Poeti
in vernacolo e Parafrasi volanti
Ieri come
oggi, indagando la nostra storia, non si riscontrano grandi opere in prosa,
piuttosto tracimano dalle memorie familiari rime d’amore e di satira, vicende
intime e umane passioni, cantate di chitarra o recitate nelle serate di vino –
di un distico molti platioti erano e rimangono capaci. È un patrimonio
letterario in versi, generato dalle menti più ossigenate: poeta il proprietario
e poeta il suo garzone, il maestro di scuola che non disdegnava il vernacolo;
poeta pure l’analfabeta, anzi, a tratti inversamente proporzionale il rapporto
tra calamaio e altezza delle rime. È sicuramente un capitale, lirico e umano,
non indifferente in cui forse entra in gioco la componente genetica. Certamente
una tradizione che chiede e impone il recupero, per non farla finire. Ieri come
oggi, oggi per domani.
1) Papalia Michele (n. 1933, analfabeta)
Femmina che allo scalino vi sedete
E a chi passa lo imitate
Lasciate stare chi la sulla miete
Che io lo so quello che fate
La notte vi coricate con i mariti
E il giorno con i visi nascosti
3) Barbaro Giuseppe (n. 1947)
Che brutti tempi e che brutte manier
Non si conosce più peso e misura
Perdemmo la pace, il sonno e la religione
Ci albeggia e non sappiamo se ci fa scuro
Mala tempora currunt
4) Perre Francesco (n. 1959)
Paese che Platì tu sei chiamato
Stasera vengo a cantarti e a suonarti
Ti dico che mi sento assai onorato
Dell’accoglienza e del benvenuto
Ai piedi della montagna sei collocato
E la fiumara ti passa di lato
Sono contento stasera e ti dico
Che festeggiamo la Madonna di Loreto
Terra madre: sangue, suono e divine suppliche
5) Catanzariti Paolo (n. 1974)
È giorno ormai, giorno di Natale, e la mia mente fa giri strani
E sento i miei figli parlare, da dove arriva babbo natale
E cercano di conoscere quel viso nella gente che vedono passare
Io torno indietro con i pensieri di quando ero io ad aspettare
Il mio non portava i regali e non veniva neanche a orari strani
Il gesto suo mi faceva pensare alle sette di mattina sentivo chiamare
E mamma pronta lo faceva entrare
Profumo d’innocenza
6) Perre Giuseppe (n. 1981)
Con passo lento e suono di chitarra
Un giovanotto giura il suo amore
E spera che si apre quella serranda
Così per parlare con i suoi genitori
Serenata d’Ariella
7) Papalia Francesco (n. 1990)
Il castagno nella quercia
Il pesco nella prugna
Il ciliegio con la compagna
L’albero di noce che si bagna
Prugne e mandorle con chi vuoi
Fichi e nespole con i suoi
Ogni cosa innestata
Sempre la luna va guardata
E a chi passa lo imitate
Lasciate stare chi la sulla miete
Che io lo so quello che fate
La notte vi coricate con i mariti
E il giorno con i visi nascosti
Quando la gallina fa l’uovo al gallo gli brucia il culo
2) Trimboli Rocco (n. 1943)
2) Trimboli Rocco (n. 1943)
Guardate gente che successe
Il mondo in peggio cambiò
E non si può più pregare a Dio
Che il vescovo pure il prete cacciò
Il consiglio pastorale che l’ha sciolto, che le regole disubbidì
Guardate in questo paese che succede
Che l’ Islam vuole incrementare
Queste guardate sono cose vere
La religione vogliono cancellare
E non si può più pregare a Dio
Che il vescovo pure il prete cacciò
Il consiglio pastorale che l’ha sciolto, che le regole disubbidì
Guardate in questo paese che succede
Che l’ Islam vuole incrementare
Queste guardate sono cose vere
La religione vogliono cancellare
Libera Chiesa in libero Stato, più o meno
3) Barbaro Giuseppe (n. 1947)
Che brutti tempi e che brutte manier
Non si conosce più peso e misura
Perdemmo la pace, il sonno e la religione
Ci albeggia e non sappiamo se ci fa scuro
Mala tempora currunt
4) Perre Francesco (n. 1959)
Paese che Platì tu sei chiamato
Stasera vengo a cantarti e a suonarti
Ti dico che mi sento assai onorato
Dell’accoglienza e del benvenuto
Ai piedi della montagna sei collocato
E la fiumara ti passa di lato
Sono contento stasera e ti dico
Che festeggiamo la Madonna di Loreto
Terra madre: sangue, suono e divine suppliche
5) Catanzariti Paolo (n. 1974)
È giorno ormai, giorno di Natale, e la mia mente fa giri strani
E sento i miei figli parlare, da dove arriva babbo natale
E cercano di conoscere quel viso nella gente che vedono passare
Io torno indietro con i pensieri di quando ero io ad aspettare
Il mio non portava i regali e non veniva neanche a orari strani
Il gesto suo mi faceva pensare alle sette di mattina sentivo chiamare
E mamma pronta lo faceva entrare
Profumo d’innocenza
6) Perre Giuseppe (n. 1981)
Con passo lento e suono di chitarra
Un giovanotto giura il suo amore
E spera che si apre quella serranda
Così per parlare con i suoi genitori
Serenata d’Ariella
7) Papalia Francesco (n. 1990)
Il castagno nella quercia
Il pesco nella prugna
Il ciliegio con la compagna
L’albero di noce che si bagna
Prugne e mandorle con chi vuoi
Fichi e nespole con i suoi
Ogni cosa innestata
Sempre la luna va guardata
Pollice verde, giovani rime
Nota
- Questa traduzione, come l’introduzione, di Michele Papalia, delle poesie
pubblicate qualche post addietro, rende ancor più vigorosa la testimonianza di
un fermento culturale mai spento e che l’Associazione
Santa Pulinara si è fatta carico di conservare e diffondere. Ancora, voglio farvi notare il senso minimalista e lirico di una
quotidianità vissuta in prima persona, trasfusa su un pezzo di carta e diffusa dai
navigatori in rete. LONG LIVE PLATI’!
La foto è di Francesco di Raimondo.
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