NON SI AFFRONTANO NEANCHE I PICCOLI
PROBLEMI
Lo Stato è latitante:
allora provvediamo noi
NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE
PLATI’, 28 –Avevano avvisato persino Michele Giamba a tenersi pronto
con il suo tamburo di pelle d’asino a suonare il tam tam della contestazione. Ma
Michele Giamba, preso dai suoi studi danteschi, si è addormentato.
Avrebbe fatto senza dubbio la parte di Fronte di Rocca che capeggiava i
careresi quando al grido di “viva il re, viva la regina“ come dice Francesco
Perri, andavano ad occupare le terre di
Ancona, Carruso, Angelica e Flavia usurpate dai grossi e pingui agrari.
Qualcuno avrebbe voluto vedere come nel dipinto “Fragalà” di Ernesto Treccani
la scena delle occupazione delle terre del Marchesato.
Ma questo non è successo.
All’alba quando l’ultima stella scompariva dietro il Calvario dai
vicoli dell’Ariella al Vignale, al Giardinello sino alla chiesuola si sono
trovati tutti in piazza. C’era da scalare l’Aspromonte, dall’aria un po’
corrucciata, con la siepe di nubi a grondaia su Monte Scorda.
Si riempirono i camion, ogni mezzo si stipò come nei vecchi autobus di
linea, quando, nel secondo dopoguerra, le persone si accovacciavano persino sul
tetto. Si utilizzarono persino gli asini, mancò all’appuntamento soltanto uno,
il più vecchio, falcidiato tempo fa, ahimè, dai colpi di mitra e lupara.
L’appuntamento era al Fonte di Cromatì sulla statale 112 impropriamente
detta strada. Qualche buontempone intrecciò con oleandri, ginestre e mirti una
corona con la scritta “ANAS”. Fu buttata fra la commozione generale nel
ruscello sottostante. La commemorazione fu significativa. Quindici anni fa il
ponte fu coperto sa una montagna di detriti a qualche giorno dal collaudo. L’ANAS
era arrivata, come si disse, a “tumulazione avvenuta”
Al Passo della Rondinella 600 persone erano precedute dalla ruspa
rumorosa di Peppe “u maistru”, allegro e scanzonato. Spesso si ride per non
piangere. Dietro con badili e picconi tutti gli altri ad aprire al traffico una
strada statale su cui da tempo l’ANAS aveva steso un certificato di morte. Un
amara storia di intrallazzi, beghe, progetti scomparsi e riapparsi come nel
cilindro del più bravo prestigiatore.
Questa volta a Platì hanno detto basta. Si sonno sostituiti alle
carenze dello stato, hanno offerto le proprie braccia per garantire un pubblico
servizio che una burocrazia borbonica e lontana un anno luce ha sempre negato.
La strada statale 112 di Aspromonte è persino scomparsa dalla più
aggiornata cartografia europea. Chiusa al traffico dopo l’alluvione del 1951,
fu ripristinata per garantire soltanto un sicuro rifugio a branchi di capre e
pecore allo stato brado che dimoravano fra i colpi assordanti dei clacson degli
automobilisti. È stata sempre considerata come il termometro della strafottenza
burocratica e del pressapochismo politico. Una volta si bruciava il municipio o
l’ufficio delle tasse, oggi i cittadini di Platì hanno messo in mostra una
nuova forma civile di contestazione. Ci sostituiamo allo Stato, dicono
contenti.
In due giorni di lavoro si sono fatti miracoli. Le previsioni
catastrofiche di miliardi che si dovevano spendere per ridare una strada
decente ai due versanti dell’Aspromonte sono state smentite. Si è rifatta una
strada con pane e olio. Un pane duro e raffermo, tagliuzzato a dadi, di cui in
platiesi non buttano neppure le briciole. Una lezione di coraggio e dignità che
fa meditare tutti.
ANTONIO DELFINO
GAZZETTA DEL SUD, 29 Luglio
1972
Nota
Bisogna riconoscere che Toto Delfino il paese di Platì lo portava nel cuore. La foto, conservata da Francesco di Raimondo, è pure sua.
Nessun commento:
Posta un commento