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giovedì 17 ottobre 2019

Senza scampo [di Roy Rowland, 1954]



IMPRESSIONANTI EFFETTI DELL'ALLUVIONE IN CALABRIA
Il municipio di Grotteria in bilico sopra un burrone
77 morti e 30 miliardi di danni nella sola provincia di Reggio - il Piano del Lavoro avrebbe impedito la catastrofe

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
REGGIO CALABRIA, 25.  Da S. Eufemia a Reggio il treno ha corso tutta la mattinata attraverso meravigliosi paesaggi illuminati da un tiepido sole. Passavamo in mezzo a verdi giardini di limoni, a vigne giallastre e ombrosi oliveti. Le montagne si stagliavano nette contro il cielo terso e laggiù, sulla spiaggia dorata o contro le scogliere grigiastre, dolcemente si infrangeva il mare. Vestite di cotonina leggera e scalze sono salite a Bagnata donne del paese con i loro pesanti cesti sul capo. Non c'era nulla che potesse ricordare la catastrofe abbattutasi negli scorsi giorni sulla Calabria.
Poi sono arrivato a Reggio dove mi hanno detto che i morti sono saliti ormai a 77. E forse ce ne sono altri ancora perché molti sono i paesi rimasti tuttora completamente isolati e da dove non si hanno notizie. Ieri sono bastate poche ore di pioggia per procurare la morte ad altre due persone. Poche ore di pioggia e qui, in Calabria, si può incontrare la morte. I due morti sono di Cardeto, piccolo paese a soli pochi chilometri da Reggio, capoluogo della regione. Cardeto è attraversato dal torrente Sant'Agata che divide il paese dalla sua frazione, Malitrò. Per unire Cardeto a Malitrò, sul torrente Sant'Agata non esiste un ponte e nemmeno una passerella. Questi due contadini ieri stavano attraversando a guado il torrente, quando improvvisamente le acque si gonfiarono travolgendo i due
disgraziati nei vortici.
Oggi non piove, c'è il sole e un’aria tiepida; ma quaggiù la tragedia della pioggia continua anche sotto il sole. Caulonia, Africo, Platì: ho chiesto stamattina di poter arrivare in automobile almeno in uno dei tre centri dei quali tanto sì è parlato negli ultimi giorni. Impossibile arrivarci. Ci sono strade completamente scomparse, come tra Cittanova e Locri. Dalle colline il terreno è slittato a valle e, dove una volta c'era la strada, ora c'è un vigneto. Presso Africo, dove c'era una collina, ora c'è una vallata.
Interi paesi come Acromartelli e Campoli sono scomparsi. Il terreno franato ha provocato fenomeni di slittamento di interi abitati. Un esempio impressionante e spettacolare è quello dell'edificio municipale di Grotteria che si è già spostato di alcune decine di metri e da un momento all'altro andrà a precipitare in un burrone. Africo non esiste più.
Dunque, è impossibile per oggi arrivare in qualcuno dei centri più provati. Tenterò domani. Così, questa mattina, dopo aver girato fin dove si poteva, siamo rientrati in serata a Reggio intrattenendoci con tecnici, esponenti politici e autorità che ci hanno fornito dati e notizie impressionanti. Secondo ì tecnici, in tutta la provincia i danni ascenderebbero alla cifra di 30 miliardi. E’ stata, tra l'altro, sconvolta la piana di Gioia Tauro, una delle più fertili e più intensamente coltivate della Calabria. Sono crollati ben 24 grandi ponti, tra cui quello ferroviario lungo 110 metri sul torrente Bonamico, tra Bovalino e Bianconovo. Venti acquedotti sono stati completamente distrutti.
Ma la documentazione piò impressionante ci è stata fornirà dal Segretario della C.d.L. di Reggio Calabia.
Egli sì è limitato a farci leggere tre documenti: una relazione sul problema delle bonifiche in provincia di Reggio preparata dalla C.d.L. nel 1949 in preparazione della Conferenza nazionale sul Piano del Lavoro della C.G.I.L.; una relazione sul problema dell'energia elettrica presentata alle Assise del Mezzogiorno a Crotone nello stesso anno e, infine, un promemoria sulla Cassa del Mezzogiorno presentato a Campilli nel novembre dello scorso anno in occasione della visita di costui in questa provincia.
