by ROSALBA PERRI
Avevo
inviato una mail a Mick (Dominic) Pangallo anticipandogli che ci sarebbe stato
un post sui campi di internamento e su Giuseppe Portolesi. Mick è figlio di
Francesco Pangallo, classe 1921 e Peppina Romeo “a greca”, classe 1929.
Questa è stata la sua interessante
risposta.
Grazie
Rosalba, manda il link perché c’è mio Compare Pino (figlio di Giuseppina) che è
interessato.
C’è
un’altra dimensione di questi campi che è interessante: durante la guerra gli
australiani hanno chiuso tutti gli imprenditori italiani in Sydney e
Melbourne. Mi ricordo in particolare la storia che mi ha raccontato un
compare nostro di Sydney su un certo Giovanni Calabro. Nella sua famiglia erano
tutti calzolai e loro avevano un grande negozio nel centro di Sydney in George
Street. In quel tempo con la moda e la scarsità di scarpe, ti puoi
immaginare quanto guadagnavano, ma durante la Guerra il governo australiano ha
chiuso il suo negozio così come altri gestiti da italiani e detenuto tutti gli uomini
della famiglia e sequestrato sia macchinari che proprietà. Donne e
bambini furono lasciati soli.
Allora,
quando loro sono usciti del campo dopo un po’ di anni, hanno fondato un
business di autobus nei sobborghi, nella periferia in western Sydney.
Erano tre fratelli Giovanni, Beppe e Francesco. Giovanni e
Beppe hanno sposato donne di Platì (detti ‘I tinturi”) e gestivano il business.
Il fratello Francesco era deputato liberale nel Parlamento di New South Wales
per molti anni. Questo business di autobus ha fatto un grande successo e
la famiglia Calabrò si è ripresa alla grande dopo il colpo preso durante la
Guerra. Hanno venduto e diviso il business circa 15 anni fa. Loro sono
tutti defunti.
Ma una cosa
interessante: Giovanni mi ha detto che lui non ha mai perdonato quello che la
famiglia ha vissuto durante la Guerra. Negli anni 80, quando ero in Italia, ho
incontrato a Roma un nipote di Giovanni e Beppe di Plati che era amico e stava
insieme a mio cugino Pino Oliva e Dante Demaio, si chiamava Rosario ma non sono
sicuro del cognome, forse era Marando, però ricordo che era il figlio “du
scipione”.
Questa
storia della famiglia Calabrò (con il legame con Plati) nel contesto di campi di
internamento è interessante se fai più ricerca.
Prima di
concludere, il cuore di tutti qui è spaccato per quello che sta succedere in
Italia, non sono capace di esprimere il dispiacere. Ho
letto un articolo nello New York Times ieri per la morte e sepoltura di vittime
COVID in Bergamo che era troppo commovente. Tristezza a non finire. Qui siamo all’inizio
e c’è paura per gli anziani in particolare quelli che già non stanno bene. Speriamo che le misure di
contenimento funzionano bene e in Italia si rallenta tutto.
Qui
un mondo triste di confusione con questa COVID. Pensa che domani c’è il
funerale di Maria Vidmar (in Violi detto ‘cocciulara”) e forse non posso andare
perché è vietato avere più di cento persone presenti. La gente è
impazzita con comprare alimentari e tutti iI supermercati sono vuoti
!!..............Neanche se c’era una Guerra era così.
Uno
non ci crede, ma ricordo Ie parole di mio padre che aveva previsto che un
giorno arriva una crisi di fame in Australia perché non c’è più virtù e grinta
in questo mondo. Spero che non succede ma negli ultimi giorni sembra che
diventa cosi !!!!!
Stai bene.
A presto
Mick
E potevo io esimermi dal fare una ricerca?
Antonio Calabrò, classe 1896, un
mastro calzolaio di Sant’Alessio d’Aspromonte, emigra in Australia dove arriva
da Messina con la nave Caprera il primo luglio del 1927. Ha lasciato a casa la
moglie Maria Romeo, classe 1894, e tre figli, l’ultimo di appena 2 anni:
Giovanni (1922), Battesimo (1923) e Francesco (1925). Sette anni dopo, nel
1934, la famiglia lo raggiunge: arrivano da Napoli con la nave Viminale.
