Varcando
la soglia delle 300.000 visualizzazioni queste pagine si affermano come la
prima ed unica guida enciclopedica di e su Platì. Vedo i sorrisi sarcastici di
molti ma sento anche la partecipazione dei più. A quest’ultimi come ai primi un
Grazie sentito.
sabato 13 maggio 2023
Dalla nube alla resistenza [di Danièle Huillet & Jean-Marie Straub - 1979]
mercoledì 10 maggio 2023
The Professor [di Wayne Roberts - 2018]
26 gennaio 1916 –
9 febbraio 2016
A queste brevi note aggiungiamo che con la Signora Concetta arrivarono da Oppido altri due fratelli Francesco e Antonio.
*https://iloveplati.blogspot.com/2013/10/la-recluta-reg-clint-eastwood-1990.html
https://iloveplati.blogspot.com/2016/11/partire-e-un-po-morire-reg-giacinto.html
https://iloveplati.blogspot.com/2018/02/la-strategia-della-lumaca-reg-sergio.html
domenica 30 aprile 2023
Milou a maggio [di Louis Malle - 1990] con il suono IANVA
https://iloveplati.blogspot.com/2012/05/non-solo-chiacchiere-reg-salvatore.html
https://iloveplati.blogspot.com/2012/05/primo-maggio-rosso-reg-chris-marker.html
https://iloveplati.blogspot.com/2014/02/furore-reg-john-ford-1940.html
venerdì 28 aprile 2023
Prigioniero del male [di Willis Goldbeck - 1950]
Piano dello Zillastro, 4- 8 settembre 1943
Da diverse notti dormivano all'addiaccio, sotto un’insistente pioggia che stava cadendo fitta sulle montagne, rendendo viscido il percorso sui tratturi. Dopo tre giorni di dura marcia, i paracadutisti attraversarono l’ultimo tratto che univa Platì a Oppido Mamertina, tallonati senza tregua dal Reggimento New Scotland e dal Reggimento Edmond.
Sul finire di quel terzo giorno il reparto raggiunse il Piano dello Zillastro, e bivaccò nella faggeta Matrogianni, ignari che alle loro spalle i nemici ii avevano preceduti e si erano accampati nello stesso luogo.
All'alba dell'8 settembre, al grido di incitamento del capitano Conati all'attacco Nembo, quattrocento parà italiani contro cinquemila anglo-canadesi si scontrarono senza tregua. Luigi e i suoi compagni combatterono fino all'esaurimento delle munizioni, poi la lotta si tramutò in un corpo a corpo con i nemici.
II capitano Conati cadde prigioniero nelle mani degli alleati. Tra i fanti italiani ci fu un memento di disorientamento, ma il capitano Diaz, subentrato al comando dei paracadutisti e uno dei pochi superstiti del battaglione, prese in mano la situazione e la battaglia prosegui fino all'indomani.
Tuttavia la capitolazione italiana fu definitiva. I superstiti dell’VIII battaglione si ritirarono a Platì, sede del Comando di Reggimento, dove appresero, con sgomento e incredulità, che l’Italia aveva firmato l’armistizio con gli alleati da ormai cinque giorni. Il governo italiano era passato dall'altra parte, senza che loro avessero subodorato nulla!
Luigi fu uno dei pochissimi sopravvissuti della battaglia sullo Zillastro. Ferito al braccio, da cui perdeva sangue copiosamente, aveva perso conoscenza. Una circostanza fortunata. Gli anglo-canadesi lo avevano creduto morto e l’avevano lasciato lì a sanguinare nella faggeta Mastrogianni.
Quando si riprese, il buio ammantava ogni cosa e neanche lo spicchio di luna in un cielo stellato riusciva a penetrare tra il fitto folto degli alberi. Luigi fu travolto da un dolore immane, profondo, che lacerò la sua anima. Avverti un senso di disorientamento che gli annebbiò la mente, la capacità di prendere decisioni.
Che cosa doveva fare, ora? Luigi fu conscio che d'ora in poi la sua salvezza dipendeva dalla capacità di fuggire tra quei monti ostili e non farsi catturare dai nemici.
Abbozzò un piano di fuga. Guardò su in cielo. Tra la Costellazione dell’Orsa Maggiore e Cassiopea individuò la Stella Polare. Cautamente, con il favore del buio e strisciando tra gli alberi, guardandosi continuamente alle spalle, tagliò per il Nord. Doveva raggiungere Platì.
All'alba del mattino successivo, sfinito dalla stanchezza, mentre stava percorrendo l'ultimo tratto del dorsale dell’Aspromonte, in prossimità di Platì, incrociò un contingente della 26° Divisione Panzergranedier, in ritirata verso settentrione. Credendoli amici Luigi diede le sue credenziali, ma la loro immediata reazione lo lasciò perplesso.
