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giovedì 16 aprile 2020

Federico Fellini I VITELLONI, 1953



A cavallo degli anni ’40 e ’50 sotto la casa dei “Minuri” alla Cresiola c’era un bar in cui si riunivano i giovani uomini della Platì bene a giocare al biliardo o a carte. Era un gruppo di allegri compagnoni, il più vecchio nato nel ’17, gli altri tra il 20 ed il 25. Alcuni erano stati in guerra, altri rimasti a casa perché troppo giovani. Quasi tutti avevano indossato le divise da Balilla in un paese a larga maggioranza fascista. Ma non di politica ci vogliamo interessare quanto di rapporti familiari ed amicali.
Il gruppo era di solito composto dai fratelli Gelonesi, Giannino e Francesco Spadaro, Rosario Caruso, Rosario Demarco, Ciccio Oliva, Vittorio Portolesi (figlio del segretario), Michele Fera e Pepé Gliozzi.
I maggiori animatori del gruppo, grazie alle battute pronte e forse anche per la capacità di organizzare, erano Pepé Gliozzi e Rosario Demarco meglio conosciuti il primo come U Satturi ed il secondo come U professuri Costateja. Entrambi arguti, si prendevano affettuosamente in giro a vicenda come la volta che Pepé comprò un’auto nuova, probabilmente i nuovi modelli dalle forme meno arrotondate, e Rosario commentò: “ti ccattasti a vasca da bagnu”.


A volte salivano sulle auto e se ne andavano verso la montagna portandosi dietro qualcuno dei ragazzini che gravitavano intorno a loro come mio zio Francesco Perri. Qui devo aprire una parentesi: di Francesco Perre o Perri ce n’erano e ce ne sono tanti. C’era u Muzzuni, fratello di mio nonno Peppantoni, che con Pepé Gliozzi lavorò; poi c’era U Nterdettu, cugino di mio nonno; c’era il figlio di Domenico Perri, che emigrò in Australia; c’è mio zio Frank che aveva quasi vent’anni meno di Pepé Gliozzi in seguito emigrato anche lui in Australia. È proprio lui a raccontarmi che Pepé Gliozzi era sempre gioioso, sempre pronto alle battute ed ai divertimenti. Lo caricano quindi sulla loro auto e vanno verso la proprietà del medico Zappia dopo la curva dei Cromatii dove il contadino ha messo dei fichi d’india a rifrescare sotto un getto di gelida acqua di montagna. Si sfidano a chi ne riesce a mangiare di più ed il vincitore è Pepé con una cinquantina.
Organizzarono anche una rappresentazione sacra nel garage, accanto alla villa di Galatti, dove si parcheggiavano gli autobus: Peppino Gelonesi era Gesù, Rosario Demarco vestiva i panni di Giuda, Giannino Spadaro quelli di Pilato.
U Satturi, al secolo Giuseppe Gliozzi, era il terzultimo figlio di Luigi Gliozzi ed Elisabetta Mittiga. Aveva due fratelli maggiori, entrambi sacerdoti, tre sorelle maggiori e due più giovani. Dalle due sorelle maggiori, Rosina e Caterina, Giuseppe ha dei nipoti con cui è affettuoso. Si accovaccia per insegnare a Maria di Caterina a camminare. È lui a scarrozzare Pina di Rosina sul suo scooter o d’estate a portarla a passeggio per comprarle il gelato, ad Ardore, dove va a trovare il fratello Ernesto parroco e la sorella minore Amalia che ospitano la nipote. Lei lo guarda incantata: è così bello lo zio! Le regala dei soldi ogni San Giuseppe quando Pina va a fargli gli auguri.
Pepé Gliozzi era amico di molti senza limiti di età: da Peppe Rinaldo più giovane di venti anni, a Giuseppe Zappia che aveva venti anni più di lui ed era lo zio paterno di Annina Zappia destinata a diventare sua moglie.
Proveniva da una famiglia molto unita i cui componenti potevano sembrare poco calorosi ed invece nelle loro lettere mostravano grande affettività gli uni verso gli altri e verso i genitori.  “Peppino ha rispecchiato il comportamento della madre, donna Bettina. È stato amico e fratello, disponibile con tutti. Era benvoluto in paese perché era un signore con tutti” dice di lui Isabella Zappia figlia del Giuseppe Zappia prima menzionato e cugina di sua moglie Annina. “E sua figlia Marilisa” continua Isabella, “ha preso dal padre e dalla nonna Bettina.”
Quei giovani uomini, che movimentavano la vita di Platì, si sono sparpagliati fra gli anni ‘60 e ’70. Chi molto lontano, chi, come Pepé Gliozzi, a Bovalino in un luogo geograficamente vicino eppure risultato lontanissimo per atmosfera e mancanza di quella rete di relazioni parentali ed amicali che sono distintive di precisi luoghi.
P.S. un grazie a Francesco Perri, Pina Miceli e Isabella Zappia che hanno condiviso i loro ricordi con noi.
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Between the end of the forties and the beginning of the fifties, at the bottom of the house belonging to the “Minuri” in the area called “Cresiola” there was a bar which was the meeting place for the Young men of the middle class in Platì. It was a group of happy going fellows, the older born in 1917, the others between 1920 and 1925. Some had fought in WW2; others had remained home due to young age. Most of them had worn the Balilla uniform in a town with a large majority of fascists. However, not of politics we want to talk, but of family ties and friendship.
The group included the Gelonesi brothers, Giannino and Francesco Spadaro, Rosario Caruso, Rosario Demarco, Ciccio Oliva, Vittorio Portolesi (son of town clerk), Michele Fera and Pepé Gliozzi. Due to their ability to organize and their humorous nature, leaders of the group were Pepé Gliozzi and Rosario Demarco better known as “U Satturi” and “U professuri Costateja”. Both provided with a sparkling wit, they used to fondly tease each other. When Pepé bought a new car, probably a new model with less a rounded shape, Rosario remarked “Did you by a bathtub?”
At times they would get in their cars and drive towards the mountain bringing with them one or two of the kids that hang around them like my uncle Frank Perri. And I must digress a little: there were and there are quite a few Frank Perri or Perre. There was “U Muzzuni” who worked with Pepé Gliozzi and was brother of my grandfather Peppantoni: there was “U Nterdettu”, my grandfather’s cousin; there was Domenico’s son who migrated to Australia and there is my uncle Frank who is about 20 years younger than Pepé Gliozzi and now lives in Australia. He remembers Pepé Gliozzi always cheerful, witty and entertaining. So, he follows them on their trip to a property of Dr Zappia just after the turn in the area known as Cromatii where the farmer has already plunged some prickly pears in icy mountain water.  They challenge each other on who will eat the most and Pepé wins with about 50.
They also organized a mystery play for Easter in a garage, by the house of Galatti, where buses were parked: Peppino Gelonesi played Jesus, Rosario Demarco was Judas and Giannino Spadaro was Pilate.
Giuseppe (Peppino, Peppe or Pepé) known as “u Satturi”, was the third to last child of Luigi and Elisabetta (née Mittiga). He had two older brothers, both priests, three older sisters and two younger ones. Giuseppe had a loving attitude towards the nieces and nephews, children of his older sisters. He squats to help Maria (Caterina’s daughter) take her first steps. He drives Pina (Rosina’s) daughter around on his scooter and, when Pina spends her summer in Ardore, with Uncle Ernesto who is the parish priest there and Aunt Amalia, drops in for a visit and takes her out for ice cream. Pina looks at him in awe: he is so handsome! On saint Joseph day she always wishes him a happy name day receiving a money gift from him.
Pepé Gliozi had friends of any age: from Peppe Rinaldo who was 20 years younger to Giuseppe Zappia who was 20 years older and uncle to his wife to be, Annina Zappia.
He was born in a close knitted family whose members might have seemed not very warm while, on the contrary, in their correspondence show love and affection towards each other and their parents. “Peppino mirrored the behaviour of his mother, donna Bettina. He was a friend and a brother, always helpful to all. He was beloved in town because he was a real gentleman” states Isabella Zappia daughter of above-mentioned Giuseppe and cousin to wife Annina. “And his daughter Marilisa” goes on Isabella, “has taken after her father and her grandmother Bettina.”
Those young man who animated life in Platì scattered during the sixties and seventies. Some very far away, some, like Pepé Gliozzi, in Bovalino, a place geographically close but still very far for atmosphere e for the lack of a network of friend and family relationships which are unique to a given place.
P.S.L thanks to Francesco Perri, Pina Miceli and Isabella Zappia who have shared their memories with us.
ROSALBA PERRI




