Squarci e voragini
E soprattutto c’era Badolato, vista
proprio il giorno avanti a Platì, Badolato letteralmente squarciata dalle
frane, ché il monte che gli sta sotto, già sfaldato nelle sue interne
stratificazioni dal secolare lavoro delle erosioni, si aperse sul fianco,
facendo una sola vittima per la prudenziale decisione del giovane sindaco
Tolotta, il quale ordinò che, sotto la pioggia torrenziale, l’intera
popolazione si disperdesse nei campi: e anche di là parlava lo spettacolo di intere
contrade in rovina, quasi colpite da un bombardamento, e dove si passa tra mura
crollate, su strade piene ogni tratto di
squarci e voragini, girando angoli di case che hanno subito strane
torsioni, quasi si fossero girate su se stesse tanto che gira l’amara storiella
di quei due vicini che da anni litigavano perché uno aveva abusivamente aperta
una finestra sulla proprietà dell’altro, e che ora hanno fatta la pace, perché
spostandosi la casa, la finestra ha cambiato direzione. E anche qui dei
cinquemila abitanti, millecinquecento sono rimasti senza tetto, e si
accatastano sugli altri. In questi giorni l’on. De Gasperi ha appunto inaugurato
alla Marina di Badolato i primi ottanta alloggi che permetteranno di metterne a
posto quattrocento.
Adesso forse è più facile capire
perché quella sera, arrivando sul Corso a Reggio, io avevo avuto l’impressione
di piombare in un altro mondo. E da allora questa è la domanda che ancora mi
porto dentro “Riusciremo mai a mettere queste case insieme?”, riusciremo mai a
mettere insieme l’Italia di Platì e l’Italia delle luci al neon? L’Italia
borghese e cosmopolita e l’Italia della fame congenita? E se non riusciamo a
metterle insieme, che cosa faremo?
Filippo Sacchi La Nuova Stampa, 28 marzo 1952
Nota. Mi sembrano del tutto appropriate le domande che si poneva Filippo Sacchi 67 anni addietro con i recenti exploits che hanno coinvolto il paese, ma non i paesani. Forse è svanito pure il vizio della speranza!
La foto deriva da qui:
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