Nel 1938 arrivò in Australia da
Platì Giuseppe Sergi, classe 1904, anche lui calzolaio. Giuseppe era stato
mandato dai genitori a bottega a Reggio insieme a mio nonno Giuseppantonio
Perri (anche lui del 1904) per imparare il mestiere di calzolaio. Partendo aveva
lasciato a casa la moglie, Elisabetta Mittiga (1906) con cui si era sposato il
15 maggio del 1926, 4 figlie femmine e 1 figlio maschio.
Antonio e Giuseppe si
conoscevano, secondo Mick Pangallo, anche prima di emigrare. Certamente
l’amicizia si deve essere consolidata perché quando la famiglia di Giuseppe lo
raggiunge nel 1949, le due figli maggiori di Giuseppe si fidanzano con i due
figli maggiori di Antonio: Francesca detta Ciccina, classe 1928, e Beppe con Giovanni,
Rosa detta Rosina, classe 1930, con Battesimo, detto Beppe.
Elisabetta, poco dopo l’arrivo in
Australia, scrive una lettera alla sua omonima e parente Elisabetta Mittiga in
Gliozzi (madre di don Ciccillo e don Ernesto) a cui aggiunge un foglio la
figlia Francesca indirizzandolo a Iolanda Gliozzi. Nelle loro parole si può
comprendere lo smarrimento del trovarsi in terra straniera dopo un lungo
viaggio, lontano dagli affetti e dalle amicizie. Le lettere sono state
pubblicate in precedenza nel blog: https://iloveplati.blogspot.com/2019/02/bella-australia-di-vivian-naefe-2012.html
Nei National Archives of
Australia che mi hanno fornito tante informazioni, incluse le date di arrivo
degli uomini e delle loro famiglie, non ho potuto trovare le schede di
internamento dei Calabrò né di Giuseppe Sergi.
Altre informazioni che confermano
quanto detto da Mick, le ho trovate sul sito del Parlamento del Nuovo Galles
del Sud (NSW) dove il più giovane dei Calabrò sedette come parlamentare per quasi
18 anni, il primo parlamentare in Australia ad essere nato in Italia.
I fratelli Calabrò, malgrado
avessero perso tutto durante il periodo di internamento, iniziarono un’attività
di trasporti pubblici nei sobborghi di Sydney nel ’48 che, come si diceva
prima, prosperò molto. Sono tutti deceduti, l’unica ancora in vita è Rosina
Sergi, moglie di Beppe (Battesimo) che risiede in una RSA a Sydney.
La frase che i figli hanno
dedicato alla madre, deceduta nel 1971, sulla sua lapide è una commovente
descrizione del viaggio dei figli di migranti: “Tu ci hai dato la linfa della
vita, poi ci trascinasti aggrappati alle tue vesti a popolare il nuovo mondo e
imparare le gioie e le illusioni della vita. Giovanni, Battesimo e Francesco”.
****
I had sent a mail to Mick
(Dominic) Pangallo anticipating the posts on internment camps and Giuseppe
Portolesi. Mick is the son of
Francesco Pangallo, b. 1920, and Peppina Romeo, aka “a greca”, b. 1926, both
from Platì.
This was his reply.
Thanks Rosalba, can you send the
link since my “compare” Pino (Giuseppina’s son) is interested.
There is another interesting
dimension regarding the camps: during the War, Australian Govt closed all
business of Italians in Sydney and Melbourne. I especially recall a story I
heard from a “compare” of ours from Sydney about a Giovanni Calabrò guy. Men in
his family were bootmakers and they had a big shop in George St in Sydney. In
those days, due to both fashion and shortage of shoes, their business was very
successful, but during the war the Australian Government closed the shop, like
others owned by Italians, confiscated properties and equipment and captured all
men leaving women and children alone.
When, after a few years, the
Calabròs were released from the camps, they started a new bus company in the
suburbs of western Sydney. They were three brothers: Giovanni, Beppe and
Francesco. Giovanni and Beppe married two ladies form Platì (“tinturi” was the
family nickname) and managed the business. Francesco was elected to the NSW
Parliament for many years. The Bus Company was very successful and the Calabrò
family came along doing great from the draw back endured during the War. They
were very rich but divided and sold the business 15 years ago. The three
brothers have all passed away.
