Il caso di Platì richiede altre soluzioni e tutti devono essere
chiamati a fare fino in fondo la propria parte.
Il partito politico, il sindacato, lo Stato nelle sue diverse
articolazioni (Comune, Regione, Provincia, Ministeri, dell'Interno, della
Giustizia, ma anche, per non dire soprattutto, economici, dei LL.PP., delle
PP.SS., dell'Agricoltura. . .).
E da tutti deve partire una vera autocritica e un profonda esame di
coscienza, senza sicumera, ma con onestà ed umiltà.
Per fare qualche esempio:
- La Regione Calabria non avrebbe nulla da dire in merito al modo come
ha operato ed ha raccordato la sua iniziativa e gestione a questa realtà? Non
c'entra nulla con il clientelismo?
- Il Ministero dei Lavori Pubblici e la direzione dell'ANAS, non
avrebbero da dare qualche spiegazione (faccio qualche riferimento specifico)
per la strada 112 che collega o meglio dovrebbe collegare lo Jonio ed il
Tirreno, unica arteria che attraversa Platì e che, distrutta dall’alluvione del
1951, a tutt'oggi (a quaranta anni esatti!) non è ripristinata?
- Il Ministero dell'Agricoltura è l’assessorato regionale non avrebbero
nulla da rimproverarsi circa il modo di raccordarsi ai sistemi economici
calabresi delle “zone interne”?
- Il Ministero dell'Industria, o che so io della Partecipazioni Statali
o la Regione non avrebbero nulla da raccontarci sul fatto che l'unica fabbrica
di lavorazione del legno, la ex Primerano, a pochi km, boccheggia da tempo,
quasi chiusa, e che nessuna fabbrica, neanche una fabbrica di bulloni, o di
ceramiche o di altro genere, nell'Italia, grande potenza industriale, è stata
da queste parti costruita?
Il cahier de dolèances potrebbe continuare...
Voglio dire che se si ha una visione d’assieme della situazione è
possibile affrontare positivamente e seriamente i problemi, compreso quello delle
elezioni del Consiglio Comunale. ln questi termini credo che la gente di Platì
saluterebbe con compiacimento le disponibilità di candidatura, anche quelle
provenienti dalla lontana Teramo.
In questa logica avanzo una proposta concreta al vice presidente
Rhodio: nel mese prossimo di ottobre ricorre il 40° anniversario dell'alluvione
che ha colpito, con la Calabria, questa zona. Per citare un dato drammatico e
triste, ricordo che a Platì ci sono stati 17 morti! Ed altrettanti morti nella
vicina Natile di Careri. Cogliamo l’occasione per organizzare a Platì, con la
presenza di tutto il governo regionale, una delegazione di quello nazionale, i
Partiti, i Sindacati per un esame approfondito. Potrebbe essere una occasione
di grande rilevanza per esaminare, vedere, propone, ascoltare la gente, spesso
etichettata, di Platì e tentare assieme la vita per uscire dal tunnel del
degrado, dell’imbarbarimento, della criminalità. Non riguarderebbe un caso
particolare, isolato. Potrebbe servire per tanti casi Platì: S. Luca, Africo,
Careri, Benestare, Canolo, S. Ilario, Bruzzano...
O si capisce, secondo me, che all'interno della questione meridionale,
c'è una questione calabrese, ed all'interno di questa un caso Platì, S. Luca...
“zone interne”, caratterizzate da un impressionante degrado, che investe tutti
i settori e provoca sciagure sconvolgenti o non si esce dal vicolo cieco in cui
si è cacciati; non si arresta il rischio di precipitare nel baratro di non
ritorno. Capire per operare non a livello di facciata, con le facili
criminalizzazioni, con la spettacolarizzazione, con i processi sommari e
polveroni, con i teoremi di maniera astrusi ed inconcludenti, che non servono
neanche alla carriera degli artefici.
Affrontare la situazione con gli slogan dell'antimafia, significa
portare avanti una strategia perdente, come i fatti dimostrano. Significa non
capire che, per dirla con un grande storico siciliano, Francesco Renda “la
mafia è un problema, non il problema del Mezzogiorno” e quindi Platì. “Un
partito che riduce la realtà meridionale - dice Renda - alla sola questione
criminale commette un doppio errore. Un errore di analisi, e un errore
politico. E questo ammonimento lo volge al suo Ex PCI su “L’Unità”.
Su questa proposta d’incontro si è già cercati di avviare un certo
lavoro. Si è sollecitato l’apporto prezioso di una alta istituzione, come
quella della chiesa; ed abbiamo già intravisto la disponibilità e la
sensibilità spiccata del vescovo di Locri, mons. Ciliberti. Non sarebbe questo e
non vorrebbe essere un incontro per una ammucchiata elettorale, né per un
accordo di gestione della miseria, di un meschino potere locale.
Credo si contribuirebbe seriamente a rendere un servizio alle
istituzioni, alla democrazia, alle popolazioni, alla stessa unità politica del
Paese, alla sua concordia e comprensione, arrestando separatismo, di chiusura
nel gretto localismo, nel barbaro egoismo.
Altre soluzioni saranno pannicelli caldi e Platì potrebbe avere seguito
e conseguenze disastrose per le istituzioni democratiche, in tanti comuni, non
solo occupati dalla mafia, ma dalla sfiducia, dalla disperazione, dal
sottosviluppo, dal degrado.
E chissà che con l’incontro non potrebbero venire fuori idee,
indicazioni, fatti, speranze e scrivere, così, una nuova, bella pagina per la
storia, la giustizia, la democrazia, lo sviluppo.
FRANCESCO CATANZARITI
Foto e testo
IL
GIORNALE DI CALABRIA QUOTIDIANO REGIONALE D’INFORMAZIONE -Anno XXIX – N. 208 Sabato 28 settembre 1991
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