Mancano pochi giorni alla proclamazione dei vincitori del
primo “Premio Letterario don Ernesto Gliozzi”organizzato dall'Associazione Etno-Culturale Santa Pulinara e rivolto agli studenti dell’Istituto
Comprensivo De Amicis di Platì. In attesa di quell’evento voglio ricordare
ancora una volta la figura dello zio Ernesto.
Per questo ricorro ad un articolo abbastanza esaustivo apparso su America Oggi, quotidiano destinato
alle comunità italiane che vivono negli Stati Uniti.
A Platì solenne
concelebrazione per il 70mo anno di sacerdozio
di don Ernesto Gliozzi
Il 5 dicembre del lontano 1937 il
giovane calabrese riceveva gli ordini sacri
Da lungo tempo ormai don Ernesto Gliozzi non si vedeva con i
paramenti sacri indosso, e, per un prete non cӏ maggior dolore di quello di
non poter dire Messa. Oggi era in procinto di celebrare insieme al Vescovo e a ben sei confratelli nel presbiterato, e in attesa, seduto
su quella sedia a rotelle - suo altare quotidiano - era visibilmente commosso.
Ciò traspariva dagli occhi lucidi e dal viso che si era
tinto di un bel color rosa più acceso del solito.
L’ ampio salone dove trascorre la sua giornata insieme alla
sorella Amalia, che non lo lascia solo nemmeno per un istante, si era riempito fino
all’inverosimile.
Fra tutti, spiccava la figura del Vescovo, Padre Gian Carlo;
quel sensibilissimo Vescovo che in questi anni di sofferenza lo ha sempre confortato
e sostenuto col la sua vicinanza, e che, ahinoi, sta facendo le valigie perché
“promosso” ad una nuova sede. C’erano le Suore, il coro parrocchiale al
completo, oltre, naturalmente, ai familiari (sorella, cognata e nipoti), e
tanta, tanta gente stipata in ogni angolo del salone e del corridoio.
Come non commuoversi, dinanzi a tanti attestati di affetto?
La concelebrazione, animata dal coro guidato da Suor Annalisa,
che ha eseguito canti in italiano, latino (il Pater Noster, particolarmente apprezzato
da don Emesto), e spagnolo, è stata intensa e toccante. Alla fine c'è stato un
momento di fraternità a base di torta e dolciumi.
Quella di oggi è stata per don Ernesto una giornata particolarmente
emozionante. Chissà quante volte è tornato con la mente al cinque dicembre di
settanta anni fa.
Correva l’anno di Grazia 1937, e fu il Vescovo di allora,
Mons. Giovanni Battista Chiappe che lo ordinò sacerdote, qui a Platì, nella
Chiesa di Santa Maria Lauretana. Lo stesso Vescovo che due anni prima, nella
Cattedrale di Gerace, aveva consacrato il fratello maggiore Francesco,
l’indimenticabile “don Ciccillo”.
Famiglia eccezionale quella dei Gliozzi; nel giro di due
anni regalano alla Chiesa ben due sacerdoti! L’ordinazione' di don Ernesto, non
segna, tuttavia, la fine delle vocazioni in famiglia, perché di lì a poco ne
fiorisce una terza.
E' quella di suor Gemma, al secolo, Serafina, che sceglie la
vita consacrata, e, a Roma, nel 1940 veste l’abito delle Suore di Maria di
Monte Calvario.
Da cotanta famiglia cotanto prete!
Nel corso del suo lungo presbiterato, don Ernesto si è distinto
soprattutto per due cose: per l’obbedienza e, perla precisione; pertanto, egli
è stato ed è certo, ” homo obediens et
homo diligens ”.
Obbediente perché ha sempre saputo ascoltare la voce della
Chiesa, (obbedire = ob audire) rendendosi sempre pronto e disponibile a tutti
gli incarichi che gli venivano affidati e che egli ha sempre svolto con zelo,
puntualità e diligenza, ovunque sia stato, ha sempre lasciato l’impronta del
suo genio.
Strenuo difensore dell’ortodossia, è stato prudentissimo e
diligentissimo soprattutto nell’amministrazione dei Sacramenti.
Uomo di leonardesco ingegno, fin dai tempi del seminario, ha
guardato sempre con interesse alle novità della tecnica e della scienza.
Le sue competenze hanno spaziato dal disegno e pittura, all’elettrotecnica,
dalla falegnameria all'elettronica, dalla meccanica alla radiofonia.
E' stato fra i primi sacerdoti della diocesi ad usare il
computer, e lo fece con una disinvoltura impensabile per una persona della sua
età.
Tutto questo e molto di più è stato ed è don Ernesto!
Per questa felice ricorrenza è stato preparato uno
striscione con la scritta:
“Grazie don Ernesto”,
che, dopo visto da don Ernesto, è stato appeso al balcone di casa sua.
Appena lo ha visto ci ha detto: “Avete sbagliato! Non
dovevate scrivere GRAZIE DON ERNESTO, ma
GRAZIE A DIO!”
a cura di Enzo De Biaso
Foto: Toto Callipari
Pubblicato su America OGGI, lunedì 7 gennaio 2008
Nota
Voglio ricordare che in quell'occasione, e senza dire una parola, anche la zia Amalia festeggiava il suo 70mo della Prima Comunione, ricevuta dalle mani dello stesso zio Ernesto.
Gino, ciò che pubblichi diventa un farò acceso contro l'oblio.
RispondiEliminaGino, ciò che pubblichi diventa un faro acceso contro l'oblio.
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