I tedeschi, rabbiosi e infuriati, gli puntarono contro i fucili. «Traditore.» Senti dire da uno dei soldati tedeschi, il viso contorto da un’espressione di evidente disprezzo misto a odio. Luigi trasecolò. Non aveva la minima idea di cosa parlasse quel tedesco.
Una sottile forma cli paura e terrore serpeggiò dentro cli lui. Per la prima volta nella sua vita sperimentò sulla propria pelle l’umiliazione, l’insulto, la denigrazione, ma nulla, tuttavia, a confronto cli quello che avrebbe provato negli anni a venire.
La Divisione Tedesca marciò per giorni, fino a ricongiungersi con altri contingenti verso Taranto. Da qui Luigi fu caricato su un carro bestiame, pigiato, schiacciato insieme con altri deportati italiani rastrellati in vari campi di battaglia.
Per Luigi iniziò una lunga, lenta e penosa marcia verso le terre fredde. Un calvario che durò trenta giorni, dove molti suoi connazionali persero ignominiosamente la vita per inedia. Il carro merci sostò in diverse località, anche per giorni interi. Ai deportati fu negata ogni parvenza di dignità umana, privati di cibo e acqua, senza alcuna possibilità di respirare aria fresca o di espletare i propri bisogni fisiologici.
A fine settembre la tradotta tedesca giunse nel primo campo di smistamento. Qui, nel Durchgangslagen-Dulag, il fante Luigi Colinni perse la sua identità. Fu schedato e identificato con il numero 54367. Poi i prigionieri furono fatti risalire nuovamente sui carri merci, smistati verso i campi di internamento dislocati nei territori occupati dalla Germania, Francia e Polonia.
Ai primi di ottobre Luigi giunse nello Stalag III (Kriegsgefangenfager), situato ad Alt Drewizt, quartiere periferico di Kustrin a cento chilometri da Berlino, dove gli fu riferito, non senza una nota di disprezzo, che era un IMI, acronimo di Itaiianesche Militar Internierte. Su richiesta del Fuhrer, Keitel, capo del comando supremo della Wermacht, i prigionieri italiani sarebbero stati considerati, da quel momento in poi, internati militari italiani e privati, dunque, dei diritti sanciti dalla Convenzione di Ginevra del 1929. E pure con il beneplacito di Mussolini.
Tuttavia venne offerto loro una via d'uscita. Alcuni giorni dopo il suo arrivo al campo, Luigi, insieme ad altri prigionieri, fu convocato da un certo Anfuso, ambasciatore italiano di Berlino, per conto cli Mussolini. Gli fu chiesto di arruolarsi nell’esercito della nascente Repubblica di Salò, in cambio di cibo e di uno stipendio. L'offerta era allettante.
Luigi fu tentato dalla prospettiva di poter uscire incolume da quel luogo orribile, di ritornare dalla sua Anna, la sua ancora di salvezza, terraferma stabile in cui ormeggiare la barca e tenerla lontana dalle onde trascinanti della follia e dalle brutture di quel lager. Poi il suo pensiero corse ai suoi amici cli battaglia, uccisi sul Piano dello Zillastro.
No, meglio rifiutare l’ignominia, l’infamia; meglio morire che essere disprezzato per codardia, meglio la fame, il freddo, i pidocchi, che tradire i suoi connazionali deportati insieme con lui in quello che era l'ultimo pesto dimenticato da Dio.
Il suo rifiuto gli costò le peggiori umiliazioni. Le guardie tedesche non posero limite alia crudeltà, alle perversità, alle torture. Gli appelli, le Appellplatz, del mattino e della sera erano massacranti. In piedi per ore, sotto la pioggia, le gelide sterzate del vento e la fitta neve, i prigionieri tremavano al freddo gelido. E la paura. Si insinuava nelle viscere, quando un medico tedesco decretava la fine di una vita. Guai a chi cadeva sette il brutto tiro della malattia, guai a chi si rivelava poco produttivo nel campo di lavoro, guai a chi rallentava la produzione! E allora l'essere bollato come inabile al lavoro, era una sicura condanna a morte.
Due mesi dopo Luigi fu mandate in un Arbeftskommando, nei pressi di Berlino, e utilizzato nello sgombero delle macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti delle truppe alleate. Luigi divenne uno dei tanti invisibili sklaven di Hitler, uno stucken, une schiavo, partorito dall‘idea del machiavellico Spazt, primo Ministro degli Armamenti, che propose l’utilizzo della manodopera degli internati italiani nelle industrie belliche a costo zero. Successivamente Luigi fu trasferito in una fabbrica belligerante e costretto a lavorare dodici, quattordici ore, ininterrottamente, frustrato, dalle crudeli SS, con inaudita violenza a ogni cenno di stanchezza. E il tutto per una ridicola e offensiva carta moneta, la Kriegsgefangeneng Lagergeld, che era buona solo per uno scambio di merce inutile spendibile all’interno del campo. Lo scambio di merce inutile spendibile all’interno del campo. Le razioni del cibo, ridotte al minimo, non erano che una sporca brodaglia con qualche rimasuglio di rapa marcia.
