Sulle cause ed effetti
dell’alluvione
Dicembre 1972 – Gennaio 1973
nel territorio di Platì
Rosario Mittiga
Prima di addentrarmi in una analisi tecnica ed analitica sulle cause
che hanno determinato i danni lamentati durante l’alluvione del dicembre ‘72 e
gennaio ’73 e indicare le azioni da intraprendere per portare a soluzione
questo annoso problema è necessaria una premessa che concerne l’opera che si è
svolta durante l’imperversare delle calamità sia come cittadino residente di
Platì, sia come tecnico incaricato dal Commissario Prefettizio, in carica
durante i tragici avvenimenti, cercando di risolvere, regolare e suggerire, in
caso di necessità, tutti gli opportuni interventi che si rendessero necessari a
prevenire ed eliminare eventuali danni che potessero verificarsi, nel
territorio del Comune, a persone e cose,
a causa delle piogge torrenziali.
Qui si elencano, sia pure in maniera sintetica ma cronologica, i
rilievi, gli interventi e le disposizioni più urgenti adottati.
Ricevuto l’incarico il 23 dicembre del 1972 mi sono adoperato,
nonostante l’inclemenza del tempo, ad effettuare continui sopralluoghi nelle
zone maggiormente interessate comunicando tempestivamente alle autorità
interessate i danni subiti dall’abitato e dall’intero agro di Platì
sollecitando di disporre le opportune opere di soccorso a persone e cose.
Parimenti si procedeva a predisporre un piano di sgombero onde salvaguardare la
privata e pubblica incolumità.
Per quanto attiene al Centro abitato di Platì, dalle ricognizioni
effettuate, si accertava che la fascia periferica delle abitazioni ricadenti
nei Rione Ariella e una schiera di abitazioni poste lungo la via S. Michele del
Carso dello stesso Rione erano minacciate da frane. Lo stesso per quanto
attiene le abitazioni del popoloso Rione Isolato XXIV Maggio posto subito dopo
il ponte sul fiume Ciancio, le abitazioni poste a sinistra ed in testa alla via
Roma,le ubicazioni nel Rione Calvario,, le ubicazioni in località Rocca, parte Sud.
Oltre le minacciate frane, per cause che si è detto in apertura, che
interessano una parte limitata dell’Abitato, la minaccia principale è
costituita dal fiume Ciancio che attraversa l’intero Abitato sorto, a suo
tempo, in zona ai margini dell’alveo.
La temuta minaccia all’abitato delle acque del fiume è da ritenersi
sempre allo stato potenziale in quanto il disastro verificatosi in Platì con
l’alluvione del 1951 è stato determinato dalla piena del fiume Ciancio. A tale
proposito si ricorda che Platì in quella occasione venne sommerso dalle acque e
dai detriti del fiume in piena ed ebbe a lamentare ben diciotto vittime, a
causa di cui, per molti anni, il sinonimo Platì equivaleva ad Alluvione 1951.
Allo stato attuale sebbene siano trascorsi vent’anni dall’evento
calamitoso, la minaccia del ripetersi del fenomeno non è da escludersi in
quanto, fatta eccezione ai lavori di arginatura del fiume, nel tratto
attraversante l’abitato, nella parte a monte non sono state realizzate le
indispensabili opere idrauliche e forestali. Anzi si può dire che le condizioni
a monte siano notevolmente peggiorate e per le numerose frane che hanno
interessato le pendici, manifestatesi periodicamente in oltre un ventennio, e
per il tagli eseguiti, al fine di realizzare la strada di servizio per le opere
di presa dell’acquedotto, che hanno compromesso l’equilibrio di un lungo tratto
del costone in destra.
Lo stesso ponte, facendo parte della strada anzidetta, costruito sul
Ciancio, all’altezza del rione Ariella, potrebbe, data la limitata sezione al
deflusso, costituire un ostacolo al deflusso delle acque, in caso di piena, con
gravi conseguenze per il rione Ariella.
Anche nella parte valliva dello stesso fiume Ciancio e precisamente
all’altezza dei rioni Lacchi e Giambattista, posti sulla S. S. 112 e la sponda
sinistra del fiume ed a una quota quasi a livello d’alveo, la mancanza di
idonee opere di arginatura fanno temere per la sicurezza dei detti rioni.
La situazione è resa più grave dal cono di deiezione del torrente
Sanello, affluente di destra del Ciancio.
E’ da rilevare che durante l’alluvione del 1951 anche questa zona fu
completamente invasa dalle acque fluviali provocando ingenti danni.
Infine sempre nel centro abitato, si è determinato un aggravamento
delle condizioni dio stabilità di numerose abitazioni che per vetustà e
dissesti alle strutture fanno temere per la privata ed pubblica incolumità.
In conseguenza di quanto sopra, tenendo presente l’obiettivo di
garantire, soprattutto, l’incolumità fisica deli abitanti di Platì, si è
ritenuto di sgomberare ben 537 abitazioni nel solo centro abitato con ordinanza
notificata e tante altre verbalmente. Si ritiene che una buona parte di detti
sgomberi dovranno essere mantenuti a carattere permanente.
Gli accertamenti e i sopralluoghi sono stati estesi anche alle
frazioni.
Particolarmente grave è la situazione di Gioppo, Lauro e Senoli, dove è
stato disposto lo sgombero totale e definitivo di tutti i nuclei rurali ivi
esistenti. Dette frazioni rurali si ergono lungo un esteso costone di natura
argillosa in frana, il cui fenomeno potrebbe evolversi come, in atto, si sta
verificando nel costone compreso tra Natile e Careri.
Meno grave è la situazione di Cirella dove due frane minacciano di
interessare le fasce marginali dell’abitato.
Per quanto si è detto ed in aggiunta, rilevate anche le mancate opere
nel vallone Rusa e Arcopallo, costituenti il Due Valloni, nel territorio
Sanello e nel torrente Acone, opere che si sarebbero dovute eseguire sia a
monte che a valle.
Rimane drammatica in tutto il territorio la situazione in agricoltura.
Anche in questa inclemente calamità, come nel 1951, sono ingenti i danni alle
colture e in zootecnia.
Pertanto, appare chiaro che non potrà più essere procrastinata la
realizzazione delle seguenti opere:
-Sistemazione idraulica- forestale del fiume Ciancio.
-Lavori di consolidamento e risanamento dell’abitato di Platì e della
frazione Cirella.
-Realizzazione di un nuovo nucleo urbano che possa accogliere gli
abitanti delle frazioni Gioppo-Lauro-Senoli.
-Sistemazione idraulica-forestale di tutti i torrenti, valloni e
appendici.
Infine è necessario intervenire presso l’ANAS perché sia
definitivamente risolto il problema della viabilità lungo la S. S. 112 rimasta
interrotta dal 1951 al maggio 1972 e nuovamente interrotta con gravissimi danni
e disagi economici a seguito della recente alluvione.
Opportuno segnalare, inoltre, la istituzione di una Commissione Tecnica
altamente qualificata, composta da geologi per esaminare il problema
idrico-forestale a scopo di conoscere la esatta situazione idro-geologica di
tutto il Territorio ed eventualmente porre il problema del trasferimento
dell’intero abitato.
Nota
Questa relazione fornitami gentilmente da Saro Mittiga, col consenso di quest'ultimo, è stata svolta in prosa partendo dall’originale acuta perizia tecnico-scientifico.
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