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lunedì 30 gennaio 2017

The Land of Hope (reg. Shion Sono - 2012)


 Platì 8/06/1961.  Funerali di mio nonno Rocco De Marco nato nel 1880 ed emigrato negli Stati Uniti a 18 anni con il piroscafo a vapore ‘ Patria'.
   

Ritornò in Italia intorno al 1915 con una gamba amputata e camminava con un tutore .


                           IL TRAPPETO ad ACQUA 
Insieme a don Peppino Caruso (tuppujancu) realizzò di fronte all’albergo della ‘Baggiana’uno dei primi frantoi ad acqua. L’acqua arrivava incanalata nella ‘mastra’, attraversava la strada e si riversava nei bicchieri della ruota Persiana,


un’ enorme ruota in legno che, girando, azionava, all’interno del frantoio, tre pesanti ruote in pietra da cui fuoriusciva l’olio di prima spremitura. Tre enormi presse venivano azionate poi manualmente dai ‘machinanti’ i quali spingevano i bracci di un albero girevole collegato a delle verticali viti senza fine.
Da bambino passavo molti pomeriggi invernali dentro questo frantoio al calduccio di una stufa a legna alimentata anche con la sansa esausta cioè dagli scarti dell’ultima spremitura ottenuti inserendo all’interno  delle ‘sporte’, la poltiglia rimasta nelle vasche delle macine. Osservavo l’arrivo dei muli carichi di sacchi d’ olive che, in attesa di essere lavorate, venivano collocate provvisoriamente nello ‘zzimpuni’(lo zimbone) un magazzino di stoccaggio in cui si veniva investiti dall’odore penetrante e piacevole delle olive mature ogni volta vi si entrasse.

                                                          Strumenti di misura dei nostri nonni
Va ricordato che da noi persistevano le vecchie misure del Regno di Napoli e che le nuove misure adottate dopo la Rivoluzione  Francese furono estranee al nostro mondo contadino. 

‘U Cafisu’ dall’arabo Qafiz Un contenitore di 16-17 litri
‘u menzu cafisu’ 8 litri
                   'u quartucciu’ dalla capacità di 1 litro e mezzo 
            inoltre, la salma, che equivaleva a 161,297 litri

Nota
Il testo e le foto sono un ulteriore contributo di Rocco De Marco che con zelo ha ricostruito uno dei tanti aspetti della laboriosità platiota. Il momento della raccolta delle ulive e la successiva macina scandivano uno dei momenti più attesi, sia per la manodopera impiegata come anche per il frutto ricavato, che non era solo guadagno ma gusto nonché rito, legati alla tipicità delle olive, da condividere a tavola, in famiglia, con i parenti, con gli amici. E tutti sappiamo che l’olio ricavato a Platì era unico, unicità derivata dal processo lavorativo come anche da fattori concorrenziali tipici, legati al background di cultura e tradizioni ma anche da determinanti fattori naturali come aria, esposizione, acqua, humus.








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