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sabato 22 aprile 2023

Fiori di zucca [di Stefano Pomilia - 1988]

Ma cosa siamo noi senza la nostra storia?”.

[…] A Reggio, tutto il personale scolastico sa del mio rientro e alla fine di agosto ricevo, tra mille telefonate, anche quella dell’insegnante vicario di Platì con cui decidiamo di incontrarci il primo settembre a Bianco, una località costiera della Jonica, e andare con la sua macchina a Platì, che dista appena qualche chilometro.
Il primo settembre 2013 di buon mattino, intorno alle sei, sono alla stazione centrale pronta, alla primissima esperienza da pendolare, a raggiungere la mia nuova scede di lavoro, Platì un piccolo paese della nostra provincia distante novanta chilometri da Reggio.
È una giornata particolarmente calda, prendo posto in un vagone ancora completamente deserto, i finestrini sono tutti abbassati, l’odore penetrante di treno mi riporta indietro nel tempo, ai miei lunghissimi viaggi verso Venezia, e mi perdo nei ricordi.
Al fischio del capotreno “Tutti in carrozza, si parte!” l’ambiente comincia ad animarsi, ed io mi lascio andare ad un’emozione nuova, quella di disegnare, fantasticandola, la vita dei miei compagni di viaggio, persone mai viste prima e nella mia mente si aprono come in un film pagine avventurose, appassionate, misteriose, enigmatiche, burlesche che mi accompagnano a tratti per quasi tutto il viaggio, fino a quando i miei occhi vengono improvvisamente abbagliati dal sole che salendo dai monti si tuffa con riflessi dorati nelle calme onde del mare. Un viaggio breve, fantastico, molto affascinante!
Alla stazione di Bianco, ad aspettarmi il mio professore, una persona particolarmente garbata.
Attraversiamo in macchina una lunga vallata e strade contorte e ripide che tagliano estese colline e monti sommersi da una lussureggiante vegetazione fino ad arrivare in paese, dopo circa un quarto d’ora.
Platì è un piccolo borgo, sembra isolato dal resto del mondo, ben nascosto, perfettamente mimetizzato col rigoglioso e selvaggio verde dell’Aspromonte, una località purtroppo ben nota per la presenza di famiglie tra le più potenti al mondo della ’ndrangheta.
La scuola è un piccolo, sobrio e ben pulito edificio, il cui ingresso principale dà proprio sull’unica strada che attraversa tutto il paese, mentre il cortile con l’ingresso degli alunni è situato nella zona retrostante.
Al mio arrivo, sono immediatamente accolta da un’atmosfera semplice e particolarmente familiare. I docenti, in massima parte molto giovani, mi vengono incontro con sorrisi raggianti che mi tranquillizzano e mi fanno subito capire la smisurata voglia che hanno di scendere in campo finalmente per cambiare, rinnovandola e migliorandola, l’azione didattica, in una scuola che negli ultimi periodi era rimasta solo a guardare, limitandosi all’essenziale.
Mi fermo molte volte a pranzare con loro e tutto il personale fa a gara per prepararmi piatti prelibati e gustosi. Non dimenticherò mai le frittelle di fiori di zucca della mia carissima assistente di segreteria.
Gli uffici funzionano molto bene per la presenza degli assistenti e del Direttore Amministrativo, tutti non solo molto professionali ma anche bravissime persone.
Viaggio in treno per circa due mesi, poi sono costretta a utilizzare la macchina. Il viaggio di ritorno era sempre un’incognita. Non sempre riuscivo a trovare un pesto a sedere e poi spessissimo, per guasti alla rete ferroviaria, ero costretta a soste che a volte si protraevano per lunghissime, interminabili ore.
Il viaggio in macchia. mi rende più autonoma e libera negli spostamenti, ma poi mi rilassa moltissimo. Accendo la radio ed io che amo cantare, non la smetto se non quando arrivo a scuola.
In un ambiente sereno e fortemente collaborativo anche con le famiglie, il lavoro che è stato sicuramente molto impegnativo, consente alla fine a tutti quanti noi di raccogliere con grande soddisfazione e tantissimo orgoglio risultati importanti e significativi in ogni settore dell’attività scolastica.
Indimenticabile il giorno in cui riusciamo tutti assieme, col nostro presepio vivente a riempire ogni angolo, ogni piccola parte del paese, ricostruendo, con minuziosa attenzione e curandone ogni minimo particolare, le antiche botteghe artigiane. Un intero paese si sente fortemente coinvolto, una comunità fatta di gente semplice che non si tira mai indietro e fa di tutto per non deluderti. Tra quella gente, in quei posti, ho la sensazione di vivere la vera essenza, il vero significato del Natale, non mi era mai accaduto prima di provare emozioni così profonde. […]
Emilia Occhiuto, La casa delle storie, 2021
 

mercoledì 19 aprile 2023

Gioventù bruciata [di Nicholas Ray - 1955]




