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domenica 27 novembre 2016

L'intervista - the director's cut


LETTERE E INTERVENTI
Quotidiano del Sud
23 ottobre 2016
Risponde
Annarosa Macrì

Francesco Perri e il fascismo
Un motivo per riscoprirlo

A uno scrittore non si deve chiedere di essere un martire (e Francesco Perri lo fu!), ma di entrare con le sue parole nei chiaroscuri delle vicende umane e di illuminarle, e Francesco Perri Io fece! Questo scrittore cosi elegante, così calabrese e “italiano", non amato, va detto, da Gramsci, ma considerato da Mario La Cava (fu il primo a parlarne, e una vita fa!) suo maestro di passione, civile, chiede  di essere ancora letto e studiato.
Anche in questa intervista, nella quale alza un rigoroso staccato, ha ragione lei, signor Musolino, tra l’arte e la propaganda, ma poi si abbandona a considerazioni certamente sorprendenti da parte di uno che si è vista la vita deragliare a causa del regime. Ecco il passo più controverso: “con i libri fatti su commissione, scrive Perri, non solo non si crea l’arte fascista, ma si addebita al Fascismo una letteratura pessima, sfiatata, bruttamente retorica, mentre il Fascismo scrive la sua vera storia sui campi di battaglia, nelle bonifiche, nelle opere in modo molto più serio e con vera passione … Può darsi, ed io me lo auguro vivamente, che il clima fascista, questo prepotente risveglio dell’orgoglio nazionale, questa strenua disciplina, questa esuberanza espansiva, e il desiderio di sacrificarsi delle nuove generazioni per un ideale di vita eroica, facciano nascere delle grandi personalità d’artisti, che tutto questo esprimano”. Cedimento alla cultura fascista? Paura? Ambiguità? Sguardo distaccato di un intellettuale che guarda ad un periodo storico riuscendo a prescindere dalle sue passioni e dalle sue sofferenze? Non lo so, so che I'intervista andava pubblicata e che nulla toglie alla vita e alle opere di Francesco Perrri. Anzi, aggiunge complessità e voglia di andare a-rileggerlo.




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