Il particolare più impressionante è dato dal fatto che in queste relazioni e promemoria continuamente ricorrono in maniera quasi ossessionante gli stessi nomi di paesi (Plati, Caulonia, Africo, Carreri, Canolo, Gioiosa, Mammola, Cittanova, ecc.) e gli stessi nomi di torrenti (Bonamico, Amendolea, Careri, Laverde, Anginale, ecc.) che in questi giorni, per la prima volta, in cosi tragica occasione gli italiani hanno sentito nominare.
“Il carattere rapido dei torrenti e il disordine idrico conseguente dai disboscamenti determinano alluvioni che sottraggono all'opera dell'uomo terreni fertilissimi“; “per il carattere prevalentemente montagnoso della provincia non è possibile concepire la bonifica e la trasformazione agraria senza il rimboschimento e la sistemazione idrico-forestale. I lavori compiuti nella zona ionica sono s stati tutti distrutti dall’ alluvione. L inizio lavori a valle, prima della sistemazione montana, è un errore tecnico pericolosissimo. Abbiamo inutilmente denunziato ciò al governo”.
Queste considerazioni non sono state fatte o ben due anni addietro.
Oggi\ i danni ascendono a circa 30 miliardi. Tre anni fa, per attuare una bonifica della zona, il Piano del Lavoro della C.G.I L. prevedeva un investimento decennale appunto di 30 miliardi. Trenta miliardi che avrebbero dato lavoro e benessere alla Regione, mentre oggi si tratta di 30 miliardi di danni.
Questo per quanto riguarda la bonifica della zona: rimboschimento, imbrigliamento dei torrenti (che in questa provincia sono circa 900), arginature, viabilità. Ma come sfruttare tutte queste acque? E' economicamente conveniente il farlo? Ed ecco la relazione sul problema della energia elettrica presentata alle Assise di Crotone nel 1949. Vi citiamo il paragrafo che riguarda due fra i torrenti che hanno provocato i maggiori danni nei giorni scorsi: l'Amandolea ed il Buonamico. Nella relazione è dimostrato come, con una spesa di dieci miliardi, essi potevano fornire 8 mila ettari di terra di prima classe e 10 milioni di kw annui. Altri torrenti tra i quali l’Arginale e il Corace, potevano realizzando il Piano della C.G.I.L., dare un miliardo di kw e 10 mila litri al minuto per irrigazione. E invece? Invece questi torrenti hanno provocato solo morte e distruzione.
Il governo non era forse informato? Il governo non conosceva gli studi compatti dalla Cd L. di Reggio e dalle Assise del Mezzogiorno? No. Il governo conosceva questi piani e quegli studi; essi furono illustrati in un promemoria al ministro Campilli quando l'anno scorso egli venne in questa provincia come massimo dirigente della Cassa del Mezzogiorno. Quegli studi, quei piani, quei promemoria stanno negli archivi a documentare su chi ricade la responsabilità di tanta distruzione e dì tanti
RICCARDO LONGONE
Foto e testo: L’UNITA’ 26 ottobre 1951

Questo importantissimo, e pressoché sconosciuto, articolo, con la citata relazione presentata all’Assise di Crotone nel 1949 e il Piano del Lavoro della C.G.I.L. sul problema delle bonifiche in provincia di Reggio dello stesso anno, apparso sul quotidiano comunista due giorni dopo il disastroso nubifragio che sconvolge il reggino, getta nuova luce sulle responsabilità di chi era alle redini dello Stato Italico. Molti di essi verranno in Calabria a gettare lacrime di coccodrillo. Gli abitanti dei paesi citati nello stesso articolo aspetteranno invano gli aiuti promessi. La loro scelta finale è stata l’emigrazione con esiti, alle volte, di fuoco. Inutile ricordare che la catastrofe si ripeterà nel 1953 e così via fino ai nostri giorni, senza aver mosso un solo sasso i governi se ne laveranno le mani, ma non con l'acqua di quelle fiumare.


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