Ricordo Pasqua 1956

1-Toto Delfino
2-Pino Prochilo
3 Zappia Pasquale
4-Spadaro Mario
5-Romeo Umberto
6-Zappia Rosario
7-Delfino Francesco
8-Zappia Rosario
9-Renato Castorina
10-Zappia Filippo
11-Prochilo Virgilio

Foto: ASGMZ Archivio Storico Gliozzi-Mittiga-Zappia
 

domenica 16 aprile 2023

Road to perdition [di Sam Mendes - 2002] or to nowhere




In questa provincia [1.a Calabria Ulteriore] i bisogni economici si legano tutti ad uno come al principalissimo, col quale tutti, o quasi tutti gli altri, che sono pur moltissimi, ànno intima attinenza; e la satisfazione dell'uno apporterebbe quella degli altri. Questo consiste nelle vie di comunicazioni, le quali mancano quasi del tutto, e quelle poche che sono (circa 80 chilometri), perché non circolano, sono mezzo inutili. Con esse vie s'intende: 1.º congiungere questa estrema provincia con la limite del suo lato settentrionale pel quale confina - 2.º congiungere le due marine del Ionio e del Tirreno — 3.º congiungere comune con comune. […] Così il comune di Bovalino con decisione decurionale del 26 dicembre 1860, seduta numero 180, proponeva la costruzione di una strada che passasse dalla marina di Bovalino per Benistare, Platì, Cirella presso Careri e Natile (a sinistra), traversando l’Appennino e scendendo per Molochio, e quindi congiungendosi con la costrutta traversa da Gioia a Cittanova.

Atti del R. Istituto d'Incoraggiamento di Napoli, Tomo XI, 1863

venerdì 14 aprile 2023

HEIMAT [di Edgar Reitz - 1984]

Voci da Platì di Luigi Mittiga è la punta di un iceberg.
I narratori platiesi che ha voluto includere in questo piccola antologia sono le emergenze visibili, quelle che nell’arco di quasi centocinquant’anni hanno trovato spazio sulla carta stampata, con questi o con altri scritti. Ma nei livelli sottostanti, profondi, quello che li tiene in alto, che li sorregge con la sua massa gigantesca è quel racconto corale di un paese che l’autore-curatore ci ha restituito negli anni passati. La Heimat di Mittiga è Platì, direbbe Luigi, utilizzando quel corto circuito tra cinema e vita, tra cinema e memoria attorno a cui ha costruito I love Platì, la sua opera precedente. In quel libro, come nella pagina Facebook dallo stesso nome, e come ancora prima nel blog Da Platì a Ciurrame c’è una vita collettiva che pulsa e brulica, in grado di recuperare le tracce della scrittura e di restituire la dignità di personaggi a quelle persone che, per dirla con lo storico Georges Rudé, potremmo pensare che “non abbiano lasciato dietro di sé che le lapidi e i figli”. E invece! Invece hanno lasciato lettere e poesie, atti giudiziari e atti notarili, memorie, genealogie, fantasie, narrazioni che hanno consentito al loro innamorato cultore di farne le tessere di un puzzle di vita; di mostrare “quante cose si possono vedere succedere quando apparentemente non succede nulla”, per citare un altro grande storico, Giovanni Levi. […]

 Dal teaser di Ida Fazio per Voci da Platì Nove narratori e ventitré racconti dal 1878 ad oggi, Leonida Edizioni, 2022
 

martedì 11 aprile 2023

LA STELLA DEL SUD [di Sidney Hayers - 1968]