«Tieni, falla durare almeno una settimana!» Sbraitava il sorvegliante con una grassa risata, lanciando quello che sembrava essere un tozzo di pane raffermo e ammuffito.
Era quello che i tedeschi definivano la strategia di annientamento dell’essere umano, fortemente auspicata da Hitler.
Ben presto il processo di annullamento colpi inesorabilmente e senza pietà Luigi Colinni, che diventò l’ombra di sé stesso.
Patrizia Orato, La notte dei sospetti, 2018
mercoledì 26 aprile 2023
sabato 22 aprile 2023
Fiori di zucca [di Stefano Pomilia - 1988]
Il primo settembre 2013 di buon mattino, intorno alle sei, sono alla stazione centrale pronta, alla primissima esperienza da pendolare, a raggiungere la mia nuova scede di lavoro, Platì un piccolo paese della nostra provincia distante novanta chilometri da Reggio.
È una giornata particolarmente calda, prendo posto in un vagone ancora completamente deserto, i finestrini sono tutti abbassati, l’odore penetrante di treno mi riporta indietro nel tempo, ai miei lunghissimi viaggi verso Venezia, e mi perdo nei ricordi.
Al fischio del capotreno “Tutti in carrozza, si parte!” l’ambiente comincia ad animarsi, ed io mi lascio andare ad un’emozione nuova, quella di disegnare, fantasticandola, la vita dei miei compagni di viaggio, persone mai viste prima e nella mia mente si aprono come in un film pagine avventurose, appassionate, misteriose, enigmatiche, burlesche che mi accompagnano a tratti per quasi tutto il viaggio, fino a quando i miei occhi vengono improvvisamente abbagliati dal sole che salendo dai monti si tuffa con riflessi dorati nelle calme onde del mare. Un viaggio breve, fantastico, molto affascinante!
Alla stazione di Bianco, ad aspettarmi il mio professore, una persona particolarmente garbata.
Attraversiamo in macchina una lunga vallata e strade contorte e ripide che tagliano estese colline e monti sommersi da una lussureggiante vegetazione fino ad arrivare in paese, dopo circa un quarto d’ora.
Platì è un piccolo borgo, sembra isolato dal resto del mondo, ben nascosto, perfettamente mimetizzato col rigoglioso e selvaggio verde dell’Aspromonte, una località purtroppo ben nota per la presenza di famiglie tra le più potenti al mondo della ’ndrangheta.
La scuola è un piccolo, sobrio e ben pulito edificio, il cui ingresso principale dà proprio sull’unica strada che attraversa tutto il paese, mentre il cortile con l’ingresso degli alunni è situato nella zona retrostante.
Al mio arrivo, sono immediatamente accolta da un’atmosfera semplice e particolarmente familiare. I docenti, in massima parte molto giovani, mi vengono incontro con sorrisi raggianti che mi tranquillizzano e mi fanno subito capire la smisurata voglia che hanno di scendere in campo finalmente per cambiare, rinnovandola e migliorandola, l’azione didattica, in una scuola che negli ultimi periodi era rimasta solo a guardare, limitandosi all’essenziale.
Mi fermo molte volte a pranzare con loro e tutto il personale fa a gara per prepararmi piatti prelibati e gustosi. Non dimenticherò mai le frittelle di fiori di zucca della mia carissima assistente di segreteria.
Gli uffici funzionano molto bene per la presenza degli assistenti e del Direttore Amministrativo, tutti non solo molto professionali ma anche bravissime persone.
Viaggio in treno per circa due mesi, poi sono costretta a utilizzare la macchina. Il viaggio di ritorno era sempre un’incognita. Non sempre riuscivo a trovare un pesto a sedere e poi spessissimo, per guasti alla rete ferroviaria, ero costretta a soste che a volte si protraevano per lunghissime, interminabili ore.
Il viaggio in macchia. mi rende più autonoma e libera negli spostamenti, ma poi mi rilassa moltissimo. Accendo la radio ed io che amo cantare, non la smetto se non quando arrivo a scuola.
In un ambiente sereno e fortemente collaborativo anche con le famiglie, il lavoro che è stato sicuramente molto impegnativo, consente alla fine a tutti quanti noi di raccogliere con grande soddisfazione e tantissimo orgoglio risultati importanti e significativi in ogni settore dell’attività scolastica.
