In an Autumn day of mid-April, 1953, a mother and her
four youngest girls arrived in Australia. Her husband had migrated in 1949
followed by their six older children, therefore the family was reunited. Her
name was Francesca Perre née Papalia, born in 1909. Her husband was
Francesco Perre, born in 1906, first cousin with my grand-father. They came
from a long line of shepherds in the Aspromonte mountains. Going back up to the
end of 1600s in the family tree, all the men were registered as shepherds in
official documents. Francesco’s father, Domenico, and my great-grandfather,
Pasquale, were brothers but the latter decided to change activity and was a
muleteer first, then had one of those small village shops that sold bulk wine.
The families were close knitted, however, and in fact one of Francesco’s
younger sisters grew up in my grandfather’s home. She encountered a tragic end
in Australia and was greatly missed by my aunts and uncles.
Being men and woman who
made their living on farming and stock-raising, however, the Perres had a lot
of know-how in their hands and from shepherds they turned into farming. Our
Francesca Perre had another know-how she missed pursuing and that was spinning
and weaving. The tools for spinning were not difficult to make, but weaving
required a loom and she did not have one. Undaunted, she summoned up some
relatives of hers, known as “lignu duru” or “hard wood” (all families had
nicknames back in the village), who were good carpenters. She told them she
wanted to have a loom built, but they objected that, although they were
familiar with it, they did not exactly know the proportion of the various
pieces and how to assemble them. “Not to worry, I’ll tell you” and that she
did, supervising the making of the loom. The clacking sound of the loom could
then be heard at her home
In the 70s she sold it to the South Australian Weavers
Association. Some research needs to be done to see who is holding it now.
Thanks to Mimma, Francesco with his wife Rosa, Anna
with her husband and Lisa (four of Francesca and Francesco’s children) for
having me for lunch in Adelaide, making me feel at home with the Perre’s and
telling me this story.
Text & photo: ROSALBA
In un giorno d’autunno di metà aprile (siamo nell’altro
emisfero) 1953, una madre e le sue quattro figlie minori sbarcarono in
Australia. Era stata preceduta nel 1949 dal marito seguito poi dai sei figli
maggiori. La famiglia quindi si riunì. I coniugi erano Francesca Papalia,
classe 1909, e suo marito Francesco Perre, classe 1906, primo cugino di mio nonno.
Discendevano da una lunga stirpe di pastori fra le montagne dell’Aspromonte.
Risalendo sino ai documenti di fine ‘600, gli uomini della famiglia sono sempre
indicati come pecorai. Il padre di Francesco, Domenico, ed il mio bisnonno
Pasquale erano fratelli ma quest’ultimo decise di lasciare l’attività di
famiglia e diventare prima mulattiere, poi aprì una rivendita di vino sfuso. Le
famiglie erano comunque molto unite tanto che una delle sorelle minori di
Francesco crebbe a casa di mio nonno. Andò incontro ad una tragica fine proprio
in Australia e i miei zii e zie la piansero a lungo.
Essendo uomini e donne che vivevano di agricoltura e
pastorizia, comunque, i Perre avevano più mestieri per le mani e da pastori si
fecero agricoltori (o “farmisti” come dicono i nostri in Australia). La nostra
Francesca possedeva la conoscenza di un altro mestiere che le mancava poter
esercitare: la filatura e la tessitura. Gli attrezzi per la filatura non erano
difficili da reperire, ma per la tessitura era necessario un telaio e lei non
l’aveva. Senza lasciarsi scoraggiare, Francesca si rivolse a dei suoi parenti,
soprannominati “lignu duru” che erano bravi falegnami. Disse loro che dovevano
costruirle un telaio. Loro obiettarono dicendo che benché sapessero come, più o
meno, era fatto un telaio, non erano a conoscenza delle proporzioni dei vari
pezzi e dell’assemblaggio. “Non vi
preoccupate, ve lo dico io” rispose e lo fece supervisionando il loro lavoro.
Il tipico “clack-clack” del telaio da quel giorno si poteva sentire nella sua
casa.
Negli anni ’70 vendette il telaio ad una Associazione di
Tessitori dell’Australia Meridionale. Sarebbe interessante sapere chi lo
possiede adesso.
Un grazie a Mimma, Francesco con sua moglie Rosa Zappia,
Anna con suo marito e Lisa (quattro dei figli di Francesca e Francesco) per
avermi invitato a pranzo, avermi fatto sentire parte della grande famiglia dei
Perre ed avermi raccontato questa storia.
Il mio marito Rosario De Marco ha nato a Plati il 23/12/1943. Lui e figlio di Francesco Demarco e Giuseppa Miceli. La famiglia andò a vivere in Argentina. Prima il padre è venuto a vivere e poi ha portato sua moglie e 4 figli. Io sonno Argentina, Rosario e io abbiamo un figlio chiamato Francesco. Fran È come suo padre italiano e ama Plati. Ci siamo stati molte volte e desideriamo sempre il nostro piccolo paese. Baci a te.
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