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giovedì 25 maggio 2017

Alleluja! (reg. King Vidor- 1929)

Mancano pochi giorni alla proclamazione dei vincitori del primo “Premio Letterario don Ernesto Gliozzi”organizzato dall'Associazione Etno-Culturale Santa Pulinara e rivolto agli studenti dell’Istituto Comprensivo De Amicis di Platì. In attesa di quell’evento voglio ricordare ancora una volta la figura dello zio Ernesto.  Per questo ricorro ad un articolo abbastanza esaustivo apparso su America Oggi, quotidiano destinato alle comunità italiane che vivono negli Stati Uniti.




A Platì solenne concelebrazione per il 70mo anno di sacerdozio 
di don Ernesto Gliozzi
Il 5 dicembre del lontano 1937 il giovane calabrese riceveva gli ordini sacri
Da lungo tempo ormai don Ernesto Gliozzi non si vedeva con i paramenti sacri indosso, e, per un prete non cӏ maggior dolore di quello di non poter dire Messa. Oggi era in procinto di celebrare insieme al Vescovo e a ben sei confratelli nel presbiterato, e in attesa, seduto su quella sedia a rotelle - suo altare quotidiano - era visibilmente commosso.
Ciò traspariva dagli occhi lucidi e dal viso che si era tinto di un bel color rosa più acceso del solito.
L’ ampio salone dove trascorre la sua giornata insieme alla sorella Amalia, che non lo lascia solo nemmeno per un istante, si era riempito fino all’inverosimile.
Fra tutti, spiccava la figura del Vescovo, Padre Gian Carlo; quel sensibilissimo Vescovo che in questi anni di sofferenza lo ha sempre confortato e sostenuto col la sua vicinanza, e che, ahinoi, sta facendo le valigie perché “promosso” ad una nuova sede. C’erano le Suore, il coro parrocchiale al completo, oltre, naturalmente, ai familiari (sorella, cognata e nipoti), e tanta, tanta gente stipata in ogni angolo del salone e del corridoio.
Come non commuoversi, dinanzi a tanti attestati di affetto?
La concelebrazione, animata dal coro guidato da Suor Annalisa, che ha eseguito canti in italiano, latino (il Pater Noster, particolarmente apprezzato da don Emesto), e spagnolo, è stata intensa e toccante. Alla fine c'è stato un momento di fraternità a base di torta e dolciumi.
Quella di oggi è stata per don Ernesto una giornata particolarmente emozionante. Chissà quante volte è tornato con la mente al cinque dicembre di settanta anni fa.
Correva l’anno di Grazia 1937, e fu il Vescovo di allora, Mons. Giovanni Battista Chiappe che lo ordinò sacerdote, qui a Platì, nella Chiesa di Santa Maria Lauretana. Lo stesso Vescovo che due anni prima, nella Cattedrale di Gerace, aveva consacrato il fratello maggiore Francesco, l’indimenticabile “don Ciccillo”.
Famiglia eccezionale quella dei Gliozzi; nel giro di due anni regalano alla Chiesa ben due sacerdoti! L’ordinazione' di don Ernesto, non segna, tuttavia, la fine delle vocazioni in famiglia, perché di lì a poco ne fiorisce una terza.
E' quella di suor Gemma, al secolo, Serafina, che sceglie la vita consacrata, e, a Roma, nel 1940 veste l’abito delle Suore di Maria di Monte Calvario.
Da cotanta famiglia cotanto prete!
Nel corso del suo lungo presbiterato, don Ernesto si è distinto soprattutto per due cose: per l’obbedienza e, perla precisione; pertanto, egli è stato ed è certo, ” homo obediens et homo diligens ”.
Obbediente perché ha sempre saputo ascoltare la voce della Chiesa, (obbedire = ob audire) rendendosi sempre pronto e disponibile a tutti gli incarichi che gli venivano affidati e che egli ha sempre svolto con zelo, puntualità e diligenza, ovunque sia stato, ha sempre lasciato l’impronta del suo genio.
Strenuo difensore dell’ortodossia, è stato prudentissimo e diligentissimo soprattutto nell’amministrazione dei Sacramenti.
Uomo di leonardesco ingegno, fin dai tempi del seminario, ha guardato sempre con interesse alle novità della tecnica e della scienza.
Le sue competenze hanno spaziato dal disegno e pittura, all’elettrotecnica, dalla falegnameria all'elettronica, dalla meccanica alla radiofonia.
E' stato fra i primi sacerdoti della diocesi ad usare il computer, e lo fece con una disinvoltura impensabile per una persona della sua età.
Tutto questo e molto di più è stato ed è don Ernesto!
Per questa felice ricorrenza è stato preparato uno striscione con la scritta:
 “Grazie don Ernesto”, che, dopo visto da don Ernesto, è stato appeso al balcone di casa sua.
Appena lo ha visto ci ha detto: “Avete sbagliato! Non dovevate scrivere GRAZIE DON ERNESTO, ma
GRAZIE A DIO!”

a cura di Enzo De Biaso
Foto: Toto Callipari
Pubblicato su America OGGI, lunedì 7 gennaio 2008

Nota
Voglio ricordare che in quell'occasione, e senza dire una parola, anche la zia Amalia festeggiava il suo 70mo della Prima Comunione, ricevuta dalle mani dello stesso zio Ernesto.




2 commenti:

  1. Gino, ciò che pubblichi diventa un farò acceso contro l'oblio.

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  2. Gino, ciò che pubblichi diventa un faro acceso contro l'oblio.

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