Durante la mia ultima visita al cimitero di Platì ho notato che sempre
più cappelle di famiglia vengono precluse allo sguardo di chi per semplice
curiosità o di chi voglia conoscere il passato di quanti hanno solcato il suolo
e l’aria del paese. Come se quel passato non debba essere condiviso con i pochi
curiosi di memorie storiche o non debba studiarlo un laureando sul procinto di
preparare una tesi, al semplice studioso di cose antiche. Ecco così negata
l’interazione tra passato, presente e futuro per quelle anime di defunti con il
presente e il futuro del paese. C’è da augurarsi che almeno durante la prossima
ricorrenza del due novembre si promuova un evento come “Cappelle Aperte”.
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