Nel primo capitolo di SUD ANTICO di Emanuele Lelli, L’Aspromonte greco, un anziano ricorda nel corso dell’intervista la pratica, costantemente seguita dagli abitanti del paesino di Platì, una volta giunti al Santuario della Madonna della Montagna per celebrarne la festa, di mordere un pino benedetto per stornare qualsiasi rischio di perdersi per strada una volta imboccato il ritorno. Tale discorso suscita in Lelli una spontanea e inattesa associazione, ossia il confronto con il finale dell’Inno a Delo di Callimaco, in cui viene citato un rito particolare, rigidamente osservato dai marinai che sbarcavano sull’isola: in sostanza, essi mordevano il fusto di un olivo, secondo una pratica ricondotta ai giochi di Apollo bambino. Ora, qui il punto più significativo, a parte l’assoluta specularità delle immagini, è costituito dal fatto che non esistono ulteriori riscontri antichi di questa pratica, che anzi di norma ha messo a durissima prova tutti i filologi che avessero cercato di sondarne la genesi. D’altra parte, come ricorda Lelli, in Aspromonte prevalgono in assoluto le superstizioni di origine greca piuttosto che latina, praticamente inesistenti; il che “induce a riflettere sul grado di continuità tra queste popolazioni e la cultura della Magna Grecia, nonché sullo scarso grado di penetrazione della romanizzazione”, autorizzando a parlare di “credenze greche e romane, più che greco-romane, o meglio, di credenze testimoniate per il mondo romano e per il mondo greco”.

[Platì] “Comune in provincia di Reggio Calabria, di circa 3,800 abitanti, spicca in particolare per la sua speciale collocazione geografica, trovandosi incassato in una vallata posta al centro dell’Est dell’Aspromonte. Avvolto da una natura selvaggia e conturbante, è retto sostanzialmente da un’economia di tipo agricolo-pastorale, che ingenera notevoli squilibri nella distribuzione delle ricchezze: cfr. l’opuscolo datato, ma particolarmente efficace, in quanto ‘fotografa’ il periodo in cui la maggior parte degli intervistati viveva la sua giovinezza, di Zangari (1940)”.

Arduino Maiuri
PER UN’ETNOGRAFIA DEL MEZZOGIORNO ITALIANO, Histos 12 (2018)  XXIX-XXXVII
https://histos.org/documents/2018RR06MaiurionLelli.pdf 

Il Prof. Arduino Maiuri è docente di latino e greco presso il Liceo Classico “Cornelio Tacito” di Roma, ricercatore e grande esperto di storia delle religioni, in particolare nel mondo classico, di letteratura latina e storia romana, del sacro nella cultura classica, degli ordinamenti giuridici nei mondi greco e romano, della prima cristianità. È autore, in queste materie, di numerosi articoli scientifici e di libri.

sono pienamente convinto del fatto che la passione non solo vivifichi gli alveoli della nostra esistenza, ma la renda unica.
Sarei inoltre felice di poter leggere le sue "Voci da Platì", poiché convengo con lei sul fatto che l'amore per la terra natia è un bene prezioso.
Con viva cordialità,
Arduino Maiuri
 
oggi ho ricevuto i suoi volumi: sono davvero eleganti e rifiniti, dunque preziosi anche nella loro veste estetica, oltre che naturalmente nei contenuti!
Spero di poterli leggere quanto prima, e comunque non mancherò di tenerla aggiornata.
Con i miei più cordiali saluti, sinceri complimenti ed enorme gratitudine,
Arduino Maiuri

Stati di alterazione progressiva [di Alan Rudolph , 1985]

 


DI UNA COMBUSTIONE SPONTANEA
Storia del dott. NUNZIO LA CAVA.

