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lunedì 28 ottobre 2019

The Frame [Il telaio, di Jamin Winans, 2014]

In an Autumn day of mid-April, 1953, a mother and her four youngest girls arrived in Australia. Her husband had migrated in 1949 followed by their six older children, therefore the family was reunited. Her name was Francesca Perre née  Papalia, born in 1909. Her husband was Francesco Perre, born in 1906, first cousin with my grand-father. They came from a long line of shepherds in the Aspromonte mountains. Going back up to the end of 1600s in the family tree, all the men were registered as shepherds in official documents. Francesco’s father, Domenico, and my great-grandfather, Pasquale, were brothers but the latter decided to change activity and was a muleteer first, then had one of those small village shops that sold bulk wine. The families were close knitted, however, and in fact one of Francesco’s younger sisters grew up in my grandfather’s home. She encountered a tragic end in Australia and was greatly missed by my aunts and uncles.


Being men and woman who made their living on farming and stock-raising, however, the Perres had a lot of know-how in their hands and from shepherds they turned into farming. Our Francesca Perre had another know-how she missed pursuing and that was spinning and weaving. The tools for spinning were not difficult to make, but weaving required a loom and she did not have one. Undaunted, she summoned up some relatives of hers, known as “lignu duru” or “hard wood” (all families had nicknames back in the village), who were good carpenters. She told them she wanted to have a loom built, but they objected that, although they were familiar with it, they did not exactly know the proportion of the various pieces and how to assemble them. “Not to worry, I’ll tell you” and that she did, supervising the making of the loom. The clacking sound of the loom could then be heard at her home

In the 70s she sold it to the South Australian Weavers Association. Some research needs to be done to see who is holding it now.

Thanks to Mimma, Francesco with his wife Rosa, Anna with her husband and Lisa (four of Francesca and Francesco’s children) for having me for lunch in Adelaide, making me feel at home with the Perre’s and telling me this story.
Text & photo: ROSALBA

In un giorno d’autunno di metà aprile (siamo nell’altro emisfero) 1953, una madre e le sue quattro figlie minori sbarcarono in Australia. Era stata preceduta nel 1949 dal marito seguito poi dai sei figli maggiori. La famiglia quindi si riunì. I coniugi erano Francesca Papalia, classe 1909, e suo marito Francesco Perre, classe 1906, primo cugino di mio nonno. Discendevano da una lunga stirpe di pastori fra le montagne dell’Aspromonte. Risalendo sino ai documenti di fine ‘600, gli uomini della famiglia sono sempre indicati come pecorai. Il padre di Francesco, Domenico, ed il mio bisnonno Pasquale erano fratelli ma quest’ultimo decise di lasciare l’attività di famiglia e diventare prima mulattiere, poi aprì una rivendita di vino sfuso. Le famiglie erano comunque molto unite tanto che una delle sorelle minori di Francesco crebbe a casa di mio nonno. Andò incontro ad una tragica fine proprio in Australia e i miei zii e zie la piansero a lungo.
Essendo uomini e donne che vivevano di agricoltura e pastorizia, comunque, i Perre avevano più mestieri per le mani e da pastori si fecero agricoltori (o “farmisti” come dicono i nostri in Australia). La nostra Francesca possedeva la conoscenza di un altro mestiere che le mancava poter esercitare: la filatura e la tessitura. Gli attrezzi per la filatura non erano difficili da reperire, ma per la tessitura era necessario un telaio e lei non l’aveva. Senza lasciarsi scoraggiare, Francesca si rivolse a dei suoi parenti, soprannominati “lignu duru” che erano bravi falegnami. Disse loro che dovevano costruirle un telaio. Loro obiettarono dicendo che benché sapessero come, più o meno, era fatto un telaio, non erano a conoscenza delle proporzioni dei vari pezzi e dell’assemblaggio.  “Non vi preoccupate, ve lo dico io” rispose e lo fece supervisionando il loro lavoro. Il tipico “clack-clack” del telaio da quel giorno si poteva sentire nella sua casa.
Negli anni ’70 vendette il telaio ad una Associazione di Tessitori dell’Australia Meridionale. Sarebbe interessante sapere chi lo possiede adesso.

Un grazie a Mimma, Francesco con sua moglie Rosa Zappia, Anna con suo marito e Lisa (quattro dei figli di Francesca e Francesco) per avermi invitato a pranzo, avermi fatto sentire parte della grande famiglia dei Perre ed avermi raccontato questa storia.


1 commento:

  1. Il mio marito Rosario De Marco ha nato a Plati il 23/12/1943. Lui e figlio di Francesco Demarco e Giuseppa Miceli. La famiglia andò a vivere in Argentina. Prima il padre è venuto a vivere e poi ha portato sua moglie e 4 figli. Io sonno Argentina, Rosario e io abbiamo un figlio chiamato Francesco. Fran È come suo padre italiano e ama Plati. Ci siamo stati molte volte e desideriamo sempre il nostro piccolo paese. Baci a te.

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