PLATI` -- A Platì si è tornati al 1951 quando l'alluvione spazzò via l'intero
paese provocando 17 morti. Due frane di proporzioni immense si sono staccate
dai costoni dell'Aspromonte orientale mettendo a repentaglio la vita dell'intero
centro. Una situazione drammatica che la gente affronta con antico rituale.
Oltre cento famiglie da ieri sera hanno abbandonato le case trovando
rifugio provvisorio presso parenti e amici. Sono gli stessi nomi del 1951 che
una natura avversa spinge verso una nuova diaspora. Si chiamano Romeo,
Catanzariti, Vilardi, Trimboli. Barbaro, Burzomò, Perri, Marando, Violi. gli stessi
nomi che Francesco Perri, Corrado Alvaro e Mario Lacava descrissero nei paesi di
fango e del diluvio. Una situazione insostenibile e drammatica che trova intere
famiglie costrette a ricoveri di emergenza.
Ma veniamo alla cronaca delle ultime ore. La prima frana si è staccata
da contrada Pandefraro con una colata di fango e detriti su un fronte di cento
metri travolgendo fiorenti uliveti e la Statale 112. Un uragano di notte che ha
fatto scappare dal rione XXIV Maggio Saverio Romeo con la moglie e gli otto
piccoli figli assieme con altre famiglie.
Poi, un grido assordante di gente. Dall'altra parte del paese, dal
Vignale, un'altra frana si è abbattuta su un dedalo di case. Altre fughe verso il centro del paese intasato di mezzi
e persone. La Statale 112 è interrotta in diversi punti e diversi nuclei
familiari delle contrade Acone Giacchino, Nefrara e Badia non danno segni di
vita.
Nella tarda serata i carabinieri, al comando del brigadiere Antonino
Marino, hanno tentato di raggiungere a guado le località tagliate fuori dalla fiumara Tre Valloni. Una
presenza continua quella dei carabinieri come nelle epiche tradizioni
dell'Arma. Poi i vigili urbani Rocco Crea e Paolo Scarfò presenti in ogni
evenienza.
Nel tardo pomeriggio è giunto il dott. Mario Gangemi, responsabile
della Protezione civile della Provincia, con il ten. col. Galata, comandante il
Gruppo dei carabinieri di Reggio Calabria, e il cap. Salvi con funzionari del
Genio Civile, dei vigili del fuoco e dei consorzi di bonifica per i primi provvedimenti
di emergenza. In serata è anche giunto il prefetto della provincia dott.
Agatino Neri, assieme agli assessori regionali Piero Battaglia e Guido Laganà.Un
giro per il paese tra visi smarriti con un Aspromonte che slitta sulle argille
marnose del Quaternario verso il mare. Poi una riunione al Comune.
Il sindaco, Mimmo De Maio, ha avuto espressioni sincere di
fiducia verso le istituzioni; ha detto quello che si è fatto e quello che non si è fatto. Interventi frammentari e
settoriali mai inquadrati in una visione unitaria nell`assetto del territorio.
Poi ancora altri come Nicola Sergi, tecnico del Comune, che anni segue
l’evolversi di una situazione senza sblocchi positivi. L'assessore Piero Battaglia
di fronte alla drammaticità della situazione che rischia di cancellare dalla
carta geografica un intero paese, ha parlato un linguaggio non politico ma da
calabrese.
«E' nostro dovere essere qui - ha detto Battaglia - prima di tutto per
salvaguardare le vite umane e poi per intervenire in maniera seria e organica con un piano di bacino
che anticipi la Legge Calabria con
Platì, paese di acqua e di fango”.
Il prefetto della provincia ha detto che il fenomeno è imponente ed ha
raccomandato alla popolazione di affrontare questo momento di emergenza e
delicato con molta serenità. Oggi per Platì inizia un`altra giornata piena di paure.
Le colate di fango potrebbero isolare il paese. Ieri sera si è fatto un primo
bilancio dei danni. Oltre cento abitazioni abbandonate, interi uliveti distrutti,
montagne che scendono a valle trascinando alberi come birilli.
Un'altra pagina amara per la popolazione di Platì.
Antonio Delfino
Gazzetta del Sud venerdì 18 gennaio 1985
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