LETTERE E INTERVENTI
Quotidiano del Sud
23 ottobre 2016
Risponde
Annarosa
Macrì
Francesco Perri e il fascismo
Un motivo per riscoprirlo
A uno scrittore non si deve chiedere di essere un martire (e Francesco
Perri lo fu!), ma di entrare con le sue parole nei chiaroscuri delle vicende
umane e di illuminarle, e Francesco Perri Io fece! Questo scrittore cosi
elegante, così calabrese e “italiano", non amato, va detto, da Gramsci, ma
considerato da Mario La Cava (fu il primo a parlarne, e una vita fa!) suo
maestro di passione, civile, chiede di
essere ancora letto e studiato.
Anche in questa intervista, nella quale alza un rigoroso staccato, ha
ragione lei, signor Musolino, tra l’arte e la propaganda, ma poi si abbandona a
considerazioni certamente sorprendenti da parte di uno che si è vista la vita
deragliare a causa del regime. Ecco il passo più controverso: “con i libri
fatti su commissione, scrive Perri, non solo non si crea l’arte fascista, ma si
addebita al Fascismo una letteratura pessima, sfiatata, bruttamente retorica,
mentre il Fascismo scrive la sua vera storia sui campi di battaglia, nelle
bonifiche, nelle opere in modo molto più serio e con vera passione … Può darsi,
ed io me lo auguro vivamente, che il clima fascista, questo prepotente
risveglio dell’orgoglio nazionale, questa strenua disciplina, questa esuberanza
espansiva, e il desiderio di sacrificarsi delle nuove generazioni per un ideale
di vita eroica, facciano nascere delle grandi personalità d’artisti, che tutto questo
esprimano”. Cedimento alla cultura fascista? Paura? Ambiguità? Sguardo
distaccato di un intellettuale che guarda ad un periodo storico riuscendo a
prescindere dalle sue passioni e dalle sue sofferenze? Non lo so, so che
I'intervista andava pubblicata e che nulla toglie alla vita e alle opere di
Francesco Perrri. Anzi, aggiunge complessità e voglia di andare a-rileggerlo.
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