Sulla combustione spontanea sono ancora disaccordi le credenze dei medici, quindi non senza utilità sarà la storia presente. Don Niccola Oliva proprietario domiciliato in Motta Platì nel distretto di Gerace, di buona salute, statura molto vantaggiosa, ed un temperamento forte eccitabile, senza aver sofferto giammai alcun morbo il quale abbia relazione con la seguente istoria, faceva soltanto molto uso di bevande inebbrianti. Costui si accorse che, ben da più giorni, prima un calore insolito gli bruciava il seno, mentre l'organismo intero partecipava di tale ardore. La superficie del corpo era affetta da prurito, aumentato il calore nello stomaco. Esso si dà a bere con eccesso del vino, quando tutto ad un tratto si vede avvolto da una fiamma che dalla testa discende ai piedi. Estinguendosi, lascia impressionato l'abito subcutaneo, ed il paziente si rotola nel letto, sperimentando un riscaldamento, che da principio essendo esterno, a poco a poco diviene interno e generale. Gradi a gradi si gonfia la faccia, e poco dopo il petto e gli arti; progredisce sempre più tal fenomeno nella faccia; si estende nella testa. Le labbra sembrano essere quelle di un cavallo, si chiudono pel gonfiore gli occhi e la bocca, mentre la testa diviene gigantesca: la pelle sembrava tendente al nero come se fosse bruciata. Vien preso da febbre con sete e smania. Questo è lo stato in cui dopo molte ore lo trovò il dott. La Cava. Ma siffatto caso, secondo il vero valore della scienza, potrebbe egli caratterizzarsi per ispontanea combustione? No certamente, imperocché non si formò una profonda scottatura, né seguì la morte dopo che venne bruciata una gran parte del corpo; ciò non ostante può denominarsi così per il cangiamento di colore della pelle, e per la fiamma osservata nell'atto della sua genesi. L' Autore fa l'ipotesi se la combustione sia avvenuta, o per isviluppo di gas idrogeno fosforato, o per trasporto degli imponderabili dall'interno all'esterno: inclina a credere essere avvenuta per influenza degli imponderabili, giacché la malattia non si circoscrisse ad una parte sola, non presentò i comuni integumenti molto distrutti, ed agi in un istante. Da qualunque delle due cause voglia ripetersi l malattia, è sempre vero che una identità è la causa predisponente, la quale si deve considerare nelle bevute eccessive del vino, e che la cagione immediata agì sempre stimolando la pelle.
Quanto alla cura, dice l'Autore, che non potevansi introdurre medicamenti per la bocca, essendo questa chiusa, non si poté fare alcun salasso per essere tutta la superficie del corpo gonfia; era difficile l'introduzione delle medicine per clisteri, perché l'assorbimento cutaneo, per lo stato d'irritazione, difficilmente si sarebbe effettuato. Si applicarono alle labbra delle pezzuole di lino bagnate nell'acqua fresca, le quali quantunque chiuse poterono a poco a poco far succedere il passaggio di qualche goccia, e sottraendo calorico minorare quella elevata temperatura. Dopo qualche tempo si consegui l’effetto, e si poterono introdurre bevande saline che aprirono blandemente il ventre: il gonfiore dopo qualche giorno cominciò a decrescere, finalmente spari, la pelle desquamandosi perdé quel lividastro che la ricuopriva. Cessò il calore e bruciore che sentiva l'infermo nello stomaco, e coll'uso di replicati diluenti ricuperò la sua salute per ricominciare la sua vita disordinata, senza che però si reiterasse il malore; non pertanto ne accadde la morte dopo un anno, consumato l’organismo con eccessive bevande riscaldanti.
MEMORIALE DELLA MEDICINA CONTEMPORANEA, Volume XII, Luglio e Agosto 1844

Nota: Don Niccolò sembra già soffrire delle future lividure eteroclide divulgate in futuro (1896) dall'istorosofico dottor Vincenzo Papalia:

mercoledì 5 aprile 2023

LA PASSION DU CHRIST [di Anthelme Lear, 1897]

Sette motivi in prossimità della Pasqua

 

[1] Passion play

https://www.blogger.com/blog/post/edit/6010161296754066789/2092837128653420681

[2] La via della gloria

https://www.blogger.com/blog/post/edit/6010161296754066789/1094204961315795496

[3] Golgota

https://iloveplati.blogspot.com/2020/04/golgota-di-julien-duvivier-1935.html

[4] Ring the bells

https://iloveplati.blogspot.com/2019/04/ring-bells-james.html

[5] High  Easter

https://iloveplati.blogspot.com/2018/03/high-easter-reg-irving-pichel-1943.html

[6] Pranzo di Pasqua

https://iloveplati.blogspot.com/2012/04/pranzo-di-pasqua-reg-melville-shavelson.html

[7] Il Vangelo secondo Matteo

https://iloveplati.blogspot.com/2011/04/il-vangelo-secondo-matteo-reg-pier.html

Come il titolo del film in apertura anche le foto, la chiesa del SS. Rosario addobbata dallo zio Ciccillo per il  Giovedì Santo, ci riportano ad un mondo scomparso, dove la rappresentazione della Passione e morte del Cristo era un momento creativo, artistico.