In apertura Ciccillo Gliozzi e Nino, di don Bertinu, Pepè Gliozzi e Pina Miceli, al centro Frank Trimboli and Frank Perri. In finis, sul balcone in corso San Nicola: Pepè, Annina e  Isabella Zappia, Mimmo Priolo, Fina/Gemma, Amalia, Mimì Galatti in Zappia.

2 commenti:

  1. Ricordo il bar col biliardo, era quello dei fratelli Mittiga. Situato nella parallela sotto strada, affianco la casa di mio cugino Giuseppantonio Perri. Rosario, mio fratello, emigrò in Argentina nei primi anni '60. La comitiva si arricchiva anche di Saro Zappia e Saro Morabito. Giochi biliardo preferiti: bazzica e goriziana. Raramente giocavano l'italiana. Non ho capito chi è l'autore a cui vanno i miei complimenti. Io c' ero, poco più che bambino.
    Attilio Caruso

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  2. Ricordo bene il biliardo al piano superiore del bar a Mittiga che noi chiamavamo del "nonno" non so bene perché. Quando ho iniziato a frequentarlo e a fare le prime partite in quel biliardo vetusto, con una mano zincata che raccoglieva la palla quando andava in buca, era al suo epilogo, come bar. Nino, il figlio lo ha gestito fino alla fine prima di andarsene pure lui a Roma mi pare. Don Peppino lo ricordo bene, visto che ogni tanto entravo a casa sua con Luigi che era coetaneo di mio fratello, comemricordo benissimo il professore De Marco , 'u Costateja...

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