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venerdì 12 maggio 2017

In Calabria - Bruzio Glorioso



Quando e perché il Bruzio cominciò ad essere chiamato Calabria

Alcuni storici affermano che i Greci, quando le città principali dell'antica Calabria furono occupate da Romualdo, duca di Benevento, abbiano trasferito il nome della provincia perduta al Bruzio che ancora ad essi restava soggetto. E questa tendenza dei superbi, per quanto inetti, bizantini, si vede chiara dal fatto che restrinsero a poco a poco anche il nome di « Romagna ›› ossia terra dei Romani, all'esarcato che sempre più si andava assottigliando, ma che, nel loro sciocco orgoglio, formava la loro eredità dell'impero occidentale; ed ugualmente diedero il nome di « Sicilia » poi, al tempo dei Normanni, detta « Sicilia cismarina » all' Italia meridionale, quando fu conquistata dagli Arabi l’isola di tal nome; (donde in seguito la denominazione di regno delle due Sicilie) - e similmente in seguito chiamarono Romania la provincia d’oriente che più a lungo continuò a re- star loro soggetta. Ma del tempo preciso in cui per il Bruzio un tale cambiamento di nome sia avvenuto nessuno sa dirci: poiché quegli stessi, che affermano che un tale cambiamento sia stato fatto con gran pompa per un’ordinanza imperiale, fanno vedere la loro esitanza e il dubbio della propria opinione, dicendo che probabilmente quell'ordinanza non aveva data.
Osservo però che tra le firme dei vescovi che, nel Concilio romano, sottoscrivono l'epistola sinodica di papa S. Agatone agli Augusti imperatori d'oriente, per celebrazione del VI Concilio ecumenico, terzo di Costantinopoli, in data del 680, si trovavano anche le firme dei vescovi delle nostre regioni e il nome della provincia a cui essi appartengono. Ma dalle sottoscrizioni pare che quei vescovi non sappiano neppur essi a qual provincia appartengono; cosa certamente impossibile se quel cambiamento di nome fosse avvenuto solennemente per un ordine imperiale. Le sottoscrizioni infatti sono tali che, dei nove vescovi del Bruzio, cinque si dicono della Provincia di Calabria, cioè ; Stefano di Locri, Teofane di Turio, Gregorio di Taureana, Teodoro di Tropea, e Crescente di Vibona - e quattro si di- cono della provincia dei Bruzii, cioè: Giuliano di Cosenza, Abondazio di Tempsa, Pietro di Crotone, e Paolo di Squillace. Mentre dall'altra parte, dei vescovi della penisola Salentina, Giovanni di Otranto si sottoscrive della provincia dei Bruzii, e Germano di Taranto, della provincia di Calabria.
E mentre l occupazione del Duca Romualdo avvenne nel 675, ecco, appena cinque anni più tardi, una tale promiscuità di nomi nelle due provincie che gli stessi vescovi non sanno quale sia il nome di quella a cui essi appartengono; manifesto che il cambiamento di nome non era avvenuto per un rescritto imperiale.
Io penso invece che i Bizantini, non volendo rassegnarsi alla perdita della Calabria, quando essa fu occupata dal duca Romualdo, continuavano ad eleggere i magistrati che continuarono a mandare in Italia col titolo, ormai vuoto di senso, di governatori di Calabria. Ma questi, non potendo più dimorare nell'antica regione, le cui città principali appartenevano al duca di Benevento, cominciarono da quel tempo a risiedere nel Bruzio, ancora sotto la dominazione bizantina, pur ritenendo il nome di governatori di Calabria, e di qua governando il Bruzio e le piccole terre che ancora possedevano nell'antica Calabria. Quando però si cominciarono ad accorgere che il solo titolo poco valeva, giacché il duca Romualdo aveva ben fermato il piede nell'antica loro provincia, cominciarono a chiamare indifferentemente Bruzio o Calabria tutte le terre da loro dipendenti nel mezzogiorno d'Italia, quindi tanto l'antico Bruzio quanto le poche terre che ancora ad essi restavano soggette nella penisola Salentina. Si riferirebbe cosi a questo tempo la lettera sinodica di papa Agatone, da cui si vede che i vescovi non sanno quale sia il vero nome della provincia a cui essi appartengono; e la ragione sarebbe l’indifferente promiscuità dei due nomi, dati in quel tempo, si all’una che all'altra provincia. In seguito però il nome dei governatori passò a poco poco, ma definitivamente, alla regione da essi amministrata: e mentre il Bruzio mutava, quasi insensibilmente, il suo nome in quello di Calabria, nella penisola Salentina si estendeva da Nord a Sud il nome di Apulia (Puglia).
È vero che anche dopo la fine del secolo settimo si continua a trovare testimonianze col nome di Bruzio: non ultima fra le quali la ripartizione geografica dell’ltalia, fatta da Paolo diacono verso il primo decennio del secolo IX, quantunque l’antico nome si trovi in essa corrotto in « Briccia » segno manifesto che quel nome non si pronunziava più; - ma è piuttosto l’ostentazione di un ricordo storico, anziché il vero nome della provincia in quel secolo. Appunto come facciamo ancor noi quando chiamiamo Bruzio e Magna Grecia la nostra terra; o come i nostri vecchi, i quali, per abitudine contratta, continuano a dire ancora « Calabria citra « e « Calabria ultra ›› mentre noi intendiamo invece soltanto i termini geografici di Provincia di Reggio, di Catanzaro, di Cosenza. E tante sono le testimonianze, anche anteriori ai tempi di Paolo diacono, che non se ne può più dubitare. Senza pero che io mi dilunghi per questo in vane citazioni, chi ne avesse voglia veda il Morisani.
Questo in quanto al tempo.
E la causa d’un tale cambiamento di nome? Io penso che la residenza dei governatori bizantini nelle nostre province ne sia stata soltanto la causa occasionale. La causa però intima e sconosciuta, ma causa efficiente io penso che sia stata la vergogna della propria abbiettezza in quel tempo, paragonata alle glorie dell'antichità. E qui cedo interamente la parola al Faccioli. A questo proposito così egli scrive: « Dopo l'annullamento politico delle nazioni italiche la caduta dell' Impero portò seco il cambiamento generale dei loro rispettivi ed antichissimi nomi ; quei nomi che ricordano i fasti, i giorni e di secoli della loro passata grandezza ; nomi dei quali, dopo il medio evo, fu sentito il bisogno di sperdere la memoria, perché i posteri ignorino di qual sangue e di quali padri discendano: e perché anche ignorino di esser dessi nati e di vivere in quel medesimo suolo, sotto quel medesimo cielo, patrie onorate dei loro avi ed illustri per tante grandezze e vittorie.
 La nostra terra, che fu magna pars della Magna Grecia e Bruzio glorioso, quando comincerà ad essere magna e gloriosa Calabria?
 Occhiuto B.
POPSIS, Anno III, fascicolo 1 - 2, 1912



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