"... i ricordi d'infanzia sono plasticamente visivi, anche in quelle persone i cui ricordi ulteriori mancano dell'elemento visivo". Sigmund Freud
I
miei ricordi d’infanzia non sono legati strettamente allo zio Francesco che
certamente conobbi, troppo piccola per ricordarlo, ma alla sua famiglia,
specialmente a due delle sue figlie: Lisa (Elisabetta) che era la maestra di
cucito di mia zia Lisa, e Marietta che aveva una figlia della mia età, nata con
un grave handicap. Di Marietta ricordo il volto da madre dolente anche quando
sorrideva. Conservo ancora un’immagine: un lungo tavolo in una stanza da pranzo
usata anche come stanza da cucito con le due Lisa, maestra ed allieva, sedute
alla macchina da cucire, e Marietta che imboccava una ragazzina di sei anni
seduta in un seggiolone mentre sorrideva a me. C’erano altre donne nella
stanza, forse anche la zia Bettina, la loro madre, ma nell’immagine ci sono
solo Marietta e Lisa. È stata forse la prima volta in cui mi sono chiesta il
perché del caso: perché io ero una bambina sana, vivace, cicciottella e rosata
mentre la figlia di Marietta doveva essere imboccata dalla madre? Un senso di
colpa si insinuò in me, lo vissi come un’estrema timidezza. Per fortuna allora
gli adulti oltre a fare una carezza, offrire un sorriso ed un dolce, poco si
interrogavano sugli stati d’animo dei bambini e li mandavano fuori a giocare
con gli altri. Lo zio Francesco doveva
essere deceduto forse da un anno perché le figlie indossavano il lutto. Se ne
era andato a 71 anni, lasciando l’ultimo figlio appena tredicenne.
Il ricordo di Attilio:
“Papà, come si vede dalla foto, era elegante,
considerando tempo e luogo. È una foto degli anni Cinquanta, lui è morto l'11
febbraio '58. Sicuramente era un uomo che apprezzava i piaceri della vita, tra
questi il mangiare e il vestire bene. Ho impressi nella memoria i suoi cappelli
che indossava malgrado i folti capelli. Era comunque un uomo saggio e
dispensava consigli a noi figli e anche a chi frequentava abitualmente. Sapeva
essere diplomatico, riuscendo a gestire la varietà di caratteri e ceti sociali
degli abitanti del paese e dei dintorni che, per lavoro, frequentava. Era
rigoroso con noi nell'educarci al rispetto e all'onestà. Ricordo che diceva:
"ai soldi degli altri dovete dare del Voi, ai vostri date pure del
tu". Purtroppo, negli ultimi anni ha attraversato problemi economici
e di salute. Nonostante l'asma che lo ha condotto alla morte, ha fumato sino
alla fine. A noi figli ha saputo dare buona educazione insegnandoci la dignità
e l’etica del lavoro, dando un mestiere a tutti. Marietta era la prima delle
figlie femmine e presto imparò a fare la sarta da donna Concettina, moglie di
Rocco Barbaro. Caterina (Rina o Cata alternativamente) era la più
"folle": simpatica, espansiva, dalla battuta facile, faceva la
ricamatrice come pure Franca che, in più, lavorava benissimo
all'uncinetto. Franca insieme a Rina erano bravissime ai fornelli (leggi
fornacetta). Elisa pure faceva la sarta e confezionava gli abiti per sé e per
le altre sorelle. Devo dire che anche loro vestivano bene. Tranne Franca, che
fu la prima a lasciarci, tutte le sorelle si sposarono ed ebbero figli.” (continua)
ROSALBA PERRI & ATTILIO CARUSO
ROSALBA PERRI & ATTILIO CARUSO
NOTE
- La foto di Francesco Caruso, come quella di Lisa, Marietta e Rina sono di Attilio che le ha gentilmente concesse per questa occasione.
- La foto dell'uscita in processione della Madonna appartiene agli eredi di Mimì "Colonnello" Fera.
- Le registrazioni musicali sono mie: la prima in Platì negli anni '90, il Passu Cantandu è un "live in ciurr...."con suonatori locali.
la prima registrazione dà i brividi
RispondiEliminaAttilio Caruso
RispondiEliminaMi complimento con Rosalba Perri per l'impegno e la sagacia adottati in questo lavoro di ricerca che, oltre ad emozionarmi e commuovermi, mi ha riaperto la mente sopra un immenso panorama di ricordi, riportandomi ai miei anni trascorsi a Plati', scatenando una bella tempesta nella mia mente. Grazie anche a Gino, Blogger infaticabile e creativo. Un forte abbraccio a tutti.