qualificante. Rivela un popolo, un'epoca, una
cultura, una fede. E’ appuntamento ed attesa; momento di amicizia ed espressione di gioia liberante››.
Il significato dell'incoronazione della Madonna a Platì, è
un risveglio di coscienze in una comunità che ha una propria identità storica e
culturale.
Antonio Delfino
Foto e testo
Gazzetta del Sud, Venerdì 13 agosto 1993
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