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mercoledì 8 aprile 2020

Golgota [di Julien Duvivier, 1935]

Pasqua lontana

La settimana Santa era vissuta con grande partecipazione in paese e la lettura del Passio durante le funzioni religiose non mi annoiava, anzi mi introduceva in un mondo dove Gesù era una persona conosciuta.
"... prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte..." rivolto a Pietro, oppure il tradimento di Giuda non erano solo parole, ma vivide immagini che mi commuovevano fino al pianto.
Venerdì Santo scrutavo il cielo sin dal mattino: la metereologia lo governava che se il tempo si fosse messo al brutto il pomeriggio non ci sarebbe stata la commemorazione e la processione per me la più bella, significativa e coinvolgente dell'anno liturgico.
Il monte Calvario delimita l'orizzonte di Platì; sulla sua cima si stagliano tre croci; cosa potevo pensare, me bambina, di più vero che quello era proprio il Golgota raccontato dalle Scritture?
Niente.
E il Venerdì Santo, quando il tempo lo permetteva, si faceva la salita verso il Monte, la folla variopinta seguiva il prete in silenzio.
Il Rito era lungo perché ci si fermava a tutte le stazioni della via Crucis fino all'arrivo in cima dove il sacrificio del Cristo si compiva sotto gli occhi della Statua dell'Addolorata e di tutti i paesani commossi.
Per me era il massimo del misticismo a cui potevo partecipare e poi...rotte le fila ci si lanciava festanti nella discesa che proprio come per incanto rivelava una natura colorata di verde e giallo i fiori della ginestra che raccoglievo con le amiche perché con quelli avremmo fatto l'inchiostro.
Non ricordo se l'esperimento sia mai riuscito, di sicuro ricordo che a casa portavo un grande mazzo che serravo su un braccio, l'altro mi serviva per dare la mano a mia madre che protettiva e silenziosa asciugava le mie lacrime per la morte di Gesù e mi rassicurava: domenica sarebbe Risorto.
MARIA MITTIGA

La foto risalente agli anni '20 del XXI° secolo è dello zio Giuseppino, u mericu Mittiga figlio di Rocco e Caterina Fera di cui conservo il negativo.

1 commento:

  1. Poche righe che riescono a trasmettere ĺ'ambiente dei tempi passati...e che tutti rimpiangiamo....eravamo felici e..non lo sapevamo...

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