Indimenticabile il giorno in cui riusciamo tutti assieme, col nostro presepio vivente a riempire ogni angolo, ogni piccola parte del paese, ricostruendo, con minuziosa attenzione e curandone ogni minimo particolare, le antiche botteghe artigiane. Un intero paese si sente fortemente coinvolto, una comunità fatta di gente semplice che non si tira mai indietro e fa di tutto per non deluderti. Tra quella gente, in quei posti, ho la sensazione di vivere la vera essenza, il vero significato del Natale, non mi era mai accaduto prima di provare emozioni così profonde. […]
Emilia Occhiuto, La casa delle storie, 2021
mercoledì 19 aprile 2023
Gioventù bruciata [di Nicholas Ray - 1955]
1-Toto Delfino
2-Pino Prochilo
3 Zappia Pasquale
4-Spadaro Mario
5-Romeo Umberto
6-Zappia Rosario
7-Delfino Francesco
8-Zappia Rosario
9-Renato Castorina
10-Zappia Filippo
11-Prochilo Virgilio
lunedì 17 aprile 2023
La storia infinita
1 - Le due strade
https://iloveplati.blogspot.com/2021/12/le-due-strade-di-ws-van-dyke-1934.html
2 – I volontari
https://iloveplati.blogspot.com/2021/11/i-volontari-di-domenico-costanzo-1998.html
3 – Strada sbarrata
https://iloveplati.blogspot.com/2017/01/strada-sbarrata-reg-william-wyler-1937.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/01/strada-sbarrata-chi-va-piano-va-sano-e.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/02/strada-sbarrata-ovvero-contestazione.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/02/strada-sbarrata-il-mattatoio-degli.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/02/strada-sbarrata-cade-in-scilla-chi.html
4 - L’inchiesta, ovvero - Le strade si collaudano con il
sedere
https://iloveplati.blogspot.com/2016/11/linchiesta-le-strade-si-collaudano-con.html
5 – La storia infinita
https://iloveplati.blogspot.com/2016/02/la-storia-infinita-reg-wolfgang.html
domenica 16 aprile 2023
Road to perdition [di Sam Mendes - 2002] or to nowhere
In questa provincia [1.a Calabria Ulteriore] i bisogni economici si legano tutti ad uno come al principalissimo, col quale tutti, o quasi tutti gli altri, che sono pur moltissimi, ànno intima attinenza; e la satisfazione dell'uno apporterebbe quella degli altri. Questo consiste nelle vie di comunicazioni, le quali mancano quasi del tutto, e quelle poche che sono (circa 80 chilometri), perché non circolano, sono mezzo inutili. Con esse vie s'intende: 1.º congiungere questa estrema provincia con la limite del suo lato settentrionale pel quale confina - 2.º congiungere le due marine del Ionio e del Tirreno — 3.º congiungere comune con comune. […] Così il comune di Bovalino con decisione decurionale del 26 dicembre 1860, seduta numero 180, proponeva la costruzione di una strada che passasse dalla marina di Bovalino per Benistare, Platì, Cirella presso Careri e Natile (a sinistra), traversando l’Appennino e scendendo per Molochio, e quindi congiungendosi con la costrutta traversa da Gioia a Cittanova.
Atti del R. Istituto d'Incoraggiamento di Napoli,
Tomo XI, 1863
venerdì 14 aprile 2023
HEIMAT [di Edgar Reitz - 1984]
I narratori platiesi che ha voluto includere in questo piccola antologia sono le emergenze visibili, quelle che nell’arco di quasi centocinquant’anni hanno trovato spazio sulla carta stampata, con questi o con altri scritti. Ma nei livelli sottostanti, profondi, quello che li tiene in alto, che li sorregge con la sua massa gigantesca è quel racconto corale di un paese che l’autore-curatore ci ha restituito negli anni passati. La Heimat di Mittiga è Platì, direbbe Luigi, utilizzando quel corto circuito tra cinema e vita, tra cinema e memoria attorno a cui ha costruito I love Platì, la sua opera precedente. In quel libro, come nella pagina Facebook dallo stesso nome, e come ancora prima nel blog Da Platì a Ciurrame c’è una vita collettiva che pulsa e brulica, in grado di recuperare le tracce della scrittura e di restituire la dignità di personaggi a quelle persone che, per dirla con lo storico Georges Rudé, potremmo pensare che “non abbiano lasciato dietro di sé che le lapidi e i figli”. E invece! Invece hanno lasciato lettere e poesie, atti giudiziari e atti notarili, memorie, genealogie, fantasie, narrazioni che hanno consentito al loro innamorato cultore di farne le tessere di un puzzle di vita; di mostrare “quante cose si possono vedere succedere quando apparentemente non succede nulla”, per citare un altro grande storico, Giovanni Levi. […]
Dal teaser di Ida Fazio per Voci da Platì Nove narratori e ventitré racconti dal 1878 ad oggi, Leonida Edizioni, 2022