Tutto
diventava faticoso, prezioso, perfino le pietre portate sulla groppa degli
asini, e a ogni passo si misurava la misera condizione umana, assediata dal
tempo e dallo spazio. Per questo gli uomini erano amici fra di loro. L’odore
del fiume, l’odore degli orti, l’odore delle mandre, l’odore dei forni, degli
agrumeti, l’odore dell'abitato come di una stanza che ha aperto le sue finestre
al mattino e la nebbia del sonno non s’è ancora diradata, questa era la terra,
questo era tutto in poco spazio; e poi l’improvviso odore del mare, e il
variare degli alberi, pioppi, ulivi, salici, sotto la stessa corrente che
faceva inclinare le onde e le piante dalla stessa parte e con un solo colore. E
che cosa sono ora queste cose? Parvenze labili d'un viaggio rapido, brevi
nostalgie che si cacciano l’una con l’altra, illusioni di pace e di felicità
dove ci si vorrebbe fermare. Ieri erano la fatica di vivere e di camminare, un
tempo lungo e pieno di meandri, e ogni cosa segnava la sua ora al sole. Allo
stesso modo della vita nostra, infanzia e virilità: quella piena di giorni
lunghi, questa che guarda
l’orologio e dice di soprassalto: “Com’è tardi! ”
CORRADO ALVARO, Le
strade il tempo, da Itinerario italiano, ed. Bompiani 1995.
Molti hanno trovato ostico il post precedente, per fare un po' di chiarezza ho fatto ricorso ad un camino per sempre spento, al sommo Alvaro (quella di Corrado Alvaro non è solo scrittura, è un cuore che batte) e alla cartolina postale dei Beirut.
Molti hanno trovato ostico il post precedente, per fare un po' di chiarezza ho fatto ricorso ad un camino per sempre spento, al sommo Alvaro (quella di Corrado Alvaro non è solo scrittura, è un cuore che batte) e alla cartolina postale dei Beirut.
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