Alcune fotografie che Francesco
di Raimondo mi ha posato ai piedi dell’albero quest’ultimo Natale, appartengono
all’archivio personale dell’onorevole Franesco Catanzariti, mi hanno migrato la
mente ad un periodo storico e agli avvenimenti che ne sono scaturiti; gli
stessi hanno fatto presa anche tra i braccianti agricoli ed i disoccupati di
Platì.
Parlo delle rivolte contadine e dell’occupazione delle terre che
sconvolsero il meridione italico nell’immediato dopoguerra con le conseguenti
stragi. La più ricordata è quella di Portella delle Ginestre; più vicino a
Platì, quella di Melissa, nel crotonese, dove rimasero nella polvere una donna
e due uomini: la mano che colpiva la conoscete.
E’ vero che gli episodi di Platì furono del tutto marginali ed
accaddero qualche tempo dopo. Ci si limitò soltanto a far sfilare i braccianti,
alle volte accompagnati dal bestiame allevato.
Nella città dello Stretto in anni recenti ebbi modo di conoscere e
stringere amicizia con il professor Emanuele Conti che negli anni sopra citati
ebbe modo di percorrere le strade del reggino, in qualità di organizzatore
politico, arrivando a Platì dove conobbe e collaborò con l’onorevole
Catanzariti, ancora oggi l’unico parlamentare con i natali platioti.
Quanto accadde a Platì e nei paesi a lui vicini non portò a nulla. I
braccianti ed i disoccupati rimasero tali ed alla fine i più vecchi brigarono
per il riconoscimento della pensione d’invalidità mentre i giovani presero il
treno a Bovalino Marina per Corsico-Buccinasco.
A ricordo di quel poco che accadde nacquero le feste dell’Unità come le gite e la banda che
intonava Bandiera rossa il Primo
Maggio per le vie paesane.
Chi rimase e continuò a lavorare sotto padrone divenne, giustamente,proprietario, a causa di un nuovo tipo di strage che non
risparmiò, questa volta, chi possedeva le terre: l’università e la conseguente
carriera professionale. Ma questo è un altro film.
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