An interesting insight: Giovanni
once told me that he had never forgiven for what the family went through during
the War. In the ‘80s, when I was in Italy, I met in Rome a relative of their
wives who was a friend of my cousin Pino Oliva and of Dante Demaio, his name
was Rosario, but I am not sure of the surname, maybe Marando, but I recall the
father’s nickname “u scipione”.
This story of the Calabrò family
with their connection with Platì would be interesting to investigate if you
want to make some research.
Before I wrap up, our heart is
broken for what is happening in Italy. I am not able to say all our pain.
Yesterday I read an article on New York Times for the death and burial of COVID
victims in Bergamo: it was so moving! An infinite sadness. Here we are just at
the beginning and we are afraid for the old ones especially those who are not
well (like our relatives!!). We hope that the containment measures will work
well and the epidemic slows down.
There is a lot of confusion here.
Tomorrow there will be the funeral of Maria Vidmar (married to Violi, aka
“cocciulara”) and maybe I will not able to go because there is a limit of one
hundred people for each event. People seem to have gone mad buying groceries
and all supermarkets are empty!! Not even during a War it would be like this!
It is unbelievable, but I remember
my father’s words who had foreseen one day there would be a hunger crisis in
Australia because this world lacks virtue and drive. I hope it will not happen
but the last days have shown this trend.
Take care,
talk soon
Mick
And could I refrain from searching
the records?
Antonio Calabrò, b. 1896, a master
bootmaker from Sant’Alessio d’Aspromonte, migrates to Australia where he
arrives from Messina on s.s. Caprera the 1st of July, 1927. He has
left, back home, his wife Maria Romeo, b. 1894, and three boys, le last only 2
years old: Giovanni (1922), Battesimo (1923), Francesco (1925). Seven years
later, in 1934, his family joins him: they arrive from Naples with s.s.
Viminale.
In
1938, Giuseppe Sergi, b. 1904, arrives in Australia from Platì. He also is a bootmaker having been
trained in the art in Reggio Calabria together with my grandfather
Giuseppantonio Perri (also b. 1904).
He left behind his wife, Elisabetta
Mittiga (b. 1906) married on 15th of May, 1926, four daughters and
one son.
According to Mick, Antonio and
Giuseppe met before migrating. Certainly, their friendship must have tightened
in Australia. When Giuseppe’s family joined him in 1949, his elder daughters
get engaged to the eldest sons of Antonio’s: Francesca, aka Ciccina, b. 1928,
with Giovanni and Rosa, aka Rosina, b. 1930, with Battesimo, aka Beppe.
Elisabetta Sergi neé Mittiga, just
after her arrival in Australia, writes a letter to her cousin Elisabetta Gliozzi,
also neé Mittiga, and mother of two priests (don Ciccillo and don Ernesto). Her
daughter Francesca also adds a sheet with a message for Iolanda Gliozzi. In
their works it is evident the bewilderment of being in a foreign land after a
long trip, away from dear ones and friends. These letters were posted on the
blog in February 1919. https://iloveplati.blogspot.com/2019/02/bella-australia-di-vivian-naefe-2012.html
In National Archives of Australia in
which I have found a lot of records, including dates of arrival of the men and
their families, I could not find internment records of the Calabrò men, nor
that of Giuseppe Sergi.
Other information, confirming what
Mick told me, was found on the site of New South Wales Parliament where the
youngest of the brothers, Francesco, was an elected MP for nearly 18 years,
being also the first Parliament member in Australia born in Italy.
Even though the Calabrò brothers had
lost everything during their internment years, they started a bus company in
Sydney suburbs at the end of 1948 which, as mentioned above, was prosperous.
The Calabrò brothers are deceased and so are their wives except Rosina, wife of
Beppe (Battesimo) who is still alive and resides in a nursing home in Sydney.
The sentence that the Calabrò
brothers had printed on their mother’s grave (she died in 1971) is a moving
description of the voyage of migrant children: “You gave us the lymph of life;
then, clinging to your skirts, you bore
us to a new world and to learn the joys and the illusions of life.”
Nella foto in apertura un fotogramma da Amarcord (1973) di Federico Fellini, segue il transatlantico Viminale (1925 - 1943) in una immagine d'epoca. Al centro l'on. Francesco (Frank) Calabrò (1925 - 2011).
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