Caru Don Peppinuzzu,
mi scusati e mi perdunati se mi permettu u vi mandu stu' fogghiettu
c'ummè cummàri e p'o tempu chi ndavìti a perdìri p’ammu leghiti.
Dunca, cu volìa u saccíu acchì cosa pa tuttu ssu sdegnu chi ndavìti c’umnìa,
pecchì eu no’mmisentu in trascuransa non cu vvui e no cull'amici i nuja manèra,
ma sa trascuranza ncè vulerrìssi m'a saccìu in modu u mi pozzu scusari
c’uttùtti. Mi staiu magiandu i ciriveja d'a matìna a sira, ma no riesciu u mi
ricordu nenti. Mi ricordu sulu ca mi ndavivivu promettùtu u venìti ogni tantu u
si facití na visiteja a stu povuru malàtu, ma si vidi ca sta promisa vi catti i
menti o vi ndi stafuttìti i mia.
Ma non si faci nenti. Vi mandu o stessu i mei saluti, ma teniti cuntu ca
no’nci tegnu u vi scommutàti i nuja manera, altrimenti mi costringiti u
fazzu a chi mala figùra. Teniti cuntu ca
non ci sugnu.
Tanti saluti. E salutàti a me cummari.
Addio. PGliozzi
A Peppe Rinaldo
il diretto interessato, al momento, è in quarantena nella campagna romana (molta campagna). Difficile interloquire con lui ora come ora.
RispondiEliminaQuel giorno era la domenica delle Palme e nelle festività mio padre rimaneva a casa. Invece, con mia sorpresa, tirò fuori l'auto dal garage e ci chiese se volevamo andare con lui. Non ricordo cosa fecero i miei due fratelli minori, ma io gli dissi di sì e, insieme ad alcuni amici di mio padre, scendemmo a Bovalino. Allora non c'era ancora la strada che si percorre adesso. Il viaggio era più lungo e si dovevano affrontare le famigerate curve di Careri che mettevano a dura prova molti stomaci. Mio padre, Peppantoni, non mi aveva ancora detto perché e dove si andava. Lo compresi dai discorsi degli altri uomini. Sulla Ionica passava il giro della Calabria e ci sarebbero stati Coppi e Bartali! Comninciai a fremere e tirai la giacchetta di mio fratello Mimmo (ah, quindi uno di loro c'era!). Sentii mio padre ricordare agli amici la corsa del '31 quando fu vinta da Learco Guerra. A Bovalino c'era una gran confusione di persone arrivate anche dai comuni vicini. Io e mio fratello cercsmmo di sganciarci dagli adulti per metterci in prima fila, ma un sguardo (ne bastava uno solo) di mio padre ci immobilizzò. Sentimmo le urla di incitamento, lo sferragliare delle biciclette e delle moto, i respiri dei ciclisti mentre un rombo sembrava attraversare la folla assiepata. Non vedemmo niente se non le ruote delle bici quando ci abbassammo a guardare attraverso le gambe degli astanti. Eppure Coppi e Bartali ci passarono davanti e ce ne saremmo vantati al paese con i ragazzini che non erano potuti scendere.
RispondiEliminaFrancesco Perri, Adelaide.
in effetti il Giro della Provincia di Reggio Calabria non è mai passato per Platì. "Il Giro originario della Provincia, percorso classico ad anello, con partenza e arrivo da Reggio Calabria, costeggia la strada statale 106 Jonica, con la panoramica veduta della Riviera dei Gelsomini, poi svolta sulla SS 281 (oggi SP 5 Marina di Gioiosa-Rosarno) a Marina di Gioiosa Jonica, verso Mammola dove inizia la salita del valico del Passo della Limina, con il Gran Premio della Montagna. Dopo la discesa verso Cinquefrondi, si raggiunge la Piana di Gioia Tauro-Rosarno, il Giro prosegue costeggiando la Strada statale 18 Tirrena Inferiore, con la salita del Sant'Elia e la veduta della Costa Viola. L'arrivo al traguardo sul lungomare di Reggio Calabria" (Wikipedia). Una interessante cronaca del giro del 50 si trova qui: http://www.museociclismo.it/content/articoli/5036-2-aprile-1950---Giro-della-Provincia-di-Reggio-Calabria/index.html
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