Platì 8/06/1961. Funerali di mio nonno Rocco De Marco nato nel
1880 ed emigrato negli Stati Uniti a 18 anni con il piroscafo a vapore ‘ Patria'.
Ritornò in Italia intorno al
1915 con una gamba amputata e camminava con un tutore .
IL TRAPPETO ad ACQUA
Insieme a don Peppino Caruso
(tuppujancu) realizzò di fronte all’albergo della ‘Baggiana’uno dei primi
frantoi ad acqua. L’acqua arrivava incanalata nella ‘mastra’, attraversava la
strada e si riversava nei bicchieri della ruota Persiana,
un’ enorme ruota in legno che, girando, azionava, all’interno del
frantoio, tre pesanti ruote in pietra da cui fuoriusciva l’olio di prima spremitura. Tre enormi presse venivano azionate poi
manualmente dai ‘machinanti’ i quali spingevano i bracci di un albero girevole collegato a delle verticali viti senza
fine.
Da bambino passavo molti pomeriggi invernali dentro questo frantoio al
calduccio di una stufa a legna alimentata anche con la sansa esausta cioè dagli scarti dell’ultima spremitura ottenuti
inserendo all’interno delle ‘sporte’, la poltiglia rimasta nelle vasche delle macine. Osservavo l’arrivo dei
muli carichi di sacchi d’ olive che, in attesa di essere lavorate, venivano collocate provvisoriamente nello ‘zzimpuni’(lo
zimbone) un magazzino di stoccaggio in cui si veniva investiti dall’odore penetrante e piacevole delle olive
mature ogni volta vi si entrasse.
Strumenti di misura dei nostri nonni
Va ricordato che da noi persistevano le vecchie misure del Regno di
Napoli e che le nuove misure adottate dopo la Rivoluzione Francese furono
estranee al nostro mondo contadino.
‘U Cafisu’ dall’arabo Qafiz Un contenitore di 16-17 litri
‘u menzu cafisu’ 8 litri
'u quartucciu’ dalla capacità di 1 litro e mezzo
inoltre, la salma, che equivaleva a 161,297 litri
Nota
Il testo e le foto sono un ulteriore contributo di Rocco De Marco che con zelo ha ricostruito uno dei tanti aspetti
della laboriosità platiota. Il momento della raccolta delle ulive e la
successiva macina scandivano uno dei momenti più attesi, sia per la manodopera
impiegata come anche per il frutto ricavato, che non era solo guadagno ma gusto nonché rito,
legati alla tipicità delle olive, da condividere a tavola, in famiglia, con i
parenti, con gli amici. E tutti sappiamo che l’olio ricavato a Platì era unico,
unicità derivata dal processo lavorativo come anche da fattori concorrenziali
tipici, legati al background di cultura e tradizioni ma anche da determinanti
fattori naturali come aria, esposizione, acqua, humus.
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